lunedì 11 giugno 2018

VISITA ALLA PRELAZIA DI BORBA-AMAZZONIA

Il Santuario di sant'Antonio a Borba


La grande statua di sant'Antonio costruita sulla riva del fiume che accoglie i pellegrini

Paolo Cugini

Domenica 10 giugno: partenza da Manaus alle 8 con un aeroplanino da 14 posti che ha lasciato di bocca aperta l’équipe diocesana. Comunque il viaggio è andato bene. Siamo giunti alla prelatura di Borba accolti dal vescovo Zenildo di cinquant’anni, da circa un anno in questa prelatura. Borba è prelatura dal 1963 e non è ancora diocesi, ma si sta preparando per esserla. Borba è una regione di 98650 kmq con circa 157.000. La diocesi è composta di 7 parrocchie con 12 preti, di cui 4 religiosi.

 Mons Zenildo Luis Pereira da Siva è originario della stato dello Spirito Santo. E’ un sacerdote redentorista che ha lavorato come parroco in Manacapurù nella regione metropolitana di Manaus per sette anni. Poi è stato parroco in un quartiere di Manaus per tre anni. Infine, prima di diventare vescovo è stato vice provinciale dei redentoristi per 4 anni e parroco della cattedrale di Coarì, una diocesi posta sul fiume Solimoes.

Alla mattina abbiamo visitato varie strutture realizzate da don Giorgio Albertini, un prete italiano della diocesi di Biella che ha lavorato a Borba per circa 25 anni. Molte opere, alcune delle quali ci hanno lasciato perplessi, come la cattedrale ecologica costruita in un’area al confine estremo della città, senza un senso vero e proprio. Abbiamo visitato anche il seminario costruito dallo stesso don Giorgio: una struttura impressionante, chiusa da dieci anni e, da quello che abbiamo capito, utilizzata solamente un anno. Visitando queste opere ci siamo chiesti che messaggio ha voluto dare della Chiesa questo prete italiano costruendo queste strutture con soldi provenienti dall’Italia, in una delle regioni più povere della zona? Che senso ha costruire progetti che poi continuano a dipendere dai soldi di un altro paese? E’ proprio vero che non basta andare in missione, ma occorre inserirsi in un cammino di Chiesa ed entrarci in punta di piedi. In ogni modo, la gente vuole molto bene a don Giorgio per tutto quello che ha fatto.

il seminario diocesano inutilizzato, costruito da don Giorgio

la cattedrale ecologica costruita con soldi italiani e utilizzata il 12 di ogni mese


La diocesi di Borba ha come patrono sant’Antonio che è una festa molto sentita sia dal punto di vista religioso che civile. Oggi, che è domenica 10, a tre giorni dalla festa, la città è già piena di pellegrini venuti da varie parti dell’Amazzonia. La città si è preparata all’evento sin dall’inizio di maggio pitturando di bianco e azzurro i marciapiedi e le piazze. Abbiamo trovato una città in ordine con le strade asfaltate, molto diversa dalla situazione disastrosa della città di Tabatinga. Siccome è tempo di festa, il vescovo ci ha subito detto che non avrebbe avuto tempo di accompagnarci nelle comunità lungo il fiume. Per questo gli abbiamo chiesto di raccontarci la situazione pastorale della diocesi in un colloquio realizzato dopo pranzo.

A Borba dalle comunità si arriva con la barca, quindi il trasporto è molto caro. Nemmeno il vescovo ha una barca, anche se sta facendo di tutto per ottenerlo. Tutte le barche sono di privati.
Le sette parrocchie di cui è composta la diocesi, hanno diverse comunità tra quelle del centro che quelle lungo il fiume. Da quello che abbiamo capito il prete di una parrocchia va una volta all’anno nelle comunità del fiume, a causa anche dell’alto costo della barca. Le comunità poste sul fiume sono tutte composte da popoli indigeni. Ci sono comunità che distano 12 ore di barca.

Nella parrocchia Novo Aripuana, la più distante e con circa 50 mila abitanti, lavorano due preti indiani della congregazione Missionari di Maria Immacolata, assieme ad alcune suore claretiane. In questa parrocchia ci sono 99 comunità nei villaggi sul fiume e 9 in città. Solo due preti e qualche suora per tutte queste comunità! E’ una zona di difficile evangelizzazione. Le suore elaborano progetti per evangelizzare. In questa regione ci sono tre grandi fiumi. Oltre a ciò, c’è la strada per Apuì, che appartiene ad un’altra diocesi.

La parrocchia di San Giovanni Battista è un distretto. E’ nuova e ha circa 4 mila abitanti. E’ composta di 12 comunità. E’ una parrocchia coordinata da un laico di nome Gian Paolo di circa 40 anni, che si sta preparando per il diaconato permanete, sposato con un figlio.

Nella prelatura ci sono 20 persone che si stanno preparando per il diaconato permanente. Il luogo della formazione per i diaconi permanenti è nella città di Borba. La formazione dura tre anni, in genere. Sono tre giorni per mese e una settimana due volte all’anno. Le lezioni sono tenute da professori provenienti da Manaus. Ciò comporta un costo molto grande perché da Manaus si arriva solo di Aeroplano. Le parrocchie si organizzano per raccogliere fondi per la formazione dei diaconi. Durante la formazione partecipano anche le spose dei diaconi. Tutti questi uomini che si stanno preparando sono già impegnati nella vita pastorale delle parrocchie e delle comunità. La comunità non riesce a mantenere economicamente i diaconi. Ognuno di loro continua ad esercitare il proprio lavoro.

Il centro di formazione diocesano dove avvengono i percorsi formativi per il laici e i diaconi permanenti


Nella prelatura in tutte le parrocchie funziona la pastorale della decima con un impegno mensile. La pastorale della decima aiuta la comunità a crescere nella coscienza di appartenenza alla Chiesa. Borba è la città più povera della regione. Le parrocchie si sostentano anche con la festa del patrono, durante la quale i fedeli si organizzano per raccogliere fondi per la parrocchia e le comunità.

Parrocchia di Nova Olinda. Ha 6 comunità nella città e 37 sui fiumi. Ci sono villaggi ben organizzati. Il vescovo è stato a Cresimare in uno di questi villaggi e ne ha cresimati 19.

Parrocchia di Canumà: due comunità nel distretto e 25 sul fiume. C’è un’entità tedesca che aiuta la diocesi per il lavoro pastorale. Oggi il parroco è don Emanuel che è l’unico prete nato nella regione di Borba.

Parrocchia di Sant’Anna e san Gioacchino. E’ molto grande ed è divisa in tre aree missionarie. Ci sono due preti e 6 suore. La parrocchia è composta di 10 comunità in città e 36 sul fiume.

Area Missionaria Nuovo Cielo. E’ un’area che si sta preparando per diventare parrocchia. C’è un prete spagnolo di 70 anni che ha chiesto di essere incardinato. Qui ci sono 2 comunità in città e 10 sul fiume.

Area missionaria del Divino Spirito Santo. Qui non c’è un parroco e viene accompagnata spiritualmente dal parroco di una parrocchia vicina. Questa parrocchia ha due comunità in città e 9 sul fiume.

Area Missionaria San Sebastiano con 10 comunità. Il vescovo ci ha detto che ci sono comunità che nessuno ha mai visitato e che non sanno neanche come si faccia. In una comunità erano 11 anni che nessun prete ci andava per celebrare.

Il vescovo visita tutte le parrocchie 3 volte all’anno e, quando va, rimane alcuni giorni per verificare il cammino pastorale con i preti e le suore.

Priorità della diocesi. Il Vescovo Zelindo ci ha indicato alcune priorità che la Diocesi ha attualmente e che potrebbero essere assunte dall’équipe missionaria di Reggio Emilia:

1.      Seminario. Occorre investire in seminario, nella formazione del clero diocesano locale. C’è poi il problema del mantenimento del seminario che è chiuso da 10 anni ed era stato costruito da don Giorgio. La prelatura ha 8 seminaristi che stanno studiando a Manaus. Per poterli mantenere utilizzano il fondo del progetto della CNBB.

esterno del seminario diocesano

2.      Assumere la parrocchia di Cristo Re in città. L’abbiamo visitata. Ha una bella e grande chiesa e alcune strutture intorno. Sul territorio della parrocchia ci sono dieci comunità in città e 13 lungo il fiume.

3.      Progetto per mantenere il seminario. Ci sta penando il vescovo

4.      Parrocchia di san Giovanni Battista-Aximin. E’ una nuova parrocchia molto povera che dev’essere ristrutturata. Sul territorio parrocchiale ci sono 2 comunità nel centro e 12 lungo il fiume.

5.      Assumere l’evangelizzazione nella zona rurale abitando con il vescovo.

Il vescovo Zenildo è il secondo da sinistra. Sempre sorridente. I due in prima fila li conoscete


Il problema grande è: come trovare evangelizzatori per tutte le persone della prelatura? Molte persone ricevono l’eucarestia una volta all’anno. Il vescovo sostiene che spesso la gente non capisce quando si celebra la messa, perché una volta all’anno non permette di capire il senso dell’eucarestia.
Da quello che abbiamo potuto capire in questa chiacchierata amichevole con il Vescovo, la Diocesi si sta strutturando e sta puntando molto sulla formazione a vari livelli: laici, diaconi permanenti e seminaristi. In mattinata ci ha portati a visitare il centro comunitario che viene utilizzato per la formazione dei laici.

Il Vescovo Zenildo ci ha fatto un’ottima impressione. Persona aperta, accogliente, con una bella relazione con le persone. Alla sera di domenica 10 concelebrazione nel santuario di Sant’Antonio pieno di fedeli e di pellegrini e poi cena comunitaria sul sagrato. Ci ha proprio fatti sentire a casa.

La festa sul cortile della chiesa alla fine della celebrazione

Molti fedeli e pellegrini alla messa della domenica sera

La santa messa concelebrata e presieduta dal Vescovo Zenildo



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