venerdì 7 giugno 2019

SIAMO FRATELLI? DOV’É FINITA LA SOLIDARIETÀ





LA REPUBBLICA DELLE IDEE
BOLOGNA 7 GIUGNO 2019


Relatore: Enzo Bianchi
Sintesi: Paolo Cugini

È un tema urgente per il futuro della società. Riflettendo sull’attuale situazione sociale negli ultimi anni ho citato il saggio di Luigi Gioia: La morte del prossimo. “Per millennio un doppio comandamento ha retto la morale Occidentale: ama Dio e il prossimo come te stesso. Alla fine dell’800 Nietzsche ha annunciato la morte di Dio. Forse è morto anche il prossimo”. Nella morte del prossimo è la morte della fraternità. Si parla di crisi della fraternità, ma c’è una crisi molto attestata nell’Occidente. È cresciuto il rancore, la cattiveria e si nega la fraternità. La responsabilità di questa situazione va attribuita ai governanti, che manipolano la realtà e autorizzano il peggio da parte della gente.
La fraternità come impegno universale è stata un’invenzione del cristianesimo che ha introdotto nel vocabolario greco il termine. La fraternità è stata dichiara dalla Dichiarazione dei diritti del 1792. Si può constatare che lungo i secoli si è combattuto per la libertà e per l’uguaglianza. La fraternità non ha ricevuto quell’attenzione affinché libertà e uguaglianza avessero alla base un fondamento. La libertà senza la coscienza di doverla condividere con l’altro è negativa e l’uguaglianza diventa solitudine. L’uguaglianza senza condivisione è la morte. Le tre parole del motto repubblicano non stanno sullo stesso piano. La fraternità è la più esigenza e riguarda i limiti della nostra umanità, la precarietà della condizione umana. Essere umani è il potere di riconoscere l’altro come fratello. Edgar Morin: la libertà può essere istituita, la fraternità non si stabilisce con una legge e né si può imporre, ma viene dall’esperienza personale.

Edgar Morin: la fraternità come urgente in quest’ora di ideologie sovraniste. La fraternità è un valore intrinseco di una convivenza. Non c’è fraternità del singolo. La relazione è la nostra prima vocazione. C’è voglia di comunità. Papa Francesco: è tempo di rilanciare una nuova visone di un umanissimo fraterno e solidale. La fraternità è la promessa mancata della modernità. La forza della fraternità è la nuova frontiera del cristianesimo, che riguarda tutta l’umanità. Il dialogo e il confronto con tutti è necessario. Dialogo con l’islam è fondamentale. Papa Francesco si è definito pellegrino di fraternità. Tutti sono fratelli: è il compito di ogni cittadino, non solo di ogni cristiano. Di fronte alle paure, alla globalizzazione dell’indifferenza di molti, dobbiamo ripensare la fraternità come solidarietà tra membri di una convivenza che deve ricostruire il bene comune.

Che hai fatto di tuo fratello? La fraternità deve diventare produttrice di diritti. Quelli che sono nel bisogno possiedono dei diritti. Significato simbolico: fratello e sorella indicano una realtà biologica e naturale. Dobbiamo meditare bene sul significato della parola fraternità. Sul piano lessicale il greco adelphos significa: dallo stesso utero. In tutte le tradizioni antiche la fraternità è diventata simbolica, conosce un’estensione, indicando un’appartenenza. Si è fratelli e sorelle perché ci si riconosce in una paternità. Con il sorgere del monoteismo si è diffusa la convinzione che tutti gli uomini sono fratelli e tutti hanno una dignità, una chiamata. C’è un’unità del genere umano che dev’essere riconosciuta come fraternità. Tutti tratti dalla terra, che è madre. Dal terrestre discendono tutti i figli di Adamo. Catena di generazioni in cui gli umani sono a somiglianza di Dio.

Dall’incontro del maschio e della femmina nascono i figli. La relazione dei figli è la fraternità. Il primo comandamento è: non negare la fraternità, che non scegliamo. Un fratello sarà sempre quello che è prima. La fraternità la troviamo quando veniamo al mondo. Caino è uno dei figli. Caino nutre un sentimento di paura nei confronti di chi è nato dopo. C’è diversità che si frappone tra i due fratelli, una diversità insopportabile, faticosa. E così Caino comincia sentire Abele come un ostacolo. Caino lascia che l’animale prevalga in lui, in una radicale incapacità di confrontarsi con il fratello e lo assale uccidendolo. Se il primo comandamento è la fraternità, il primo delitto è la scomparsa della fraternità. La voce della coscienza: dov’è tuo fratello? Che rapporto tu hai con l’altro? TI senti responsabile di tuo fratello? Caino risponde manifestando la sua indifferenza nei confronti della sua responsabilità. Ciò che definiva Caino era quella di essere fratello di. Solo chi sa essere fratello riesce a trovare la propria identità. Solo nel legame con gli altri troviamo noi stessi. La fraternità non la scegliamo, ma è tuta da costruire da vivere.

La frequenza del termine fratello registra un incremento straordinario nel NT a tal punto che i discepoli di Gesù vogliono chiamarsi fratelli e la comunità, fraternità. “Voi siete tutti fratelli”. La fraternità fonda l’uguaglianza (Gal 3,18). Gesù indica che gli ultimi sono i nostri fratelli. Mt 25,32: il Figlio dell’uomo s’identifica con gli ultimi: sono i miei fratelli. Tutti gli esseri umani agli occhi di Gesù diventano i più piccoli tra i fratelli quando sono nel bisogno.
Il Samaritano era un impuro, scismatico, peccatore, ma proprio lui ha saputo fare carità ad uno che era nel bisogno. La priorità della fraternità è data dall’urgenza del bisogno. Tutti gli uomini sono fratelli, ma faccio fratello colui al quale mi avvicino. L’insegnamento di Gesù è chiaro su questo.
Come vivere oggi la fraternità? Nasce come legame dato all’origine. Gli amici passano. L’amore svanisce. La fraternità no, va affermata e riconosciuta, perché si è fratelli per sempre. Essere fratelli è un dono e un compito. Il fratello mi conduce all’accettazione del limite. Vivere la fraternità è la prima vocazione umana.

Accettazione incondizionata dell’altro: è la prima esigenza per vivere la fraternità. L’altro è un fratello, è un uomo come me. Responsabilità: l’altro è domanda, responsabilità che impedisce le omissioni. Solidarietà, la cura e custodia reciproca.


1 commento:

  1. “Sono forse io il custode di mio fratello?”.
    Questa primigenia domanda richiede urgentemente, oggi più che mai, una inderogabile risposta.
    Da ciascuno di noi!

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