Paolo
Cugini
Venerdì
8 giugno 2018 il Vaticano ha emanato il documento
preparatorio per il sinodo sull’Amazzonia dal titolo: “Amazonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.
Sin dall’introduzione c’è la presa di coscienza che nella foresta amazzonica,
di vitale importanza per il pianeta, si è scatenata una profonda crisi causata
da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una «cultura dello scarto»
(LS 16) e una mentalità estrattivista. Oltre a ciò, viene sottolineata la
diversità non solo di bioma ma anche di culture e tradizioni religiose, che
spesso vengono calpestate e che occorre apprendere a tenere in considerazione.
Come solitamente vengono strutturati i documenti della Chiesa Latinoamericana,
anche questo segue il metodo del: vedere, giudicare e agire.
I.
VEDERE
1.
Il
territorio. Il bacino amazzonico rappresenta una delle
più grandi riserve di biodiversità. Si tratta di più di sette milioni e mezzo
di chilometri quadrati, con nove Paesi che si spartiscono questo grande bioma.
Per questo motivo si deve parlare di diversi tipi di Amazzonie il cui
denominatore unico è l’acqua e, in modo particolare, il rio delle Amazzoni.
2. Varietà socio-culturale. l’Amazzonia
è una regione in cui vivono e convivono popoli e culture diverse, con
differenti stili di vita. Per una questione di sopravvivenza la popolazione ha
appreso ad addensarsi sulle rive dei fiumi, dedicandosi soprattutto alla pesca.
A causa delle colonizzazione molti popoli dovettero fuggire all’interno per
poter sopravvivere. Questi popoli vigilano sui fiumi e hanno cura della terra,
nello stesso modo in cui la terra ha cura di loro. Sono i custodi della foresta
e delle sue risorse. Gli interessi economici delle grandi multinazionali hanno
devastato negli anni ampi territori, contaminando con agrotossici fiumi e
laghi. Altro fattore di preoccupazione sociale è il grande traffico di droga. Anche
le città si caratterizzano per le disuguaglianze sociali. La povertà che si è
prodotta lungo la storia ha ingenerato rapporti di sottomissione, di violenza
politica e istituzionale, aumento del consumo di alcool e di droghe. Il 70-80%
della popolazione amazzonica risiede in città. Molti di questi indigeni non
hanno documenti o sono irregolari, rifugiati, abitanti delle rive dei fiumi o
appartengono ad altre categorie di persone vulnerabili. Di conseguenza cresce
in tutta l’Amazzonia un atteggiamento xenofobo e di criminalizzazione verso i
migranti e i profughi. La crescita smisurata delle attività di disboscamento ed
estrattive ha impoverito la regione danneggiando la ricchezza ecologica.
3.
Identità
dei popoli indigeni. Nei nove Paesi che compongono la regione
panamazzonica si registra la presenza di circa tre milioni di indigeni, che
rappresentano quasi 390 popoli e nazionalità differenti. Inoltre esistono nel
territorio, secondo dati delle istituzioni specializzate della Chiesa (per
esempio il Consiglio Indigeno Missionario del Brasile) e altre, fra i 110 e i
130 Popoli Indigeni in Isolamento Volontario (PIAV) o “popoli liberi”. In
aggiunta, negli ultimi tempi, sta facendo la sua comparsa una nuova categoria
costituita dagli indigeni che vivono nel tessuto urbano, alcuni dei quali
restano riconoscibili mentre altri in quel contesto tendono a dissolversi e per
questo sono chiamati “invisibili”.
4.
Memoria
storica ecclesiale. L’inizio della memoria storica della
presenza della Chiesa in Amazzonia si può situare nello scenario dell’occupazione
coloniale della Spagna e del Portogallo. L’incorporazione dell’immenso
territorio amazzonico nella società coloniale e il suo successivo passaggio di
proprietà agli Stati nazionali è un lungo processo durato più di quattro secoli.
Ciò che spaventa è che fino a oggi, dopo 500 anni dalla conquista, dopo
all’incirca 400 anni di missione ed evangelizzazione organizzata e dopo 200
anni dall’emancipazione dei Paesi che compongono la Panamazzonia, le tendenze
di sfruttamento continuano a svilupparsi sul territorio e tra i suoi abitanti,
vittime oggi di un neocolonialismo feroce, «mascherato da progresso». Le culture precolombiane hanno offerto al
cristianesimo iberico che accompagnava i conquistatori molteplici ponti e
possibili elementi di contatto, «come l’apertura all’azione di Dio, il senso
della gratitudine per i frutti della terra, il carattere sacro della vita umana
e la valorizzazione della famiglia, il senso di solidarietà e di
corresponsabilità nel lavoro comune, l’importanza del culto, il credere in una
vita ultraterrena e tanti altri valori».
5.
Giustizia
e diritti dei popoli. La cultura imperante del consumo e dello
scarto trasforma il pianeta in una grande discarica. La minaccia contro i
territori amazzonici «viene anche dalla perversione di certe politiche che
promuovono la “conservazione” della natura senza tenere conto dell’essere umano
e, in concreto, di voi fratelli (e sorelle) amazzonici che la abitate. La
situazione del diritto al territorio dei popoli indigeni in Panamazzonia ruota
intorno a una problematica costante, quella della mancata regolarizzazione
delle terre e del mancato riconoscimento della loro proprietà ancestrale e
collettiva. Proteggere i popoli indigeni e i loro territori è un’esigenza etica
fondamentale e un impegno fondamentale per i diritti umani. Per la Chiesa ciò
si trasforma in un imperativo morale coerente con la visione di ecologia
integrale di Laudato Si.
6. Spiritualità e saggezza.
Per i popoli indigeni dell’Amazzonia, il “buon vivere” esiste quando si vive in
comunione con gli altri, con il mondo, con gli esseri circostanti e con il
Creatore. I popoli indigeni, infatti, vivono all’interno della casa che Dio
stesso ha creato e ha dato loro in dono: la Terra. Le loro diverse spiritualità
e credenze li portano a vivere una comunione con la terra, l’acqua, gli alberi,
gli animali, con il giorno e con la notte. I vecchi saggi, chiamati
indistintamente – fra l’altro – payés, mestres, wayanga o chamanes , hanno a
cuore l’armonia delle persone tra loro e con il cosmo. Tutti costoro «sono
memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della
Casa Comune» (Fr. PM). Gli indigeni amazzonici cristiani comprendono la
proposta del “buon vivere” come vita piena nel segno della collaborazione
all’edificazione del Regno di Dio. Questo buon vivere potrà essere raggiunto
solo quando si realizzerà il progetto comunitario in difesa della vita, del
mondo e di tutti gli esseri viventi.
II. DISCERNERE. VERSO UNA CONVERSIONE
PASTORALE ED ECOLOGICA
1.
Annunciare
il Vangelo di Gesù in Amazzonia: dimensione biblico-teologico. Ogni
realtà creata esiste per la vita e tutto quello che conduce alla morte si
oppone alla volontà divina. In secondo luogo, Dio stabilisce un rapporto di
comunione con l’essere umano «creato a sua immagine e somiglianza» (Gen 1,26),
al quale affida la salvaguardia della creazione (cf. Gen 1,28; 2,15). Allo
stesso tempo, i racconti biblici testimoniano che nella creazione ferita è
piantato il germoglio della promessa e il seme della speranza, perché Dio non
abbandona l’opera delle sue mani. La provvidenza del Padre e la bontà della
creazione raggiungono il loro culmine nel mistero dell’incarnazione del Figlio
di Dio, che si fa vicino e stringe in un abbraccio tutte le situazioni umane,
ma soprattutto quelle dei più poveri. La Pasqua porta a compimento il progetto
di una “nuova creazione” (cf. Ef 2,15; 4,24), rivelando che Cristo è la Parola
creatrice di Dio (cf. Gv 1,1-18) e che «tutte le cose sono state create per
mezzo di Lui e in vista di Lui» (Col 1,16). La tensione fra il “già” e il “non
ancora” coinvolge la famiglia umana e il mondo intero: «L’ardente aspettativa
della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
2.
Annunciare
il Vangelo di Gesù in Amazzonia: dimensione sociale. L’opera
evangelizzatrice di ricevere e trasmettere l’amore di Dio comincia con il
desiderio, la ricerca e il prendersi cura degli altri (cf. EG 178). Pertanto,
l’evangelizzazione implica l’impegno in favore dei nostri fratelli e delle
nostre sorelle, per migliorare la vita comunitaria e così «rendere presente nel
mondo il Regno di Dio» (EG 176), promovendo nel e per tutto il mondo (cf. Mc
16,15) non una «carità à la carte » (EG 180), ma un vero sviluppo integrale,
cioè per tutte le persone e per tutta la persona. Già nelle storie bibliche
della creazione emerge l’idea che l’esistenza umana si caratterizza per tre
relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con
il prossimo e quella con la terra. Per questo l’opera dell’evangelizzazione ci
invita a lavorare contro le disuguaglianze sociali e la mancanza di solidarietà
mediante la promozione della carità e della giustizia. Questa dimensione
sociale – e in ultima analisi cosmica – della missione evangelizzatrice è
particolarmente rilevante nel territorio amazzonico, nel quale
l’interconnessione fra vita umana, ecosistemi e vita spirituale è stata e
continua a essere chiara per la maggior parte dei suoi abitanti.
3.
Annunciare
il Vangelo di Gesù in Amazzonia: dimensione ecologica
«Il Regno che viene anticipato e cresce tra di noi riguarda tutto» (EG 181),
ricordandoci che «tutto nel mondo è intimamente connesso» (LS 16) e che
pertanto «il principio del discernimento» dell’evangelizzazione è collegato a
un processo integrale di sviluppo umano (cf. EG 181). Questo processo si
caratterizza per un paradigma relazionale denominato ecologia integrale, che
articola fra loro i vincoli fondamentali che rendono possibile un vero
sviluppo. Il primo grado di articolazione per un autentico progresso è il
vincolo intrinseco fra l’elemento sociale e l’elemento ambientale. Riconoscere
il territorio amazzonico come bacino, al di là delle frontiere tra i Paesi,
aiuta ad avere uno sguardo integrale sulla regione, essenziale per la
promozione di uno sviluppo e di una ecologia integrali. Pertanto, il processo
di evangelizzazione della Chiesa in Amazzonia non può prescindere dalla
promozione e dalla cura del territorio (natura) e dei suoi popoli (culture).
Per questo, ha bisogno di stabilire ponti che possano articolare i saperi
ancestrali con le conoscenze contemporanee (cf. LS 143-146), particolarmente
quelle che riguardano l’utilizzo sostenibile del territorio e uno sviluppo
coerente con i sistemi di valori e con le culture dei popoli che abitano questi
luoghi, da riconoscere come loro autentici custodi, e in definitiva come loro
proprietari. L’ecologia integrale c’invita ad una conversione integrale. Questa
conversione non può essere solo personale, ma deve tradursi. in comportamenti
sociali.
4.
Annunciare
il Vangelo di Gesù nell’Amazzonia: dimensione sacramentale. Uno
sguardo ecclesiale contemplativo e una pratica sacramentale coerente sono le
chiavi per l’evangelizzazione dell’Amazzonia. Nell’Eucaristia la comunità
celebra un amore cosmico, in cui gli esseri umani, accanto al Figlio di Dio
incarnato e a tutta la creazione, rendono grazie a Dio per la vita nuova in
Cristo resuscitato (cf. LS 236). In questo modo, l’Eucaristia costituisce la
comunità, una comunità pellegrina festiva che diventa «fonte di luce e di
motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere
custodi di tutto il creato».
5.
Annunciare
il Vangelo di Gesù nell’Amazzonia: dimensione ecclesiale-missionaria.
In questo ascolto reciproco tra il Papa (e le autorità ecclesiali) e gli
abitanti del popolo amazzonico si alimenta e si rafforza il sensus fidei del
Popolo e cresce il suo essere ecclesiale: «Abbiamo bisogno di esercitarci
nell’arte di ascoltare, che è più che sentire». L’Assemblea Speciale per la
Regione Panamazzonica ha bisogno di un grande esercizio di ascolto reciproco,
specialmente di un ascolto tra il Popolo fedele e le autorità magisteriali
della Chiesa. Una delle cose principali da ascoltare è il gemito «di migliaia
di comunità private dell’Eucaristia domenicale per lunghi periodi».
III.
AGIRE. NUOVI CAMMINI PER UNA CHIESA DAL VOLTO AMAZZONICO
1.
Chiesa
dal volto amazzonico. «Essere Chiesa è essere Popolo di Dio», incarnato
«nei popoli della terra» e nelle loro culture (EG 115). L’universalità o
cattolicità della Chiesa si trova dunque arricchita mediante «la bellezza di
questo volto pluriforme» (NMI 40) delle diverse manifestazioni delle Chiese
particolari e delle loro culture. La Chiesa è chiamata ad approfondire la sua
identità mettendosi in relazione con le realtà dei territori in cui vive e ad
accrescere la propria spiritualità ponendosi in ascolto della saggezza dei
popoli che la compongono. Così, rivolgendo l’attenzione alla realtà locale e
alla diversità delle microstrutture concrete della regione, la Chiesa si
rafforza costituendosi come un’alternativa di fronte alla globalizzazione
dell’indifferenza e alla logica uniformizzante incentivata da tanti mezzi di
comunicazione, così come a un modello economico che non è solito rispettare i
popoli amazzonici e i loro territori.
2.
Dimensione
profetica. Bisogna superare la miopia, la frettolosità e le
soluzioni di corto raggio. È necessario mantenere una prospettiva globale e
andare oltre gli interessi propri o particolari, per poter condividere ed
essere responsabili di un progetto comune e globale. I popoli amazzonici, nella
loro concezione dialogica della vita sociale, sono mossi dallo Spirito Santo.
Per questo Papa Francesco ha affermato che «è necessario che tutti ci lasciamo
evangelizzare da loro» e dalle loro culture, e che il compito della nuova
evangelizzazione richiede di «prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause,
ma anche [siamo chiamati] ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e
ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di
loro» (EG 198). Di conseguenza, i loro insegnamenti potrebbero indicare la
direzione delle priorità per i nuovi cammini della Chiesa in Amazzonia.
3.
Ministeri
dal volto amazzonico. I nuovi cammini per la pastorale
dell’Amazzonia esigono di «rilanciare l’opera delle Chiesa» (DAp 11) nel
territorio e di approfondire il «processo di inculturazione» (EG 126), che
domanda alla Chiesa amazzonica di avanzare proposte «coraggiose», fatte con
«audacia» e «senza paura», come ci chiede Papa Francesco. Il profilo profetico
della Chiesa si mostra oggi attraverso il suo profilo ministeriale
partecipativo, capace di rendere i popoli indigeni e le comunità amazzoniche i
«principali interlocutori» (LS 146) all’interno di tutte le questioni pastorali
e socio-ambientali del territorio. E’ urgente valutare e ripensare i ministeri
che oggi sono necessari per rispondere agli obiettivi di «una Chiesa con un
volto amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno» (Fr. PM). Una priorità è
quella di precisare i contenuti, i metodi e gli atteggiamenti di una pastorale
inculturata, capace di rispondere alle grandi sfide del territorio. Un’altra
priorità è quella di proporre nuovi ministeri e servizi per i diversi agenti
pastorali, che rispondano ai compiti e alle responsabilità della comunità. In
questa linea, occorre individuare quale tipo di ministero ufficiale possa
essere conferito alla donna, tenendo conto del ruolo centrale che le donne
rivestono oggi nella Chiesa amazzonica. È altresì necessario sostenere il clero
indigeno e nativo del territorio, valorizzandone l’identità culturale e i
valori propri. Infine, bisogna progettare nuovi cammini affinché il Popolo di
Dio possa avere un accesso migliore e frequente all’Eucaristia, centro della
vita cristiana (cf. DAp 251).
4.
Nuovi
cammini. C’è bisogno di una spiritualità di comunione fra i
missionari autoctoni e quelli che vengono da fuori, per imparare insieme ad
accompagnare le persone, ascoltando le loro storie, partecipando ai loro
progetti di vita, condividendo la loro spiritualità e facendo proprie le loro
lotte. Una spiritualità con lo stile di Gesù: semplice, umano, dialogante,
samaritano, che permetta di celebrare la vita, la liturgia, l’Eucaristia, le
feste, sempre rispettando i ritmi propri di ogni popolo. Incoraggiare lo
sviluppo di una Chiesa dal volto amazzonico implica, per i missionari, la
capacità di scoprire i semi e i frutti del Verbo già presenti nella concezione
del mondo dei popoli della regione. Per fare questo è necessario assicurare una
presenza stabile e conoscere la lingua autoctona, la cultura e l’esperienza
spirituale di quei popoli. Soltanto così la Chiesa potrà rendere presente tra
di essi la vita di Cristo.
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