Paolo Cugini
La
prospettiva inaugurata dal nuovo paradigma post-teista, non muta solo il modo
di intendere Dio, ma anche il modo d’intendere la spiritualità. Se Dio non
abita più in cielo perché, come abbiamo visto, viene superato il dualismo cielo
e terra, come chiamare d’ora innanzi Dio, con che nome? Ancora. Se esisteva ed
esiste tutt’ora, una spiritualità teista, è possibile parlare di una
spiritualità post-teista o trans-teita? Sono domande importanti che hanno già
trovato alcune risposte e che ora cercheremo di conoscere.
Secondo
il teologo della Liberazione Leonardo Boff, che ha dedicato molti anni di
studio al nuovo paradigma scientifico in una prospettiva teologica[1], l’uscita da una visione
dualista della realtà comporta l’assunzione del paradigma scientifico, che ci
mostra come tutto sia relazionato con tutto. La legge universale dell’Universo
è la cooperazione di tutti con tutti, in altre parole, la connettività. “Tale
interdipendenza – sostiene Boff – e tale solidarietà cosmica rendono tutti
complementari gli uni agli altri. Nulla è superfluo, nulla viene escluso”[2]. In questo modo di
percepire il mondo c’è una profonda spiritualità che tende verso l’unità. Boff
parla di spirito dell’Universo che è alla base di tutte le relazioni e
interconnessioni e, soprattutto, è responsabile dell’unità del Tutto. Questo
processo di unificazione percepibile nell’Universo è iniziato a realizzarsi dal
primissimo momento dopo il Big Bang, quando gli elementi primordiali sono
entrati in relazione tra loro.
Sono gli embrioni dello
spirito che hanno cominciato ad emergere. Per questo lo spirito germinale
presenta la stessa ancestralità dell’Universo: è nell’Universo prima ancora di
essere in noi. Perché sono sempre interconnessi, tutti gli elementi sono
portatori, a modo loro, dello spirito (Boff, p. 105).
Il
principio di relazionalità funziona allo stesso modo in una montagna come in
qualsiasi essere vivente, compreso l’uomo e la donna. Si può pensare a
gradualità differenti, ma l’idea che tutto è interconnesso ci conduce a pensare
che ogni organismo vive in relazione con gli altri. Percepire lo spirito
dell’Universo significa entrare all’interno di un cammino che ci fa sentire in
relazione con tutti a tutti i livelli. Questa cosmovisione, infatti, ci obbliga
a pensare alla realtà non come una macchina, ma come un organo vivo, impastato
di energia e noi stessi siamo imbevuti di energia vitale, spirituale, cosmica.
Questa energia che ci rende vivi “è l’altro nome di Dio, o dello Spirito
Creatore e Vivificatore” (Boff, p. 114). La comprensione della realtà così
intesa dà origine, secondo Boff, ad una spiritualità, perché: “abbracciare il
mondo significa abbracciare Dio, il quale si nasconde ed emerge in ogni essere”
(Boff, p. 114). Secondo il nostro autore è necessario riscattare quello che lui
chiama la ragione cordiale, che è il fondamento dell’etica e della
spiritualità. È il cuore cordiale che ci permette di andare oltre la ragione
analitica, che è alla base della spiritualità teista.
Il principio
cosmologico dell’auto-organizzazione dell’Universo sta operando in ciascuna
delle parti del Tutto. Sena nome e senza immagine. Dio è il nome che le
religioni hanno trovato per liberarlo dall’anonimato e inserirlo nella nostra
coscienza e nella nostra celebrazione. È un nome del Mistero, un’espressione
della nostra venerazione. Sta nel cuore dell’Universo. L’essere umano lo
percepisce nel suo cuore con entusiasmo (Boff, p. 115).
Secondo
Boff, la mentalità che attualmente esprime meglio questa nuova sensibilità
spirituale post-teista è quella ecologica. In effetti, il paradigma post-teista
aiuta meglio di quello teista a comprendere la realtà, mostrando come, a
differenza della mentalità teista che incentivava una spiritualità incentrata
sul soggetto, trascurando ogni riferimento al cosmo e alla natura, tutto è interconnesso
e come Dio sia presente in tutte le cose.
Il
teologo irlandese Diarmuid O’Murchu parla di orizzonte cosmico della
spiritualità emergente[3], e questo perché la
spiritualità è divenuta progressivamente un campo di studio interdisciplinare
in cui la cosmologia ha avuto un maggior impatto rispetto alle altre
discipline. Il paradigma post-teista apre non solo le porte ad una sensibilità
spirituale più attenta all’ecologia, ma anche alle questioni di genere. Ne sono
testimonianza i lavori della teologa brasiliana Ivone Gebara[4] e della teologa
statunitense che da più di trent’anni lavora in Cile: Mary Judith Ress[5]. Secondo Gebara, il teismo
ha contribuito a creare un processo di maschilizzazione della Terra Madre e
questo è dovuto anche al fatto che la natura è sempre stata considerata come un
luogo e “come luogo è divenuta oggetto piegato all’uso e al potere umano
razionale”[6]. Il paradigma post-teista
può contribuire a destrutturare la cultura patriarcale che ha utilizzato il
teismo per esprimere una religiosità e una spiritualità che ha generato
disuguaglianze e, di conseguenza, violenze di genere. Su questa stessa linea di
riflessione e accogliendo le istanze riportate sopra, Mary Judith Ress arriva
ad affermare che è proprio la prospettiva dell’interdipendenza di tutte le
cose, sostenuta anche dall’ecofemminismo, che sarà possibile recuperare la nostra
dimensione mistica e sciamanica. “Siamo parte del processo evolutivo cosmico –
afferma Ress – e da qui viene la nostra creatività. Da qui allineiamo la nostra
coscienza alla coscienza dell’universo, che è molto, molto più grande della
specie umana”[7].
Sempre
in questo cammino di ricerca, il teologo spagnolo Arregi parla di spiritualità
transteista. Ponendosi sull’onda della famosa profezia nietzschiana
dell’annuncio della morte di Dio, a suo modo di vedere grazie a questa “morte”
sarà possibile tornare ad incontrare Dio. Dal Dio tesista troppo ideologizzato,
nell’epoca post-teista che stiamo vivendo, si avrà la possibilità di riscoprire
il Dio che si manifesta nella Realtà. “L’umanità se vuole essere quello che è e
vivere davvero, dovrà cercare un nuovo modo di lasciarsi abitare più
profondamente dal Soffio Vitale, lo spirito universale che la anima in
comunione con tutti gli esseri”[8]. Secondo Arregi, esiste un
cammino di ritorno al Mistero o al Silenzio che è iniziato già all’interno
delle stesse religioni sin dall’origine. La spiritualità transteista è il
destino del nostro tempo e ciò vale sia per chi ancora segue una religione e
chi ha ormai da tempo abbandonato ogni tipo di religione. Il dato interessante,
secondo Arregi, sta nella scoperta che la spiritualità transteista non sorge
dopo quella teista ma, addirittura la precede e l’accompagna. Nel saggio che
stiamo analizzando, Arregi ripercorre da un punto di vista storico il cammino
delle religioni, mostrando come spesso nasca all’interno delle religioni una
sorta di percorso opposto. Mentre le religioni con il passare dei secoli si
trasformano in istituzioni con codici e regole fisse e sempre più rigide,
sviluppando un pensiero di tipo dogmatico, proprio al loro interno, come
critica e reazione:
sono sorti potenti movimenti
spirituali di riforma: una spiritualità mistica oltre il dogma e il tempio, una
spiritualità etica di fronte al culto e alla dottrina, una spiritualità
profetica-politica del Dio Unico oltre ogni immagine umana particolare e ogni
alleanza tra la corte e il clero. Nel seno di diverse filosofie e religioni è
emersa un’intensa aspirazione all’Uno senza nome” (Arregi, p. 102).
La fine del teismo prodotto in modo
particolare dalle rivoluzioni scientifiche e dalla potenza dei mezzi di
comunicazione, non significa la fine della spiritualità, ma solo di quel tipo
di spiritualità venutasi a creare dal paradigma teista. C’è un processo di
liberazione in atto, frutto del nuovo paradigma post-teista, che non
attribuisce più nomi specifici al Mistero, ma lo percepisce come Soffio vitale,
Spirito, Energia, Realtà. Liberarsi dalle forme illusorie del pensiero, che è
un processo tipico della cultura occidentale, permetterà all’umanità, secondo
Arregi, a scoprirsi “uno con l’Assoluto e, pertanto, con l’Essere profondo di
tutto ciò che è” (Arregi, p. 106).
C’è un ultimo aspetto che mi sembra
importante sottolineare in questa ricerca di una spiritualità transteista
proposta da Arregi. L’autore si chiede come mai viene manifestata tanta
resistenza dinanzi alla proposta di una mistica cristiana transteista. Tale
resistenza non si percepisce in altri contesti religiosi. È strana
l’opposizione che viene fatta tra il Dio impersonale della mistica indù e il
Dio personale della mistica cristiana. Secondo Arregi è una mera costruzione
della mente umana. Infatti, i contenuti della spiritualità universale sono la
profondità dello sguardo, ampiezza della coscienza, la comunione dei viventi
nella fonte comune della vita: qui non c’è contrapposizione tra religioni, ma
sentire spirituale comune. Lo stesso si può dire per l’esperienza dell’Infinito
nella tradizione monoteista giudaico-cristiana e mussulmana, che: “c’invitano,
oggi più che mai, a superare tale opposizione, quelle pretese di verità
assoluta che tanto profondamente arrecano danno alla vita” (Arregi, p. 111). Valgono
allora, come conclusione del percorso proposto da Arregi, le riflessioni del
teologo del XIV secolo d. C. Maestro Eckart, indicato come antesignano della
spiritualità transteista, il quale invitava a liberarsi di “Dio” per liberarsi
in Dio, con o senza nome, “per essere uno con tutto l’Uno, per promuovere la
liberazione universale in un mondo che geme” (Arregi, p. 113).
[1] Cfr. boff, l. Il Tao della liberazione,
Roma: Fazi Editore, 2014.
[2] boff, l. «Il
Dio che sorge nel processo della cosmogenesi» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Il cosmo come
rivelazione. Una nuova storia sacra per l’umanità. Verona: Gabrielli, 20224,
p. 105.
[3] diarmuid o’murchu. «Orizzonti dello
spirito nel XXI secolo» in: fanti, c.
vigil, j.m. (a cura di), Il cosmo come rivelazione. Cit. p. 179.
[4] gebara, i. «Un contributo
dell’ecofemminismo teologico a una migliore convivenza planetaria» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Il
cosmo come rivelazione. Cit. p. 137-162.
[5] ress, m.j. «Da una prospettiva
ecofemminista. Re-immaginando la Sapienza che ci sostiene» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Oltre
Dio. Cit. p. 227-246.
[6] gebara, i. «Un contributo dell’ecofemminismo
teologico a una migliore convivenza planetaria» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Il cosmo come
rivelazione. Cit. p. 142.
[7] ress, m.j. «Da una prospettiva ecofemminista.
Re-immaginando la Sapienza che ci sostiene» in: fanti,
c. vigil, j.m. (a cura di), Oltre Dio. Cit. p. 228.
[8] arregi, t. «Dio al di là di “dio” o del
teismo. Riflessioni teologiche in prospettiva storica» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Oltre
Dio, cit. p. 102.
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