giovedì 11 marzo 2021

IL DESERTO COME OPPORTUNITA’

 



Relatore: Matteo Zuppi

Sintesi: Paolo Cugini

Il futuro del lavorare insieme non è meramente operativo, non è aggiornare le regole del condominio è un problema che ci rigenera. Ci sono problemi che ci possono schiacciare, divenire fonti di chiusura, tristezza. Se ci mettiamo con l’atteggiamento di sempre di fronte alle sfide che viviamo, non ci saltiamo fuori.

A livello nazionale si calcola che la metà delle persone non è tornata a Messa (soprattutto i giovani). Nell’ultimo consiglio permanente della CEI è stata presentata un’inchiesta sul rapporto Chiesa- COVID e il 30% si definiva non credente (dieci anni fa era il 15%). Il rapporto aumenta tra i 18-25 anni, la metà si definisce non credenti.

Chi partecipa alla messa era il 12 % e ora sono il 7 %: una riduzione molte forte. È il deserto che dobbiamo attraversare. Tentazione di tornare come prima, di nuovo ci fa cancellare i programmi. Non possiamo tornare come eravamo. La non comunicazione, della presenza, della paura, molte attività sono bloccate.

Questo è il nostro deserto in questa quaresima così più vera, che ci butta nella storia, nel conflitto con il male. Oggi sentiamo la decisività della quaresima, in una situazione che ha cambiato le relazioni. Questo deserto che ci fa sentire nuovamente la Provvidenza, l’esperienza del Dio buono e fedele. Questo è un kairos, un tempo opportuno. In passato si faceva fatica sentire la secolarizzazione come un’opportunità. Ormai questa tempesta ha cambiato queste considerazioni, che ci facevano pensare che il mondo era cambiato, che certe cose non si possono più fare.

La pandemia ha fatto cadere tante foglie che stavano assieme solo per condizioni sociologiche. Mi auguro che ricrescano. C’è la tentazione di fare noi un esame dell’appartenenza cristiana e molte volte quello che definiamo appartenenza sociologica si rivela qualcosa di più profondo. Teniamoci stretto tutto. Evitiamo le definizioni a priori. Il Signore ha un popolo che supera i nostri criteri. Penso al discorso del seminatore. Forse abbiamo seminato ancora di più quest’anno in questa situazione di pandemia.

Fatica nel deserto. In pochi sono abituati alla quaresima e ad una tempesta come questa così prolungata, che chiede virtù e atteggiamenti che non abbiamo: pazienza, perseveranza, resilienza, temperanza. La scelta del seminatore è stata provvidenziale perché ci aiuta a capire che la pastorale non è solo fare delle cose.  Dobbiamo continuare a seminare. Il deserto è il luogo della sofferenza. Deserto come luogo che mette paura. Manifestare la vicinanza è la vera sfida.

La presenza nostra si sente negli ospedali dove ci sono ricoverati i malati di COVID ed aiutare il più che possiamo nelle situazioni di difficoltà è la cosa più importante. Sta segnando la vita di tanti non poter toccare, abbracciare chi sta morendo di COVID. In un momento così forte di deserto il nostro compito è di operare il bene come se le nostre mani fossero le mani di Dio.

Nel deserto c’è un ascolto forte della voce di Dio e anche della voce di chi sta soffrendo. Leggere la sofferenza di questi mesi. Diventiamo le mani di Dio quando lo ascoltiamo e ascoltiamo la gente. Il deserto è la figura della vita. Siamo messi alla prova perché è una prova della nostra fede. Non siamo dinanzi solo ad un problema operativo. Possiamo rispondere al grido di sofferenza che ascoltiamo.

Nicodemo. Molte volte abbiamo questa consapevolezza di Nicodemo, cioè è possibile che cambi quello che è segnato. Questo momento è un’occasione dello spirito, di grande rigenerazione. La notte dello smarrimento è il luogo dove Dio si manifesta e abbiamo la possibilità di essere nuovi. Voglia anche di raccontare questa notte, notte dello smarrimento, del rifiuto. Nella notte Nicodemo incontra lo Spirito e lui vecchio può diventare nuovo. Occorre non avere paura di lasciarci cambiare dallo Spirito, valorizzando il tempo che stiamo vivendo. Quando sperimentiamo la difficoltà della tempesta possiamo sperimentare la forza dello Spirito che lotta contro il male, che non è un’inutile resistenza, ma il cammino della luce e credere che il Vangelo è capace di rispondere alle domande che sono nel cuore dell’uomo e della donna.

In questo tempo di quaresima sperimentiamo la possibilità di essere figli, La fraternità. Prendiamo questa quaresima così differente come opportunità di cambiamento. Sfida dell’annuncio e di rigenerazione. Nicodemo quando esce dal dialogo con Gesù, vecchio com’era, diviene un uomo  nuovo. Se noi sogniamo le cose possono cambiare.

3 commenti:

  1. Riflessione che riempie il cuore e fa riflettere. Quanto ci viene offerto è un'analisi che ci deve servire per i nostri contributi ai piani pastorali. Il rischio forte è quello di voler vedere i risultati, voler capire e vedere realizzate le modifiche che andremo ad effettuare ai nostri piani, ai nostri comportamenti. È l'abitudine di pensare al tutto subito che ci porta a volere i risultati. Nei 40 anni del deserto del popolo di Israele chissà quanta gente non è arrivata alla terra promessa, chissà quanta gente è morta senza vedere il risultato dei propri sforzi. Forse parte di quella gente è morta sfiduciata, è morta imprecando un Dio ritenuto responsabile delle proprie fatiche. Auguro a me stesso la fiducia e l'abbandono nell'accettare questo deserto, nel mettermi in questo cammino di liberazione senza alcuna pretesa di risultato ma con la fiducia di essere preso per mano
    Ferruccio Paterlini

    RispondiElimina
  2. si siamo nel deserto e più che mai noi occidentali, occidentali anche come chiesa, siamo smarriti perchè non possiamo " FARE". Abbiamo smarrito il rapporto del nostro cuore con lo Spirito. Non mi dispiace che i giovani non partecipino alle liturgie, anche nella mia parrocchia sono spariti..più che mai ora per i giovani c'è bisogno di testimoni e non di liturgie,io stessa faccio fatica a partecipare a liturgie asettiche,dove ancora si dice "questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi" quando è solo in Italia dove utilizziamo ancora questa formula.
    Sappiamo molto bene che Gesù non ha detto questo nella Pasqua vissuta con i discepoli,dove le donne sono ancora ai margini in una chiesa maschilista e clericale,dove i divorziati e gli lgbt sono ancora esclusi !!!! quali messaggi trasmette una chiesa così ai giovani ?
    Speriamo di scoprire la fede nella fraternità possibile,la benevolenza verso tutti, spero in un rinnovamento interno a questa Ecclesia italiana che siamo noi, altri mi sembrano più aperti.....
    Spero di convertirmi !!!.........

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo sull'argomento Liturgia. Spesso risultano fredde e per confezionate, prive di spontaneità, di cuore, di passione. Spesso rigide a dei canoni che ne impediscono la condivisione. I giovani non si ritrovano in queste liturgie e purtroppo molti vescovi non capiscono ed irrigidiscono ancor di più. Questa è la mia esperienza personale appartenente ad una diocesi che ha visto anche 2 lettere/moniti a seguire un iter religioso e non di fede

      Elimina