mercoledì 17 dicembre 2014

PREPARIAMO LA VIA DEL SIGNORE




Paolo Cugini
1. Il tempo liturgico dell’Avvento presenta una sua spiritualità specifica, che viene presentata attraverso le letture. La liturgia c’insegna a vivere il nostro tempo, ad abitare la storia come luogo della manifestazione del Signore, a considerare quindi il tempo come pieno di significato, un significato che ci viene donato dall’alto e che quindi va continuamente ricercato. Il primo significativo insegnamento implicito nel tempo di Avvento che va evidenziato è quindi proprio questo: necessità per gli uomini e le donne di mettersi in cammino per cercare e trovare la pienezza del tempo. Se la pienezza del tempo, il significato della vita lo dobbiamo cercare significa che non ce l’abbiamo in tasca, che non lo conosciamo, che rimane nascosto. Mettersi in cammino, allora, richiede umiltà, docilità. Tempo di avvento diviene allora tempo nel quale con umiltà ci mettiamo in cammino per cercare un senso della vita, una pienezza del tempo che rimane sempre al di là delle nostre possibilità umane.

2.Preparate la via del Signore”. In questa prospettiva la Parola DI Dio c’insegna che questo cammino non può assolutamente essere improvvisato, ma va preparato con cura. Come si prepara allora, la via del Signore, il cammino che ci porta a Lui, vero Signore della storia? In che modo dobbiamo realizzare il percorso per arrivare a Lui e riconoscerlo per inginocchiarci davanti a Lui e non davanti ad altri? Questa, è infatti, la verità che ci vuole indicare la liturgia di oggi. Non basta mettersi in cammino: dipende che cammino realizziamo. Non basta la volontà di cercare il Signore: dipende come lo cerchiamo. La figura di riferimento della seconda domenica di Avvento che ci deve orientare sul cammino da compiere è Giovanni Battista. E’, infatti, lui il precursore, colui che sin dall’eternità è stato indicato come annunciatore del messia, colme colui che avrebbe indicato all’umanità il salvatore del mondo. Nel cammino alla ricerca del Signore della storia abbiamo bisogno di una guida e questa guida è Giovanni Battista.  Il Vangelo ci dice che Giovanni Battista si è preparato a questo incontro vivendo nel deserto e con uno stile di vita sobrio ed essenziale. Sono due indicazioni significative che vanno prese sul serio. Deserto vuole dire silenzio, e il silenzio è il cammino per apprendere ad ascoltare, se stesso, gli altri, Dio. Nel silenzio verifichiamo lo spessore della nostra fede, la verità delle parole, l’autenticità di ciò che seguiamo. Nel silenzio impariamo anche a conoscere noi stessi, le nostre forze, la nostra possibilità di sopravvivere nelle difficoltà. Nel deserto non possiamo barare, o nasconderci dietro a qualcosa perché nel deserto non c’è nulla. E’ in questo vuoto esteriore che diviene progressivamente interiore che possiamo riconoscere una voce, diversa, che viene da altrove e, quindi, ascoltarla. Questo percorso esistenziale nel deserto quando è fatto con autenticità lentamente ci spoglia. Il fatto che Il Vangelo sottolinei gli abiti estremamente sobri di Giovanni Battista nel deserto non è un vezzo letterario, ma una profonda indicazione spirituale. La verità della nostra ricerca di Dio si manifesta nel nostro stile di vita. La sobrietà, l’essenzialità diventano nostre compagne di viaggio in questo cammino che dura tutta la vita.


3.Viene dopo di me colui che è più forte di me”. Quali sono i frutti dell’autenticità del cammino? Come posiamo capire se il cammino che stiamo realizzando è guidato dallo Spirito del Signore? Leggendo attentamente il Vangelo possiamo dire: la verità del nostro cammino si manifesta nella chiarezza che progressivamente avviene sulla nostra identità.  Giovanni Battista dichiara che lui non è il messia ma che verrà dopo di lui. Non ci sono parole di sfida, d’invidia, di gelosia, ma solo il riconoscimento del proprio ruolo e dell’identità di colui che annuncia. La verità del nostro cammino di fede si manifesta quando apprendiamo a stare dove il Signore ci vuole mettere, quando non ci allarghiamo, quando non desideriamo di essere ciò che non siamo, quando non invidiamo la vita di nessuno, ma siamo contenti di ciò che siamo, perché riconosciamo la nostra situazione come manifestazione della volontà di Dio. La pace interiore, la gioia come caratteristica del cristiano provengono proprio da questa coscienza di sé e non dipendono da fattori esterni. Mettiamoci, allora in cammino, per cercare ogni giorno 

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