Paolo Cugini
Noi oggi facciamo delle cose,
celebriamo dei riti che non solo hanno perso il loro valore simbolico, ma
soprattutto la loro rilevanza esistenziale. Celebriamo dei riti religiosi
solamente per il loro valore culturale, e cioè perché celebrando questo rito apparteniamo
ad una cultura, ad un popolo. Quanta gente, quante mamme e papà – soprattutto
mamme – procurano la chiesa per battezzare i loro figli anche se, nella maggior
parte dei casi, non mettono mai piede, o quasi, in una chiesa. Perché facciamo
delle cose che non corrispondono per nulla alla nostra realtà, a ciò in cui
crediamo, a ciò che viviamo? Siamo così abituati a fare le cose senza pensare,
a farle perché le fanno tutti, che abbiamo trasferito questa stessa mentalità
dentro la vita religiosa. Siamo così abituati a vivere nella massa, a fare le
cose così per fare, senza dover troppo pensare, senza dover fare la fatica di
scegliere, che abbiamo trasferito, abbiamo trasportato come si trasporta una
scatola da un posto all’altro, la mentalità moderna all’interno della vita
spirituale, della vita religiosa. Così ci sembra strano se qualcuno metta in
discussione questa moda, questo costume, questa trasferenza indebita da un
luogo all’altro, come se il mondo e lo spirituale fossero la stessa cosa,
appartenessero allo stesso genere, allo stesso livello di realtà.
Battesimo significa immersione.
Spiritualmente significa rito d’appartenenza al cristianesimo. Sempre
spiritualmente possiamo dire che il battesimo è l’immersione nella vita
cristiana. Il battesimo, si dice, è la porta d’entrata nella chiesa cattolica.
Senza il battesimo non si entra. E’ un rito d’ingresso nella comunità. C’è
quindi una dimensione personale e una comunitaria: le due dimensioni sono
intrecciate. Ci si converte al Signore per vivere come Lui ha vissuto e Lui ha
vissuto in una comunità. La vita si realizza nella comunità. La vita cristiana,
che è una vita pienamente umana si realizza nella compagnia di uomini e donne.
Sembra un dato scontato ma, oggi come oggi, non lo è.
Se però sfogliamo le pagine dei registri di battesimo
che si trovano nelle parrocchie scopriamo delle liste immense che non
corrispondo alla realtà: tantissimi immersi, che nella realtà, nella vita di
ogni giorno sono totalmente asciutti. E noi glielo permettiamo. E noi, ministri
del battesimo, ministri della chiesa, ministri dei sacramenti permettiamo che i
sacramenti siano elargiti a chiunque indistintamente, come se fossero cose,
come se uno potesse accedervi come avviene al mercato. Nessuna goccia d’acqua
sulla pelle di questi cosiddetti immersi, ma terribilmente asciutti, come se
l’acqua non fosse mai passata sulla loro pelle, come se niente fosse successo.
Se volgiamo leggere la festa del
Battesimo del Signore alla luce dei testi che la liturgia propone, troviamo
delle sorprese significative. Alla luce del testo della prima lettera di
Giovanni il battesimo può essere visto come lo strumento per vincere il mondo.
Anche il vangelo è in questa linea presentando Gesù come colui che è “più
forte”. Non è un caso che entrambi i testi siano di Giovanni, che ha un suo
modo specifico d’intendere il mondo. Infatti, secondo Giovanni mondo è tutto
ciò che si contrappone a Dio, e una forza che organizza la realtà a partire da
qualcosa che non è Dio e plasma la cultura e forma una mentalità che
assimiliamo. Importante anche sottolineare che lo stile del mondo accompagna i
cambiamenti che avvengono attraverso i secoli e che modificano la cultura e la
mentalità. Il mondo è allora un modo di essere nel mondo e di relazionarsi con
le persone che è connotato dall’egoismo, che è la radice, il DNA di quello che
Giovanni chiama mondo. Il modo di vivere nel tempo che il mondo ispira è la
vita per sé, è la ricerca di sé senza nessuna preoccupazione degli altri. Nel
Battesimo riceviamo invece lo Spirito del Signore, di colui che è vissuto per
noi, che è morto per noi. Solo con lo Spirto del Signore riusciremo anche a noi
a vivere come Lui ha vissuto.