lunedì 1 aprile 2024

IL VUOTO DELLE CHIESE E LA NOSTRA CECITA’

  



 

Paolo Cugini

 

E così ci sono rimasti loro, anzi, solo loro, i vecchi cattolici che fin da piccoli hanno imparato che la messa della domenica è sacra e, chi non ci va, andrà sicuramente all’inferno. Le chiese oggi sono piene, anzi, quasi vuote, della loro presenza che, giorno dopo giorno, sembra più un’assenza. Che dire: non hanno certo colpa loro, hanno imparato sin da piccoli che è così e, poi, passata l’adolescenza indenni da tentennamenti, hanno proseguito la loro vita religiosa senza battere ciglio. E sono arrivati sino ai nostri giorni. Un tempo, sino a qualche decennio fa, non erano da soli, ma insieme a tante persone: giovani, vecchi e bambini. Oggi non è più così. Alla messa domenicale questi veri e propri cimeli storici, pezzi da museo, vestigi di un tempo che fu e che ora non è più, sono sparsi tra i banchi di chiese semivuote, segno di un declino inarrestabile e, per molti aspetti, rivelativo.

Che cosa dovrebbe, infatti rivelarci, questo quadro a dir poco angosciante? Come tutti gli eventi dipende sempre da che parte lo si guarda. Se lo si osserva dalla parte di coloro che stanno seduti nei banchi, il problema è nella società che è cambiata e, di conseguenza, loro si considerano come se fossero i reduci di una battaglia durissima tra il mondo e la religione. Nessuna domanda critica, nessun tipo di riflessione che possa mettere in discussione una modalità di vivere la religione. Del resto, sarebbe esigere troppo. Ad una certa età, certe domande è meglio non farsele, è meglio andar avanti così come si è sempre fatto. Sarebbe, infatti, troppo doloroso dover ammettere che ci si è sbagliati, che forse si poteva fare in modo differente, che identificare tutto un cammino di fede indicato dal vangelo con una pratica rituale è un po' riduttivo. Comunque loro sono lì in attesa del meritato paradiso.

Adesso mi chiedo: che cosa pensate voi preti quando entrate in queste chiese domenicali semivuote? Soprattutto voi che venite da quei decenni del dopo Concilio in cui il fervore liturgico, la novità del momento aveva stimolato la fantasia e la creatività dei giovani, riempiendo le celebrazioni domenicali? Poi ci hanno pensato i vescovi a risistemare le cose, indicando come abusi liturgici queste celebrazioni partecipate e che vedevano soprattutto la partecipazione di tanti giovani, Spero che ci sia da qualche parte dopo la morte un luogo in cui vengono imprigionati tutti i prudenti e i moderati, tutti coloro, cioè, che hanno ostacolato con la propria codardia e pigrizia intellettuale l’azione dello Spirito. C’è un modo di affrontare la realtà, soprattutto quando questa si presenta in forme nuove, che minaccia la tranquillità morale delle persone per bene, facendo fina di niente, negando, cioè, i cambiamenti in atto. Il negazionismo, anche quello religioso, è una forma di pigrizia mentale, oltre che una manifestazione di stupidità, perché rivela la difficoltà di affrontare la vita per come si manifesta.

E poi ci sono loro: i profeti. Sono loro che vedono la luce dove il mondo scorge solo tenebre. Sono loro che riescono ad interpretare i segni dei tempi e cogliere cammini nuovi dove il mondo vede solo macerie. Come Geremia che “vedeva” l’Alleanza nuova, che Dio stava desiderando creare con il suo popolo (Ger 31,31s), mentre Israele stava osservando l’esercito di Nabucodonosor distruggere il Tempio e le mura di Gerusalemme. Sono i nuovi profeti che si stanno stropicciano gli occhi perché stanno vedendo la grandezza del Signore e la sua gloria nelle chiese, che sono vuote proprio perché lì non c’è più, sta andando altrove. Riprendiamoci, allora, le strade, per rifare il cammino che fece Gesù che, per annunciare la novità del Vangelo, lasciò dietro di sé la sinagoga di Nazareth, per vivere con i suoi discepoli e le sue discepole nelle strade della Galilea. E con Isaia oggi ci dicono: Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? (Is 43, 18-19).

 

 

5 commenti:

  1. Grazie per questa lucida interpretazione nella chiesa gerarchia di oggi
    Per fortuna esistono gruppi e comunità tipo gruppi di lettura popolare della Bibbia che non fanno perdere la speranza

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  2. Fa riflettere, quello scrivi. Lasciamoci guidare dallo Spirito, senza paura. D’altra parte “non abbiate paura” e un invito forte, in questi giorni. Grazie Paolo

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  3. Buongiorno. Quando ho letto questo suo articolo ho avuto una sensazione di disagio e rabbia. Ho 64 anni e faccio parte di quella minoranza che frequenta le nostre chiese e da lei viene definita: "i vecchi cattolici che fin da piccoli hanno imparato che la messa della domenica è sacra e, chi non ci va, andrà sicuramente all’inferno." Vado in chiesa perché ci credo e non per conquistarmi il paradiso come dice poco più avanti e sono molto consapevole di essere una minoranza sempre più risicata e sto continuamente provocando dicendo che la Chiesa non è accogliente e non ha il coraggio di confrontarsi con i grandi temi della contemporaneità.
    Come si permette di apostrofarmi "veri e propri cimeli storici, pezzi da museo, vestigi di un tempo che fu e che ora non è più, sono sparsi tra i banchi di chiese semivuote"? Chi è lei per dire "Ad una certa età, certe domande è meglio non farsele, è meglio andar avanti così come si è sempre fatto. Sarebbe, infatti, troppo doloroso dover ammettere che ci si è sbagliati, che forse si poteva fare in modo differente, che identificare tutto un cammino di fede indicato dal vangelo con una pratica rituale è un po' riduttivo. Comunque loro sono lì in attesa del meritato paradiso." Chi le dice che domande non me ne faccio? che sono in ricerca continua?
    Fino a che la Chiesa, che siamo noi ma fino ad un certo punto, non affronterà il tema dei ministeri femminili, del ruolo dei laici, maschi e femmine, dei risposati, dei divorziati, delle coppie omosessuali, della convivenza senza matrimonio, della paternità e maternità senza matrimonio, della guerra, del rapporto con le religioni non potrà sperare di veder nuovamente riempirsi le chiese o altri spazi di aggregazione e confronto. Da ultimo "Sono i nuovi profeti che si stanno stropicciano gli occhi perché stanno vedendo la grandezza del Signore e la sua gloria nelle chiese, che sono vuote proprio perché lì non c’è più, sta andando altrove. Riprendiamoci, allora, le strade, per rifare il cammino che fece Gesù che, per annunciare la novità del Vangelo": è lei il nuovo profeta che insulta i vecchi rincoglioniti? e cosa bisogna fare in concreto? cosa vuol dire andare per le strade? mi faccia esempi concreti e realizzabili altrimenti si rimane alle vuote enunciazioni di principio che non portano da nessuna parte.
    Mi scuso della lunghezza e magari di qualche tono sopra le righe ma il suo intervento è veramente irrispettoso.
    Un caro saluto
    Daniele Burgazzi
    dburgazzi@gmail.com

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    1. Non hai capito il genere letterario dell'articolo e l'hai nessa sul piano personale. Mi dispiace, ma volevo solo fare riflettere. Ho scritto questo testo pensando ai giovani che non frequentano piú lê chiese, tutto qui

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  4. Questo articoli lo condivido, ma mi fa male. In quanto non ho neppure la speranza di confrontarmi su questi temi nella mia zona. D. Roncarati

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