sabato 4 ottobre 2025

LA TEOLOGIA DAL BASSO CAMMINO PER UNA TEOLOGIA CONTAMINATA

 



 

Paolo Cugini

 

Nel panorama contemporaneo della riflessione teologica, si fa sempre più strada il bisogno di una teologia che sappia mettersi in ascolto della realtà, una teologia dal basso capace di cogliere l’azione dello Spirito Santo dentro la storia concreta. Questa prospettiva si pone come alternativa vivace alla teologia occidentale di tipo deduttivo, che spesso formula dogmi partendo da concetti astratti, rischiando di perdere il contatto con il vissuto delle persone e con ciò che lo Spirito Santo prepara nel quotidiano. La teologia dal basso nasce dall’esperienza, dall’incontro con l’altro, dall’ascolto delle domande che emergono dalle pieghe della storia e dalle ferite dell’umanità. In questo approccio, la riflessione non parte da principi universali astratti, ma dalla concretezza della vita, dalle storie di uomini e donne che cercano senso e salvezza. “La realtà supera l’idea”, direbbe Papa Francesco, richiamando l’esigenza di non chiudersi in schemi statici ma di lasciarsi interpellare dalla storia.

Questa apertura alla realtà non è solo metodo, ma anche contenuto: è qui che lo Spirito Santo agisce, trasforma, prepara cammini nuovi. La teologia dal basso diventa così, una teologia contaminata, cioè capace di lasciarsi interpellare e modificare dal contatto con la vita reale, dalle culture, dai cambiamenti sociali, dalle sofferenze e dalle speranze dei popoli. La teologia occidentale, soprattutto nella sua forma più deduttiva, ha spesso privilegiato la formulazione di dogmi a partire da concetti astratti, talvolta estraniandosi dal contesto storico e dalla realtà vissuta. Questo metodo, che affonda le radici nella filosofia greca e nella scolastica medievale, ha certamente garantito la coerenza e la profondità del pensiero cristiano, ma rischia di diventare autoreferenziale. Il pericolo è quello di una teologia in vitro, che analizza la fede come oggetto da laboratorio, senza lasciarsi contaminare dalla vita, ma anzi, difendendosi da essa.  In questo modo, la riflessione teologica può perdere la sua forza profetica e il suo dinamismo, non riuscendo a cogliere ciò che lo Spirito Santo sta preparando nella storia attraverso le novità, le crisi, le sfide e le trasformazioni. Questo è forse, uno dei problemi più evidenti nel dibattito teologico contemporaneo, in cui è palese l’incapacità della teologia ufficiale e del Magistero ecclesiale di dialogare con i temi che il vissuto quotidiano evidenzia come urgenti. Una teologia che si difende dalla vita, per proteggere i propri principi assoluti, ritenuti innegoziabili, è destinata a rimanere fuori dai giochi della vita reale e, alla distanza, ad essere ignorata nel dibattitto che cerca soluzioni ai problemi esistenziali.

Al contrario, una teologia contaminata è una teologia che accetta il rischio dell’incontro, dell’incarnazione, della mescolanza. Non teme di sporcarsi le mani nella storia, di confrontarsi con ciò che è nuovo, diverso, imprevisto. È una teologia che riconosce che lo Spirito Santo non agisce solo nei luoghi istituzionali o nei dogmi consolidati, ma anche e, soprattutto, nelle periferie, nelle domande scomode, nei cambiamenti sociali, nelle lotte per la giustizia. Questa prospettiva richiama il modello biblico, dove Dio si rivela nella storia concreta di un popolo, attraverso vicende spesso segnate dal dolore e dalla speranza. La teologia dal basso, contaminata dalla realtà, diventa allora un luogo di discernimento, di ascolto, di creatività, capace di generare nuove sintesi e nuove vie per la fede. È nei cammini della storia che il teologo dovrebbe trovarsi, per porsi in ascolto, ed elaborare una teologia che sa di terra e acqua, di vita vissuta e non di puzza di libri e scaffali. In un mondo in rapido cambiamento, la teologia non può accontentarsi di ripetere formule astratte, ma deve mettersi in ascolto della realtà, lasciandosi contaminare dalla storia e dalle domande che emergono dal vissuto quotidiano. Solo così potrà cogliere davvero l’azione dello Spirito Santo, che continua a preparare cammini nuovi per la Chiesa e per l’umanità. La teologia dal basso invita a lasciare le rive sicure dell’astrazione per navigare nel mare aperto della vita, dove lo Spirito soffia e rinnova ogni cosa.

 

 

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