lunedì 20 novembre 2023

IL CASO BIBBIANO-TESTIMONIANZA DI UNA FAMIGLIA AFFIDATARIA

 Pubblico questa bella testimonianza sul caso Bibbiano

 

Come in ogni cosa esiste sempre una verità e il suo esatto contrario

Veronica Prampolini

 

Quando scoppiò il “caso Bibbiano” noi famiglie affidatarie restammo, basite, incapaci di comprendere, orfani e privati di ogni riferimento professionale che aveva in carico i nostri bambini, impauriti e incerti sul futuro che ci attendeva. Chiamavano Demoni quelli che per me erano Angeli e per cercare di comprendere meglio iniziò quella concitazione di telefonate e messaggi per confrontarci tra noi famiglie affidatarie. Volevamo portare le nostre testimonianze, tentavamo tramite i social di dare il nostro contributo, ma la melma di odio cresceva sempre più, si allargava fino a coprire tutto il sistema affidi a livello nazionale. Ad ogni testimonianza che riuscivamo ad apportare alla causa, ci tornava come un boomerang odio e disprezzo. Venivamo sospettati anche noi perché cercavamo di difendere ciò in cui abbiamo sempre creduto.

Diventavamo Demoni anche noi, eravamo guardati con sospetto e vedevamo i ruoli capovolgersi.  Le famiglie bio alle quali erano stati allontanati i figli per metterli in sicurezza, diventavano Angeli e noi affidatari che crescevamo con fatica e sacrificio i figli di altri facendo parte di un sistema malato, diventavamo Demoni. Piano piano tutti noi abbiamo fatto un passo indietro, ci siamo rifugiati nel silenzio, soprattutto perché il nostro timore era quello di danneggiare i Servizi Sociali indagati, anziché alleggerirli. E così in questi anni ho avuto modo di riflettere tanto su ciò che era accaduto, su come chiunque di noi, per un motivo o per un altro potrebbe svegliarsi una mattina, trovare i lampeggianti sotto casa e diventare un Demone, disprezzato sui Social, con una carriera spezzata, una vita distrutta, rapporti sociali azzerati. Resti solo tu, con la tua verità, sull’orlo di un abisso profondo.

Cosa avrei fatto io, se fosse accaduto a me?

Avrei trovato la forza di continuare a vivere? Cosa mi avrebbe tenuta in vita?

Forse la voglia di dimostrare la Verità.  Solo quella.

Ma nel frattempo poi la vita è andata avanti, i tempi della giustizia sono lunghi anni e si deve trovare la forza di restare a galla, possibilmente in salute. È luogo comune pensare e parlare male dell’operato dei servizi sociali, perché a volte ad urlare all’ingiustizia sono proprio quei genitori che non hanno saputo essere accudenti con i figli, non hanno saputo proteggerli, non hanno saputo amarli. E il cattivo giornalismo di oggi, ci va a nozze con le ingiustizie urlate, senza però approfondire, senza sentire la controparte.  I social poi completano l’opera di diffamazione dando voce a chi non conosce nemmeno la differenza tra la parola “adozione” e la parola “affido”. E ancora una volta la “colpa” è dei servizi sociali che tolgono i figli. Nella mia “carriera” di mamma affidataria ho collaborato con tanti servizi sociali, non tutti del mio comune di residenza, ho quindi purtroppo avuto modo di conoscere dei pessimi assistenti sociali (pochi per fortuna) che non mettevano al centro il benessere del bambino, ma solo quello degli adulti e degli assistenti sociali speciali e coraggiosi che non si piegavano davanti alle minacce e alle sfuriate dei pessimi genitori. Quando io mettevo piede nella sede della Valdenza era per me eccitazione. Era un sentirsi a casa. In un ambiente che offriva protezione. Eccitazione di incontrare persone altamente qualificate, accoglienti, mai giudicanti, che ti illustravano un progetto tenendo conto delle tue competenze di accoglienza, rassicurandoti nelle difficoltà, garantendoti presenza nel compiere questo cammino insieme.

La responsabile ci fornì il suo cellulare per eventuali emergenze, tramite un gruppo Whattsapp aggiornavo in tempo reale responsabile, educatrice e assistente sociale sull’andamento del mio affido e quando mi trovai a gestire una situazione di sospetto pericolo ebbi immediata risposta della responsabile che nonostante fosse notte e fosse in ferie, allertò subito le forze dell’ordine per metterci in sicurezza. Io quei servizi sociali lì, li rimpiango là dove vedo soffrire bambini, là dove si ignorano i loro disagi, là dove il nostro ruolo di affidatario risulta essere solo fastidioso.  Provo tanta dolore quando penso a questa brutta pagina di cronaca, voglio però avere fiducia nella magistratura e mi auguro che presto la verità possa ridare dignità e vita a queste persone che sono state per ora giudicate e giustiziate dall’ignoranza e dell’egocentrismo di chi vuole emergere dando aria ai denti, senza rendersi conto del male che questo ha portato al sistema affidi e quanto ora i bambini siano in pericolo perché non si ha il coraggio di proteggerli per paura di svegliarsi la mattina e trovare i lampeggianti sotto casa.

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