UNITA’
PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI-RE
CONSIGLIO PASTORALE 13
LUGLIO 2016
PROPOSTA DI UNA NUOVA
RIORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO PASTORALE
A.
In Ascolto del Papa
(Dall’Evangeli Gaudium di
Papa Francesco)
Nella Parola di Dio appare
costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei
credenti.
Oggi, in questo “andate” di
Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione
evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita”
missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che
il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata:
uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le
periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo.
La Chiesa “in uscita” è la
comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono,
che accompagnano, che fruttificano e festeggiano.
La riforma delle strutture,
che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare
in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in
tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali
in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di
tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia.
Una
pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione
disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di
insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che
realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra
sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo
stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per
questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa.
Se
la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti,
senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo
incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi
bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e
dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che
indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i
destinatari privilegiati del Vangelo», e l’evangelizzazione rivolta
gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre
affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra
fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli.
Preferisco una
Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto
che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie
sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce
rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve
santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri
fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con
Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di
senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di
rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che
ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo
tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza
sosta:
«
Voi stessi date loro da mangiare » (Mc
6,37).
B.
LA PROPOSTA
[Per questa parte mi
rifaccio alla proposta di don Davide Poletti presentata all'Unità Pastorale
Padre Misericordioso]
La
Chiesa in uscita non è una novità:
•
Padre Leone Dehon: uscire dalle sagrestie (1870)
•
congresso ATI : nuova coscienza della missione (1977)
•
Dianich: chiesa estroversa (1978)
•
Uscire dal tempio (Mons. Caprioli 1998)
Oggi
ci troviamo dinanzi ad una società che presenta fenomeni nuovi:
·
presenza
crescente di cittadini di altre religioni
·
presenza
di cittadini di nessuna religione
·
crescita
numerica di abbandono della fede nei paesi cristiani
·
scollamento
tra costume e morale cattolica
·
matrimoni
religiosi dimezzati
·
battesimi
scesi al 70%
·
Appartenenze
parziali
E’ il frutto del cammino di
secolarizzazione e di scristianizzazione della società Occidentale.
Che
cosa significa evangelizzare in Italia?
·
Situazione
di staticità della chiesa istituzionale
·
Scollamento
tra gerarchia e Popolo di Dio
·
Liturgie che
fanno fatica a rappresentare la vita dei fedeli
Problemi
aperti
·
Le Unità
Pastorali di recente formazione possono offrire una possibilità concreta per le
comunità di aprirsi alle altre comunità e di aprirsi sul territorio.
·
Le unità
pastorali costituite nella nostra diocesi propongono un metodo di pastorale che
viene generalmente applicato a più parrocchie in modo fisso e sempre
uguale. La spiritualità che nasce dal
modello classico e dalla formazione del prete e del laico non è
missionaria. Tutto ciò non aiuta la
Chiesa ad esprimersi nella sua missione in uscita sul territorio: il modello
assunto finora è centralizzante e campanilistico, legato a
strutture e territori. Questo modello
tradizionale non ci stimola neppure ad essere una chiesa comunione perché
troppo incentrata sul prete.
Passaggi
necessari:
·
Uscire dall’individualismo
spirituale e pastorale
·
Uscire dal
pretocentrismo pastorale
·
Elaborare
cammini per una pastorale che sgorghi sempre di più dalla Parola di Dio
·
Essenzializzare
il lavoro pastorale (lasciare indietro ciò che non serve)
·
Percepire
sempre più la corresponsabilità nel processo di elaborazione dei cammini di
evangelizzazione
·
Studiare
modalità differenti per evangelizzare il territorio
·
Non una
chiesa a servizio di sé stessa (strutture), ma una chiesa a servizio del Regno
Occorre un
cammino di chiesa che:
·
Si decentri
sempre di più
·
Senta il
mandato missionario sulle persone che vivono sul territorio
·
Propone
cammini di fede e di liberazione (corruzione, mafia, attenzione al creato,
stili di vita, ecc.);
·
Attenta ai
poveri (uscire dall’assistenzialismo)
·
Cammini con
le famiglie (Parola e sacramenti)
·
Attenta ai
giovani (a tutti, non solo quelli che bazzicano nelle nostre strutture.
Elaborare una pastorale giovanile attenta al territorio, che nel lungo termine
possa creare una rete per intercettare il grido dei giovani)
·
Cammini con
le tante solitudini presenti sul territorio (anziani, vedove/i, singles, etc.)
·
Costruisce
piccole comunità a misura d’uomo e donna
PROPOSTA
(cfr. UP Baragalla, Cesare Annamaria,Villa Sesso, Castellarano, CEBs, ecc.)
·
Suddividere le cinque parrocchie dell’UP in zone, o
comunità di base, o diaconie,
·
I laici dovrebbero assumere la responsabilità della
vita della Chiesa nel quartiere.
·
Assieme ai ministri ordinati, ai catechisti e ai
ministri straordinari dell’eucaristia potrebbero iniziare a preparare i
battesimi dei bimbi e degli adulti, accompagnare i malati e i morenti, sostenere
il cammino dei poveri, animare gli incontri della Parola di Dio, visitare le
famiglie (benedizioni, ecc.) e le persone sole, preparare e svolgere una parte
della catechesi dei bimbi.
·
Le comunità
di quartiere dovranno
avere una propria coscienza autonoma senza dimenticare l’unità pastorale in cui
sono inserite.
·
Al fine di
mantenere una comunione più
efficace (intra ed extra) e nello stesso tempo raggiungere una buona autonomia
ogni chiesa di quartiere potrebbe scegliere una presidenta o un presidente. Una
laica o un laico capace, per carattere, esperienza e doti di coordinare,
facilitare, accompagnare, ascoltare, far crescere, appianare, dare spazio, ecc.
·
Il sacerdote dovrà reinventare la sua funzione in modo
itinerante, pur vivendo in comunità con altri sacerdoti/laici, Il suo compito
sarà principalmente quello di amministrare i sacramenti, ma dovrà anche
visitare le comunità nei quartieri, crearne eventualmente di nuove, formare i
laici, mantenere la comunione fra le comunità.
·
La DOMENICA diventerà il giorno in cui le comunità di
quartiere si ritrovano per celebrare la messa insieme , per portare le gioie,
le fatiche e le istanze della gente nell’eucaristia.
COSA FARE?
COME FARE?
·
Ascoltare il
proprio territorio e riflettere sul cammino da compiere
·
scegliere la strategia del positivo
·
valorizzare
l’esistente in modo particolare partendo dai cristiani che abitano già quel
territorio
·
sentirsi
servitori del Regno di Dio che è già presente
·
intervenire
con umiltà
·
essere una
Chiesa che non si difende, ma che aiuta a crescere e raccoglie le domande
dell’umanità
·
dialogare
PUNTI DA DEFINIRE
• come leggere
la Bibbia in questo nuovo contesto di costruzione del Regno e di cammini di
liberazione
• quale tipo
di formazione? Non solo teologica e Biblica, ma anche umana (incontro, dialogo,
facilitare…)
• quale
cammino di iniziazione cristiana per i bimbi
• messe in famiglia/quartiere
• cammini dei
ragazzi e dei giovani
• rapporti tra
commissioni e comunità di quartiere
• rapporti tra
centro di ascolto e comunità di quartiere
• nuovi
ministeri: presidente, mediatore di conflittI
• Comunità
cristiana / chiesa di quartiere e rapporto con le istituzioni
• cammini dei
fidanzati
• ………