Paolo Cugini
Divergent e il nome di un film del 2014
diretto da Neil Burger, ambientato in un futuro distopico post-apocalittico. Il
film racconta le vicende di una coppia di giovani che appartengono ad una
società divisa in caste. La narrazione è rivolta ad un modo futuro, si parla
dunque di fantascienza, di ipotesi di civiltà future. Ebbene, dentro questo
mondo volutamente studiato per essere diviso in caste dalle più nobili alle più
umili, per mantenere l’armonia nella società, ci sono i divergenti che, come
dice la stessa parola, sfuggono ad ogni tipo di inquadramento di classe.
Soprattutto la ragazza, Beatrice, interpretata da Shailene Woodley, è
divergente al 100% e viene ricercata per leggere e interpretare un testo lasciato
dagli antenati e riguardante il futuro della specie. Ebbene, dopo aver dovuto
passare per prove incredibili, finalmente Beatrice riesce ad aprire il testo
dove esce una voce che afferma che, diversamente di come sosteneva la
governate, i divergenti furono creati proprio per salvare il pianeta. Sono i
divergenti, infatti, che a motivo della loro capacità di porsi contro, di non
accettare quietamente le ingiustizie prodotte dalla società divise in classe, riescono
a salvare il pianeta dalle leggi ingiuste e dagli usurpatori. Non è un caso che
la divergente pura e autentica sia una donna. In un mondo e in una cultura i
cui valori sono dettati dalla mentalità patriarcale che contagia anche le donne,
che nel regime immaginato dal film sono al potere, la donna manifesta la
diversità per antonomasia e, quando riesce ad esprimerla, sconvolge con la sua
imprevedibilità i rigidi meccanismi del sistema. Sarà questa donna divergente
ad aiutare l’umanità ad andare al di là delle barriere difensive costruite dal
sistema per difendersi da fantomatici nemici. È proprio lei, la divergente, che
non si è mai fidata del sistema a scoprire che dietro ai proclami del regime
c’era tutta una farsa, la menzogna di un mondo di paura costruito apposta per
controllare le persone.
Una simile immagine si trova anche nell’opera Umano
troppo Umano di Nietzsche. Nei quasi 1400 aforismi che caratterizzano i
due volumi del filosofo tedesco, viene presentato un personaggio, lo
spirito libero, che sin da giovane manifesta un atteggiamento di
disagio nei confronti delle regole della comunità. A dire il vero i
responsabili della comunità percepisco l’autenticità delle critiche della
giovane anima – Nietzsche chiama spesso in questo modo lo spirito libero -, ma
per proteggerla decidono di metterlo fuori. Agli occhi dei capi della comunità,
la diversità di vedute apportata dallo spirito libero, potrebbero col tempo
mettere in pericolo la sopravvivenza della stessa. Lo spirito Libero non se la
prende più di tanto per aver subito una decisione ingiusta, anzi da questa
triste storia capisce che lo spirito libero, per il suo modo di essere e di
vedere la realtà, è preferibile che cammini da solo. Sono famose le pagine
nietzschiane nelle quali traspira una profonda misoginia, dovuta senza dubbio
anche dalle sue travagliate e penose storie con le donne, nelle quali sostiene
che le donne non possono accompagnare lo spirito libero nella sua avventura,
perché ne ostacolano il cammino, cercandolo di proteggerlo dai pericoli mentre
lo spirito libero è uscito dalla comunità proprio per incontrarli. Alla
tranquillità e serenità tipica della fanciullezza e per un certo verso anche
dell’adolescenza, alla soglia della maturità si contrappone un momento di
smarrimento ove tutto viene messo in discussione. È molto importante notare
questo, perché Nietzsche sembra voler dire che spiriti liberi non si nasce.
Occorre saper cogliere il momento di transizione per rifondare la propria
esistenza su basi nuove, che permetteranno al singolo individuo di librarsi
disinvolto verso mondi sconosciuti, considerati tabù per la gente normale o
meglio, per coloro che hanno avuto paura di compiere il primo “volo”,
compromettendo in modo definitivo ed irreparabile la grande possibilità di vivere
in libertà. Solo da questa nuova situazione di libertà, lo spirito libero potrà
comprendere il senso profondo delle cose e mostrare a coloro che sono rimasti
dentro la comunità gli errori della morale e della religione.
Che cos’è stato Gesù se non un divergente rispetto al mondo e uno
spirito libero nei confronti della comunità? Il suo messaggio era così diverso
dai contenuti che l’istituzione politica e religiosa passavano, che non ha
resistito più di tre anni. Quello che Gesù manifestava con le sue parole e i
suoi gesti non era altro che il frutto di quello che aveva appreso negli anni
dell’adolescenza e della giovinezza, trascorsi nel silenzio a cercare il senso
autentico delle cose. Questo silenzio e questa ricerca aveva impresso in Gesù
una chiarezza di vedute che gli permettevano di affrontare senza paure i
potenti del tempo. Quante polemiche leggiamo nei vangeli, polemiche nelle quali
Gesù smaschera il tentativo compiuto dai dottori della legge di sostituire la
Parola di Dio con tradizioni umane. Quante divergenze di vedute tra il potere
istituito, sia politico che religioso, e la profonda parola di Gesù, che tanto
affascinava le moltitudini che lo stavano ad ascoltare. E’, però, a causa del suo essere divergente,
che Gesù ha pagato a caro prezzo, che il mondo si è salvato una volta per tutte
dall’essere inabissato nella mediocrità e nell’ipocrisia. Con le sue parole e
il suo stile divergente di vita ha offerto uno sguardo differente della realtà,
rivelandone il senso autentico, un punto di vista che ha permesso all’umanità
di smascherare le menzogne del potere politico e religioso. Anche lui, come lo
spirito libero nietzschiano, negli anni della giovinezza ha camminato da solo,
si è posto in un cammino di ricerca, per cogliere l’essenza della vita nella
sua realtà esistenziale e sociale. È la libertà il frutto più maturo del
cammino spirituale che ha condotto Gesù ad essere nel mondo segno divergente di
contraddizione, esattamente come gli era stato profetizzato quando ancora era
bambino.
Anche i cristiani sono chiamati per vocazione e identità ad
essere nel mondo dei divergenti, ad essere voci fuori dal coro, voci che la
pensano in modo diverso, che non si lasciano avvolgere dalle soffici e mortali
parole del pensiero unico, ma che lo smascherano, con quella Parola che viene
dall’alto e che assimilano giorno dopo giorno sino a farla propria, sino ad
assumere il pensiero nuovo di Cristo. I cristiani nel mondo sono degli spiriti
liberi, che nessuna legge o ideologia può ingabbiare e fermare, propria perché
la loro forza e la loro motivazione non deriva da logiche terrene, ma
dall’alto. Quando i cristiani riescono a vivere in pienezza la loro identità di
persone divergenti, divengono scomodi al mondo, detestati da coloro che hanno
fatto della menzogna il loro stile di vita. Vivendo disinteressati delle
proposte e delle seduzioni del mondo, alla ricerca continua dell’essenzialità
delle cose, i cristiani sono vittime dell’odio del mondo, perseguitati a causa
della loro fede nel progetto del Signore Gesù. Del resto non può essere
differente. Per la loro sete di giustizia sono considerati una minaccia dal
sistema di corruzione che il mondo costruisce ogni giorno, lasciando dietro di
sé un’umanità divisa dalle ingiustizie e dai soprusi. Per essere dei
costruttori di pace, cercando in ogni situazione di conciliare le tensioni con
il metodo della non violenza, sono odiatissimi dai costruttori di muri, dagli
artefici delle guerre, dai produttori di armi. Vivendo cercando il benessere di
tutti, aiutando i poveri ad alzarsi dalle loro vite di miseria adottando uno
stile di vita di condivisione, provocano il disprezzo di coloro che vivono
solamente pensando a sé stessi e a curare i loro interessi. Vivendo
alimentandosi dell’amore del Padre che li libera da ogni cupidigia e da ogni
ricerca affannosa di dominio e di possesso, i cristiani sono lo sberleffo di
coloro che hanno identificato il loro essere con le cose che possiedono,
divenendone schiavi.
È questo il nostro compito ed il senso della
nostra vita: essere segno della libertà di Dio manifestata nella vita di Gesù,
libertà che assimiliamo accogliendo il suo spirito e alimentandoci della sua
Parola, che ci fa essere persone diverse, il cui pensiero diverge per
antonomasia dal pensiero unico nel quale è immersa la massa. In nome di questa
libertà siamo disposti a rischiare la vita, così come Gesù ha fatto per noi.