Relatore:
Matteo Zuppi
Sintesi:
Paolo Cugini
Il
futuro del lavorare insieme non è meramente operativo, non è aggiornare le
regole del condominio è un problema che ci rigenera. Ci sono problemi che ci
possono schiacciare, divenire fonti di chiusura, tristezza. Se ci mettiamo con l’atteggiamento
di sempre di fronte alle sfide che viviamo, non ci saltiamo fuori.
A livello nazionale si calcola che la metà delle persone non
è tornata a Messa (soprattutto i giovani). Nell’ultimo consiglio permanente
della CEI è stata presentata un’inchiesta sul rapporto Chiesa- COVID e il 30%
si definiva non credente (dieci anni fa era il 15%). Il rapporto aumenta tra i
18-25 anni, la metà si definisce non credenti.
Chi
partecipa alla messa era il 12 % e ora sono il 7 %: una riduzione molte forte. È
il deserto che dobbiamo attraversare. Tentazione di tornare come prima, di
nuovo ci fa cancellare i programmi. Non possiamo tornare come eravamo. La non
comunicazione, della presenza, della paura, molte attività sono bloccate.
Questo
è il nostro deserto in questa quaresima così più vera,
che ci butta nella storia, nel conflitto con il male. Oggi sentiamo la
decisività della quaresima, in una situazione che ha cambiato le relazioni. Questo
deserto che ci fa sentire nuovamente la Provvidenza, l’esperienza del Dio buono
e fedele. Questo è un kairos, un tempo opportuno. In passato si faceva fatica
sentire la secolarizzazione come un’opportunità. Ormai questa tempesta ha
cambiato queste considerazioni, che ci facevano pensare che il mondo era
cambiato, che certe cose non si possono più fare.
La
pandemia ha fatto cadere tante foglie che stavano assieme solo per condizioni
sociologiche. Mi auguro che ricrescano. C’è la tentazione di fare noi un esame
dell’appartenenza cristiana e molte volte quello che definiamo appartenenza
sociologica si rivela qualcosa di più profondo. Teniamoci stretto tutto.
Evitiamo le definizioni a priori. Il Signore ha un popolo che supera i nostri
criteri. Penso al discorso del seminatore. Forse abbiamo seminato ancora di più
quest’anno in questa situazione di pandemia.
Fatica
nel deserto. In pochi sono abituati alla quaresima e
ad una tempesta come questa così prolungata, che chiede virtù e atteggiamenti
che non abbiamo: pazienza, perseveranza, resilienza, temperanza. La scelta del
seminatore è stata provvidenziale perché ci aiuta a capire che la pastorale non
è solo fare delle cose. Dobbiamo
continuare a seminare. Il deserto è il luogo della sofferenza. Deserto come
luogo che mette paura. Manifestare la vicinanza è la vera sfida.
La
presenza nostra si sente negli ospedali dove ci sono ricoverati i malati di
COVID ed aiutare il più che possiamo nelle situazioni di difficoltà è la cosa
più importante. Sta segnando la vita di tanti non poter toccare, abbracciare
chi sta morendo di COVID. In un momento così forte di deserto il nostro compito
è di operare il bene come se le nostre mani fossero le mani di Dio.
Nel
deserto c’è un ascolto forte della voce di Dio e anche della voce di chi sta
soffrendo. Leggere la sofferenza di questi mesi.
Diventiamo le mani di Dio quando lo ascoltiamo e ascoltiamo la gente. Il deserto
è la figura della vita. Siamo messi alla prova perché è una prova della nostra
fede. Non siamo dinanzi solo ad un problema operativo. Possiamo rispondere al
grido di sofferenza che ascoltiamo.
Nicodemo.
Molte volte abbiamo questa consapevolezza di Nicodemo, cioè è possibile che
cambi quello che è segnato. Questo momento è un’occasione dello spirito, di
grande rigenerazione. La notte dello smarrimento è il luogo dove Dio si
manifesta e abbiamo la possibilità di essere nuovi. Voglia anche di raccontare
questa notte, notte dello smarrimento, del rifiuto. Nella notte Nicodemo
incontra lo Spirito e lui vecchio può diventare nuovo. Occorre non avere paura
di lasciarci cambiare dallo Spirito, valorizzando il tempo che stiamo vivendo.
Quando sperimentiamo la difficoltà della tempesta possiamo sperimentare la
forza dello Spirito che lotta contro il male, che non è un’inutile resistenza,
ma il cammino della luce e credere che il Vangelo è capace di rispondere alle
domande che sono nel cuore dell’uomo e della donna.
In
questo tempo di quaresima sperimentiamo la possibilità di essere figli, La fraternità.
Prendiamo questa quaresima così differente come opportunità di cambiamento. Sfida
dell’annuncio e di rigenerazione. Nicodemo quando esce dal dialogo con Gesù,
vecchio com’era, diviene un uomo nuovo.
Se noi sogniamo le cose possono cambiare.
Riflessione che riempie il cuore e fa riflettere. Quanto ci viene offerto è un'analisi che ci deve servire per i nostri contributi ai piani pastorali. Il rischio forte è quello di voler vedere i risultati, voler capire e vedere realizzate le modifiche che andremo ad effettuare ai nostri piani, ai nostri comportamenti. È l'abitudine di pensare al tutto subito che ci porta a volere i risultati. Nei 40 anni del deserto del popolo di Israele chissà quanta gente non è arrivata alla terra promessa, chissà quanta gente è morta senza vedere il risultato dei propri sforzi. Forse parte di quella gente è morta sfiduciata, è morta imprecando un Dio ritenuto responsabile delle proprie fatiche. Auguro a me stesso la fiducia e l'abbandono nell'accettare questo deserto, nel mettermi in questo cammino di liberazione senza alcuna pretesa di risultato ma con la fiducia di essere preso per mano
RispondiEliminaFerruccio Paterlini
si siamo nel deserto e più che mai noi occidentali, occidentali anche come chiesa, siamo smarriti perchè non possiamo " FARE". Abbiamo smarrito il rapporto del nostro cuore con lo Spirito. Non mi dispiace che i giovani non partecipino alle liturgie, anche nella mia parrocchia sono spariti..più che mai ora per i giovani c'è bisogno di testimoni e non di liturgie,io stessa faccio fatica a partecipare a liturgie asettiche,dove ancora si dice "questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi" quando è solo in Italia dove utilizziamo ancora questa formula.
RispondiEliminaSappiamo molto bene che Gesù non ha detto questo nella Pasqua vissuta con i discepoli,dove le donne sono ancora ai margini in una chiesa maschilista e clericale,dove i divorziati e gli lgbt sono ancora esclusi !!!! quali messaggi trasmette una chiesa così ai giovani ?
Speriamo di scoprire la fede nella fraternità possibile,la benevolenza verso tutti, spero in un rinnovamento interno a questa Ecclesia italiana che siamo noi, altri mi sembrano più aperti.....
Spero di convertirmi !!!.........
Concordo sull'argomento Liturgia. Spesso risultano fredde e per confezionate, prive di spontaneità, di cuore, di passione. Spesso rigide a dei canoni che ne impediscono la condivisione. I giovani non si ritrovano in queste liturgie e purtroppo molti vescovi non capiscono ed irrigidiscono ancor di più. Questa è la mia esperienza personale appartenente ad una diocesi che ha visto anche 2 lettere/moniti a seguire un iter religioso e non di fede
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