Paolo Cugini
La critica radicale al pensiero dogmatico e alle forme
rigide della religione apre uno spazio nuovo per il pluralismo religioso,
spesso bloccato proprio da questioni teologiche considerate irrinunciabili.
L’impostazione post-teista permette di vedere il mondo religioso non dalla
parte di chi deve difendere una roccaforte, ma di chi desidera camminare
insieme. In questa nuova prospettiva, i contenuti specifici delle religioni,
prima di essere patrimonio esclusivo e identitario di un gruppo di persone, diventano
possibilità di confronto e di crescita con altre comunità religiose. Il
paradigma post-teista permette di considerare i contenuti specifici di ogni
religione come cammini aperti ad ogni possibile incontro. C’è un clima di
libertà religiosa che aiuta a vedere la religione dell’altro non come rivale o
nemico, ma come alleato. In questo modo le religioni acquistano la possibilità
di realizzare uno degli aspetti fondamentali della loro esistenza, vale a dire,
essere dei costruttori di ponti di pace. Quando le religioni aiutano i popoli a
vedere negli altri dèi fratelli e delle sorelle, è possibile giungere a
collaborare insieme per divenire costruttori di un mondo di pace.
Riportando Dio in terra, il paradigma post-teista può
considerare la scienza non come ostacolo per il raggiungimento del bene, ma
alleata. Da sempre la religione è stata identificata como portatrice di una
conoscenza non reale, in quanto portatrice di contenuti che vanno oltre i dati
materiali. L’immanenza di ciò che sino ad ora era considerato nel cielo,
permette uno sguardo più sereno e conciliatore con la realtà. Le religioni
possono ora collaborare con la scienza per aiutare a proteggere la terra, attraverso
una mistica che considera la terra come una madre, così come da secoli
propongono le religioni indigene. In questo modo, le religioni divengono
partecipi del progetto di salvezza dell’ecosistema, minacciato da una visione
strumentale della realtà, stimolato dai saperi separati che diventano ottusi.
La visione olistica della realtà riesce a recuperare la percezione che tutto è
interconnesso e, per questo, tutti siamo coinvolti nel progetto di salvezza del
cosmo. Il paradigma post-teista permette, in questo modo, può aiutare le
religioni a pensare cammini spirituali fedeli alla terra, in sintonia con il
cosmo, per la salvezza del creato.
La prospettiva post-teista, inoltre, apre la strada ad
ogni tipo di contaminazione. Se è vero che, nonostante le rigide osservanze
dogmatiche, che da sempre si sono poste contro ogni forma di assimilazione di
contenuti considerati altri e, quindi, non plausibili, le contaminazioni sono
sempre avvenute, ancora di più sarà possibile nel nuovo paradigma post-teista.
Con buna pace dei difensori del purismo religioso, i sincretismi sono
all’ordine del giorno e continueranno a realizzarsi. La contaminazione religiosa
rivela la sintonia, più che l’opposizione ideologica, tra i contenuti delle
religioni. L’antropologia delle religioni da anni studia il fenomeno mostrando
che, quanto più chi vive la religione è lontana dai centri di potere, tanto più
la comunità è libera di assimilare contenuti altri, ritenendoli propri. La fine
della religione dogmatica, così com’è attualmente pensata all’interno del
paradigma post-teista, permette ad ogni religione di vivere pienamente uno
degli aspetti della propria identità, che consiste nell’essere spazio aperto
per tutti. La contaminazione religiosa, prima di essere un problema, è
un’esigenza interna perché rivela la bontà della fonte religiosa stessa,
l’identità pacifica del Mistero che percepiamo presente nella storia.
Il pluralismo religioso stimolato dalla prospettiva
post-teista, infine, crea uno spazio nuovo per la politica. Sappiamo come le
religioni hanno spesso fornito le motivazioni per forme autoritarie e violente
di mantenimento del potere politico. L’Occidente moderno è stato caratterizzato
da numerose guerre religiose. Anche oggi, in alcune zone del mondo, le guerre
hanno matrice religiosa. il paradigma post-teista può contribuire a
disinnescare le forme di violenza stimolate dalle religioni tradizionali, quando
si sentono minacciate nel cuore della propria identità. Per questo motivo, va
incentivata la ricerca del paradigma post-teista e, allo stesso tempo, va
favorito sempre più lo spazio che permette ai contenuti religiosi di
contaminarsi e, in questo modo, di attutire le correnti più rigide che ogni
religione produce, soprattutto, quando sente minacciato il proprio specifico
identitario.
Nessun commento:
Posta un commento