martedì 16 dicembre 2014

CRISTIANESIMO E POLITICA





PERCHÉ SIAMO MESSI COSI’?
DISCENDENDO DAL SACRO ROMANO IMPERO

 Paolo Cugini

Ce lo dimentichiamo troppo spesso, o forse non ci pensiamo più. Eppure ci sono stati quindici (o forse di più) lunghissimi e pesantissimi secoli di Sacro Romano Impero. Centinaia di anni che hanno formato, plasmato, modellato le nostre anime, i nostri atomi, i nostri neuroni. Centinaia, che poi sono diventati migliaia di anni durante i quali il Sacro Romano Impero ha sformato, sgangherato, ingannato, spudoratamente svilito le nostre già fragili anime, i nostri debolissimi neuroni, le nostre piccolissime molecole. E, così lentamente, ma inesorabilmente, siamo diventati l’Occidente e, come se non bastasse, come se la dose non fosse sufficiente, come se la pesantezza non raggiungesse già dei livelli insopportabili  abbiamo aggiunto: Cristiano. Come se non bastasse la pesantezza dell’Occidente, l’arroganza dell’Occidente Europeo sformato, sfiancato, deturpato da secoli, da centinaia, quasi migliaia di anni di Sacro Romano Impero, ci abbiamo aggiunto quello che all’inizio era nato come una debolezza, il cristianesimo, ma che poi a contatto con l’Impero e con il Romano, si è anch’esso trasformato in una forza, in una pesantezza. Quello che era nato debole, nel silenzio del deserto, nella culla di una mangiatoia, con il tempo, con i secoli del Sacro Romano Impero, è diventato anch’esso stranamente una forza, una potenza, per l’appunto sua maestà il Cristianesimo. E allora hanno dovuto lentamente ma inesorabilmente,  rivestire il Cristianesimo degli abiti lussuosi di coloro che stanno nei palazzi, anche se Lui non era nato nei palazzi e che poi, una volta nato, ci aveva detto di non cercarlo li. E noi Cristiani Occidentali, non solo lo abbiamo cercato nei palazzi dei re, dove Lui non era nato, ma ce l’abbiamo installato, ingessato, come mummificato. E per generazioni e generazioni, per secoli e secoli, per centinaia e migliaia di anni non abbiamo fatto altro, carissimo amico, che costruire palazzi cristiani, regge cristiane, castelli del Sacro Romano Impero, Cattedrali piene di pizzi, di ori, di cose finissime e lussuosissime pensando che fosse una cosa bella, una cosa giusta, quando invece non c’entrava niente. Anzi. Sempre più generazioni alzandosi alla mattina hanno cominciato a credere, a pensare che era proprio così, e cioè che il Cristiano era Romano, che il Sacro era la stessa cosa dell’Impero. Tanti castelli, palazzi reali, cattedrali, tanti pizzi, ori, orpelli ci hanno fatto credere, ci hanno messo in mente che l’Impero era la stessa cosa del Sacro e che l’Occidente era nella stessa prospettiva, passava per la stessa direzione del Cristiano. Quello che la gente vedeva mentre passava l’imperatore del Sacro Romano Impero, hanno cominciato a vederlo nelle Cattedrali dell’Occidente Cristiano. Processioni di turiboli dorati, di pizzi raffinati, di vesti lussuose hanno lentamente, ma allo stesso tempo inesorabilmente confuso l’Imperatore del Sacro Romano Impero con il Massimo sacerdote dell’Occidente Cristiano. Sembravano la stessa persona, la stessa cosa; sembravano che provenissero dalla stessa stirpe, che stessero dalla stessa parte, cha appartenessero allo stesso ceto sociale e che dicessero le stesse cose, che sostenessero le stesse idee, gli stessi principi. Sì, caro mio, decine di generazione, centinaia e migliaia di anni hanno fatto si che l’Impero divenisse Sacro e che il Sacro si trasformasse in Impero con quel pizzico di Romano che non guasta mai, anche se, lo sappiamo tutti, guasta eccome.    E così lentamente, ma sempre di più inesorabilmente quello che non gli apparteneva, quello che non centrava nulla, assolutamente nulla con Lui, gli si è attaccato addosso come un vestito, come una seconda pelle, anche se si vedeva lontano che il vestito, questa seconda bruttissima pelle non c’entrava nulla. Secoli di rivestimento ne hanno segnato non solo il destino, ma anche il contenuto. E allora, adesso di questo strano contenuto non ci si capisce più nulla. Lo si cerca di tenere in piedi con dei sotterfugi, con delle stregonerie, ma non c’è niente da fare: non funzione. Lo si cerca a tutti i costi di rimetterlo a nuovo, di rimetterlo come all’epoca del Sacro Romano Impero, ma non c’è più niente da fare: non recupera. E’ diventato insignificante. Forse da questa insignificanza si potrà ripartire, si potrà recuperare qualcosa anche perché noi, con il tempo, dopo averne viste di cotte e di crude, siamo decisamente diventati di bocca buona.
 Perché all’inizio il Cristianesimo non era così. All’inizio il Cristianesimo è nato in una mangiatoia, lontano dalle luci della grande città. All’inizio il mistero è stato visitato da pochi pastori: capite quello che vi scrivo? E cioè, per capirci meglio, tutto il mistero di Dio che si è manifestato in un bambino – un’altra grande piccolezza insignificante! - è stato visitato da dei pastori – altra grandissima piccolezza molto più insignificante della prima! - Ci avete mai pensato attentamente: tutto il mistero di Dio, il mistero annunciato dai profeti, l’evento più grande della storia, è avvenuto, si è realizzato in una mangiatoia. Che burlone Dio! Tutta la grande potenza di Dio si è manifestata nella piccola culla di Betlemme, in una mangiatoia, alla faccia dei palazzi dei Re, delle Cattedrali, dei pizzi e dei merletti d’oro! Tutta la gloria di Dio racchiusa in un bambino in fasce! Tutta la forza, l’energia del cosmo, dell’universo, delle stelle e dei pianeti, è nascosto lì. E il papà di Gesù era un falegname e non un imperatore. E il papà del Figlio di Dio si chiamava Giuseppe e non Erode. E Gesù era chiamato il figlio del falegname e non il figlio del re. E Gesù Bambino, annunciato dai profeti dell’Antico Testamento, il bambino più atteso dell’umanità è nato a Betlemme e non a Gerusalemme. E il Figlio di Dio, il Signore della storia, quello che sarà poi chiamato e riconosciuto come il re dei re, è nato nella periferia e non al centro, in una mangiatoia, e non in una reggia Ma ci pensiamo a queste cose? Anche perché non si tratta di dettagli, di coincidenze, di piccoli e insignificanti particolari, ma di scelte, di decisioni, d’indicazioni. Il mistero di Dio passa di lì e noi, durante decine di generazioni, centinaia e migliaia di anni lo abbiamo forzato a passare da un’altra parte. Per questo, nonostante sia tutto così chiaro e semplice, nonostante il Vangelo sia così trasparente, non ce la facciamo micca a capirlo. Ci sono stati troppi secoli di deturpazioni, di manipolazioni, di falsità che adesso non ci si capisce  più nulla. Siamo stati troppo abituati a pensare, identificare l’Impero con il Sacro e con il Romano, a identificare il Vangelo come il libro dell’impero, che quando lo leggiamo con attenzione non ci crediamo, ci sembra una favola. Forse è per questo che lasciamo fare il presepio ai bambini?
E nonostante ciò noi continuiamo a cercarlo nei palazzi dei re. Nonostante questa partenza fosse così chiara, fosse così comprensibile, fosse così visibile e intellegibile, partenza che poi si è ripetuta nella sua vita, nelle sue memorabili parole, nei sui gesti ineffabili, noi continuiamo a cercare Gesù dove Lui non c’è. Continuiamo a cercarlo nei palazzi dei re. Non solo questo. Come infatti non bastasse, abbiamo cominciato a costruirgli dei palazzi.


 Non si riesce a venirne fuori in così poco tempo. La storia, infatti, c’insegna che l’atto finale del Sacro Romano Impero è stato il Congresso di Vienna del 1815. Cosa sono però, 200 anni contro 1600, o forse di più? E poi ce l’hanno insegnato gli storici della Nouvelle Histoire - i vari Braudel, Le Gof, Duby e compagnia tanto per intenderci - che le strutture che si sono formate lentamente durante i secoli, permangono per molto tempo anche dopo passaggi epocali, com’è stato, per esempio, la rivoluzione Copernicana. Ce l’abbiamo nel sangue, c’è poco da fare ragazzi miei. Ci sono stati secoli di quella mistura diabolica, che è per l’appunto il Sacro Romano Impero, che ci hanno fatto identificare ciò che non era per nulla identificabile; ci hanno condotto a mettere assieme ciò che insieme non poteva starci, me il bianco e il nero, il diavolo e l’acqua santa. Per questo continuiamo a costruire palazzi, anche se sappiamo che Gesù non sta lì; continuiamo a costruire, cementare, architettare. Ci siamo troppo abituati. 

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