mercoledì 11 luglio 2018

LO CAPISCI PIAN PIANO




Paolo Cugini

Lo capisci pian piano, mentre cammini nella vita e vai avanti negli anni, rimanendo attento agli eventi, confrontandoli con il passato. E già questo non è facile, amico mio, perché le distrazioni sono tante e se non si rimane concentrati è facile imboccare un sentiero che ti porta lontano. E poi ti perdi e, quando ti perdi, carissima amica, non è facile, per nulla facile ritrovare il cammino. A volte lo ritrovi per caso e allora il cuore scoppia di gioia, com’è la vita quando l’accogli come un dono che, come tale non riesci a programmare, a mettere a posto in ogni dettaglio. Dono, sorpresa: sono le qualità degli eventi che, quando ascoltati, manifestano la novità, la bellezza del cammino che, per certi aspetti, è fatto proprio perché uno si perda. Che noia, infatti, quella vita sempre sulla strada principale, sull’autostrada del senso comune, delle idee preconfezionate. Sono i curiosi, sono i bambini distratti, sono i ragazzi e le ragazze ribelli che, ad un certo punto, buttano l’occhio a destra e a sinistra – meglio sempre a sinistra, è una questione di stile e di sentire con il mondo, soprattutto con il mondo che ama e che soffre, quel mondo che ama e desidera la giustizia e non riesce ad accettare le disuguaglianze e allora è attratto dai sentieri che vede sul ciglio sinistro dell’autostrada della vita - e ci si butta con tutte le forze. Perdersi non è un peccato, perché fa parte del cammino, anche perché, spesso e volentieri, è perdendosi che s’impara a vedere la realtà con occhi nuovi, da punti di vista nuovi e si vedono cose mai visti prima. 
Nessuno, allora, dovrebbe chiedere perdono del sentiero imboccato, perché è grazie a quella perdita, a quella momentanea distrazione, a quel fugace colpo di testa, a quella svista, a quella curiosità, che qualcuno inizia a comprendere qualcosa di nuovo della vita. Benedette ribellioni! E’ grazie a quel sentiero imboccato, che la vita acquista un sapore nuovo, autentico. E’ grazie alla curiosità per qualcosa che è ignoto che possiamo avvicinarci a Dio. E allora, una volta ritornato, anche solo per qualche istante sulla strada principale della vita, potrà aiutare gli altri, coloro che non escono mai, tutti coloro che non uscendo mai cominciano a pensare e ad inventare e a spargere ai quattro canti leggende assurde sui sentieri laterali, come se fossero luoghi maledetti, come se l’unico spazio benedetto fosse la strada centrale. Non lo sanno, e non potranno mai saperlo che non è così.  Glielo dobbiamo dire noi, i ribelli, che le cose sono diverse, che la realtà è tutt’altro che piatta, che c’è qualcosa che va scoperto, cercato. E’ la nostra missione.

Lo capisci piano piano, dicevo, mentre cammini nei sentieri della vita; capisci che non è detto che la religione ti possa servire per diventare una persona migliore. Dipende come la prendi e da che lato la guardi. Dipende anche da chi ti introduce nel mistero di Dio. Da bambino la vivi come qualcosa di bello, come qualcosa di naturale che fanno e vivono tutti. Soprattutto, ti sembra che tutti anelino all’incontro con Dio, che tutti desiderino il cammino del bene, perché credi, e lo credi fin dal profondo del cuore, che per tutti il senso della vita sia proprio questo, il bene, e non ti passa nemmeno per la testa che, mentre aspiri al bene, ci possa essere qualcuno che aspiri qualcosa d’altro. Non lo pensi e non ti passa nemmeno nell’anticamera del cervello che mentre tu aspiri al bene, mentre cerchi Dio c’è qualcuno lì vicino a te, dinanzi a te, qualcuno che tu non immagineresti mai, nemmeno nel più triste dei romanzi, che colui che sta accanto a te, vicino a te, dinanzi a te, cerca qualcosa d’altro. Nella religione. Si hai capito bene, amico caro. C’è qualcuno che utilizza la religione per raggiungere i suoi scopi venuti dal regno del male. Forse un giorno era partito bene, era partito come qualsiasi persona cercando, cioè il cammino del bene, il cammino di Dio. E poi qualcosa è successo, qualcosa dentro di lui si è spezzato forse a causa di eventi negativi, di frustrazioni umane, di qualcosa di desiderato e mai raggiunto. E così lentamente, piano piano, il cammino verso il bene ha preso la direzione opposta. Ci sono delle ragioni che non si sapranno e scopriranno mai. Questa, però, è la cosa strana, e cioè che nonostante tutto, nonostante il cammino verso il male, rimane nello spazio religioso.

Lo capisci pian piano che coloro che sono al potere, coloro che in un certo senso ti guidano, che hanno il ruolo di guidarti, di dirigere qualcosa – una fabbrica, un comune, una chiesa, una scuola, una nazione, un partito, ecc. -non è detto che siano i migliori del settore: anzi. Più sei disposto a cedere qualcosa della tua dignità, più hai la possibilità di salire nella scala sociale, nella scala del potere, di coloro che contano e dirigono le sorti di qualcosa. E così, l’umanità è quasi sempre guidata da persone senza scrupoli, dai peggiori, dalla feccia, da coloro che ad un certo punto della loro vita hanno iniziato a cedere, a calare le braghe, a perdere la loro dignità. Più sali nella scala sociale più trovi gente squallida, senza scrupoli, disposti a tutto pur di apparire, anche perché non hanno più nulla in termini di rispetto e dignità. Eppure, ed è questo l’aspetto della storia che rende triste, sono proprio loro a comandare il destino di tutto un popolo, di tutto un gruppo: è la feccia al potere. E questo, carissimo amico, prima lo capisci meglio è. Per non lasciarti travolgere, per non cadere nella loro rete, per non ritrovarti a metà del cammino della vita a scoprire l’inganno nel quale sei caduto ad un certo punto del percorso.

Lo capisci pian piano che se cerchi il bene, se cerchi un senso della vita, se capisci che la vita è un dono prezioso che vale la pena viverla con passione, devi abituarti a camminare da solo. Lo capisci lentamente che occorre camminare sui sentieri della vita mantenendo gli occhi sempre aperti e lo sguardo attento, soprattutto, guardando bene negli occhi chi si presenta dinnanzi a te. Anche perché i maestri nell’arte della vita non li trovi sulle cattedre, non li trovi di sicuro nelle banche, nemmeno seduti sulle comode poltrone della politica, dell’economia o della religione, ma nei posti più nascosti, nei luoghi trascurati da chi cerca il successo. Perché chi ama la verità, non desidera apparire, perché ha capito che la verità si nasconde, non si confonde con la superficialità, con l’apparenza, non si offre al primo arrivato. E allora bisogna cercare e, per questo lavoro di ricerca, occorre accettare le rinunce che vengono come conseguenza. E lo dovrai fare spesso e volentieri da solo, da sola, perché gli adulti, caro mio, da un pezzo hanno abbandonato i cammini nascosti nei boschi, per starsene tranquilli sulle strade asfaltate delle sicurezze. Hanno imparato, questi furbacchioni, a rimanere protetti sulla strada maestra, nella che non presenta ostacoli, perché gli hanno insegnato e loro hanno creduto, che la vita è tranquillità, che nella vita bisogna fare di tutto per mettersi a posto, sistemarsi, fare le cose in ordine come fanno tutti. E allora, carissima amica, non buttare via i tuoi vent’anni ad accontentarti di quello che trovi sui banchi del mercato, quello che i tuoi occhi vedono in modo immediato. Vai altrove, non fidarti troppo alla svelta di quello che ti dicono i sensi: fermati, rifletti.

Pensa a come Gesù ha vissuto la sua adolescenza e la sua giovinezza. Se Gesù è stato un adulto coi fiocchi, uno di quelli che se ne trovano pochi, cioè uno che sapeva quello che diceva, perché prima di aprire la bocca aveva già vissuto quello che stava per dire, è perché durante l’adolescenza e la giovinezza si è nascosto, non si è esposto, è stato in silenzio, ha vissuto in luoghi isolati. Prima di manifestare il suo carisma, ha cercato di capire il senso della sua vita, della sua presenza nella storia: ha cercato di capire chi era. Quanti giovani si bruciano perché troppo alla svelta vengono fuori allo scoperto, fidandosi solo dell’apparenza, dell’arroganza di un vigore che poi con il tempo scompare. Quello che Gesù ha fatto su di sé, vale a dire un lavoro lungo di silenzio e riflessione per capire e decidere la direzione da dare alla sua vita, lo ha proposto ai suoi discepoli e alle sue discepole. Li ha chiamati, lo hanno seguito rinunciando al resto, hanno trascorso tre anni con Lui, ascoltandolo, condividendo la vita quotidiana, osservano il suo stile di vita. Questo, a mio avviso, è stato il più grande lavoro di Gesù: ha insegnato ad un gruppo di uomini e donne come si sta al mondo e il prezzo che si deve pagare per essere una persona autentica, per vivere con dignità. Chi trova sul proprio cammino della vita un tipo alla Gesù, trova il più grande tesoro. E’ chiaro che i tipi alla Gesù non si trovano nei luoghi comuni, nelle situazioni normali dell’esistenza: va cercato.