venerdì 22 marzo 2024

Dio e i suoi nomi

 



Dal documento della CEAMA (Conferenza Episcopale Amazzonica) sugli studi intorno ai riti amazzonici

Traduzione: Paolo Cugini

 

Dalla mitologia indigena di Abya Yala, dove solitamente tutto è interconnesso, il divino ancestrale acquista importanza come fonte primaria di coesione sociale, culturale e religiosa di tutta la vita. Il popolo Guaranì ci fornisce alcuni elementi significativi che aprono questo itinerario. Secondo la mitologia Guarainense, raccolta dai missionari francescani nel XIX secolo, “all’inizio tutto era acqua”; “un verme chiamato mbir camminava su alcune canne sporgenti”, che “si è fatto uomo di sua spontanea volontà e con lui ha creato la terra. Viene chiamato il maschio mbir Mbiracucha.” Allo stesso tempo, vive la vita del suo popolo come una vita ardua e piena di dolore che permette loro di raggiungere la terra promessa del Nonno. Quella parola è "Nonna" e/o “Nonno” – presente anche in altri popoli, non solo amazzonici –, che ne acquisisce una ricchezza dimensione polisemica e permette loro di nominare Colui che tutto si prende cura e ricrea.

Ciò arricchisce qualcosa che osserviamo nel popolo Chácobo. In essi il divino non è la monade statica, ma presenza duplice e reciproca. Pertanto, tutto ciò che esiste ha vita e sesso, come indicazione che tutto ciò che esiste richiede il suo complemento. Questa dualità sessuale è ancestrale, simbolico e presente in tutto ciò che esiste; Riflette la relazionalità quotidiana e, in definitiva, ha la sua origine e il suo fondamento nel trascendente percepito già nel presente.

Secondo l'espressione di un indigeno Chácobo: “gli dei fecero dei Chácobo uomini e donne”. Il presente è, in un certo senso, un'immagine. C'è esprimere qualcosa che appartiene al mondo del divino. La dinamica della vita e la sua reciproca diversità manifestano l'esistenza, quindi, di una dualità simbolica e interrelazione del divino, che tutto abbraccia dimensioni ed espressioni concrete della realtà, fin dalle sue origini, come ogni cosa è in essa stretta connessione o connessione: cielo-terra, sole-luna, creazione-formazione, unità-diversità, passato presente, maschile-femminile, mito-storia... Questo incontro di apparenti opposti viene vissuto, realizzato e costruito nel presente esistenziale di tanti popoli amazzonici, nella visione del mondo del mondo quotidiano.

Ritornando ad un'espressione già citata, appare una delle rappresentazioni della divinità sotto la figura della nonna e del nonno, che “collaborano” al processo creativo-formativo di tutto ciò esiste e, in particolare, dell’essere umano. I tratti menzionati ed espressi del Divino come Gli Avó-Avô persistono ancora nell'esperienza di diversi popoli indigeni, non solo dei Guarayo Amazzonico. Pertanto, la Kuna di Panama si riferisce al simbolo divino con la denotazione o significato di “nonno sole” e “nonna mare”, mentre i Guarani sono soliti menzionare la luna come nonna e la tigre come “nonna-tigre”.

Data la specifica mentalità indigena, ma allo stesso tempo integrativa e in costante movimento ricreativo e risignificante, nel corso della storia, dei popoli amazzonici riteneva incorporate alcune figure divine straniere presenti presso altri popoli popolazioni indigene. È il caso del Tupa o Tumpa tra i Guarayo, Ayoreo e Chiquitanos, tra gli altri. È una figura presente nei miti, ma con poca enfasi sull'esperienza pratica o sulla vita nel mondo. vita quotidiana indigena.

Tuttavia, forse si potrebbe postulare qualcosa di simile a questo Mistero Ineffabile (Gregorio di Nissa, Karl Rahner), considerato nella tradizione cristiana occidentale come L’ultimo e Trascendente. Questi esempi permettono di comprendere che la dualità-molteplicità non esclude l'unità, ma la costituisce, organizzando le sue culture per un incontro fecondo con il mistero dell'unità costituita trinitariamente, dal Dio che noi cristiani professiamo.

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