lunedì 20 gennaio 2025

VERSO IL SINODO DEI GIOVANI DELL’ARCHIDIOCESI DI MANAUS

 

I giovani della parrocchia san Vincenzo de Paoli, dove attuo, partecipando
ad un incontro dell'Archidiocesi di Manaus



Paolo Cugini

È dallo scorso anno che l’archidiocesi di Manaus, capitale dell’Amazzonia, ha lanciato la proposta di sinodo della gioventù, che avrà come momento finale un evento che sarà realizzato nel luglio 2025. Il Sinodo arcidiocesano dei giovani ha come obiettivo principale quello di aiutare i giovani a comprendere il valore del Vangelo nella loro vita, cercando di promuovere l’idea di camminare insieme nella comunione e nella corresponsabilità. Il Sinodo si basa sulla visione della Lumen Gentium, documento del Concilio Vaticano II, che sottolinea la Chiesa come sacramento di unione con Dio e tra gli uomini.

Il Sinodo è visto come un’opportunità per valorizzare le diverse espressioni dei giovani e rinnovare l’impegno nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia in modo rapido è una sfida cruciale per la Chiesa, soprattutto quando cerchiamo di entrare in contatto autentico con i giovani. È essenziale riconoscere la diversità delle culture giovanili e avviare un dialogo profondo con le loro realtà. Ciò richiede una riflessione costante sull’evoluzione delle realtà giovanili e una presenza pastorale inclusiva, empatica e dialogante. 

Per fare in modo che il Sinodo raggiungesse le più svariate realtà giovanili presenti sul territorio è stata costituita una commissione mista (di cui ho fatto parte) con giovani, suore, preti, religiosi/e, laici e laiche, con l’obiettivo di elaborare sussidi che potessero arrivare nelle basi in cui attuano, non solo i giovani legati alle parrocchie o ai movimenti, ma anche coloro che non avrebbero rifiutato un coinvolgimento nel nostro camino. E così sono stati preparati sussidi per le comunità delle periferie, per comunità sul fiume e quelle delle aree rurali. Sono stati preparati sussidi anche per i giovani che solitamente non frequentano la chiesa e anche per coloro che frequentano le chiese neopentecostali, che a Manaus sono tantissime. Un materiale specifico è stato preparato per i giovani che provengono dai popoli indigeni e che esigono un approccio particolare: la pastorale indigena dell’archidiocesi ha dato un contributo significativo a questo riguardo. L’idea di base, dunque, che ha portato alla proposta del sinodo dei giovani è stata, da un lato, la presa di coscienza della difficoltà attuale d’incontrare i giovani, in un contesto pastorale che invece ha sempre lavorato molto bene con i giovani; dall’altro la presa di coscienza della necessità di un ascolto autentico della realtà giovanile per capire le nuove strade di evangelizzazione da percorrere.  

Riuscire a raggiungere i giovani di una metropoli come Manaus è un compito veramente arduo. Sono molte, infatti, le stratificazioni sociali in cui vivono i giovani in questa metropoli. Un dato importante da ricordare è che Manaus è venuta formandosi ed è ancora in questo processo formativo, attraverso invasioni di terreni che, nel tempo, hanno ingrossato a dismisura le periferie (abito in una di queste) rendendole insicure e poco accessibili a coloro che non sono del posto. Sono queste le zone che vengono prese di mire dal traffico (di droga) per controllare il territorio ed esercitare un potere che contrasta (anche se spesso e volentieri collabora) con la polizia. I giovani che arrivano dalle campagne, dalle comunità del fiume, come quelle della parrocchia di Santo Antonio do Iça dove attuano i nostri preti reggiani, per giungere in città e tentare una vita con qualche possibilità in più, vengono accolti in queste reti fatte di disagio, terrore, traffico di droga, violenza. L’azione della pastorale giovanile in queste zone di periferia dominate dal traffico è molto delicata. Lavoriamo sulla prevenzione, attivando officine di arte, musica, sport, corsi vari: tutto serve come proposta per togliere gli adolescenti dai cammini dei trafficanti. Ci sono zone che non possiamo entrare. Nella mia parrocchia, in quindici mesi di presenza, sono riuscito ad entrare in una favela solamente due volte: mi proibiscono di entrare. Ho celebrato la messa di Pasqua (della favela erano presenti tre persone) e poi non sono più riuscito a mettere piede. Scrivo queste cose non per creare il panico, ma per aiutare a comprendere la complessità della realtà giovanile e del lavoro pastorale che siamo invitati a realizzare. 

Messa di invio dei nuovi coordinatori dei 7 gruppi giovani che si trovano nella parrocchia


Nonostante tutti gli sforzi, che sono davvero tanti, la Chiesa non riesce ad essere presente in modo capillare in tutti questi quartieri. Da un recente incontro fatto con i preti che attuano nel mio territorio, il vescovo Mons Hudson, responsabile episcopale di questa zona pastorale, oltre ad essere il direttore della Facoltà Cattolica dove insegno, ha mostrato numeri a dir poco avvilenti. La creazione di nuovi quartieri è così rapido che non riusciamo a pensare come scorporare le parrocchie per raggiungere il maggior numero di persone. In ogni modo, non devo andare molto lontano per descrivere le difficoltà attuali della missione a Manaus. Da un calcolo fatto con alcuni collaboratori dell’équipe parrocchiale, ci siamo resi conto che, nonostante tutti i nostri sforzi, la nostra azione pastorale sul nostro territorio di 7 comunità e circa quaranta mila persone, raggiunge circa l’1% della popolazione. 

Ci sono altri due aspetti importanti da tenere presenti, per comprendere meglio il lavoro di evangelizzazione in mezzo ai giovani del nostro contesto periferico della metropoli di Manaus. Il primo è il grande movimento interno, da un quartiere all’altro, che avviene nelle zone povere. I nuclei famigliari che vivono nei quartieri poveri sono caratterizzati da una grande mobilità, nella costante ricerca di un posto di lavoro e di residenze alla loro portata. Muovendosi i nuclei familiari, si muovono anche i giovani. Questo continuo movimento interno rende difficile il lavoro della pastorale giovanile, perché anche i gruppi giovanili, in questo modo, fanno fatica ad incontrare una stabilità. Altro dato importante da tenere presente è che, quando parliamo di pastorale giovanile, in realtà si tratta di adolescenti nella fascia di età che va dai 13 ai 17/18 anni. Le scuole superiori durano solo tre anni e, terminato il periodo di studio obbligatorio, i giovani entrano nelle università e cercano lavoro. È molto difficile trovare un giovane nei quartieri poveri che studi e basta. Durante il giorno lavoro e alla sera frequenta i corsi serali che le università mettono a disposizione per coloro che lavorano. Queste difficoltà devono essere tenute in considerazione per gli operatori della pastorale giovanile, che non riescono ad organizzare momenti formativi o aggregativi durante la settimana, ma solo nel fine settimana. Da quanto scritto risulta chiaro che i giovani dai vent’anni in su non riusciamo a raggiungerli: non li vediamo. 

Momento di uno dei vari eventi oranizati dai giovani


Il Sinodo dei giovani si sta svolgente nel seguente modo. Dopo un primo momento chiamato incontro, in cui si sono organizzati eventi nei vari settori in cui è divisa l’Archidiocesi, per permettere ai giovani delle parrocchie e delle aree missionarie di incontrarsi, conoscersi, scambiarsi le idee, si è passati al secondo momento, il più impegnativo: l’ascolto. I sussidi preparati per le varie tipologie di giovani individuate nella fase di ascolto, stanno raccogliendo un materiale che dovrebbe confluire in una sintesi, che sarà restituita ai gruppi di base. L’obiettivo di questo lungo lavoro di ascolto e di sintesi consiste nel giungere all’assemblea sinodale dei giovani, del mese di luglio di quest’anno, con in mano un instrumentum laboris, frutto di un lungo lavoro di base, capace di leggere la condizione giovanile dell’intera archidiocesi. Sarà, poi, nella settimana assembleare di luglio, che vedrà la presenza dei giovani rappresentanti dei Settori, che si prenderanno le decisioni che dovrebbero offrire le linee guide per la pastorale giovanile dei prossimi anni. 

Foto ricordo del rosario dei giovani organizzato in una comunità



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