Progetto a cura di Maschile Plurale sostenuto con i fondi Otto per Mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai
Roma 22 maggio dalle 9,30 alle 17.30
Scout Center Largo dello
Scautismo, 1 (Metro Bologna- staz Tiburtina)
Una giornata di confronto tra esperienze concrete, analisi teoriche, percorsi politici ed esistenziali e
proposte di cambiamento.
Interverranno:
Marie Moïse - John Cabot University , Rodolfo Pesaresi -
Civico Zero Roma, Mackda Ghebremariam Tesfau
- Iuav, Maddalena Cannito - UniTo, Giuseppe Burgio – UniKore, Adil Mauro - giornalista, Francesco Della
Puppa - UniVe, Paola Patuelli - FMP Ravenna, Dany Carnassale, Angelamaria
Toffanin - CNR, Martina Rosola, Marisa Iannucci
Allarme
violenza di genere e politiche xenofobe
Lo stigma sociale
nell’esperienza dei giovani migranti
Il patriarcato attraverso diverse
culture
Il genere come terreno di conflitto
nelle culture e tra culture
L'esperienza de* migranti in un nuovo contesto
di genere
Esperienza
migratoria e modelli di genere tra cambiamento e richiami identitari
Gli intrecci
tra revanchismo maschile e spinte xenofobe
I diritti di ogni persona e i
processi di cambiamento,
tra stigma, paternalismo e approcci neocoloniali
La rappresentazione di un Occidente devirilizzato e la nostalgia
di un tempo in cui le
donne, beni di proprietà e non soggetti autonomi, “stavano al loro posto”, si mescolano
con un’affermazione di superiorità dell’Occidente civilizzato e civilizzante ma
anche con l’invidia paradossale per un Islam percepito come quel luogo
archetipico di controllo e disciplina dei corpi e del desiderio, compreso
quello maschile, che “c’era prima anche
da noi”.
E questo nesso comune
fra un passato a cui tornare,
della sessualità e del desiderio
maschile come qualità “bestiale” da controllare nelle relazioni con le donne per bene, si riversa poi sulle altre donne o sessualità , oggetto di
disprezzo razzista e di una fantasia di sfogo violatoria e degradante: oggi con la schiava della tratta o con la sessualità non binaria ed eteroconforme su cui esercitare dominio, violenza e pratiche sessuali umilianti, ieri con la
bambina delle colonie su cui l’italiano civilizzatore agiva quella violenza che
“per loro è normale”.
Non riconoscere le intersezioni fra queste diverse
declinazioni della medesima
struttura di dominio produce, con le altre
distorsioni, grottesche ambiguità di sistema che in nome della difesa –quasi
sempre formale- dei diritti civili, delle donne e dei generi, si appella
all’islamofobia. Un tangibile e reale mondo
al contrario che alimentando il senso di invasione e la paranoia per un
inesistente “regime del politicamente corretto
e del pensiero unico” crea, anche nelle giovani generazioni di
uomini, irreali minacce su posizioni e ruoli sociali inevitabilmente in
mutamento, proponendo in definitiva politiche securitarie, reazionarie e meno
diritti per tutt*.
E questa erosione
è e sarà inevitabilmente più impattante su chi può accedere con maggior difficoltà –o addirittura non può- a tali
diritti basilari, ossia proprio le persone migranti: una violenza sociale ed
istituzionale che nega la loro soggettività, rende
“illegali” le loro vite, non ascolta le loro storie,
i loro bisogni le loro competenze.
È
tuttavia urgente integrare l’attività di accoglienza e accompagnamento con una più consapevole
elaborazione dei riferimenti normativi, di genere e
dell’esperienza conflittuale vissuta da ragazzi, giovani adulti e uomini, nel confronto fra il proprio contesto di
origine e fra i ruoli, le rappresentazioni e i linguaggi propri delle relazioni
tra i sessi e i generi nella nostra società: un lavoro da arricchire
necessariamente con una sensibilizzazione e un confronto anche in ambito interreligioso.
Pensiamo infine che la cultura delle radici, nella quotidianità sia delle persone razzializzate o con background
migratorio che di chi accoglie, non si sviluppa da una realtà monolitica,
omogenea ed immutabile, ma crea una costante
rielaborazione che quelle
persone fanno della
propria origine, del proprio vissuto e delle proprie
aspirazioni; attualmente questa rielaborazione manca di strumenti, spazi e
parole che la orientino verso la costruzione, la tessitura e lo sguardo aperto
verso il molteplice, la novità e le insospettabili numerosissime comunanze alla
base del genere Umano.
§ Come promuovere i diritti di ogni persona, sollecitare processi
di cambiamento ed
evitare rappresentazioni stigmatizzanti, paternalistiche e neocoloniali?
§ Come ripensare gli interventi di contrasto della
violenza e di coinvolgimento degli uomini nella promozione di nuove
relazioni di genere in una società
multiculturale e a fronte dei processi migratori in atto?
§ Come affrontare le problematiche di genere
connesse ai fenomeni
migratori e alla società multiculturale?
§ Come supportare operatori/trici sociale nell’accoglienza e nell’interculturalità?
§ Come promuovere una diversa percezione dei giovani migranti?
§ Come affrontare le diverse maschilità nella gestione dei servizi di accoglienza e nelle
dinamiche di una società multiculturale?
§ Che prospettiva e che rappresentazione proporre ai giovani
migranti e ai giovani di seconda generazione per una identità di
genere in divenire?
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