Paolo
Cugini
Gli ultimi decenni sono stati un progressivo
processo di smascheramento prodotto dalla cultura occidentale, che ha
ridotto il cristianesimo a forma vuota, inutile per la vita. Il fallimento
delle metanarrazioni moderne, per dirla con Lyotard, hanno manifestato il
limite del metodo deduttivo, incapace di cogliere la realtà. Per secoli la
cultura Occidentale ha preteso di orientare la realtà a partire da schemi
concettuali predefiniti. La profonda crisi climatica che sta devastando il
pianeta, la costante crisi economica frutto del modello neoliberale che sta aumentando
giorno dopo giorno il fosso da i pochi ricchi e una moltitudine di poveri, la
crisi delle democrazie segnate da un’avanzata impressionante degli schieramenti
politici di estrema destra, sono alcuni sintomi di un crollo definitivo della
proposta moderna, della possibilità di controllare l’evoluzione della storia a
partire da idee predefinite. In questo percorso la Chiesa ha le sue
responsabilità e, per questo, la crisi globale la sta intaccando in profondità.
Tutte le volte che si è irrigidita trincerandosi nella difesa di principi
assoluti, ha perso la possibilità di mettersi in ascolto della realtà e
percepire la voce del Verbo Incarnato. Si è lentamente sfaldato, sgretolato il
castello esteriore di sicurezze precostituite, che non ha retto all’impatto
della realtà, che ha evidenziato il fallimento di un metodo, di una modalità di
abitare la realtà. Processo di smascheramento che ha una duplice direzione. Da
un lato rivela il fallimento di un’idea; dall’altro indica un cammino. Per
questo motivo la fase di passaggio che stiamo vivendo è estremamente delicata. Solo
rendendoci conto del cambiamento in atto possiamo avere il coraggio di cambiare
rotta.
Accanto allo smascheramento, l’occidente ha vissuto
anche l’epoca dell’ermeneutica, che ha progressivamente indebolito la
forza della verità metafisica. È questa una chiave di lettura importante,
necessaria per cogliere la direzione che sta prendendo la cultura Occidentale.
L’ermeneutica ha sostituito la metafisica: è questo uno degli esiti, a mio
avviso positivi, del cambiamento in atto. I sistemi rigidi elaborati nell’epoca
moderna, hanno mostrato il grande limite di irrigidire la verità, mostrandone
solo un aspetto, che emerge dalla definizione. La verità manifestata dal
Mistero è per sua natura molteplice, poliedrica, come ho già ricordato nella
pima parte. La definizione del Mistero può avere un aspetto pedagogico, ma non
può avere la presunzione di dire tutto il Mistero. Se questo discorso vale in genarle,
ancora di più assume un significato quando in gioco c’è la Verità del Mistero manifestata
da Gesù Cristo, il Verbo che si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a
noi, camminando con noi. In questa prospettiva, la storicità dell’evento non
può essere dimenticata, per non correre il rischio, come di fatto è avvenuto in
passato con il pensiero metafisico, di ridurre l’evento dell’Incarnazione ad un
concetto astratto. La rivelazione del Mistero in Gesù Cristo, richiede un
costante sforzo ermeneutico, perché la verità, d’ora innanzi, prima di essere
un concetto astratto, è una persona viva che cammina con noi, che dev’essere
accolta così com’è e come si manifesta e non intrappolata in rigidi
rivestimenti concettuali. È proprio questo uno degli aspetti più positivi dell’attuale
contesto post-moderno: la possibilità di pensare la verità nel suo contesto
storico e non di coglierla come un’idea astratta. Tutto ciò ha conseguenze
immediate nel camino della comunità, conseguenze che analizzeremo nella terza
parte.
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