Dal
documento della CEAMA (Conferenza Episcopale Amazzonica) sugli studi intorno ai
riti amazzonici
Traduzione:
Paolo Cugini
Dalla
mitologia indigena di Abya Yala, dove solitamente tutto è interconnesso, il
divino ancestrale acquista importanza come fonte primaria di coesione sociale,
culturale e religiosa di tutta la vita. Il popolo Guaranì ci fornisce alcuni
elementi significativi che aprono questo itinerario. Secondo la mitologia
Guarainense, raccolta dai missionari francescani nel XIX secolo, “all’inizio
tutto era acqua”; “un verme chiamato mbir camminava su alcune canne
sporgenti”, che “si è fatto uomo di sua spontanea volontà e con lui ha
creato la terra. Viene chiamato il maschio mbir Mbiracucha.” Allo stesso
tempo, vive la vita del suo popolo come una vita ardua e piena di dolore che
permette loro di raggiungere la terra promessa del Nonno. Quella parola è
"Nonna" e/o “Nonno” – presente anche in altri popoli, non solo
amazzonici –, che ne acquisisce una ricchezza dimensione polisemica e permette
loro di nominare Colui che tutto si prende cura e ricrea.
Ciò
arricchisce qualcosa che osserviamo nel popolo Chácobo. In essi il divino non è
la monade statica, ma presenza duplice e reciproca. Pertanto, tutto ciò che
esiste ha vita e sesso, come indicazione che tutto ciò che esiste richiede il
suo complemento. Questa dualità sessuale è ancestrale, simbolico e presente in
tutto ciò che esiste; Riflette la relazionalità quotidiana e, in definitiva, ha
la sua origine e il suo fondamento nel trascendente percepito già nel presente.
Secondo
l'espressione di un indigeno Chácobo: “gli dei fecero dei Chácobo uomini e
donne”. Il presente è, in un certo senso, un'immagine. C'è esprimere qualcosa
che appartiene al mondo del divino. La dinamica della vita e la sua reciproca
diversità manifestano l'esistenza, quindi, di una dualità simbolica e interrelazione
del divino, che tutto abbraccia dimensioni ed espressioni concrete della
realtà, fin dalle sue origini, come ogni cosa è in essa stretta connessione o
connessione: cielo-terra, sole-luna, creazione-formazione, unità-diversità, passato
presente, maschile-femminile, mito-storia... Questo incontro di apparenti
opposti viene vissuto, realizzato e costruito nel presente esistenziale di
tanti popoli amazzonici, nella visione del mondo del mondo quotidiano.
Ritornando
ad un'espressione già citata, appare una delle rappresentazioni della divinità sotto
la figura della nonna e del nonno, che “collaborano” al processo
creativo-formativo di tutto ciò esiste e, in particolare, dell’essere umano. I
tratti menzionati ed espressi del Divino come Gli Avó-Avô persistono ancora
nell'esperienza di diversi popoli indigeni, non solo dei Guarayo Amazzonico.
Pertanto, la Kuna di Panama si riferisce al simbolo divino con la denotazione o
significato di “nonno sole” e “nonna mare”, mentre i Guarani sono soliti
menzionare la luna come nonna e la tigre come “nonna-tigre”.
Data
la specifica mentalità indigena, ma allo stesso tempo integrativa e in costante
movimento ricreativo e risignificante, nel corso della storia, dei popoli
amazzonici riteneva incorporate alcune figure divine straniere presenti presso
altri popoli popolazioni indigene. È il caso del Tupa o Tumpa tra i Guarayo,
Ayoreo e Chiquitanos, tra gli altri. È una figura presente nei miti, ma con
poca enfasi sull'esperienza pratica o sulla vita nel mondo. vita quotidiana
indigena.
Tuttavia,
forse si potrebbe postulare qualcosa di simile a questo Mistero Ineffabile
(Gregorio di Nissa, Karl Rahner), considerato nella tradizione cristiana
occidentale come L’ultimo e Trascendente. Questi esempi permettono di
comprendere che la dualità-molteplicità non esclude l'unità, ma la costituisce,
organizzando le sue culture per un incontro fecondo con il mistero dell'unità
costituita trinitariamente, dal Dio che noi cristiani professiamo.
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