giovedì 25 dicembre 2014

LOGOS




Paolo Cugini


Bisogna pur apprendere ad ascoltare, per non correre il rischio d’inventare sempre, di distorcere le parole e, si sa, le parole pesano, soprattutto quando sono rivelate, quando vengono da un’altra parte. E allora a Natale, il giorno del presepio, il giorno della pace dell’anima, della pace dei cuori, della pace degli uomini, dove tutti siamo più buoni, più felici, dove i bambini sono al centro dell’attenzione, Lui, il grande sconosciuto, entra nella storia, nella nostra storia felice, piena di sentimenti buoni, ricolma di quei sentimenti che ti fanno pensare che la religione in fin dei conti s’identifichi con un sentimento, il grande sentimento universale di bontà. E allora entri TU e ci dici che sei il Logos, il pensiero e non il sentimento, la ragione e non la devozione, l’argomentazione e non la magia. Che sorpresa! Che spaventosa e grande sorpresa! Perché se sono abituato ad aspettarmi quello che da secoli mi hanno insegnato, ci hanno insegnato e cioè che tu sei sentimento, che tu sei miracolo, che tu sei la soluzione di tutti i mali, non riesco ad ascoltare la tua Parola, non riesco a cogliere la grande differenza di come ti poni nella storia, non riesco a capire che cosa stai dicendo. E allora proprio oggi che è Natale, che siamo tutti così felici, che ci aspetteremmo delle parole come sempre, delle parole uguali, delle parole soprattutto che non ci disturbino, che non c’inquietino, che non ci facciano pensare, Tu arrivi con questa del Logos, tu ci fai la sorpresa del Logos, che nessuno capisce non solo perché è greco, ma perché non è quello che avremmo voluto sentire, quello che il popolo avrebbe voluto sentire.

Avremmo voluto sentire che tu eri Pathos, e invece ci dici che sei il Logos e così ci spiazzi, ci confondi le idee. Anzi diciamo subito che le confondi solo a chi pone attenzione a questo scherzetto, perché per poter essere turbati bisogna essere attenti, bisogna porre attenzione alle parole. E allora tutti si aspettavano Pathos, perché la religione è da sempre identificata con il sentimento, perché l’uomo religioso, perché la donna religiosa sin da secoli memorabili sono persone dai forti sentimenti religiosi. Mai si era sentito parlare che per avvicinarsi a Dio ci voleva la ragione, il Logos, il pensiero, l’argomentazione. E invece vieni Tu e ti riveli come il Logos e ci parli, e ci mostri che in questo Logos c’è la vita. E allora ti dobbiamo ascoltare, ti dobbiamo seguire. Per questo tutti quelli che si sono fermati allo stadio puramente mentale – anche se sono stati bravi, dobbiamo ammetterlo, perché hanno avuto l’umiltà di ascoltarti, hanno avuto il coraggio di spostarsi dal lato sentimentale a quello razionale – si sono persi nel labirinto dei pensieri astratti che, in questo modo sono diventati vani, svuotando la forza del Logos. Perché il Logos si manifesta nella vita e, senza la vita, rimane lettera morta, vuota. Di che vita si tratta? Che vita ispira il pensiero di Dio? E’ la sete di giustizia, il desiderio di amare tutti, di non escludere nessuno. E’ la vita condivisa soprattutto con chi non ha nulla, è la ricerca costante di cammini di pace e di comunione, il desiderio di vedere il mondo riconciliato.


E’ questa vita che diventa luce nel mondo e che attrae, anche se allo stesso tempo provoca tensioni, contrasti chiusure. E’ normale. Ce lo ricorda anche Isaia. Chi siamo, infatti? Siamo un popolo che cammina nelle tenebre e che una volta visitati dalla luce resistiamo, chiudiamo gli occhi. 

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