Paolo Cugini
Forse
uno dei più grandi errori commessi nella cristianità è stato quello di far
credere che Dio era presente in modo esclusivo nella Chiesa Cattolica. Del
resto, la famosa frase attribuita a San Cipriano che nel III sec. D. C:
affermava: “extra ecclesiam nulla salus”, dice tutto. Le parrocchie si
sono strutturate attorno a questa affermazione, divenendo, nel tempo, baluardi
della difesa della giusta dottrina su Dio. Fuori c’era il mondo, il demonio. Solo
dentro la Chiesa ci trovava la salvezza. E Dio dov’era?
Poi
ci sono state le crociate, la Santa Inquisizione e la caccia alle streghe:
tutte cose nell’ordine del controllo della presunta verità da parte dell’istituzione
ecclesiale che, quanto più si allontanava dal Vangelo, tanto più irrigidiva la sua
dottrina a scapito dell’autentica verità evangelica e, soprattutto, delle tante
persone torturate e uccise. Poi c’era il Papa con il suo esercito e nessuno si chiedeva
se aveva senso che un Papa, rappresentante di Cristo nella terra avesse un
esercito. Quante pagine di storia fasulla sono state scritte per giustificare tutte
queste porcherie.
Esercitare
il controllo sulla verità è stato il grande errore dell’Occidente. È un peccato
di presunzione, che ha condotto allo stermino di popoli, culture e religioni
altrui. Ogni volta che l’Occidente cristiano ha incontrato popoli culturalmente
e religiosamente diversi, non ha applicato l’insegnamento di Gesù dell’amore
vicendevole, ma il principio dello sterminio, messo in atto da Giosuè, quando
entrò nella fatidica terra promessa. Chi semina violenza raccoglie odio. Chi
vuole a tutti i costi imporre la propria verità, diventa un menzognero, perché la
verità non si trova nell’odio e nella guerra, ma nella pace e nell’amore.
Eppure,
bastava poco. Bastava mettersi in ascolto, invece di starnazzare la propria
presunta verità. Presunta, perché quello che l’Occidente cristiano ha cercato
di difendere con i denti, anche attraverso lo sterminio di popoli e culture,
non era il Vangelo che diceva di voler difendere, ma un’altra cosa, un sistema
di potere, che nulla aveva a che fare con gli insegnamenti di Gesù, un sistema inquisitorio
e oppressivo, che nulla aveva a che fare con lo stile dialogico del Maestro di
Nazaret.
Se
solo si fossero messi in ascolto! Avrebbero scoperto che lo Spirito soffia dove
vuole e che nessuno al mondo può arrogarsi il diritto di controllarlo. Avrebbero
colto la presenza del Mistero nella storia degli uomini e delle donne dei
popoli, delle culture e delle religioni, che sono sparse nel mondo. Avrebbero
compreso che lo Spirito è amore e che suscita amore in tutti coloro che lo
accolgono. Avrebbero percepito che lo Spirito Santo soffia dentro e fuori di
noi per costruire ponti di comunione e non per sollevare muri di separazione.
Se gli uomini presuntuosi della Chiesa si fossero messi in ascolto di coloro
che incontravano, avrebbero scoperto che lo Spirito Santo era già lì presente e
si era inserito nel cammino di quella cultura, di quel popolo, di quella
religione.
Se ci fosse stato sin dall’inizio l’atteggiamento di ascolto dell’altra, dell’altro, messo in atto da Gesù e fosse stata messo in pratica il suo stile dialogico e accogliente, forse il mondo non sarebbe messo così. Non tutto è perduto. C’è ancora tempo per metterci in cammino ed ascoltare la presenza del Mistero in tutto ciò che vive, deponendo la pretesa d’incasellarlo in una unica fonte di categorie razionali. Perché il Mistero è molto più che uno schema razionale. Adesso che abbiamo capito la lezione, possiamo vivere in modo diverso il messaggio di Gesù. C’è ancora tempo per permettere allo Spirito di agire dentro alle nostre vite, per fargli spazio. C’è ancora tempo.
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