martedì 11 maggio 2021

Il ddl Zan e l’alfabeto del gender: perché bisogna conoscerlo



[Repubblica-10 MAGGIO 2021]

 

Il disegno di legge fornisce strumenti minimi per identificare condizioni umane che possono essere oggetto di aggressioni, disprezzo e odio immotivati e inaccettabili. Ma è dalla loro comprensione che derivano le libertà più profonde.

 

 VITTORIO LINGIARDI, CHIARA SARACENO

Il dibattito attorno al ddl Zan ha introdotto nel discorso pubblico concetti non d'uso comune nel linguaggio quotidiano; non perché siano frutto di forzature ideologiche, ma perché si riferiscono a realtà complesse e multi-determinate. Anche Michele Serra, nella sua Amaca di venerdì, ha lamentato una "eccessiva specializzazione" nel distinguere tra manifestazioni di odio e violenza rivolte contro il "genere", l'"identità di genere", l'"orientamento sessuale".

Proviamo allora a spiegare tali concetti nel modo più semplice possibile, ricordando che il ddl Zan né li usa per fissarli giuridicamente né ha la pretesa di entrare in dibattiti filosofici. Fornisce semplicemente strumenti minimi per identificare condizioni umane che l'esperienza insegna possono essere oggetto di aggressioni, disprezzo e odio immotivati e inaccettabili.

In questa prospettiva, per sesso si intende l'insieme di elementi anatomici e biologici che caratterizzano alla nascita una femmina o un maschio (ma che in qualche caso sono invece incerti, perciò si parla di persona intersessuale, nata con caratteri sessuali non univocamente definibili di maschio o femmina: dunque anche il sesso di nascita può non essere "semplice"). Per identità di genere si intende, invece, il senso soggettivo di appartenenza alle categorie di femminile, maschile o altro (dove "altro" rimanda a una dimensione non obbligatoriamente dicotomica maschile/femminile, per esempio ciò che oggi viene definito genere non-binario).

L'identità di genere è spesso allineata al proprio sesso biologico (cisgender), ma può anche non corrispondervi (transgender). Le condizioni cosiddette di "incongruenza" o "disforia" di genere (i termini scientifici oggi in uso), non sono capricci di chi, per gioco o bizzarria, si sente (non "sceglie" di essere) in disaccordo con il sesso assegnato alla nascita. Si tratta di vite e percorsi del corpo e della mente, non di abiti che si mettono e tolgono. Le dimensioni transgender, connotate da una spinta biopsicologica, implicano esperienze psicofisiche impegnative, intense, anche dolorose, per esempio a causa dell'incomprensione e del rifiuto delle famiglie. In ambito scientifico e culturale la distinzione tra sesso e genere è acquisita da anni.

È noto che il termine genere investe il versante sociologico e culturale, cioè l'insieme di significati che il contesto attribuisce alle categorie di maschile e femminile. Dal sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: "genere si riferisce alle caratteristiche di donne, uomini, ragazze e ragazzi che sono socialmente costruite. In quanto costruzione sociale, il genere varia da società a società e cambia nel tempo".

Altra cosa è l'orientamento sessuale, che come tutti sappiamo si riferisce alla direzione del desiderio e risponde alla domanda "chi mi piace" (mentre l'identità di genere risponde alla domanda "chi sono", "a qualche genere mi sento appartenente"). Nonostante queste distinzioni siano assimilate da tempo in campo scientifico, pur nella varietà delle interpretazioni e sfumature, ancora si commette l'errore di sovrapporre e confondere i concetti di sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale. Anche per questo motivo, tutte le associazioni scientifiche e professionali (in tutti i campi: psicologia, medicina, sociologia) dispongono di glossari e linee guida per spiegare differenze e interazioni tra questi termini.

Le discriminazioni e le macro- e micro-aggressioni che le persone riunite (per comodità semplificatoria) sotto l'acronimo Lgbtqi+ subiscono nella vita di ogni giorno, non sempre derivano dall'ostilità. A volte sono prodotte dalla poca conoscenza o persino dalla preoccupazione di dover ragionare su cose troppo complicate, cioè non binarie. Non dobbiamo avere paura della complessità, è dalla sua comprensione che derivano le libertà più profonde.

 

FONTE https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2021/05/10/news/il_ddl_zan_e_l_alfabeto_del_gender_perche_bisogna_conoscerlo-300302517/?ref=RHTP-BC-I279994148-P9-S2-T1

 


1 commento:

  1. L’articolo sulla legge Zan di REPUBBLICA del 10 maggio 2021, a firma di Vittorio Lingiardi e Chiara Saraceno, trascrive e spiega le nuove parole presenti nel decreto, sconosciute alla maggioranza degli italiani. L’articolo conclude affermando che; dalla comprensione della complessità derivano le libertà profonde. Affermazione condivisibile, ma il ddl ZAN aiuta la complessità? Ritengo che sarebbe più semplice applicare la legge costituzionale, la carta dei diritti universali, piene di diritti che abbiamo trascurato, lasciando che il cavallo di Troia, pieno di individualismo e povero di dignità, conquistasse l’umano. Questa legge Zan, non darà accettazione alla disforia, non si riesce ad imporre per legge il rispetto, l’accoglienza, la convivenza; a meno che insieme alla legge si usi la forza. E questo è ciò che avviene nelle nazioni dove leggi simili alla ZAN sono in vigore. Infatti si vorrebbe imporre alla scuola, dalla materna alle superiori, di fare lezioni dove si sostiene che puoi essere quello che vuoi, la natura maschio o femmina non centra. Questo pensiero può essere destabilizzante. In caso di disforia di genere, è l’uguaglianza dei diritti universali che può umanizzare gli atteggiamenti sociali. Una legge specifica per i gruppi lgbtqi+ è discriminatoria inquanto esclude altre categorie come i ciccioni, i tappi, gli spilungoni, i nasoni, gli zoppi…e comunque crea confusione e non credo risponda alla categoria della inclusione. Magari sarebbe opportuno un referendum, perso in partenza, perchè dalla loro parte i disforici hanno i media mondiali, il che significa il pensiero unico. Cari amici lgbtqi+ le associazioni sono legali anche secondo la costituzione, e voi siete un sindacato tra i tanti che lotta per il suo interesse. Ma il fatto che dalla vostra parte avete tanti politici, espressione del potere economico e mediatico, mi fa pensare che il ddl ZAN sia si, contro la discriminazione, ma quella di pensiero. DR

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