PERCHÉ SIAMO MESSI COSI’?
DISCENDENDO
DAL SACRO ROMANO IMPERO
Paolo Cugini
Ce lo
dimentichiamo troppo spesso, o forse non ci pensiamo più. Eppure ci sono stati
quindici (o forse di più) lunghissimi e pesantissimi secoli di Sacro Romano
Impero. Centinaia di anni che hanno formato, plasmato, modellato le nostre
anime, i nostri atomi, i nostri neuroni. Centinaia, che poi sono diventati
migliaia di anni durante i quali il Sacro Romano Impero ha sformato,
sgangherato, ingannato, spudoratamente svilito le nostre già fragili anime, i
nostri debolissimi neuroni, le nostre piccolissime molecole. E, così
lentamente, ma inesorabilmente, siamo diventati l’Occidente e, come se non
bastasse, come se la dose non fosse sufficiente, come se la pesantezza non raggiungesse
già dei livelli insopportabili abbiamo
aggiunto: Cristiano. Come se non bastasse la pesantezza dell’Occidente,
l’arroganza dell’Occidente Europeo sformato, sfiancato, deturpato da secoli, da
centinaia, quasi migliaia di anni di Sacro Romano Impero, ci abbiamo aggiunto
quello che all’inizio era nato come una debolezza, il cristianesimo, ma che poi
a contatto con l’Impero e con il Romano, si è anch’esso trasformato in una
forza, in una pesantezza. Quello che era nato debole, nel silenzio del deserto,
nella culla di una mangiatoia, con il tempo, con i secoli del Sacro Romano
Impero, è diventato anch’esso stranamente una forza, una potenza, per l’appunto
sua maestà il Cristianesimo. E allora hanno dovuto lentamente ma
inesorabilmente, rivestire il Cristianesimo
degli abiti lussuosi di coloro che stanno nei palazzi, anche se Lui non era
nato nei palazzi e che poi, una volta nato, ci aveva detto di non cercarlo li.
E noi Cristiani Occidentali, non solo lo abbiamo cercato nei palazzi dei re,
dove Lui non era nato, ma ce l’abbiamo installato, ingessato, come mummificato.
E per generazioni e generazioni, per secoli e secoli, per centinaia e migliaia
di anni non abbiamo fatto altro, carissimo amico, che costruire palazzi
cristiani, regge cristiane, castelli del Sacro Romano Impero, Cattedrali piene
di pizzi, di ori, di cose finissime e lussuosissime pensando che fosse una cosa
bella, una cosa giusta, quando invece non c’entrava niente. Anzi. Sempre più
generazioni alzandosi alla mattina hanno cominciato a credere, a pensare che
era proprio così, e cioè che il Cristiano era Romano, che il Sacro era la
stessa cosa dell’Impero. Tanti castelli, palazzi reali, cattedrali, tanti
pizzi, ori, orpelli ci hanno fatto credere, ci hanno messo in mente che
l’Impero era la stessa cosa del Sacro e che l’Occidente era nella stessa
prospettiva, passava per la stessa direzione del Cristiano. Quello che la gente
vedeva mentre passava l’imperatore del Sacro Romano Impero, hanno cominciato a
vederlo nelle Cattedrali dell’Occidente Cristiano. Processioni di turiboli
dorati, di pizzi raffinati, di vesti lussuose hanno lentamente, ma allo stesso
tempo inesorabilmente confuso l’Imperatore del Sacro Romano Impero con il
Massimo sacerdote dell’Occidente Cristiano. Sembravano la stessa persona, la
stessa cosa; sembravano che provenissero dalla stessa stirpe, che stessero dalla
stessa parte, cha appartenessero allo stesso ceto sociale e che dicessero le
stesse cose, che sostenessero le stesse idee, gli stessi principi. Sì, caro
mio, decine di generazione, centinaia e migliaia di anni hanno fatto si che l’Impero
divenisse Sacro e che il Sacro si trasformasse in Impero con quel pizzico di
Romano che non guasta mai, anche se, lo sappiamo tutti, guasta eccome. E così
lentamente, ma sempre di più inesorabilmente quello che non gli apparteneva,
quello che non centrava nulla, assolutamente nulla con Lui, gli si è attaccato
addosso come un vestito, come una seconda pelle, anche se si vedeva lontano che
il vestito, questa seconda bruttissima pelle non c’entrava nulla. Secoli di
rivestimento ne hanno segnato non solo il destino, ma anche il contenuto. E
allora, adesso di questo strano contenuto non ci si capisce più nulla. Lo si
cerca di tenere in piedi con dei sotterfugi, con delle stregonerie, ma non c’è
niente da fare: non funzione. Lo si cerca a tutti i costi di rimetterlo a
nuovo, di rimetterlo come all’epoca del Sacro Romano Impero, ma non c’è più
niente da fare: non recupera. E’ diventato insignificante. Forse da questa insignificanza
si potrà ripartire, si potrà recuperare qualcosa anche perché noi, con il
tempo, dopo averne viste di cotte e di crude, siamo decisamente diventati di
bocca buona.
Perché all’inizio il Cristianesimo non era
così. All’inizio il Cristianesimo è nato in una mangiatoia, lontano dalle luci
della grande città. All’inizio il mistero è stato visitato da pochi pastori:
capite quello che vi scrivo? E cioè, per capirci meglio, tutto il mistero di
Dio che si è manifestato in un bambino – un’altra grande piccolezza
insignificante! - è stato visitato da dei pastori – altra grandissima
piccolezza molto più insignificante della prima! - Ci avete mai pensato
attentamente: tutto il mistero di Dio, il mistero annunciato dai profeti,
l’evento più grande della storia, è avvenuto, si è realizzato in una
mangiatoia. Che burlone Dio! Tutta la grande potenza di Dio si è manifestata
nella piccola culla di Betlemme, in una mangiatoia, alla faccia dei palazzi dei
Re, delle Cattedrali, dei pizzi e dei merletti d’oro! Tutta la gloria di Dio
racchiusa in un bambino in fasce! Tutta la forza, l’energia del cosmo,
dell’universo, delle stelle e dei pianeti, è nascosto lì. E il papà di Gesù era
un falegname e non un imperatore. E il papà del Figlio di Dio si chiamava
Giuseppe e non Erode. E Gesù era chiamato il figlio del falegname e non il
figlio del re. E Gesù Bambino, annunciato dai profeti dell’Antico Testamento,
il bambino più atteso dell’umanità è nato a Betlemme e non a Gerusalemme. E il
Figlio di Dio, il Signore della storia, quello che sarà poi chiamato e
riconosciuto come il re dei re, è nato nella periferia e non al centro, in una
mangiatoia, e non in una reggia Ma ci pensiamo a queste cose? Anche perché non
si tratta di dettagli, di coincidenze, di piccoli e insignificanti particolari,
ma di scelte, di decisioni, d’indicazioni. Il mistero di Dio passa di lì e noi,
durante decine di generazioni, centinaia e migliaia di anni lo abbiamo forzato
a passare da un’altra parte. Per questo, nonostante sia tutto così chiaro e
semplice, nonostante il Vangelo sia così trasparente, non ce la facciamo micca a
capirlo. Ci sono stati troppi secoli di deturpazioni, di manipolazioni, di
falsità che adesso non ci si capisce più
nulla. Siamo stati troppo abituati a pensare, identificare l’Impero con il
Sacro e con il Romano, a identificare il Vangelo come il libro dell’impero, che
quando lo leggiamo con attenzione non ci crediamo, ci sembra una favola. Forse
è per questo che lasciamo fare il presepio ai bambini?
E
nonostante ciò noi continuiamo a cercarlo nei palazzi dei re. Nonostante questa
partenza fosse così chiara, fosse così comprensibile, fosse così visibile e
intellegibile, partenza che poi si è ripetuta nella sua vita, nelle sue
memorabili parole, nei sui gesti ineffabili, noi continuiamo a cercare Gesù
dove Lui non c’è. Continuiamo a cercarlo nei palazzi dei re. Non solo questo.
Come infatti non bastasse, abbiamo cominciato a costruirgli dei palazzi.
Non si riesce a venirne fuori in così poco
tempo. La storia, infatti, c’insegna che l’atto finale del Sacro Romano Impero
è stato il Congresso di Vienna del 1815. Cosa sono però, 200 anni contro 1600,
o forse di più? E poi ce l’hanno insegnato gli storici della Nouvelle Histoire
- i vari Braudel, Le Gof, Duby e compagnia tanto per intenderci - che le
strutture che si sono formate lentamente durante i secoli, permangono per molto
tempo anche dopo passaggi epocali, com’è stato, per esempio, la rivoluzione
Copernicana. Ce l’abbiamo nel sangue, c’è poco da fare ragazzi miei. Ci sono
stati secoli di quella mistura diabolica, che è per l’appunto il Sacro Romano
Impero, che ci hanno fatto identificare ciò che non era per nulla
identificabile; ci hanno condotto a mettere assieme ciò che insieme non poteva
starci, me il bianco e il nero, il diavolo e l’acqua santa. Per questo
continuiamo a costruire palazzi, anche se sappiamo che Gesù non sta lì; continuiamo
a costruire, cementare, architettare. Ci siamo troppo abituati.
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