sabato 1 settembre 2018

L’EVENTO DI MEDELLIN IN UNA PROSPETTIVA STORICA






III CONGRESSO CONTINENTALE DI TEOLOGIA LATINOAMERICANA E CARAIBICA

I CLAMORI DEI POVERI E DELLA TERRA C’INTERPELLANO. A 50 ANNI DA MEDELLIN
SAN SALVADOR 30 AGOSTO- 2 SETTEMBRE 2018




Relatrice: Silvia Scatena
Sintesi: Paolo Cugini

Punti di riflessione dai diversi partecipanti dalla Conferenza di Medellin.
Medellin è stato il punto di arrivo di un lavoro collegiale di un gruppo di vescovi coordinati da Helder Camara. L’obiettivo era quello di traghettare le intuizione conciliari nell’esperienza ecclesiale AL. Tra il ’66 e ’68 furono organizzati alcuni incontri dal CELAM per preparare Medellin. Se questa esperienza collegiale è stata fondamentale occorre segnalare il contributo di altri due fattori.

1.      Una meccanica di lavoro che ha permesso di lavorare assieme in un clima di libertà uomini, donne, vescovi, persone di altre religioni.

2.      Liturgia quotidiana, vero nervo spiritale della conferenza.

A Medellin parteciparono circa 250 persone condividendo tutto, anche perché fu realizzato nel seminario maggiore di Medellin, che dispone di 300 stanze con bagno personale. Per molti vescovi il Congresso fu l’occasione di rinsaldare amicizie e cercare alleati per le lotte che i singoli vescovi affrontavano nei loro paesi. Per Proanio, ad esempio, è stato un balsamo importante, come lui stesso ha detto in una lettera. Dalla fraternità si è passati rapidamente nella comunione di idee. Molti vescovi si conoscevano già, perché parteciparono al Concilio Vaticano II a Roma. Questo aiutò a creare un clima di comunione.

 L’obiettivo delle sei relazioni iniziali non era quella di arrivare a delle conclusioni, ma a stimolare la discussione. Ciò ha permesso di superare in poco tempo molti pregiudizi, soprattutto per quelli che erano giunti a Medellin senza troppe aspettative. Helder Camara scrisse: la conferenza farà bene a tutti, perché spinge a studiare e a riattivare lo stile del concilio fatto di relazioni tra tutti. Nella liturgia del primo giorno viene letto il brano dell’Esodo che racconta il cammino del Popolo dietro a Mosè. Il parallelismo con il popolo latinoamericano fu colta immediatamente. Dio desidera essere amato nel fratello povero. Il cammino pastorale deve lavorare per costruire il Regno di Dio. Lavorare per la promozione umana significa lavorare per il Regno di Dio.

La liturgia del 29 agosto venne commentata come la distanza tra gli apostoli e la forza della Parola che attua in modo segreto ma in modo efficace. Viene chiesta la forza dei profeti. L’assemblea si interrogò sul profetismo dei pastori presenti, per riuscire a lavorare con profezia in mezzo al popolo di Dio.

Il 30 di agosto la liturgia come sempre guida i lavori del giorno. L’Eucarestia ricordava santa Rosa di Lima. Il tema affrontato fu l’impegno dei cristiani. La chiesa dev’essere fermento di giustizia. Come Mosè era aspettato dal popolo, così i pastori riuniti nel seminario maggiore di Medellin erano aspettati dal popolo latinoamericano. I pastori dovevano essere all’altezza, lavorando per la realizzazione di un ordine nuovo, per aiutare il popolo a raggiungere condizioni di vita più umana, così come aveva indicato Paolo VI nella Populorum Progressio.

Nella domenica i vescovi che partecipavano al Congresso si divisero per andare a celebrare la messa nelle comunità e parlare con il popolo. Ci sono molte testimonianze di questa domenica nei diari dei vescovi che hanno partecipato al congresso di Medellin.

Si è discusso molto sulla possibilità di realizzare un unico documento finale. Poi Pironio indicò la possibilità di un testo unico che raccogliesse i lavori delle 16 commissioni. Si percepì che quello che stava avvenendo era sulla linea dei grandi concili della Chiesa.

La fase più critica della Conferenza è stata la riflessione sul tema della povertà della Chiesa. Essere sacramento di salvezza in una situazione sociale massacrata dalla povertà.

Significativa è stata l’ultima eucarestia del Congresso di Medellin in cui parteciparono i cinque osservatori non cattolici.  Chiesero di essere ammessi alla comunione, visto che avevano condiviso per diversi giorni nei lavori congressuali. In modo insperato la presidenza appoggiò la sollecitudine. La sorpresa fu grande per tutti.


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