Ricevo e volentieri pubblico.
di Luca Bottura
Il vescovo di
Bologna mi ha fatto un grande regalo. Nei giorni scorsi aveva concesso una
bella intervista al giornale dell’Anpi parlando di Liberazione. Un’intervista
coraggiosa, molto più coraggiosa di qualche laico che, in questo clima
berciante, si lascia travolgere (per fatica, non per cattiveria) dal coro
assordante dei “fuori dal coro”. Quelli per cui liberarci dai nazifascisti
sarebbe stato un atto divisivo. Ieri Don Matteo Zuppi ha accettato di fare due
chiacchiere durante la mia rassegna stampa dei giorni di quarantena. Ne
trascrivo qualche passaggio perché sapermi amministrato da una persona del
genere, anche se sono una pecorella anomala, che pascola solo nei dintorni del
recinto, mi ha reso la cattività meno pesante e la prospettiva del futuro prossimo
decisamente più abbordabile. Finché la chiesa che, volenti o nolenti, è la
filigrana di questo Paese, poggerà su fondamenti del genere, avremo qualche
ragione in più di sorridere.
«Con
quell’intervista spero di aver interpretato lo spirito di questa città e del
Paese».
«Il 25 aprile è lo Stato, è quello che sono le nostre
istituzioni». «Ho riletto le parole di Mattarella dell’anno scorso e le
condivido: la Liberazione è il fondamento dei nostri valori, dunque è di
tutti».
«È vero che il primo tradimento di quei valori
furono le violenze del dopoguerra. Forse non sono state condannate appieno, ma
questo non toglie nulla ai valori su cui è costruita la nostra casa comune, la
nostra convivenza».
«Dobbiamo fare
molta attenzione che i semi di intolleranza, di odio, di annullamento
dell’avversario, non prevalgano. Non possiamo accettarle in nome proprio di
quel lascito».
«Mi ha colpito che
i vigili del fuoco inglesi abbiano fatto coraggio a quelli italiani cantando
Bella Ciao. Noi dobbiamo superare la logica della parte. C’è una parte sola.
Quella canzone è di tutti».
«Quando le
istituzioni onorano il 25 aprile lo fanno perché il 25 aprile è il 2 giugno. È
la Repubblica, è la Costituzione. Qualcuno dice: le cose non sono andate
secondo quegli ideali. Qualcuno può dire: ho dato la vita per la giustizia, la
democrazia, e adesso guarda. Questo è il momento di provare ad applicarli, quei
valori. Perché come diceva Papa Francesco, siamo tutti sulla stessa barca».
Grazie Don Matteo,
buon 25 aprile. In fondo, la Resistenza al nazifascismo compie gli anni in un
giorno del mese che anche a dicembre, di solito, regala speranza all’umanità.