venerdì 12 gennaio 2024

Una nuova spiritualità post-teista

 






 

Paolo Cugini

La prospettiva inaugurata dal nuovo paradigma post-teista, non muta solo il modo di intendere Dio, ma anche il modo d’intendere la spiritualità. Se Dio non abita più in cielo perché, come abbiamo visto, viene superato il dualismo cielo e terra, come chiamare d’ora innanzi Dio, con che nome? Ancora. Se esisteva ed esiste tutt’ora, una spiritualità teista, è possibile parlare di una spiritualità post-teista o trans-teita? Sono domande importanti che hanno già trovato alcune risposte e che ora cercheremo di conoscere.

Secondo il teologo della Liberazione Leonardo Boff, che ha dedicato molti anni di studio al nuovo paradigma scientifico in una prospettiva teologica[1], l’uscita da una visione dualista della realtà comporta l’assunzione del paradigma scientifico, che ci mostra come tutto sia relazionato con tutto. La legge universale dell’Universo è la cooperazione di tutti con tutti, in altre parole, la connettività. “Tale interdipendenza – sostiene Boff – e tale solidarietà cosmica rendono tutti complementari gli uni agli altri. Nulla è superfluo, nulla viene escluso”[2]. In questo modo di percepire il mondo c’è una profonda spiritualità che tende verso l’unità. Boff parla di spirito dell’Universo che è alla base di tutte le relazioni e interconnessioni e, soprattutto, è responsabile dell’unità del Tutto. Questo processo di unificazione percepibile nell’Universo è iniziato a realizzarsi dal primissimo momento dopo il Big Bang, quando gli elementi primordiali sono entrati in relazione tra loro.

Sono gli embrioni dello spirito che hanno cominciato ad emergere. Per questo lo spirito germinale presenta la stessa ancestralità dell’Universo: è nell’Universo prima ancora di essere in noi. Perché sono sempre interconnessi, tutti gli elementi sono portatori, a modo loro, dello spirito (Boff, p. 105).

Il principio di relazionalità funziona allo stesso modo in una montagna come in qualsiasi essere vivente, compreso l’uomo e la donna. Si può pensare a gradualità differenti, ma l’idea che tutto è interconnesso ci conduce a pensare che ogni organismo vive in relazione con gli altri. Percepire lo spirito dell’Universo significa entrare all’interno di un cammino che ci fa sentire in relazione con tutti a tutti i livelli. Questa cosmovisione, infatti, ci obbliga a pensare alla realtà non come una macchina, ma come un organo vivo, impastato di energia e noi stessi siamo imbevuti di energia vitale, spirituale, cosmica. Questa energia che ci rende vivi “è l’altro nome di Dio, o dello Spirito Creatore e Vivificatore” (Boff, p. 114). La comprensione della realtà così intesa dà origine, secondo Boff, ad una spiritualità, perché: “abbracciare il mondo significa abbracciare Dio, il quale si nasconde ed emerge in ogni essere” (Boff, p. 114). Secondo il nostro autore è necessario riscattare quello che lui chiama la ragione cordiale, che è il fondamento dell’etica e della spiritualità. È il cuore cordiale che ci permette di andare oltre la ragione analitica, che è alla base della spiritualità teista.

Il principio cosmologico dell’auto-organizzazione dell’Universo sta operando in ciascuna delle parti del Tutto. Sena nome e senza immagine. Dio è il nome che le religioni hanno trovato per liberarlo dall’anonimato e inserirlo nella nostra coscienza e nella nostra celebrazione. È un nome del Mistero, un’espressione della nostra venerazione. Sta nel cuore dell’Universo. L’essere umano lo percepisce nel suo cuore con entusiasmo (Boff, p. 115).

Secondo Boff, la mentalità che attualmente esprime meglio questa nuova sensibilità spirituale post-teista è quella ecologica. In effetti, il paradigma post-teista aiuta meglio di quello teista a comprendere la realtà, mostrando come, a differenza della mentalità teista che incentivava una spiritualità incentrata sul soggetto, trascurando ogni riferimento al cosmo e alla natura, tutto è interconnesso e come Dio sia presente in tutte le cose.

Il teologo irlandese Diarmuid O’Murchu parla di orizzonte cosmico della spiritualità emergente[3], e questo perché la spiritualità è divenuta progressivamente un campo di studio interdisciplinare in cui la cosmologia ha avuto un maggior impatto rispetto alle altre discipline. Il paradigma post-teista apre non solo le porte ad una sensibilità spirituale più attenta all’ecologia, ma anche alle questioni di genere. Ne sono testimonianza i lavori della teologa brasiliana Ivone Gebara[4] e della teologa statunitense che da più di trent’anni lavora in Cile: Mary Judith Ress[5]. Secondo Gebara, il teismo ha contribuito a creare un processo di maschilizzazione della Terra Madre e questo è dovuto anche al fatto che la natura è sempre stata considerata come un luogo e “come luogo è divenuta oggetto piegato all’uso e al potere umano razionale”[6]. Il paradigma post-teista può contribuire a destrutturare la cultura patriarcale che ha utilizzato il teismo per esprimere una religiosità e una spiritualità che ha generato disuguaglianze e, di conseguenza, violenze di genere. Su questa stessa linea di riflessione e accogliendo le istanze riportate sopra, Mary Judith Ress arriva ad affermare che è proprio la prospettiva dell’interdipendenza di tutte le cose, sostenuta anche dall’ecofemminismo, che sarà possibile recuperare la nostra dimensione mistica e sciamanica. “Siamo parte del processo evolutivo cosmico – afferma Ress – e da qui viene la nostra creatività. Da qui allineiamo la nostra coscienza alla coscienza dell’universo, che è molto, molto più grande della specie umana”[7].

Sempre in questo cammino di ricerca, il teologo spagnolo Arregi parla di spiritualità transteista. Ponendosi sull’onda della famosa profezia nietzschiana dell’annuncio della morte di Dio, a suo modo di vedere grazie a questa “morte” sarà possibile tornare ad incontrare Dio. Dal Dio tesista troppo ideologizzato, nell’epoca post-teista che stiamo vivendo, si avrà la possibilità di riscoprire il Dio che si manifesta nella Realtà. “L’umanità se vuole essere quello che è e vivere davvero, dovrà cercare un nuovo modo di lasciarsi abitare più profondamente dal Soffio Vitale, lo spirito universale che la anima in comunione con tutti gli esseri”[8]. Secondo Arregi, esiste un cammino di ritorno al Mistero o al Silenzio che è iniziato già all’interno delle stesse religioni sin dall’origine. La spiritualità transteista è il destino del nostro tempo e ciò vale sia per chi ancora segue una religione e chi ha ormai da tempo abbandonato ogni tipo di religione. Il dato interessante, secondo Arregi, sta nella scoperta che la spiritualità transteista non sorge dopo quella teista ma, addirittura la precede e l’accompagna. Nel saggio che stiamo analizzando, Arregi ripercorre da un punto di vista storico il cammino delle religioni, mostrando come spesso nasca all’interno delle religioni una sorta di percorso opposto. Mentre le religioni con il passare dei secoli si trasformano in istituzioni con codici e regole fisse e sempre più rigide, sviluppando un pensiero di tipo dogmatico, proprio al loro interno, come critica e reazione:

sono sorti potenti movimenti spirituali di riforma: una spiritualità mistica oltre il dogma e il tempio, una spiritualità etica di fronte al culto e alla dottrina, una spiritualità profetica-politica del Dio Unico oltre ogni immagine umana particolare e ogni alleanza tra la corte e il clero. Nel seno di diverse filosofie e religioni è emersa un’intensa aspirazione all’Uno senza nome” (Arregi, p. 102).

La fine del teismo prodotto in modo particolare dalle rivoluzioni scientifiche e dalla potenza dei mezzi di comunicazione, non significa la fine della spiritualità, ma solo di quel tipo di spiritualità venutasi a creare dal paradigma teista. C’è un processo di liberazione in atto, frutto del nuovo paradigma post-teista, che non attribuisce più nomi specifici al Mistero, ma lo percepisce come Soffio vitale, Spirito, Energia, Realtà. Liberarsi dalle forme illusorie del pensiero, che è un processo tipico della cultura occidentale, permetterà all’umanità, secondo Arregi, a scoprirsi “uno con l’Assoluto e, pertanto, con l’Essere profondo di tutto ciò che è” (Arregi, p. 106).

C’è un ultimo aspetto che mi sembra importante sottolineare in questa ricerca di una spiritualità transteista proposta da Arregi. L’autore si chiede come mai viene manifestata tanta resistenza dinanzi alla proposta di una mistica cristiana transteista. Tale resistenza non si percepisce in altri contesti religiosi. È strana l’opposizione che viene fatta tra il Dio impersonale della mistica indù e il Dio personale della mistica cristiana. Secondo Arregi è una mera costruzione della mente umana. Infatti, i contenuti della spiritualità universale sono la profondità dello sguardo, ampiezza della coscienza, la comunione dei viventi nella fonte comune della vita: qui non c’è contrapposizione tra religioni, ma sentire spirituale comune. Lo stesso si può dire per l’esperienza dell’Infinito nella tradizione monoteista giudaico-cristiana e mussulmana, che: “c’invitano, oggi più che mai, a superare tale opposizione, quelle pretese di verità assoluta che tanto profondamente arrecano danno alla vita” (Arregi, p. 111). Valgono allora, come conclusione del percorso proposto da Arregi, le riflessioni del teologo del XIV secolo d. C. Maestro Eckart, indicato come antesignano della spiritualità transteista, il quale invitava a liberarsi di “Dio” per liberarsi in Dio, con o senza nome, “per essere uno con tutto l’Uno, per promuovere la liberazione universale in un mondo che geme” (Arregi, p. 113).

 



[1] Cfr. boff, l. Il Tao della liberazione, Roma: Fazi Editore, 2014.

[3] diarmuid o’murchu. «Orizzonti dello spirito nel XXI secolo» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Il cosmo come rivelazione. Cit. p. 179.

[4] gebara, i. «Un contributo dell’ecofemminismo teologico a una migliore convivenza planetaria» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Il cosmo come rivelazione. Cit. p. 137-162.

[5] ress, m.j. «Da una prospettiva ecofemminista. Re-immaginando la Sapienza che ci sostiene» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Oltre Dio. Cit. p. 227-246.

[6] gebara, i. «Un contributo dell’ecofemminismo teologico a una migliore convivenza planetaria» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Il cosmo come rivelazione. Cit. p. 142.

[7] ress, m.j. «Da una prospettiva ecofemminista. Re-immaginando la Sapienza che ci sostiene» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Oltre Dio. Cit. p. 228.

[8] arregi, t. «Dio al di là di “dio” o del teismo. Riflessioni teologiche in prospettiva storica» in: fanti, c. vigil, j.m. (a cura di), Oltre Dio, cit. p. 102. 

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