domenica 11 gennaio 2015

IMMERSI IN CRISTO


Paolo Cugini

Noi oggi facciamo delle cose, celebriamo dei riti che non solo hanno perso il loro valore simbolico, ma soprattutto la loro rilevanza esistenziale. Celebriamo dei riti religiosi solamente per il loro valore culturale, e cioè perché celebrando questo rito apparteniamo ad una cultura, ad un popolo. Quanta gente, quante mamme e papà – soprattutto mamme – procurano la chiesa per battezzare i loro figli anche se, nella maggior parte dei casi, non mettono mai piede, o quasi, in una chiesa. Perché facciamo delle cose che non corrispondono per nulla alla nostra realtà, a ciò in cui crediamo, a ciò che viviamo? Siamo così abituati a fare le cose senza pensare, a farle perché le fanno tutti, che abbiamo trasferito questa stessa mentalità dentro la vita religiosa. Siamo così abituati a vivere nella massa, a fare le cose così per fare, senza dover troppo pensare, senza dover fare la fatica di scegliere, che abbiamo trasferito, abbiamo trasportato come si trasporta una scatola da un posto all’altro, la mentalità moderna all’interno della vita spirituale, della vita religiosa. Così ci sembra strano se qualcuno metta in discussione questa moda, questo costume, questa trasferenza indebita da un luogo all’altro, come se il mondo e lo spirituale fossero la stessa cosa, appartenessero allo stesso genere, allo stesso livello di realtà. 
Battesimo significa immersione. Spiritualmente significa rito d’appartenenza al cristianesimo. Sempre spiritualmente possiamo dire che il battesimo è l’immersione nella vita cristiana. Il battesimo, si dice, è la porta d’entrata nella chiesa cattolica. Senza il battesimo non si entra. E’ un rito d’ingresso nella comunità. C’è quindi una dimensione personale e una comunitaria: le due dimensioni sono intrecciate. Ci si converte al Signore per vivere come Lui ha vissuto e Lui ha vissuto in una comunità. La vita si realizza nella comunità. La vita cristiana, che è una vita pienamente umana si realizza nella compagnia di uomini e donne. Sembra un dato scontato ma, oggi come oggi, non lo è.
 Se però sfogliamo le pagine dei registri di battesimo che si trovano nelle parrocchie scopriamo delle liste immense che non corrispondo alla realtà: tantissimi immersi, che nella realtà, nella vita di ogni giorno sono totalmente asciutti. E noi glielo permettiamo. E noi, ministri del battesimo, ministri della chiesa, ministri dei sacramenti permettiamo che i sacramenti siano elargiti a chiunque indistintamente, come se fossero cose, come se uno potesse accedervi come avviene al mercato. Nessuna goccia d’acqua sulla pelle di questi cosiddetti immersi, ma terribilmente asciutti, come se l’acqua non fosse mai passata sulla loro pelle, come se niente fosse successo.
Se volgiamo leggere la festa del Battesimo del Signore alla luce dei testi che la liturgia propone, troviamo delle sorprese significative. Alla luce del testo della prima lettera di Giovanni il battesimo può essere visto come lo strumento per vincere il mondo. Anche il vangelo è in questa linea presentando Gesù come colui che è “più forte”. Non è un caso che entrambi i testi siano di Giovanni, che ha un suo modo specifico d’intendere il mondo. Infatti, secondo Giovanni mondo è tutto ciò che si contrappone a Dio, e una forza che organizza la realtà a partire da qualcosa che non è Dio e plasma la cultura e forma una mentalità che assimiliamo. Importante anche sottolineare che lo stile del mondo accompagna i cambiamenti che avvengono attraverso i secoli e che modificano la cultura e la mentalità. Il mondo è allora un modo di essere nel mondo e di relazionarsi con le persone che è connotato dall’egoismo, che è la radice, il DNA di quello che Giovanni chiama mondo. Il modo di vivere nel tempo che il mondo ispira è la vita per sé, è la ricerca di sé senza nessuna preoccupazione degli altri. Nel Battesimo riceviamo invece lo Spirito del Signore, di colui che è vissuto per noi, che è morto per noi. Solo con lo Spirto del Signore riusciremo anche a noi a vivere come Lui ha vissuto.