FRATERNITÀ DI BOSE
12-18
AGOSTO 2019
Relatore:
Goffredo Boselli
Sintesi:
Paolo Cugini
Scrittura e liturgia sono i due pilastri fondamentali
della vita della Chiesa. Non c’è Chiesa senza ascolto della Parola e senza
liturgia. Oggi stiamo assistendo ad un tipo di cattolicesimo che non si è
nutrito alle fonti del Vangelo.
Il
monachesimo è memoria della Chiesa e centralità della vita liturgica. La Chiesa
riconosce ciò che essa è celebrando la liturgia. Certamente i monaci non sono
gli specialisti della liturgia, ma è qualcosa di specifico di tutti i
cristiani. Comunque, i monasteri sono stati luoghi in cui si è coltivata la liturgia.
Bose è
un laboratorio di vita liturgica. La preghiera dei giorni è il risultato di una
comunità che ha pregato. Al credente oggi sembra non interessare molto la liturgia.
La
liturgia oggi nella Chiesa: è una situazione di stanca,
fatica, bloccata. Un cristianesimo senza liturgia ha delle caratteristiche
particolari. Oggi sembrano più importanti altri temi, probabilmente più
attuali. Manca l’interesse nella liturgia.
La
domanda è: che cristianesimo vogliamo per il futuro?
Oggi
gli intellettuali parlano spesso di stanchezza della chiesa, dell’incapacità
della chiesa d’incidere sul tessuto sociale. C’è una relazione tra questa
situazione d’irrilevanza del mondo cattolico con la stanchezza delle nostre
comunità eucaristiche? Si percepisce che c’è un certo effetto di trascinamento,
d’insoddisfazione nei confronti della liturgia da parte dei cristiani
praticanti- Questa crisi ha delle radici spirituali.
L’eucarestia è un atto politico, un atto profetico e
utopico. Quando celebriamo l’eucarestia siamo consapevoli di questo, dell’impatto
che essa ha nella società?
La
liturgia è il luogo fontale della Chiesa. La Sacrosantum
Concilium n. 14: la liturgia è la prima e necessaria sorgente dalla quale i
fedeli possono attingere uno spirito veramente cristiano. Lo spirito del
cristianesimo lo attingiamo dalla liturgia, vale adire l’ascolto comune del
Vangelo, preghiera, lode, fraternità. Solo nella liturgia siamo chiamati
fratelli e sorelle. Se non è attinto dalla liturgia, dove lo attingiamo
lo spirito del cristianesimo? Quali sono le fonti? C’è un problema di sorgente,
di fonte, di riserva di senso. Non ci può essere un cristianesimo vivo e una
liturgia stanca.
Non ci
può essere una chiesa in uscita se c’è una liturgia chiusa in se stessa. È
meglio una liturgia incidentata, piuttosto che ingessata. La Chiesa che celebra
e prega è anche la Chiesa in uscita. Usciamo per portare che cosa? La
chiesa evangelizza come celebra e viceversa.
Radici
spirituali della crisi della Chiesa. Mt 5,13: voi siete il
sale della terra. Se il cristianesimo oggi ha perso sapore non è anche perché
le nostre liturgie hanno perso sapore? Se la gente si è allontanato dal
cristianesimo, non è perché a noi credenti sta bene una liturgia con poco
sapore? Sembra che il cristianesimo abbia perso il gusto, l’espressività,
eloquenza. La centralità ormai perduta nella società non ci permette di perdere
il sapore.
C’è
corrispondenza tra sapore del cristianesimo e qualità della liturgia. Il
sapore, infatti, non dipende dalle nostre capacità, ma ci viene dato. È la
fedeltà al primato dell’ascolto in comunità, all’attualizzazione alla propria
vita. Avere un’attitudine di ringraziamento, di condivisione: è questo che custodisce
il sapore del sale del cristianesimo. Celebrare è custodire il gusto. Solo il
Vangelo celebrato impedisce al sale di perdere il suo sapore.
Situazione
attuale della liturgia. A che punto siamo dopo 50 anni dalla
riforma liturgica, dalla Sacrosantum Concilium (SC)? È stato il tempo della
recezione, del rinnovamento della liturgia. Rinnovare la chiesa rinnovando la
liturgia. Negli anni ’70 c’è stato grande entusiasmo attorno a questo rinnovo.
Oggi possiamo chiederci: noi la capiamo la messa anche se è in italiano? La
liturgia è la visibilità di ciò che è stato il Concilio. Negli anni ’70 c’erano
realtà ecclesiali che scrivevano le proprie preghiere eucaristiche. Ciò
significava farsi carico dell’azione liturgica. Era il modo per riappropriarsi
della liturgia, certo non senza sbagli. Dovremmo avere più audacia
piuttosto che l’immobilismo attuale. La stagione postconciliare è durata
sino alla fine degli anni ’70.
Rinnovamento
liturgico era immischiato in un clima culturale di squalifica del rito. Si
criticava tutto ciò che era istituito. Anche la sensibilità credente andava
verso una certa spontaneità e creatività. Si contrapponeva la liturgia alla
vita. C’era un sospetto sui riti, sulla liturgia. Quel clima ideologico
contiene qualcosa di vero, quel leggero sospetto del rito. Noi cristiani siamo
nati da un uomo crocefisso. Il cristianesimo primitivo è nato senza riti,
imitando quello che Gesù faceva. Nel cristianesimo è iscritto una visione
critica del rito e della ritualità. Il ritualismo è una forma di deriva
all’interno del cristianesimo. I riti devono essere sottoposti il
giudizio del Vangelo. Al centro della liturgia non c’è il rito, ma il Vangelo.
Il rito è Parola di Dio fatta gesta. Un gesto rituale che non è evangelico va
tolto. Il rito è espressione della Parola di Dio e quando non c’è convergenza
occorre interrogarsi.
Gli anni
’80-90 sono stati anni di stasi. È seguito un periodo di
perseveranza. Alla fine degli anni ’90 abbiamo assistito ad un cambio di clima,
di prospettiva: nasce un movimento di critica al rinnovamento. “Riforma
liturgica si, ma…”. Erano gli anni di un’interpretazione riduttiva del Vaticano
II.
Alcune date importanti:
Ratzinger
pubblica un libro nel 2001: Introduzione allo spirito della liturgia:
rappresenta questo clima critico sul rinnovamento. Ratzinger vede il bene della
riforma, ma anche i limiti e vede la necessità di una nuova riforma liturgica dinanzi
ad un diffuso sentimento d’insoddisfazione.
2001: istruzione
liturgica per la traduzione dei testi liturgica: occorre ritradurre tutti i
testi liturgici. La traduzione creativa viene messa da parte e criticata.
2004: Redemptionis
sacramentum (Giovanni Paolo II) n. 42: si usi solo con cautela espressioni
come: assemblea e comunità celebrante. Questo era uno dei fondamenti della
liturgia conciliare fondata sull’ecclesiologia della chiesa popolo di Dio (che
proprio Giovanni Paolo II nel Sinodo straordinario di Roma sostituisce con la
Chiesa come comunione).
2007:
Benedetto XVI con un motu proprio permette ad ogni presbitero di
scegliere se celebrare in latino. Questo ha liberalizzato la celebrazione
preconciliare. Ciò ha significato privare i vescovi della potestà. Questo motu
proprio ha legittimato il tradizionalismo nella Chiesa Cattolica. Si parlava
di riforma della riforma. Contrapposizione tra rito di Pio V e Paolo VI.
L’elezione
di Papa Francesco ha posto un argine nei confronti della delegittimazione
del Vaticano II. Nei primi anni Francesco è stato prudente sula questione
liturgica.
2016: il
cardinale Sarah, dal 2014 prefetto della Congregazione per il culto divino vuole
che preti e fedeli siano tutti rivolti al Signore (quindi i preti dovrebbero
tornare a celebrare dando le spalle ai fedeli).
Pochi
giorni dopo esce la smentita dal Vaticano: "Non sono quindi previste nuove direttive
liturgiche a partire dal prossimo Avvento, come qualcuno ha impropriamente
dedotto da alcune parole del cardinale Sarah, ed è meglio evitare di usare la
espressione 'riforma della riforma', riferendosi alla liturgia, dato che
talvolta è stata fonte di equivoci".
2017: Papa
Francesco: la riforma liturgica è irreversibile.
Settembre
2017:
papa Francesco fa un motu proprio Magnum Principium corregge
quell’istruzione sulle traduzioni liturgiche fatta da Benedetto XVI, lasciando
alle conferenze episcopali di tradurre come credono, mantenendo il legame con
la sede Apostolica:
“Spetta alle
Conferenze Episcopali preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici
nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti,
approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza,
dopo la conferma della Sede Apostolica” (Modifica del Can
838 -3).
Molti
osservatori rivelano che la critica alla riforma liturgica è ben presente.
Il
ritorno della destra va insieme alla nostalgia del passato. Una parte dei
giovani sacerdoti sente nostalgia della liturgia preconciliare. La liturgia è
terreno minato e luogo di forti tensioni. Con il rischio di tornare
indietro non si fanno passi avanti. Questo immobilismo rischia di fare
del male. Si pongono dei problemi alla liturgia che vanno risolti. La liturgia
ha bisogno di prendersi di nuovo cura di lei.
Giuliano
Zanchi, Rimessi in viaggio: bisogna tornare a prendersi
cura della liturgia. Si celebra male.
Pierangelo
Sequeri, L’estro di Dio. La qualità estetica della liturgia
è rara. Occorre elaborare sullo stile della liturgia. Il rito è luogo di
esperienza simbolica.
La liturgia
domanda una maggiore formazione dei credenti e una
cura maggiore dell’atto della celebrazione, prendersi cura del cristianesimo. La
cura della liturgia è un atto di fede della comunità. La liturgia è il segno
della vita cristiana. La carità è il fine, la liturgia è il segno.
Seconda
necessità: dobbiamo porci delle domande. Questione del
linguaggio liturgico. C’è distanza tra la preghiera della liturgia e quello che
i cristiani pregano.
Sacra Scrittura e liturgia sono gli autentici pilastri di ogni rito religioso della Chiesa Cattolica. Tutto il resto è inutile, vuoto e talvolta dannoso, se non addirittura pericoloso, ritualismo.
RispondiEliminaGrazie per questo documento e questi appunti. Ciò che mi addolora è il vedere la nostra diocesi e molti sacerdoti andare contro ciò che viene qua espresso. La Liturgia ingessata piena di riti e gesti formali allontanano il popolo ma soprattutto non rendono partecipi e coinvolgenti le celebrazioni. Spesso le liturgie sono ascoltate, non vissutw. Ancora penaiamo "vado a prendere messa", come andare a prendere un caffè, vado ad assolvere un precetto e non vado ad una condivisione di fede. Purtroppo le indicazioni e l'ultima lettera / monito del vescovo ci invitano ad andare in chiesa per ascoltare il celebrante, assistere a ciò che il messale con parole e frasi non più attuali dicono. La celebrazione gioiosa partecipata intorno al tavolo non è contemplata.
RispondiEliminaIn semplicità le parole e le frasi che più mi colpiscono mettendoci qualcosa di mio che mi aiuta ad elaborare e a studiare questa preziosa sintesi.
RispondiElimina- Assemblea e comunità celebrante.Chiesa come popolo di Dio in cammino
- Al centro della liturgia c'è il Vangelo,non il rito se il rito non è evangelico...e non sempre lo è
- La carità è il fine della vita cristiana,la liturgia è il segno della vita cristiana.Aggiungo:l'Amore e la fede in Cristo è il mezzo
- Prendersi cura della celebrazione attraverso formazioni comuni,importate approfondire
- Celebrare è custodire il sapore del cristianesimo attraverso due attitudini:condivisione e ringraziamento... aggiungo:coltivazione dei propri carismi,valorizzazione dei carismi altrui soprattutto dei più semplici e nascosti
- Il cristianesimo primitivo è nato senza riti,imitando ciò che faceva Gesù