domenica 26 aprile 2020

I partigiani e l’omelia laica di Don Matteo Zuppi






Ricevo e volentieri pubblico.


  di Luca Bottura

Il vescovo di Bologna mi ha fatto un grande regalo. Nei giorni scorsi aveva concesso una bella intervista al giornale dell’Anpi parlando di Liberazione. Un’intervista coraggiosa, molto più coraggiosa di qualche laico che, in questo clima berciante, si lascia travolgere (per fatica, non per cattiveria) dal coro assordante dei “fuori dal coro”. Quelli per cui liberarci dai nazifascisti sarebbe stato un atto divisivo. Ieri Don Matteo Zuppi ha accettato di fare due chiacchiere durante la mia rassegna stampa dei giorni di quarantena. Ne trascrivo qualche passaggio perché sapermi amministrato da una persona del genere, anche se sono una pecorella anomala, che pascola solo nei dintorni del recinto, mi ha reso la cattività meno pesante e la prospettiva del futuro prossimo decisamente più abbordabile. Finché la chiesa che, volenti o nolenti, è la filigrana di questo Paese, poggerà su fondamenti del genere, avremo qualche ragione in più di sorridere.

«Con quell’intervista spero di aver interpretato lo spirito di questa città e del Paese».

«Il 25 aprile è lo Stato, è quello che sono le nostre istituzioni». «Ho riletto le parole di Mattarella dell’anno scorso e le condivido: la Liberazione è il fondamento dei nostri valori, dunque è di tutti».

 «È vero che il primo tradimento di quei valori furono le violenze del dopoguerra. Forse non sono state condannate appieno, ma questo non toglie nulla ai valori su cui è costruita la nostra casa comune, la nostra convivenza».

«Dobbiamo fare molta attenzione che i semi di intolleranza, di odio, di annullamento dell’avversario, non prevalgano. Non possiamo accettarle in nome proprio di quel lascito».

«Mi ha colpito che i vigili del fuoco inglesi abbiano fatto coraggio a quelli italiani cantando Bella Ciao. Noi dobbiamo superare la logica della parte. C’è una parte sola. Quella canzone è di tutti».

«Quando le istituzioni onorano il 25 aprile lo fanno perché il 25 aprile è il 2 giugno. È la Repubblica, è la Costituzione. Qualcuno dice: le cose non sono andate secondo quegli ideali. Qualcuno può dire: ho dato la vita per la giustizia, la democrazia, e adesso guarda. Questo è il momento di provare ad applicarli, quei valori. Perché come diceva Papa Francesco, siamo tutti sulla stessa barca».

Grazie Don Matteo, buon 25 aprile. In fondo, la Resistenza al nazifascismo compie gli anni in un giorno del mese che anche a dicembre, di solito, regala speranza all’umanità.