domenica 1 settembre 2024

COME UNA SENSAZIONE


 


Paolo Cugini

 

È proprio così: una sensazione, strana, ma profonda, che viene da molto lontano. Una sensazione che nasce dalla percezione di qualcosa che sta svanendo sotto i nostri occhi e che, nonostante l’evidenza, si continui a vivere come se niente fosse, come se non stesse succedendo nulla. Eppure, sta accadendo. Questa percezione si trasforma in fastidio quando la considero a partire da quello che sono, cioè un rappresentante di quella istituzione che percepisco come inattuale, inadeguata. Non è una sensazione simpatica sentire di fare parte di un’istituzione che, ormai, non esite più, che sta crollando. Odori di muffa, di qualcosa che è invecchiato e che è stato messo da parte, trascurato, che nessuno guarda più. Molta gente passa davanti e dentro le chiese senza importarsi di quello che hanno rappresentato, ma al massimo per visitarle, come si visita un museo.

 Non a caso, in molte chiese importanti dal punto di vista artistico, si paga per entrare. Sensazione di chiuso che si percepisce durante quelle celebrazioni liturgiche con pochissime persone, soprattutto quando avvengono durante la settimana, con persone anziane, perché i giovani cercano altro, non s’interrogano se partecipare o meno: vanno altrove. È questo che mi colpisce: la distanza. Da una parte ci sono le nuove generazioni che cercano vita dove l’annusano e, il mondo religioso, non rientra in ciò che per loro può offrire vita. Dall’altro, i responsabili della religione, che continuano a fare e proporre i loro servizi, allo stesso modo di sempre e, la maggior parte di loro, radicalizzando le forme del passato. Idiosincrasia pura. Senza dubbio, la religione è ancora visibile materialmente. Le sue chiese, cattedrali, palazzi sono ancora in mezzo a noi, così, come le sue celebrazioni pompose, la sua rete di comunità, la sua struttura ben organizzata. Nessuno mette in dubbio questo dato di fatto estetico, materiale, visibile agli occhi umani.

Quello che invece, a mio avviso, è chiaro e che non tutti stanno vedendo è che ciò che sta rimanendo in piedi è una struttura svuotata di contenuto. Anche qui si può dire che ci sono contenuti, ma che non riescono più ad attecchire con la realtà e, di conseguenza, sono svuotati di senso. Stiamo andando verso un cammino di chiesa come museo, come vestigio storico, bello esteticamente e che rivela la memoria di ciò che era e oggi non c’è più. La domanda è: quando ci sveglieremo? Quale evento riuscirà a svegliare le menti dei nostri capi religiosi? Che cosa deve ancora succedere per renderci conto che abbiamo imboccato una strada senza ritorno?

 

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