domenica 22 dicembre 2019

SANTO NATALE 2019


Che il Signore Gesù nato in una mangiatoia ci aiuti ad avere un cuore grande come il Padre per vivere in semplicità come il Figlio. Un Santo Natale. don Paolo

domenica 27 ottobre 2019

Cosa accade quando una figlia fa coming out in una famiglia cristiana: l...

LA DONNA NEL CORANO ISLAM E CONDIZIONE FEMMINILE




Reggio Emilia 27 ottobre 2019

Sintesi: Paolo Cugini

Ferial Mouhanna (scrittrice)
Paolo Branca (professore universitario)

Questo tema è molto dibattuto. Il libro cerca di andare alle radici del problema. Spesso si parla solo di un aspetto del problema. La questione di genere sta mutando in tutto il mondo e il cambiamento di ruolo della donna non è solo un problema della cultura islamica. Ferial è mussulmana e quindi affronta il problema dall’interno.

È un libro impegnativo perché espone la complessità della questione. Tutte le relazioni sono problematiche. La relazione di genere è la prima relazione di generalità in cui ci troviamo inseriti. Altra questione importante è quella della fratellanza. Bisogna prendere le distanze dalla lettura buonista della fratellanza. Essere fratelli non è sempre comodo. La questione di genere è così delicata che in tutta la storia dell’umanità c’è stato un problema nel rapporto maschio e femmina.

Il linguaggio in cui è scritto il Vangelo è maschilista. Es.: la mamma de figli di Zebedeo: è senza nome. Es.: suocera di Pietro, non c’è traccia della moglie di Pietro e del nome della suocera. C’è una struttura patriarcale. Nel Corano non c’è la lapidazione dell’adultera, nella Bibbia sì. Anche nel cristianesimo le donne consacrate si nasconde la femminilità.
Ferial Mouhanna: Il sistema religioso viene costruito pian piano e fa un percorso autonomo e si confronta e interagisce con l’ambiente esterno. Il sistema religioso mussulmano è diventato un sistema chiuso, creando contraddizione con l’ambiente esterno. Per quanto concerne la donna il Corano ha sancito una parità assoluta fra uomo e donna. Il Corano è un libro che interveniva in tutti gli affari della comunità. Alcuni versetti si può intravedere una certa discriminazione a danno della donna. Questi versetti sono circostanziali, parziali, non appartengono alla dottrina islamica, ma fanno parte di versetti di opportunità. Dopo la morte di Maometto è cominciato un processo involutivo dove l’universale coranico è stato fatto cadere in oblio, hanno universalizzato alcuni concetti circostanziali. in poco tempo viene spogliata da tutti i suoi diritti coranici, divenendo priva di qualsiasi tutela. La donna divine una mezza testimone e non a pieno titolo. Viene accusata di avere una mezza mente. La donna viene accusata di essere una mezza credente.

Questo sistema religioso arriva ad essere in contraddizione con l’’ambiente esterno. Ci sono pensatori che hanno criticato questo sistema religioso chiuso. Fino ai giorni nostri la donna è privata da tutti i diritti conferitegli dal Corano. C’è stata la denuncia a questo immobilismo e stagnazione della donna mussulmana. La donna ha dovuto subire la poligamia. Nel Corano non esiste la poligamia: è un’invenzione, manipolando alcuni versetti. La donna ha dovuto subire di essere collocata nei gradini più bassi della società. Nel mio libro cerco di entrare in questo sistema religioso chiuso. Tutta la letteratura teologica islamica sulla donna è stata retta sul sistema di schiavitù. I detentori di a questa religione si rifiutano di superarlo. Occorre entrare per rompere questo sistema diventato impermeabile al mondo.

Ci deve essere una lotta. La donna mussulmana in primo piano deve svolgere questa lotta per riavere i suoi diritti. Questa lotta può essere fatta solo all’interno. E’ una lotta difficile e complessa. Però la donna dev’essere decisa a liberarsi. Per liberare la donna bisogna liberare il Corano. La donna ha fatto delle lotte sia nell’ambito del femminismo classico, però queste lotte erano fatte accettando il principio della poligamia, cercando di alleggerire il peso delle donne. Ha cercato di conquistare un po' di tutela. I risultati sono scarsi, più di forma che di sostanza. Il lavoro d’interpretazione ha concesso alla donna la tutela dei minori. La tutela maggiore sino ad esso non è stata concessa alla donna. La lotta della donna è sempre stata nel quadro di discriminazione nei suoi confronti. La donna deve cambiare completamente.

Come deve fare? La donna deve partire dal Corano in prima persona. La donna mussulmana deve abbattere il sistema di schiavitù vigente tutt’ora nel mondo islamico.

La sostanza del mio libro: metto nelle vostre mani prove inconfutabili che il sistema di schiavitù dev’essere abbattuto e dev’essere considerato obsoleto, perché è nel Corano, Dio non solo dà delle indicazioni chiare, ordina e intima i mussulmani a superare il sistema di schiavitù. Il volere di Dio è la donna libera. La donna deve conquistare una coscienza di sé e per sé con un contatto diretto sul Corano. La donna deve osare e riconquistare tutti i suoi diritti. La donna non può farlo da sola, ma deve farla assieme all’uomo.

sabato 26 ottobre 2019

PERCHÉ NON CI SIA UN GREGGE SENZA PASTORE



CONVEGNO NAZIONALE RETE VIANDANTI

BOLOGNA SABATO 26 OTTOBRE 2019


Relatore: Severino Dianich
Sintesi: Paolo Cugini

Sul tema del ministero è importante ascoltare la storia.
Concetto di sacerdozio: subisce dal nuovo testamento una svolta radicale. Il NT definisce la fine del sacerdozio antico in nome dell’unico sacerdozio di Cristo, che chiude l’antica storia del sacerdozio levitico. Gesù non era sacerdote, oggi si direbbe che era un laico. Il suo sacerdozio non si pone in continuità sul piano rituale, ma esistenziale, dove il senso della mediazione e dell’offerta a Dio è vissuto nella ita, nei fatti (cfr Rom 12,1-3). Il tempio è il corpo di Cristo: suggerisce l’attenzione ai fatti. Gli apostoli non si definiscono mai sacerdoti. Paolo traduce il termine sacerdotale nel ministero della predicazione. Fil 2,17: Paolo parla della sua morte come sacrificio rituale, la vittima sarebbe la fede del popolo e il suo martirio sarebbe la libagione.
Nel ministero si tratta di un’investitura che viene dall’alto. 1 Tim 4,14: non trascurare il dono che è in te. C’è un rito. Il cristianesimo non ha deretualizzato totalmente, ma è stato ridimensionato il rito.
Il dono dello Spirito garantisce l’autenticità della fede.

Carattere di autorità del ministero nella custodia della fede e di conseguenza nel governo della comunità: qui si nasconde la questione del rapporto tra la funzione pastorale e autorevole della predicazione. La devianza cattolica sull’autorità implica una guida particolare della comunità.
Atti, Timoteo e Tito: si è parlato di questi testi come forma di proto cattolicesimo.

La letteratura post-testamentaria. C’è la tradizione del primo millennio punta sulla testimonianza di Ignazio di Antiochia. Solo il Vescovo può presiedere l’eucarestia: questo nel NT non c’è. In poco tempo si arriva all’esclusività nella celebrazione eucaristica. C’è un rapporto di deduzione: ciò che preme Ignazio è l’unità della Chiesa fondata sulla testimonianza apostolica.

Da qui si sviluppa il senso del sacramento (Agostino), un’azione della Chiesa che è segno e strumento che in realtà è di Cristo e quindi è di sopra del potere umano. Lo sviluppo di questa dottrina in Agostino è legato a problemi pratici, quando si comincia a contestare che il battesimo degli eretici non è valido. Qui Agostino di de no, perché il battesimo è un’azione di Cristo, indipendente da chi ha celebrato.

La dottrina cattolica ha subito sviluppi ambigui dovuti ad una progressiva sacerdotalizzazione del ministero. Una delle cause è stata quella che il mondo antico non è mai riuscito a concepirsi laico. Non c’è potere che non sia consacrato. Ci vuole sempre un sacerdozio e un tempio. Una delle spinte a questa sacerdotalizzazione è stato generato da un vuoto sociale con la crisi del sacerdozio pagano. Il presbitero e il vescovo adottano tutti gli apparati e le ritualità del sacerdozio. Al centro di questo fenomeno globale c’è la sacralità della figura del vescovo e presbitero. In questo aiuta la forza del sacramento.

Conseguenza negativa di questo processo è la corruzione del clero. La tradizione fino al secondo Concilio di Nicea rifiuta che il presbitero uno che non abbia riferimento alla cura pastorale della comunità. Quando questo dato va in decadenza nasce la corruzione, la rincorda alle cariche sacerdotali.

 È l’epoca della grande crisi della Riforma. La grande battaglia di Lutero è il recupero del sacerdozio di tutti i fedeli. Lutero difende il ministero pastorale. Tutti sono sacerdoti e non tutti sono parroci.

Il concilio di Trento è preoccupato dello sviluppo della prassi sacerdotale. La cucitura tra i due aspetti il Concilio di Trento non è riuscito a farla. Per questo ha fatto due tipi di decreti: pastorale e dottrinale. Il nostro problema oggi – dottrina e prassi – viene da lontano.

Trento: obbligo della residenza dei vescovi, proibizione di accumulare diverse diocesi, obbligo di predicare. Sul piano dottrinale prevale l’interesse sul tema del sacerdozio, anche per contrastare la posizione protestante. Il sacerdozio dei laici resta escluso dall’interesse di Trento. Aumenta quindi lo squilibrio dentro la Chiesa.
Francesco di Salles: promuove un cammino di spiritualità cristiana anche per i laici. È una novità.
Nell’800 viene posta la responsabilità politica dei laici, per arrivare, grazie al movimento biblico, al recupero della dottrina del sacerdozio comune.
L’impostazione del Vaticano II risente di alcuni limiti.

Tria munera: predicazione, sacramenti e guida pastorale. Il primato è pensato sempre alla predicazione. Lumen Gentium applica il discorso dei tria munera a tutti i fedeli.
Problemi aperti:
Tradizione luterana: anche in Lutero la questione della prassi è determinante. Molte posizioni dottrinali di Lutero è segnata dalla preoccupazione pastorale. Lutero non ha mai pensato alla laicizzazione del ministero. In Lutero c’è sempre il desiderio di salvare l’autorità del pastore.

Il problema centrale è che molto presto i presbiteri hanno cessato di essere degli evangelizzatori. C’è una chiusura progressiva del pastore dentro alla comunità. Oggi s’impone l’esigenza dell’evangelizzazione. Oggi un pastore di Chiesa è in grado di essere anche il leader per una comunità in uscita?
C’è bisogno di un nuovo dinamismo.

Altro problema aperto è la donna nel ministero. Il cammino è inesorabile nonostante il blocco dottrinale posto da Giovanni Paolo II. Il cambiamento avverrà inevitabilmente. Il no dev’essere dimostrato. Non si può più dire no e basta. Se si decide per il sacerdozio alle donne, si rompe definitivamente con la Chiesa ortodossa.

Il trend attuale sta imponendo il bisogno dell’evangelizzazione e un dimagrimento dell’apparato ecclesiastico. Oggi abbiamo meno fedeli e lo stesso apparato istituzionale. La diminuzione dei fedeli è in linea con la diminuzione dei preti. La sensibilità cristiana deve tener conto che siamo in un’epoca in cui la Chiesa è destinata a diminuire.  Guardini parlava di solitudine della fede in un contesto che non la supporta. C’è però una grande chance, che è quella di ritrovare la freschezza del Vangelo.
Marcel Gaucher: quella che si sta aprendo è una nuova era per il cristianesimo in Europa.


giovedì 24 ottobre 2019

PATTO DELLE CATACOMBE PER LA CASA COMUNE






Per una Chiesa dal volto amazzonico, povera e serva, profetica e samaritana


Noi, partecipanti al Sinodo panamazzonico, condividiamo la gioia di vivere tra numerosi popoli indigeni, quilombos, costieri, migranti, comunità alla periferia delle città di questo immenso territorio del Pianeta. Con loro abbiamo sperimentato la forza del Vangelo che agisce nei piccoli. L’incontro con queste persone ci sfida e ci invita a una vita più semplice di condivisione e di gratuità. Influenzati dall’ascolto delle loro grida e lacrime, accogliamo di cuore le parole di papa Francesco: “Molti fratelli e sorelle in Amazzonia portano pesanti croci e attendono il conforto liberatore del Vangelo, la carezza amorevole della Chiesa. Per loro, con loro camminiamo insieme”.
Ricordiamo con gratitudine i vescovi che alla fine del Concilio Vaticano II nelle Catacombe di Santa Domitilla firmarono Il Patto per una Chiesa serva e povera. Ricordiamo con riverenza tutti i martiri membri delle comunità ecclesiali di base, delle comunità pastorali e dei movimenti popolari; leader indigeni, missionarie e missionari, laici, preti e vescovi, che hanno versato il loro sangue a causa di quest’opzione per i poveri, per difendere la vita e lottare per la salvaguardia della nostra Casa Comune. Al ringraziamento per il loro eroismo uniamo la nostra decisione di continuare la loro lotta con fermezza e coraggio. È un sentimento di urgenza che si impone di fronte alle aggressioni che oggi devastano il territorio amazzonico, minacciato dalla violenza di un sistema economico predatore e consumistico.
Di fronte alla Santissima Trinità, le nostre Chiese particolari, le Chiese dell'America Latina e dei Caraibi e di quelle che sono solidali in Africa, Asia, Oceania, Europa e nel nord del continente americano, ai piedi degli apostoli Pietro e Paolo e della moltitudine di martiri di Roma, dell'America Latina e in particolare della nostra Amazzonia, in profonda comunione con il successore di Pietro invochiamo lo Spirito Santo e ci impegniamo personalmente e comunitariamente a quanto segue:

1. Assumere, di fronte all’estrema minaccia del riscaldamento globale e dell'esaurimento delle risorse naturali, un impegno a difendere la giungla amazzonica nei nostri territori e con i nostri atteggiamenti. Da essa provengono il dono dell’acqua per gran parte del territorio sudamericano, il contributo al ciclo del carbonio e la regolazione del clima globale, una biodiversità incalcolabile e una ricca socio-diversità per l’umanità e l’intera Terra.
2. Riconoscere che non siamo padroni della madre terra, ma suoi figli e figlie, formati dalla polvere della terra (Gen 2, 7-8), ospiti e pellegrini (1 Pt 1, 17b e 1 Pt 2, 11), chiamati ad essere suoi gelosi custodi (Gen 1,26). Pertanto ci impegniamo per un’ecologia integrale, in cui tutto è interconnesso, il genere umano e tutta la creazione perché tutti gli esseri sono figlie e figli della terra e su di loro aleggia lo Spirito di Dio (Gen 1,2).
3. Accogliere e rinnovare ogni giorno l’alleanza di Dio con tutto il creato: “Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra”. (Gen 9, 9-10; Gen 9, 12-17).
4. Rinnovare nelle nostre chiese l'opzione preferenziale per i poveri, in particolare per i popoli originari, e insieme a loro garantire il diritto ad essere protagonisti nella società e nella Chiesa. Aiutarli a preservare le loro terre, culture, lingue, storie, identità e spiritualità. Crescere nella consapevolezza che devono essere rispettati a livello locale e globale e, di conseguenza, con tutti i mezzi alla nostra portata promuovere la loro accoglienza su un piano di parità nel concerto mondiale di altri popoli e culture.
5. Abbandonare, di conseguenza, nelle nostre parrocchie, diocesi e gruppi ogni tipo di mentalità e posizione colonialista, accogliendo e valorizzando la diversità culturale, etnica e linguistica in un dialogo rispettoso con tutte le tradizioni spirituali.
6. Denunciare tutte le forme di violenza e di aggressione contro l’autonomia e i diritti delle popolazioni indigene, la loro identità, i loro territori e i loro modi di vita.
7. Annunciare la novità liberante del Vangelo di Gesù Cristo, nell’accogliere l’altro e il diverso, come accadde a Pietro nella casa di Cornelio: “Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo”. (At 10,28).
8. Camminare ecumenicamente con altre comunità cristiane nell’annuncio inculturato e liberante del Vangelo, e con altre religioni e persone di buona volontà, in solidarietà con i popoli originari, i poveri e i piccoli, in difesa dei loro diritti e nella preservazione della Casa Comune.
9. Stabilire nelle nostre chiese particolari uno stile di vita sinodale, in cui i rappresentanti dei popoli originari, i missionari, i laici, a causa del loro battesimo e in comunione con i loro pastori, abbiano voce e voto nelle assemblee diocesane, nei consigli pastorali e parrocchiali, in breve, in tutto ciò che compete loro nel governo delle comunità.
10. Impegnarsi nell’urgente riconoscimento dei ministeri ecclesiali già esistenti nelle comunità, portati avanti da agenti pastorali, catechisti indigeni, ministre e ministri della Parola, valorizzando soprattutto la loro attenzione per i più vulnerabili ed esclusi.
11. Rendere effettivo nelle comunità che ci hanno affidato il passaggio da una pastorale di visita a una pastorale di presenza, assicurando che il diritto alla mensa della Parola e alla mensa dell'Eucaristia diventi effettivo in tutte le comunità.
12. Riconoscere i servizi e la reale diaconia della grande quantità di donne che oggi gestiscono comunità in Amazzonia e cercano di consolidarle con un adeguato ministero di donne leader di comunità.
13. Cercare nuovi percorsi di azione pastorale nelle città in cui agiamo, con il protagonismo di laici e giovani, con attenzione alle loro periferie e ai migranti, ai lavoratori e disoccupati, agli studenti, agli educatori, ai ricercatori e al mondo della cultura e della comunicazione.
14. Assumere contro la valanga del consumismo uno stile di vita gioiosamente sobrio, semplice e solidale con coloro che hanno poco o niente; ridurre la produzione di rifiuti e l'uso di materie plastiche, favorire la produzione e la commercializzazione di prodotti agro-ecologici e utilizzare i trasporti pubblici, se possibile.
15. Porsi accanto a coloro che sono perseguitati per il servizio profetico di denuncia e di riparazione di ingiustizie, di difesa della terra e dei diritti dei piccoli, di accoglienza e sostegno dei migranti e dei rifugiati. Coltivare vere amicizie con i poveri, visitare i più semplici e i malati, esercitando il ministero dell’ascolto, della consolazione, del sostegno e dell’appoggio, cose che portano incoraggiamento e rinnovano la speranza.
Consapevoli delle nostre debolezze, della nostra povertà e piccolezza di fronte a sfide così grandi e serie, ci affidiamo alla preghiera della Chiesa. Possano le nostre comunità ecclesiali, soprattutto, aiutarci con la loro intercessione, con il loro affetto nel Signore e, quando necessario, con la carità della correzione fraterna.
Accogliamo con favore l'invito del cardinale Hummes a essere guidati dallo Spirito Santo in questi giorni del Sinodo e al nostro ritorno alle nostre chiese: “Lasciatevi avvolgere dal manto della Madre di Dio e della Regina dell'Amazzonia. Non lasciamo che ci vinca l'autoreferenzialità, ma la misericordia davanti al grido dei poveri e della terra. Saranno necessarie molta preghiera, meditazione e discernimento, nonché una pratica concreta di comunione ecclesiale e spirito sinodale. Questo sinodo è come una mensa che Dio ha preparato per i suoi poveri e ci chiede di essere quelli che servono alla mensa”.
Celebriamo quest’Eucaristia del Patto come “un atto di amore cosmico”. “Sì, cosmico! Perché anche quando si svolge sul piccolo altare di una chiesa di un villaggio, l'Eucaristia è sempre celebrata, in un certo senso, sull’altare del mondo.” L’Eucaristia unisce cielo e terra, abbraccia e penetra tutta la creazione. Il mondo uscito dalle mani di Dio ritorna a Lui in felice e piena adorazione: nel Pane Eucaristico “la creazione tende alla divinizzazione, alle sante nozze, all'unificazione con il Creatore stesso”. Per questa ragione, l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per il medio ambiente e ci porta a essere custodi di tutta la creazione”.

Roma, 20 ottobre 2019
Catacombe di Santa Domitilla

PANAMAZZONIA ANCESTRALE - Una canzone per il Sinodo Panamazzonico







Quello che si ascolta in questo video è l'inno del Sinodo Panamazzonico scritto dal famoso cantante religioso brasiliano Antonio Cardoso, nativo di Miguel Calmon, nello Stato della Bahia, città in cui sono stato parroco dal 2000 al 2005.

LA DONNA DEL CORANO


venerdì 18 ottobre 2019

LO SPIRITO E NOI... CONVEGNO NAZIONALE DELLA RETE VIANDANTI


L'AMAZZONIA E OLTRE




L’AMAZZONIA E OLTRE
GROGORIANA-ROMA-18 OTTOBRE 2019

Sintesi: Paolo Cugini
Pe Giacomo Costa: SINODO PER LE GENERAZIONI FUTURE
AL sinodo ci sono pochi giovani.
Ci sono vari livelli in cui entrare in questo Sinodo.
1.      Ascoltare il grido dei giovani era il punto di partenza del Sinodo dei giovani. La preoccupazione dell’ascolto del grido dei giovani è emersa molto nel lavoro dei gruppi. Nella zona amazzonica ci sono molti movimenti migratori e, tra questi, quello dalla campagna alle grandi città.

2.      Giovani come risorsa. I popoli indigeni non posso essere considerati solo in modo passivo. La Chiesa ha da imparare. Pastorale giovanile vocazionale deve dare spazio ai giovani. La formazione dev’essere integrale per i giovani. Nei lavori sinodali è emersa anche la dimensione lavorativa dei giovani. Altro punto importante è la formazione dei seminaristi, che sembra non adatta per la formazione dei giovani dei popoli indigeni. Occorre de -occidentalizzare questo tipo di percorso. Accompagnare i giovani affinché siano protagonisti di un’ecologia integrale. Molti giovani nel mondo si stanno schierando in difesa della Casa Comune.

3.      Invito ad andare in profondità nel sinodo. SI è indicato di avere un tiro amazzonico, un rito locale, con un suo diritto canonico.

4.      Lo stile di Chiesa. Il Sinodo sta cercando di far convergere i cammini della Chiesa con l’ecologia integrale. Questa dev’essere anche il senso della conversione, che si manifesta anche nello stile sinodale, fatto di ascolto, attenzione all’altro. Ascolto delle popolazioni indigene richiede la capacità di uscire da sé stessi.

Marcelo Sanchez Sorondo. Amazzonia e giovani: proposte dalla e per la comunità scientifica
Nel pontificato di Francesco c’è il tema del clima, che è in continuità con la prospettiva della dottrina sociale della Chiesa. Il Papa cerca di dialogare con la scienza. Conseguenze sociali del riscaldamento climatico sono le migrazioni. La gente emigra alla ricerca dell’acqua. Nella Chiesa latinoamericana ci sono molti casi di martiri che hanno difeso la giustizia.

Alessandra Smerilli: I giovani sono interessati di ecologia?
Evangeli Gaudium contiene un principio: il tempo è superiore allo spazio. Valorizzare i processi è fondamentale. Mettere i giovani al centro del discorso è l’inizio di un processo che sarà inarrestabile. Non si può stare con i giovani senza accettare di cambiare. Progressiva scoperta della propria identità. Anche le nuove generazioni hanno da narrare la bellezza del creato. I giovani stanno facendo da apripista sulla cura della Casa Comune.  Scegliere confezioni ecologiche e materiale riciclabile. I giovani hanno un grande desiderio di cambiare il mondo, ma a modo loro, senza urlare e con delle scelte precise. I giovani stanno richiamando l’attenzione di tutto. Non abbiamo un pianeta B. è uno degli slogans più proclamati.


mercoledì 16 ottobre 2019

Amazzonia Casa Comune Eventi di condivisione e di ascolto durante il Sinodo sull’Amazzonia





Paolo Cugini

Città del Vaticano. In vista del Sinodo sull’Amazzonia, è cominciato un processo di articolazione che raccoglie alcune istituzioni e organizzazioni della Chiesa con il proposito di creare uno spazio per il dialogo e l’ascolto, che accompagna il Sinodo sull’Amazzonia in svolgimento a Roma. Come ricorda Roberto Carrasco Rojas, OMI, uno dei membri del comitato di coordinamento, “non si tratta solamente di presentare varie attività, si tratta piuttosto di un esercizio in comunicazione e dialogo interculturale, un’interazione con ciò che è nuovo, diverso, ancora sconosciuto”.

Amazzonia Casa Comune – è questo il nome dell’iniziativa -, è un impegno a rendere presente la vita dell’Amazzonia e chi vi abita.  Nell’Amazzonia, maloca è il posto in cui le comunità indigene si siedono per semplicemente essere, ascoltare, celebrare e essere capaci di capire quello che succede nella vita della comunità.  I fratelli e le sorelle indigeni e altri rappresentanti del territorio, assieme alla presenza ecclesiale in quel territorio, sono gli attori e protagonisti di questo spazio.

Amazzonia Casa Comune è, dunque, uno spazio ecclesiale in cui vengono discussi temi che i fratelli e le sorelle dell’Amazzonia considerano prioritari. Concretamente questo spazio ha come punto di riferimento costante la Chiesa di Santa Maria in Traspontina dov’è attivata una mostra fotografica permanente sulla realtà amazzonica e dove avvengono le principali celebrazioni liturgiche durante il Sinodo. Oltre a questo spazio, altri eventi stanno avvenendo presso l’Istituto Consolata e presso il Centro Internazionale della Gioventù San Lorenzo.

Tra gli eventi in programma ne segnalo alcuni. Il primo è il percorso organizzato all’Istituto Consolata dal titolo: I Volti dell’ad Gentes. Tra i vari interventi, significativi sono stati quelli di padre Livio Girardi e di suor Amelia Gomes. Padre Livio Girardi ha proposto una riflessione sulla metodologia dei missionari nella terra Indigena Raposa Terra do Sol, in cui si è passati dal progetto di sacramentalizzazione, tipico dell’impostazione missionaria prima del Concilio Vaticano II, ad un maggiore sforzo d’inculturazione. Come ha sostenuto padre Girardi: “nel 1974 i missionari della Consolata decidono di dedicarsi totalmente ai popoli indigeni e spinsero la Chiesa di Roraima (Brasile) a fare lo stesso”. Dal canto suo, suor Amelia Gomes ha evidenziato il processo d’inculturazione messo in atto nel cammino di evangelizzazione di alcune comunità della Guinea Bissau. “Il nostro stile di missione– ha sottolineato suor Amelia - è basato sulla semplicità, privilegiando la cura delle relazioni. Questi gesti ci hanno permesso di conoscere la tradizione e la cultura del popolo. Partecipando della loro vita, ci ha permesso di essere accolti. Per mezzo della vicinanza e del dialogo abbiamo iniziato un percorso di evangelizzazione. Abbiamo osservato, ascoltato senza fretta, progettando la missione con pazienza senza fretta”.

Il confronto che sta avvenendo nello spazio di Amazzonia Casa Comune sui diversi modelli di missione attuati dai missionari nelle terre indigene, è di estrema importanza perché può aiutare ad uscire da quei processi di colonizzazione missionaria denunciati da Papa Francesco in questi giorni. In questa prospettiva, toccante è stata la testimonianza condivisa da alcuni rappresentanti dei popoli indigeni presenti in questi a giorni a Roma per accompagnare il Sinodo sull’Amazzonia, sulla figura del laico spagnolo Vicente Canãs, che ha attuato per molti anni nel territorio amazzonico in difesa dei popoli indigeni. Il cacique (capo indigeno) José Luis, intervenuto nella tavola rotonda organizzata all’Istituto Consolata venerdì 11 ottobre sul tema: Il protagonismo dei popoli indigeni, ha condiviso la sua testimonianza con le seguenti parole: “Ho accompagnato il lavoro del CIMI in Rondonia e ho visto che sono persone che sono venute per aiutarci. Vicente Canas ci ha aiutato molto. I missionari sono persone che si donano per gli altri, si dimenticano di sé stessi, si consegnano spiritualmente, si distaccano dai beni. Oggi il mondo ha bisogno di persone così”. Mentre i Padri sinodali si confrontano sulle linee pastorali da adottare per dei cammini di evangelizzazione sempre più inculturati da attuare nei territori amazzonici, negli spazi di Amazzonia Casa Comune il confronto sta avvenendo su percorsi d’inculturazione già sperimentati e, il dato sicuramente più interessante, è la testimonianza diretta di alcuni rappresentanti dei popoli indigeni. Parole significative perché testimoniano la bontà del Vangelo come proposta possibile di un modo diverso di entrare in relazione con popoli e culture “altre” che, piuttosto della violenza e della soppressione, sceglie il cammino dell’ascolto e della valorizzazione. Come ha sostenuto l’indigena Ernestina, sempre nello spazio del dibattito sul protagonismo dei popoli indigeni: “I missionari rispettano la cultura indigena e non hanno mai impedito i nostri rituali, le nostre celebrazioni.” Ascoltare queste parole in un contesto politico in cui le conquiste di tanti anni di lotta in Brasile sono messe a dura prova dalla brutalità del neo presidente Bolsonaro, imprime forza e coraggio a coloro che vivono in queste zone ricche di tensioni.

Molti sono ancora gli eventi in programma ad Amazzonia Casa Comune. Chi fosse interessato può consultare il sito: amazonia-casa-comun.org








martedì 15 ottobre 2019

I VOLTI DELL’AD GENTES




ROMA 14 OTTOBRE 2019

Sintesi: Paolo Cugini

Il modello estrattivo non cambia, perché è parte del modello economico neoliberale.
La situazione attuale dei popoli indigeni è difficile, perché i territori sono contestati e minacciati. In 9 mesi i territori sono invasi come da tempo non succedeva.
Stiamo vivendo un contesto ecclesiale speciale, non solo per il Sinodo. È contesto che dalla Laudato Sii è entrato in dialogo con i popoli indigeni.

Che cosa fa la CNBB in questa situazione? Mantiene una posizione ferma sul tema dei diritti umani.

Padre Livio Girardi. I Volti della Missione

Metodologia dei missionari nella terra Indigena Raposa Terra do Sol
I popoli indigeni sono 8: yianomami sono i più noti. In Roraima ci sono 33 terre indigene già marcate dai governi precedenti.
Che tipo di presenza ha esercitato la Chiesa in questi luoghi? Prima del Vaticano II il progetto è la sacramentalizzazione. In certi aspetti la Chiesa è stata complice ed assente.
Dopo il Vaticano II la novità è una lettura nuova della realtà. “Noi che il Dio dei bianchi fosse buono”: così disse un capo indigena vedendo quello che stava succedendo.
Nel 1974 i missionari della Consolata decidono di dedicarsi totalmente ai popoli indigeni e spinsero la Chiesa di Roraima a fare lo stesso. Nel 1979 il vescovo scrive una lettera in cui si chiede se i missionari possono evangelizzare gli indios. La Chiesa deve fare l’opzione per i poveri. Quattro conseguenze di questa lettera:
1.      L’organizzazione del movimento indigena
2.      Preparazione degli agenti pastorali
3.      Progetti di promozione umana
4.      Progetto “una vaca para o indio”

Conseguenze di questa scelta è la forza dell’unità dei popoli indigeni. Per i missionari ha portato una nuova metodologia. Non dialoga più con il padrone di terre, ma con gli indios. Inoltre, la comunità diventa un luogo teologico.

Suor Amelia Gomes: i popoli della Guinea Guissau

È uno Stato Africano. Gli abitanti parlano il portoghese, oltre il criolo. Circa il 42% della popolazione è analfabeta. La prima missione è avvenuta nel 1992 a Emapada. Abbiamo iniziato conoscendo e visitando le famiglie, per conoscere la realtà del popolo. La proposta è stata la possibilità di viere in un modo nuovo. Per mezzo della vicinanza e del dialogo abbiamo iniziato un percorso di evangelizzazione. Abbiamo osservato, ascoltato senza fretta, progettando la missione con pazienza senza fretta. Rischi di dimenticare che la missione è opera di Dio.

Il nostro stile di missione è basato sulla semplicità, privilegiando la cura delle relazioni. Questi gesti ci hanno permesso di conoscere la tradizione e la cultura del popolo. Partecipando della loro vita, ci ha permesso di essere accolti.
Noi abbiamo capito che i popoli non devono lasciare le loro tradizioni per essere cristiani. Abbiamo riflettuto, così, sull’idea d’inculturazione.

Nei percorsi formativi che proponiamo – pittura, cucito, e altro – annunciamo la Buona Novella. Risvegliamo, infatti, il valore della vita, della donna, del valore della famiglia.
La missione come presenza rispetta tutte le tradizioni e le culture.
Ci siamo domandati: come annunciare il Vangelo ai non cristiani? Ci dev’essere un processo di attenzione alle culture.

In Guinea Bissau siamo sempre andati dove ci hanno chiamato, rimanendo attenti alle loro esigenze. È stato interessante scoprire che Dio li aveva visitati prima di noi. Nei luoghi in cui siamo andate senza essere chiamate, la missione non è continuata.
Abbiamo imparato a prendere in considerazione le persone e le culture in tutti i suoi aspetti.


venerdì 11 ottobre 2019

PROTAGONISMO DEI POPOLI INDIGENI



ROMA 11 OTTOBRE 2019


Sintesi: Paolo Cugini

Vicente Canãs

Qual è la forma di essere presente con i popoli indigeni?

I popoli indigeni che cosa dicono oggi alla Chiesa?

Ernestina (Roraima)
Josè Luis Cassupà
Pe Aloisio

Ernestina: La vita dei missionari in mezzo ai popoli indigeni è inculturata. I missionari vestono la camicia nella lotta e sempre i difensori dei diritti della vita soffrono minaccia. Pe Giorgio anche oggi è minacciato. La lotta è dura. I missionari rispettano la cultura indigena. I missionari non hanno mai impedito i nostri rituali, le nostre celebrazioni. Anche nelle messe noi partecipiamo con i nostri modi culturali. Negli anni ’80 era proibito parlare il proprio idioma. Sono stati i missionari ad aiutarci per parlare la nostra lingua. Un popolo senza cultura non ha identità. I missionari hanno svolto un ruolo fondamentale per salvare la cultura indigena. Per me il Sinodo vuole dire camminare insieme. Camminare insieme per sconfiggere la violenza e ogni forma di aggressione.

Josè Luis: il protagonismo dei popoli indigeni sono da sempre protagonisti. Sono cresciuto con mio nonno ed è stato lui ad insegnarmi tutto ciò che riguarda le piante e gli animali. Ho accompagnato il lavoro del CIMI in Rondonia e ho visto che sono persone che sono venute per aiutarci. Vicente Canas ci ha aiutato molto. I missionari son persone che si donano per gli altri, si dimenticano di sé stessi, si consegnano spiritualmente, si distaccano dai beni. Oggi il mondo ha bisogno di persone così.

Padre Aloì: Come il Sinodo provoca la Chiesa. Non giudichiamo nessuno. I missionari vanno con buone intenzioni per le terre indigeni. L’ispirazione di padre Vincenti Canas è importante perché aveva un’idea molto forte del rispetto dei popoli indigeni e delle loro culture. Vicente Canas è stato calunniato dai suoi nemici, dalla polizia, dai politici. Alla fine degli anni ’60 sorge il CIMI. Il Concilio Vaticano II è stato una luce per questo cammino, perché si è parlato dell’inculturazione. Alla fine degli anni ’60 i gesuiti si riuniscono per riflettere sul tema dell’inculturazione. È convivendo con gli indios che nasce il CIMI. Si riflette anche sulle morti dei missionari provocate da questi processi d’inculturazione. La storia non è cambiata. Di fatto, è quello che avviene oggi con il presidente Bolsonaro. Quando la Chiesa è unita riesce a contrastare la forza del potere politico. Le cose sono confuse, si rimane senza sapere cosa fare. Per questo è necessario stare uniti. Il potere entra per dividere, donando alcol, droga, ecc.

Pedro (CIMI): ho imparato dai missionari a stare vicino alle persone dei poli indigeni, ad ascoltarli, per imparare, assimilare la loro cultura.

Como Deus se manifesta nell’Eucarestia dei popoli indigeni?

COSA ACCADE IN UNA FAMIGLIA CRISTIANA QUANDO IL FIGLIO DICE DI ESSERE OMOSESSUALE

domenica 6 ottobre 2019

DARSI PACE - INCONTRO INIZIALE 2019




DARSI PACE-LA VISA DEL RITORNO
ROMA 6 OTTOBRE 2019

Marco Guzzi


Sintesi: Paolo Cugini
Pensare ad eventi di massa in cui non è necessario gridare.
Darsi pace significa possiamo godere.
Movimento di liberazione interiore per la trasformazione del mondo.
Uso della telematica di tipo spirituale e di tipo politico. Movimento rivoluzionario inedito: gioia, libertà e tecnica. Il rivoluzionario de XXI secolo non-violento è felice, saprà smascherare l’inganno e per farlo occorre essere bravi.

Oggi festeggiamo vent’annidi Darsi Pace, che iniziò nel mese di ottobre del 1999.
Il percorso che proponiamo dura sette anni e dopo si può iniziare a ragionare dei temi importanti.
Ci sono dei responsabili regionali e gruppi di creatività culturale (scienza, religione, rapporto fra psicoterapia e spiritualità). C’è anche il movimento giovanile.
Darsi Pace nasce da un’intuizione che continua ad essere centrale: ci troviamo in un momento decisivo della storia, per tanti aspetti ultimativo.

Karl Jung nel 1955: nessuna persona capace di usare il cervello vorrà sostenere che lo stato presente sia un punto di arrivo durevole. Tutti sono convinti che il ritmo della trasformazione è incredibile e non è proprio possibile come una sintesi superiore potrebbe realizzarsi attraverso una forma presente. Occorre qualcosa di diverso. Ci vuole un cambiamento radicale delle istituzioni.

J Liftig: potremmo essere vicini alla fine di questa fase della storia e all’inizio di una fase nuova. Tutto il ciclo storico potrebbe essersi esaurito. Sono studi sulla felicità che dicono questo. L’attuale struttura sociale non ci rende felici.

Siamo in un punto cruciale della storia. Ognuno di noi sta vivendo una crisi radicale d’identità e di senso. Questo sembra non interessare nessuno. Si parla di crisi solo con la metafora economica ed ecologica. C’è qualcosa di più radicale che sta cambiando. Che cosa stiamo facendo qui? Che cosa ci stiamo a fare sul pianeta terra?

Piedi per terra e testa nel cielo. La crisi è fame di senso e di parole. Noi siamo qui per darsi pace. Lo spirito che guida questo movimento è uno spirito positivo. La buona notizia è che questa grande crisi è però una grandiosa crisi di crescita. Studiando la crisi a fondo si capisce che è una crisi di crescita. Ci stiamo liberando da forme vecchie, per questo non c’è nulla da rimpiangere. [Gioacchino Belli].
René Girard conferma questa tesi. Capiremo con il corpo questa possibilità di crescita. Lo capiremo quando ci alziamo alla mattina. Parliamo di conoscenza iniziatica. Tutto il cristianesimo è iniziatico. Capire trasformandoci. La conoscenza iniziatica si differenzia dalla conoscenza scientifica perché ti dice: tu vuoi conoscere questo mistero bisogna cambiare la mente. Occorre accettare il cambiamento di sé stessi e scoprire le profondità, cambiare punto di vista.
Forma dei nostri incontri con quattro principi ispiratori:
1.      Ci prendiamo cura delle persone subito e ci diamo pace subito. Teniamo conto delle persone che abbiamo vicino. Darsi pace è il metodo, ora. Dobbiamo ammorbidire per capire il senso iniziatico. Il rinvio è la forma mentis del piccolo io. Il rinvio è il trucco dell’ego.

2.      Noi non tergiversiamo, non parliamo d’altro. Rischio della noia delle chiacchere culturali, religiose, ecc. Non si parla di ciò che è essenziale che c’inquieta. Stando sul pezzo possiamo raccontare il senso delle cose. Occorre stare sul punto e non muoversi mai. Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e il resto sarà dato in sovrappiù.

3.      Noi accogliamo la sofferenza così com’è. Non abbiamo presupposti, non ci sono precondizioni. C’interessa accogliere l’umano in crisi. Siamo convinti che la crisi è di crescita. La crisi che stiamo vivendo non è un errore, ma una cosa sensata e positiva. Tutto il resto è falso. A volte siamo costretti a non essere noi stessi. Tutte le strutture hanno bisogno di essere modificati.

4.      Nei nostri laboratori nessuno è solo uno spettatore, ma tutti praticanti. Giochiamo tutti, tutti elaborano il loro pensiero. Siamo abituati sin da bambini ad essere spettatori. Rischio d’indebolire la capacità d’immaginazione. Occorre uscire dalla passività dello spettatore per essere attori e praticanti.
Contenuto: Cerchiamo d’integrare tre strutture conoscitive che normalmente sono separate tra di loro e abbiamo fame di:
a.      Livello culturale. Parole sensate, cultura. Il livello del praticare è lo studio come pratica spirituale. Dagli anni ’60 in poi c’è un declino della cultura. Abbiamo bisogno di chiavi interpretative adeguate. Studio come luogo della libertà.

b.      Livello esistenziale. Abbiamo fame di una liberazione profonda. Abbiamo pratiche autoconoscitive per sciogliere le difese e i blocchi accumulati nella vita.

c.       Livello spirituale. Pratiche spirituali serie. Occorre dedicare tempo alle pratiche spirituali. L’umiltà è la meta. L’umiltà non è la mediocrità. La piccolezza evangelica è un’altra cosa. I piccoli sono i discepoli che tornano bambini, morire e rinascere nello spirito.
Cerchiamo parole vere, nuove. L’arte consiste nell’integrare i tre livelli.
Strumenti che utilizziamo:
·         Siti riservati
·         Manuali
·         Gruppi territoriali/regionali
·         Gruppi di creatività culturale
·         Percorsi in internet (YouTube, Facebook, ecc.)