domenica 30 luglio 2023

DALLA PARROCCHIA ALL’AREA MISSIONARIA

 

La Cattedrale di Manaus



Paolo Cugini

 

Sabato sono stato a pranzo dal Cardinale dell’arcidiocesi di Manaus mons. Leonardo Steiner. A tavola c’era anche il vescovo ausiliare mons. Edmilson Tadeu. Pranzo in semplicità, senza cerimoniali, ma spirito di servizio e comunione.

Mons Leonardo cardinale di Manaus


Durante il pranzo, mons. Leonardo mi ha parlato dell’arcidiocesi di Manaus, della sua estensione e anche della su precedente esperienza nella prelazia di San Félix do Araguaia, come successore di Mons Pietro Casaldaliga.

Mons Edmilson Tadeu vescovo ausiliare di Manaus


“Ci sono delle aree missionarie dove un prete solo deve accompagnare 80 comunità e ci sono delle zone ancora scoperte”. Della prelazia di San Felix do Araguaia aveva ammirato il grande lavoro svolto dal suo predecessore mons. Casaldaliga per la formazione dei laici e laiche. Gli ultimi anni di dom Pedro sono stati caratterizzati dalla malattia e il lavoro pastorale ne ha risentito. “Un giorno stavo passando in una regione della prelazia – continua a raccontarmi mons. Leonardo – e incontrai una comunità che da 8 anni non aveva la celebrazione di una messa. Rimasi impressionata dalla leader della comunità, che mi raccontava che, nonostante questa lunga mancanza, la comunità non aveva mai smesso di celebrare alla domenica e di leggere la Parola di Dio durante la settimana. Dove ci sono leaders formati, le comunità rimangono vive”.

Alcuni ministri dell'eucarestia e della Parola. Tra loro c'è anche una ragazza di 22 anni


Ho chiesto poi a mons. Leonardo che differenza c’è tra una parrocchia e una zona missionaria, notando la sua insistenza, anche nell’archidiocesi, di formare zone missionarie.

“Nella parrocchia – continua mons. Leonardo – c’è la comunità della matrice che è considerata la più importante, dove confluiscono anche i momenti più significativi della vita delle parrocchia, come i momenti formazioni o alcune celebrazioni. Nell’area missionaria non c’è la matrice e, di conseguenze, tutte le comunità hanno la stessa importanza e dignità, dalla più piccola alla più grande. Questo stile di chiesa di comunità di comunità l’ho visto attuato nella prelazia di San Félix do Araguaia e mi ha colpito molto e sto cercando di proporlo anche nell’arcidiocesi”.

A cena da Charlene e Davide


Alla sera, dopo aver celebrato la bellezza di tre messe, cena a casa di una coppia della comunità Gesù luce dei popoli. Con me erano invitati un’altra coppia e la leader della comunità. La coppia ospitante – Charlene e Davide – ha tre figli, tutti e tre chierichetti. “È stato il mio figlio più grande a portarmi in chiesa”, mi dice Charlene seduta a tavola davanti a me. A cena vari tipi di pesce che, qui a Manaus, non mancano mai. Verso le 22 a nanna, per recuperare le forze: domani, domenica 30 luglio, mi aspettano 4 messe, un pranzo in una famiglia di una comunità e la cena in un’altra.


giovedì 27 luglio 2023

I QUARTIERI POVERI DI MANAUS


 

Quartiere Giovanni Paolo-Manaus

Paolo Cugini

Ieri ho visitato la Manaus bene i cui video hanno provocato lo scandalo dei cattolici doc (quando perbenismo c’è in giro!), oggi ho visitato alcune delle zone più povere di Manaus. Ecco qualche dato.

Più della metà della popolazione di Manaus vive in comunità periferiche. La capitale Manaus ospita anche due delle più grandi periferie del Brasile: i quartieri di Cidade de Deus e São Lucas, entrambi nella zona est della città.

I dati diffusi dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) mostrano che circa il 53% della popolazione di Manaus vive in agglomerati subnormali (termine tecnico per occupazioni irregolari e periferiche; popolarmente conosciute come favelas), con più di 348mila famiglie che vivono in questi spazi.



Manaus ospita anche due dei più grandi sobborghi del Brasile: i quartieri Cidade de Deus (con 16,7 mila famiglie) e la comunità di San Lucas (con 16,4 mila famiglie), entrambi nella zona est della città. In queste regioni vivono, in genere, popolazioni con condizioni socioeconomiche, igienico-sanitarie e abitative più precarie. Come fattore aggravante, molti agglomerati subnormali hanno una densità di edifici estremamente elevata, che rende difficile l'isolamento sociale e può facilitare la diffusione del Covid-19.

In tutta Amazonas, 393,9 mila famiglie sono state contabilizzate in questa condizione, che rappresentavano il 34,6% del numero totale di famiglie nello stato. In proporzione, siamo lo Stato con il maggior numero di famiglie con occupazioni irregolari. Nello stato ci sono 28 comuni con cluster subnormali. Sebbene Manaus sia in testa con la percentuale più alta, Santo Antônio do Içá è al secondo posto con il 34%.



In questa ampia zona in cui vivono migliaia di famiglie povere, la Chiesa cattolica è presente con alcune aree missionarie. La più significativa è l’area missionaria Maria Immacolata, che comprende nove comunità. Di queste alcune sono ben strutturate, mentre altre meno. Il dato interessante è che le nove comunità sono tutte coordinate da donne. Ho provato a cercare sul sito chi fosse il prete che celebra alla domenica e non ho trovato indicazione. Sono dovuto entrare nel sito diocesano per scoprirlo.

La chiesa della comunità Santa Chiara


 

lunedì 24 luglio 2023

LA DOMENICA E' IL GIORNO DEL SIGNORE

messa nella comunità Sacra Famiglia



Paolo Cugini

 

Tra sabato e domenica ho celebrato sei messe e realizzato una celebrazione della Parola: tanta roba. Una messa in ogni comunità e, nella maggiore delle quattro che di nome fa Sagra Famiglia, le messe al fine settimana sono tre. Tutte le messe preparate a puntino. Nella comunità sacra famiglia ci sono quattro équipes liturgiche che si occupano anche della parte della musica. Nella messa celebrata alle 19 nella comunità Gesù luce dei popoli l’équipe liturgica ha suonato e cantato così bene che veniva voglia di rimanere altre due ore. Pregare cantando i canti della liturgia: molto bello e profondo.

Comunità Gesù luce dei popoli


Nel fine settimana non sono solo, ma vado nelle comunità assieme al diacono Riccardo, padre di famiglia, insegnante nelle scuole medie e superiori. Insieme andiamo nelle comunità e celebriamo. Riccardo accompagna in modo particolare due comunità in due quartieri della comunità Sacra Famiglia, celebrando con loro la Parola di Dio e distribuendo la comunione. È questo un aspetto interessante della missionarietà vissuta nelle comunità. Per stimolare il cammino di fede nelle persone che vivono più distanti, è la comunità che va da loro, visitando le famiglie e celebrando con loro dove capita: sotto un albero, in una casa, in un garage (come questo sabato). Riccardo fa questo servizio accompagnato, durante il periodo scolastico, da due seminaristi che, a partire da agosto, sarà un solo perché l’altro ci ha mollato.

Il diacono Riccardo celebra nella comunità Manaus 2000


Nel fine settimana Riccardo e il seminarista vengono a dormire nell’appartamento dove ora sono alloggiato, che è l’appartamento del parroco don Candido. La Sacra Famiglia è una zona missionaria nel sud di Manaus, non è parrocchia e non ha una canonica. Hanno deciso, allora, di affittare un appartamento in una zona residenziale che, tra l’altro, è anche il territorio della comunità più giovane, che conta circa un migliaio di famiglie: Giovanni Paolo II. Sono le quattro comunità che pagano l’affitto dell’appartamento e il salario del parroco e della segretaria. Sul modo di gestire l’economia delle comunità ve ne parlo in modo dettagliato un’altra volta: merita una riflessione a parte.

Riccardo un ottimo cuoco


Mentre visito le nuove comunità a Manaus, mi vengono alla mente le comunità che ho lasciato nella bassa Bolognese e rimango ammirato con il cammino realizzato con loro. Una cosa è infatti, lavorare pastoralmente con decine di migliaia di persone dove, in un modo o in un altro, qualcuno lo trovi per portare avanti i servizi della comunità. Quando, invece si è in pochi, lontani dai grandi centri non è facile vivere la comunità e sensibilizzarsi per i vari servizi di cui c’è bisogno. Eppure, negli ultimi due anni, non ho mai celebrato una messa che non fosse preparata a puntino nei canti, nelle preghiere dei fedeli fatte ogni settimana da ogni singola équipe, l’introduzione alla liturgia. Bei ricordi che porto con me nel cuore e mi stimolano nel servizio all’annuncio del Vangelo nella terra di Manaus.

 

Comunità Givanni Paolo II, quella in cui abito


Comunità Vergine della Pietà


mercoledì 19 luglio 2023

MESSAGGIO DEL CARD. MATTEO ZUPPI PER LE ESEQUIE DI MONS. LUIGI BETTAZZI

 


 


 

Mi dispiace non potere essere presente. Non mi è possibile solo a causa di un impegno per la pace. Sono sicuro che Mons. Bettazzi, assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza, mi avrebbe raccomandato di fare tutto “l’impossibile”. Ci aveva abituato alla sua presenza, solare, determinata, libera, evangelica, sempre in cammino, entusiasmante, piena di vita. Pur conoscendo bene il galateo ecclesiastico - educato com’era alla scuola di Nasalli Rocca e Lercaro - non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque, perché per tutti Gesù è venuto. E si è raccomandato piuttosto di andare a cercare, non di starcene fermi ad aspettare. È stato un Vescovo del Concilio Vaticano II.

 Non è mai entrato, né prima né dopo, nella folta schiera dei profeti di sventura, coloro che “non senza offesa” al successore di Pietro preferivano e preferiscono continuare ad usare le armi del rigore credendole indispensabili per difendere la verità e evocando improbabili periodi passati senza imparare dalla storia. Era libero perché amava Dio e la Chiesa. Cercava il dialogo non perché ambiguo, facile, ma proprio perché convinto della propria identità, senza ossessioni difensive che vedono il nemico dove non c’è e non lo riconoscono dove, invece, si annida. Ascoltava per rispondere e non parlare sopra. Comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo. Amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente, parlava della Chiesa e dei poveri perché la Chiesa è di tutti, ma specialmente dei poveri e perché “le ansie e gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.

 «La rivoluzione copernicana contenuta nella Gaudium et spes (non l’umanità per la Chiesa, ma la Chiesa per l’umanità) e quella della Lumen gentium (non i fedeli per la gerarchia, ma la gerarchia per i fedeli) stentano ad affermarsi», ripeteva. Lui non ha smesso di sognare. «Il mio “sogno” è che ogni cristiano si renda conto della sua vocazione “missionaria”. «La gioia più grande? Essere prete», aggiungeva. Ebbe il premio Unesco per l’educazione alla pace, perché non si devono subire i violenti e perché la tendenza alla violenza è comune e porta a imbracciare l’arma mentre la non violenza interpone la diplomazia. Fin dagli anni Sessanta ha scommesso sui laici, «non secondo i propri interessi, ma secondo l’interesse dell’intero cosmo per contribuire non solo a mantenerlo in essere…ma anche a svilupparlo nell’interesse comune».

Mons Bettazzi ai tempi del Concilio


Sì, ha chiesto a tutti noi, tutti, opportune et inopportune, di «essere discepolo che dà gioia», convinto che «il regno di Dio è l’umanità come Dio la vuole». Grazie don Luigi, benedizione con la tua lunga vita, perché non hai smesso di sognare e non ti sei stancato di farci vivere la primavera del Concilio. Grazie e continua a pregare per noi e con noi. In pace e con il sorriso.

 

Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna

Presidente della Cei, Roma, 18 luglio 2023

lunedì 17 luglio 2023

ERA DA TANTO

 

Vetrata nella chiesa della Sacra Famiglia


ERA DA TANTO

 

Paolo Cugini

 

Non ero più abituato a vedere tanti ragazzi e giovani entrare in chiesa tranquillamente senza sbuffare, ma anzi essere presenti assumendo compiti nella liturgia, nel canto o come chierichetti. Non ero più abituato a vedere a messa tante coppie di sposi con i loro figli. È veramente una chiesa giovane. Alla messa delle 7 del mattino nella chiesa della zona missionaria Sacra Famiglia, ho contato una ventina di ministri: della parola, dell’eucarestia, del canto, oltre ai chierichetti e, tra loro, ragazzi, ragazze e bambini. Sabato pomeriggio avevo partecipato all’incontro che il diacono Riccardo ha tenuto ai ministri dell’Eucarestia delle quattro comunità di cui è costituita la zona missionaria (che non è ancora parrocchia), nella quale sono in aiuto a don Candido, attualmente a San Paolo per stare vicino al padre che si sta curando da un tumore. Ho chiesto ai ministri dell’eucarestia se il loro compito era solo quello di aiutare il prete all’altare nell’ora della comunione e loro mi hanno risposto che il loro impegno è soprattutto con gli anziani, gli ammalati della comunità, ai quali portano la comunione settimanalmente.

Il diacono Riccardo tiene il corso per i ministri dell'Eucaristia 


Mentre partecipavo a questo incontro formativo, pensavo alla situazione nella quale mi sono trovato negli ultimi tre anni nella quattro parrocchie della bassa bolognese dove, a causa di decisioni passate da parte di alcuni vescovi poco lungimiranti, non sono ammessi ministri e ministre dell’eucarestia. E così si toglie la possibilità a tante persone anziane sole in casa, che un tempo partecipavano alla vita della comunità, di poter ricevere la comunione. È un classico esempio dei danni che le idee sbagliate che assimiliamo dalla cultura patriarcale e misogina dominante, ci conduca a fare scelte sbagliate che danneggiano noi e gli altri.

La segretaria delle 4 comunità stipendiata dalle stesse


Le quattro comunità della zona missionaria Sacra famiglia sono coordinate da quattro laiche: Sandra, Angelica, Estela e Luzimeire. Sandra mi ha detto che, quando il prete non c’è alla domenica, non ci sono problemi. Non cercano un prete per sostituirlo, anche perché i preti hanno già un sacco di messe da celebrare nelle loro comunità, ma sono le ministre della parola che celebrano.

-          E la gente cosa fa? Va a cercare una chiesa dove c’è la messa?

-          Assolutamente no. La gente viene alla celebrazione, perché il centro del nostro cammino è il Signore presente nella comunità.

Confraternizzazione dopo la messa del sabato


Dieci anni di chiesa italiana così clericale non solo nei preti, ma anche in molti laici e laiche, mi aveva fatto dimenticare il suono soave di queste parole: il valore della comunità. Comunità che non dipendono dal prete, perché sono molti i laici e le laiche che assumono incarichi, perché amano la loro comunità e la vogliono vedere viva e attiva. In pochi giorni mi è stato offerto molto materiale su cui rflettere.