FONDAZIONE MIGRANTES
ENZO
BIEMMI
Roma 12 settembre 2020
Sintesi: Paolo
Cugini
Attraverso
una vita donata al Vangelo provo a dire ciò in cui credo.
1.Il
cambiamento d’epoca e la figura di un cristianesimo di libertà e di scelta. È finito
per il cristianesimo nella sua forma sociologica, quel cristianesimo nel quale
non si poteva essere nient’altro che cristiani.
Tre passaggi:
1.
Si diventa cristiani
2.
Si nasce cristiani e non si può non esserlo
3.
Non si nasce più cristiani, si può diventarlo
Ci sono altre forme per vivere bene la propria
vita. La vita cristiana torna al suo statuto originario di proposta libera. La
cultura attuale trasmette la libertà religiosa. La risposta negativa è quello
della nostalgia: moltiplicare le azioni per riportare la situazione a quando il
cristianesimo era la maggioranza. Oggi abbiamo l’opportunità di offrire il
Vangelo come scelta.
2. Siamo una
minoranza, ma gioiosa. In questo contesto plurale siamo tornati ad
essere quello che eravamo all’inizio. Minoranza gioiosa. Dopo la
monocultura, l’appello dello Spirito è quello di abitare la biodiversità
culturale e religiosa. Recuperare lo spirito della lettera a Diogneto. Il
problema del cristianesimo è quello di decidere quale minoranza vogliamo
essere. Non siamo una setta, un rifugio rispetto alla complessità della storia.
Non vogliamo essere una minoranza contro, prigioniera del risentimento. È la
tentazione più forte per chi è stato a lungo una maggioranza.
Siamo
chiamati ad essere una minoranza a favore, inserendo una profezia, una differenza
che segnala che il Vangelo può donare qualcosa agli uomini e alle donne di
oggi.
Il cristianesimo
della grazia. Gesù è il salvatore di tutti. Lo Spirito Santo comunque è incluso
in tutti i cuori. La fede come adesione esplicita non condizione l’amore dello
Spirito e non è necessario per la salvezza. Lo spirito non è legato ai
sacramenti.
Gaudium
et spes 22: Cristo è morto per tutti. Dobbiamo ritenere che lo Spirito
Santo lavora per entrare in contatto con tutti con il mistero pasquale.
3.La fede
cristiana è in se stessa nell’ordine del non necessario per
quanto riguarda la salvezza. La gente non la ritiene più necessaria per vivere.
È Dio stesso che in Cristo Gesù ha deciso di rendersi non necessario. È in sé disponibile
senza mai imporsi e non condiziona la risposta. Ha donato a tutti lo Spirito. Ciò
che è necessario a tutti alla salvezza è l’amore, la carità. Non saremo
giudicati sulla fede ma sull’amore. In tutti e tutte c’è una grazia prima o una
fede elementare, una fede pratica, fede di seconda mano e che in qualcuno, per
una grazia seconda (Gv 1,17) di aver incontrato il Signore Gesù. Oppure la fede
del discepolo o la fede confessante. Qualcuno. Gesù nel Vangelo ha 12 apostoli,
delle discepole e tante persone che lo seguono. Non c’è una sola forma di
vivere la fede. Testimoniare la fede in un contesto secolarizzato segnato
dalla pluralità dai percorsi umani. Una fede fatta passare come necessaria non
ha più senso oggi. Il vangelo ci precede.
4. La
necessità dell’evangelizzazione. Si può vivere senza incontrare la
perla rara, ma quando la s’incontra cambia la vita. Non possiamo rinunciare ad
annunciare il Vangelo. L’evangelizzazione è necessaria:
a.
Per noi stessi che abbiamo ricevuto la grazia
seconda. Siamo nello spazio dell’esigenza intrinseca.
b.
1 Gv: perché la nostra gioia sia piena. Manca
qualcosa alla nostra gioia finché questo non è condiviso.
c.
EG: perché non è la stessa cosa aver
conosciuto Gesù o non conoscerlo. È per questo che noi evangelizziamo.
5. il
Vangelo come grazia di umanità. Arriviamo e Dio è già li. La fede cristiana
è un dono a tutti per diventare più umani e rendere più umano il mondo. Al
centro del credo c’è un’affermazione: per noi uomini e per la nostra salvezza:
per l’umano e per la sua pienezza. Conseguenza: lavorare ispirati dal Vangelo
per rendere più umano la vita di un fratello e una sorella è sufficiente. C’è
bisogno di qualcuno che esca e che lavori per l’umano ispirato dal Vangelo. C’è
un umano che è portatore di un Vangelo.
6. La
chiesa luogo ospitale di racconti. La fede cristiana non è una
filosofia di vita, è una relazione che prende forma nella storia: una relazione
in corso. La Chiesa è prima di tutto uno spazio di narrazione, una casa nella
quale risuonino i racconti delle storie delle salvezze. Luogo che protegge e
favorisca i racconti e intreccia le grandi narrazioni delle meraviglie di Dio,
con le proprie storie di salvezza. Gli altri devono vedere in noi la verità dei
racconti che facciamo e fanno spazio ai loro racconti. La Chiesa come locanda
dei racconti.
7. Il
contenuto della catechesi: la persona di Gesù, il Kerigma. Francesco EG
154: Gesù Cristo ti ama ed è vivo al tuo fianco. Dobbiamo annunciare
questa cosa. C’è bisogno di qualcuno che ci dica: guarda che Gesù Cristo ti
ama. Non sarà completo, ma è generativo. Altro termine del Kerigma che
Francesco indica è: misericordia.
8. I
contenuti della catechesi. Nella Tradizione della Chiesa sono stati
custoditi i contenuti, che hanno la funzione di salvaguardare il contenuto e di
non deturpare il volto di Gesù. C’è stato un grande sviluppo. Tutti questi
contenuti sono le esplicitazioni cognitivi, morali, rituali, etiche che
scaturiscono dalle Scritture. Il libro della catechesi è la Sacra Scrittura.
Gli altri testi sono sussidi, mediazioni. Quattro sintesi: Credo, Sacramenti, comandamenti.
Padre nostro.
9. La
fede: una fiducia intelligente. Dio si è consegnato ai nostri racconti
e anche alla nostra intelligenza. L’annuncio regge al dialogo con le grandi
domande della vita e della cultura. La ragionevolezza della fede è esigenza di
tutti e di tutte. L’annuncio è pertinente in questa condizione culturale? È
questo che mi devo porre come domanda. Ho desiderato vedere con l’intelligenza
ciò che ho creduto (Agostino). Il pensare è costitutivo della fede per
riconoscere l’identità di colui che ci è venuto incontro. Sensatezza dell’atto
del credere, la sensatezza della speranza. In questo orizzonte c’è spazio per
il dubbio. Occorre autorizzare ad essere sempre critici. Paul Claudel: il
dubbio è un omaggio della libertà di Dio all’uomo.
10. Per
una fede popolare. Legittimazione di una figura di fede vivibile da
tutti, in particolare dalle persone più semplici, che sgorga dai problemi della
vita, con tutte le dimensioni della vita (gesti, affetti, ecc.). Valore della
religiosità popolare. La religiosità popolare è sorta come antidoto a forme di
espressioni della fede tropo dotte. È alimentata da tre esigenze:
a.
semplicità del rapporto con Dio.
b.
Possibilità di una relazione diretta, e non solo
mediata dai sacerdoti. Immediatezza
c.
Relazione utile.
C’è
una profezia nella religiosità popolare. Recuperare un cristianesimo popolare
che entri in rapporto di reciprocità con il cristianesimo tradizionale e dotto.
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