sabato 30 settembre 2023

QUALE EUCARESTIA IN QUALE COMUNITA’?





Essere cristiani nell’epoca postcristiana

Incontro con l’Unità Pastorale Divina Misericordia (RE)

Paolo Cugini

 

Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
19Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? (Is 43, 19)

 

Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5)

Noi ci lamentiamo di Dio perché non sta più riproducendo il passato e noi ci ostiniamo a riempire il nostro presente ecclesiale con le cianfrusaglie del passato e, in questo modo, impediamo allo Spirito Santo di realizzare le cose future che necessitano della nostra collaborazione.

 

Inizio da alcune esperienze concrete. Ieri sera nell’appartamento in cui viviamo il parroco don Candido ed io, ci siamo trovati per verificare il cammino ecclesiale con le quattro coordinatrici delle comunità (Luzimery, Angelica, Sandra e Estela). Una chiesa al volto femminile. Mi hanno chiesto che cosa ne pensavo del loro cammino. Ho evidenziato gli aspetti positivi:

1.      Liturgie preparate

2.      Coinvolgimento di molti laici

3.      Autonomia delle coordinatrici e dei coordinatori

4.      Presenza significativi di giovani e giovani coppie

La Chiesa brasiliana è molto cambiata, nel senso che ormai è venuta meno la spinta profetica che l’ha caratterizzata soprattutto negli anni ’70 e ’80. Ora è stata travolta dall’onda carismatica. In ogni modo, il DNA specifico che caratterizza questo cammino di chiesa c’è ancora ed è ben visibile.

Per capire dove siamo e dove stiamo andando è sempre importante ricordarsi da dove veniamo, perché è esattamente questo materiale che orienta il nostro pensiero e le nostre scelte sull’oggi e le nostre proiezioni sul futuro. Sono i nostri ricordi, le modalità assimilate nel passato che guidano i pensieri e le azioni del presente. Se non c’è un lavoro costante su di sé di purificazione del materiale proveniente dal passato verificato dall’analisi storico-critica.

 Lo diceva anche Thomas Khun[1] che le strutture culturali si formano lentamente nel tempo, plasmano le mentalità, si sedimentano e, di conseguenze, anche dinanzi a mutamenti epocali come quelli che stiamo vivendo, la struttura precedente non sparisce da un giorno all’altro.

Nel nostro cammino di Chiesa ci sono elementi culturali che hanno segnato e continuano a segnare negativamente la proposta. Come hanno dimostrato molto bene alcune teologhe, cito fra tutte Selene Zorzi[2], la Chiesa si è lasciata plasmare sin dagli inizi dalla cultura patriarcale forgiando una struttura maschilista, fortemente misogina e omofobica. Questa mentalità patriarcale viene plasmata nei seminari che formano le nuove generazioni di guide di comunità Interessante a questo proposito il libro di Giancarla Codrignani[3], un libro pubblicato nel 2005 che è stato riproposto nel 2020, che mostra il dramma di vite umane massacrate da modelli culturali desueti, ma che vengono riproposti.

Ci sono alcuni temi su cui la cultura Occidentale è molto attenta e agguerrita, come il tema del genere, dell’uguaglianza uomo-donna, sul tema dell’omosessualità. Non si può parlare del futuro delle nostre comunità senza prendere in mano il tema delle guide di comunità, la loro esperienza umana, anche perché la comunità dovrebbe riprodurre i tratti dell’umanità di Gesù. Su questi temi la Chiesa dovrebbe essere avanti, con proposte significativa di umanità e di uguaglianza e invece si trova impreparata, in difesa.

Sono proprio queste problematiche che troviamo presenti nelle nostre comunità. Dinamiche relazionali segnate dal maschilismo, in cui le donne non hanno nemmeno spazio per condividere le proprie riflessioni (il diritto canonico proibisce alle donne di fare l’omelia). La struttura patriarcale ha modellato nei secoli i ruoli del maschile e del femminile che riverberano anche nelle comunità e che riproducono dinamismi di disuguaglianza.

La nostra storia specifica hai poi modellato la figura del prete come uomo ontologicamente diverso per cui ci si rivolge a lui come ad un essere speciale, di natura divina, sacrale. Con questo modello di prete non si va avanti, soprattutto non si costruiscono comunità modellate sul Vangelo.

Il problema centrale, in questa prospettiva, è il seguente: perché siamo messi così? Perché non ci capiamo più niente? Perché le cose sono cambiate così rapidamente e stanno stravolgendo e travolgendo tutto?

Come dice il filosofo e teologo Ceco Tomas Halik in un suo recente libro: è nelle situazioni di crisi che si colgono i cammini della speranza cristiana. Occorre mettersi a sedere ed ascoltare queste possibilità nuove che il Signore sta ponendo dinanzi ai nostri occhi per ascoltarle. Gli sconvolgimenti in atto – il calo spaventoso dei giovani che entrano nei seminari e delle ragazze che entrano nei conventi – è un problema grave se lo guardiamo con gli occhi foderati di mentalità passata, ma in una prospettiva di fede questi sconvolgimenti esigono l’atteggiamento dell’ascolto, dell’intelligenza che lo Spirit del Signore sa suscitare nei suoi fedeli, per interpretare i segni dei tempi. Ogni interpretazione esige l’attivazione non di una memoria storica capace solo di guardare il passato, ma l’intelligenza che sa guardare avanti con il cuore pieno di speranza.

Il cammino spirituale nel quale siamo inseriti dovrebbe liberarci da quei blocchi culturali che non ci permettono di cogliere la novità che la realtà sta manifestando. Paradosso: il mondo la vede, noi no.

Poi, dal punto di vista ecclesiologico, liturgico e pastorale ci sono i sotto problemi:

1.      Come mai facciamo fatica ad assimilare e fare mia la proposta ecclesiale di papa Francesco della Chiesa in uscita, della chiesa inclusiva e misericordiosa, dell’attenzione al tema ecologico e al tema del genere? Perché riteniamo che questi temi, per così dire sociali, non hanno nulla a che vedere con il Vangelo?

 

2.      Perché nonostante il nuovo contesto ecclesiale sia cambiato in modo rapido e radicale, non riusciamo a pensarci in un altro modello di Chiesa che non sia quello che ho nella mente, il modello della Chiesa gerarchica in cui il laico obbedisce fedelmente alle indicazioni della gerarchia?

3.        Come mai il laicato non riesce ad assumere delle responsabilità chiare nella comunità?

Per rispondere a queste domande e così cercare di situarci sono importanti due movimenti:

a.       Ascoltare la realtà. Credere in Gesù Cristo, significa credere nell’incarnazione del Verbo, nella presenza del Mistero nella storia quotidiana degli uomini e delle donne. Se questo è vero, allora è nel vissuto quotidiano, attraverso eventi, incontri reali che Gesù viene al nostro incontro e smonta le nostre teologie. Penso alla conversione di Simone Weil e di Edith Stein, che è avvenuta ponendo attenzione a situazioni concrete. La realtà non solo precede l’idea, come ci ricorda spesso papa Francesco, ma è più forte dell’idea, perché la verità che manifesta è evidente. Si possono fare vari esempi.

·         La presenza delle donne nelle CEBs.

·         L’incontro con il mondo LGBT.

 

b.       seguire il grido del Concilio Vaticano II: ritornare alle fonti. si tratta di riprendere in mano le fonti bibliche. È proprio questo percorso all’indietro alla ricerca dei fondamenti della fede e della comunità cristiana, che hanno guidato le pagine del libro: Eucarestia domani.

Mi sono posto alcune domande:

a.       Che cosa sto celebrando?

b.      Per chi sto celebrando?

c.       Qual è il senso del rito che celebro?

Ho rivolto queste domande alle pagine del Vangelo.

Prima domanda: che cos’ha voluto dire Gesù quando nell’ultima cena ha detto ai sui discepoli e discepole: fate questo in memoria di me? Che cosa significa: fate questo?

Seconda domanda: che cosa ha voluto dire e a chi si è rivolto Gesù quando ha detto: prendete e mangiatene tutti e prendete e bevetene tutti? Chi sono questi tutti?

Terza domanda: perché Gesù nel vangelo di Matteo ripete per ben tre volte la frase: misericordia io voglio e non sacrifici? I sacrifici, i riti che non conducono ad una vita di misericordia non hanno senso. La liturgia deve riprodurre i tratti dell’umanità di Gesù (Goffredo Boselli), perché d’ora innanzi la divinità passa attraverso l’umanità. È questo che va curato nella celebrazione domenicale, i tratti umani nelle nostre celebrazioni, la cura nelle relazioni.

Quarta domanda: che comunità nasce dall’eucaristia voluta da Gesù? Lo si comprende leggendo Atti 2,42s.

 

Problema: Come celebrare l’eucarestia tenendo conto il recupero dei dati neotestamentari?

Attenzione al linguaggio

Celebrare in una Chiesa che è popolo di Dio? Che cosa significa e che cosa comporta dal punto di vista liturgico, ecclesiale?

“(Il presente) è il primo punto non ancora impegnato, non ancora fermato, il punto ancora in corso di acquisizione, in corso di inscrizione, la linea mentre la si scrive e la si inscrive. E’ il punto che non ha ancora le spalle afferrate nelle mummificazioni del passato”.

Vivere nel presente per riuscire ad ascoltare e percepire la presenza del Verbo che c’invita a guardare avanti, ad interpretare positivamente gli eventi e capire che cosa ci stà chiedendo: Ecco io faccio nuove tutte le cose!.

 



[1] La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino: Einaudi, 2009.

[2] Al di là del «genio femminile». Donne e genere nella storia della teologia cristiana- Carocci, 2014.

[3] L’amore ordinato, Torino: Effatà, 2020. 


sabato 23 settembre 2023

23 settembre: Giornata internazionale contro lo sfruttamento sessuale e la tratta di donne e bambini

 




Claudia Pereira

Traduzione di Paolo Cugini

 

Le donne e le ragazze sono le principali vittime dello sfruttamento sessuale legato alla tratta di esseri umani. La tratta a scopo di sfruttamento sessuale di donne e ragazze è una violenza velata. In Brasile, soprattutto alle frontiere, questo crimine feroce si verifica più frequentemente a causa della mancanza di servizi di ispezione. Secondo i dati delle Nazioni Unite (ONU), lo sfruttamento sessuale legato alla tratta di esseri umani genera più di 30 miliardi di dollari all'anno. Per contrastare questo tipo di violenza contro donne e bambini è necessario denunciarla e intraprendere azioni concrete di sensibilizzazione.

La Commissione Speciale per la Lotta alla Tratta di Persone (CEETH) della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), sottolinea l'importanza di azioni in occasione del 23 settembre, Giornata internazionale contro lo sfruttamento sessuale e la tratta di donne e bambini, per affermare che esiste la tratta di esseri umani e deve essere affrontato.

La data di mobilitazione del 23 settembre è stata definita nel 1999, in occasione della Conferenza della Coalizione Mondiale contro la tratta delle donne, tenutasi in Argentina e con la partecipazione di diverse rappresentanze mondiali. Dalla creazione della Commissione CNBB per combattere la tratta di esseri umani, sono state effettuate diverse mobilitazioni per lavorare su strategie per proteggere donne, ragazze e ragazzi. L’addestramento, l’informazione sono importanti strumenti di combattimento. Attraverso le mobilitazioni di pastorali, collettivi e organizzazioni, è possibile costruire reti che promuovano una cultura della cura, tenendo seminari e formando agenti moltiplicatori che aiutino le persone a identificare forme di adescamento e individuare situazioni di criminalità.



Suor Marie Henriqueta Cavalcante, che coordina la lotta contro la violenza sessuale e la tratta di esseri umani da parte della Commissione Giustizia e Pace della CNBB Norte 2 e presiede l'Istituto per i Diritti Umani Dom José Luiz Azcona di Belém (PA), afferma che per le mobilitazioni per la ricorrenza del 23 settembre è necessario intensificare e sviluppare diverse modalità affinché la società possa prendere coscienza di questo tipo di criminalità, che esiste e deve essere resa visibile. Recentemente (19/09) ha vinto il Premio Inspiradoras 2023, un'iniziativa dell'Avon Institute e della piattaforma Universa UOL. La missione del premio è scoprire, riconoscere e dare maggiore visibilità alle donne che si distinguono nella lotta per trasformare la vita delle donne brasiliane. In un'intervista per il servizio audio “ On the Trail of Confronting Human Trafficking” di CEETH, di cui è anche membro, ha parlato del confronto effettuato in rete.

D. Perché è importante intensificare ulteriormente le mobilitazioni del 23 settembre?

Henriqueta Cavalcante – È importante che tutti noi, che lottiamo contro questo crimine, possiamo intensificare azioni diverse. È attraverso la nostra conoscenza che forniamo informazioni affinché la popolazione sia consapevole che questo crimine esiste e deve essere affrontato. Occorre investire molto di più su questo argomento per avere maggiore visibilità. La visibilità sensibilizza le persone a non accettare proposte fuorvianti per questo scopo, che è lo sfruttamento sessuale.

D. Quali sono i segnali sociali della nostra realtà brasiliana che facilitano l’adescamento di donne, ragazze e ragazzi verso la tratta di esseri umani, ma soprattutto verso la tratta a scopo di sfruttamento sessuale?

Henriqueta Cavalcante – Consideriamo quattro tipi di movimenti che implicano la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale. Il primo movimento è quello strutturale, che è intenso. Richiede quindi lo sforzo di tutte le istituzioni, di tutti gli organismi della nostra società civile. Dobbiamo tenere conto del fatto che la questione socioeconomica delle persone vulnerabili è disperata e le porta ad accettare queste proposte fuorvianti. Il secondo movimento è quello dell'avidità. Coloro che sono coinvolti nella negoziazione dei debiti di vite umane sono capaci di tutto in nome dell’avidità e del capitale. Per questo fanno proposte fuorvianti e offrono cose grandiose e anche le persone finiscono per cadere in queste trappole. Un terzo movimento, che oggi considero molto serio, e che abbiamo contemplato qui nella nostra regione settentrionale del paese, sono le reti sociali. Molti adolescenti, bambini e donne vengono ingannati e condotti, anche molto rapidamente, alla criminalità e cadono in queste organizzazioni criminali. Ritengo che un quarto movimento, ancora più grave, sia l’impunità di questi crimini.

D. Qual è il ruolo dello Stato brasiliano di fronte a questo crimine perverso che avviene in Brasile?

Henriqueta Cavalcante – Il ruolo fondamentale dello Stato è pensare ad azioni comuni, non è possibile lavorare isolatamente di fronte a questo tipo di crimine, che è molto pericoloso. Si tratta di un crimine organizzato e abbiamo bisogno anche di azioni organizzate. Pertanto, lo Stato brasiliano, oltre al suo ruolo nel pensare alle politiche necessarie e fondamentali per questo confronto, deve sostenere azioni energiche ed efficaci per rendere responsabili davanti alla legge le persone coinvolte in questo crimine. Dobbiamo fare in modo che lo Stato rispetti le leggi stabilite per combattere questo fenomeno.

 

lunedì 18 settembre 2023

DA DUE MESI IN MISSIONE A MANAUS

 


Il parroco don Candido e il diacono Riccardo a sinistra della foto (non solo della foto)

Notizie per le parrocchie di Bevilacqua, Dodici Morelli, Palata Pepoli e Galeazza

Paolo Cugini

 

Sono ormai trascorsi più di due mesi da quando sono arrivato a Manaus, capitale dello Stato dell’Amazzonia in Brasile. L’adattamento è stato rapido e tranquillo. Rapido perché il parroco don Candido dell’area missionaria Sacra Famiglia, composta di quattro comunità, una settimana prima del mio arrivo è dovuto correre a San Paolo per aiutare il padre gravemente ammalato. Don Candido è un giovane prete di 46 anni molto attivo e pieno di energia, ha alle spalle diverse esperienza missionarie in zone diverse dell’Amazzonia. Da sette anni collabora con il diacono Riccardo e sua moglie, che insieme aiutano nel fine settimana nelle varie attività liturgiche e pastorali dell’area missionaria. Appena arrivato mi ha colpito l’età media piuttosto bassa (rispetto all’Italia) di coloro che partecipano all’eucarestia domenicale. Mi hanno colpito i tanti giovani e le giovani coppie che frequentano e che sono anche attivi in vari servizi pastorali. Mi ha colpito la cura della liturgia e, in modo particolare, del canto liturgico. Devo dire che sulla liturgia non hanno molto da insegnare alle quattro parrocchie che ho lasciato in Italia.

Il parroco don Candido è in questa area missionaria da circa due anni ed ha già realizzato un progetto pastorale veramente degno di nota. In primo luogo, ha ristrutturato i consigli pastorali e rinnovato i ministri e ministre dell’eucarestia e della parola. “Vedevo le persone che frequentavano la messa domenicale – mi ha raccontato domenica scorsa – e me li segnavo su un foglio poi cercavo i loro indirizzi e i loro numeri di telefono. Poi li ho invitati personalmente e ho fatto loro la proposta”. Don Candido ha avuto il coraggio di porre a coordinare le quattro comunità quattro donne suscitando non poche polemiche (da parte di qualche maschietto: ndr.). Una chiesa ministeriale dal volto femminile: di meglio non potevo trovare. In questi due mesi di assenza del parroco, che si faceva presente per telefono con i vari leaders, le comunità non si sono fermate, anzi. Più di tanto durante la settimana non potevo aiutare, essendo impegnato nelle lezioni alla Facoltà Cattolica dell’Amazzonia dal lunedì al venerdì. Mi ha colpito lo spirito d’iniziativa, la presa di posizione delle leaders dinanzi ad alcune situazioni che richiedevano una risposta immediata.

Faccio un esempio e poi chiudo. In una di queste comunità c’è stata la festa del patrono (non ho fatto nessuna processione!) La signora Stella, che è la coordinatrice della comunità Vergine della Pietà, che si celebra il 15 settembre, mi ha spiegato che, dopo aver riunito il Consiglio Pastorale (l’ha indetto lei), hanno deciso di dividere il momento religioso dalla festa. E così durante nove giorni tutte le sere si sono trovate nella piazzetta della comunità o davanti ad alcune case per un momento di celebrazione della Parola, gestita da loro fino al giorno 15 della festa con messa solenne (celebrata da un altro prete perché ero occupato con l’università). La festa mangereccia la faranno sabato 7 ottobre e la organizza il Consiglio Pastorale e non gruppi esterni alla comunità (come succede stranamente da altre parti).

Vi saluto di cuore e vi auguro un cammino ecclesiale all’insegna della comunione con il vostro carissimo e simpatico parroco don Marco. 



giovedì 14 settembre 2023

IMPORTANTE DIBATTITO ECOLOGICO A MANAUS

 

Ambientazione per la celebrazione liturgica con acuni simboli dei popoli indigeni


 

 Paolo Cugini

L’Arcidiocesi di Manaus ha ospitato mercoledì sera 13 settembre 2023, presso il Centro di Formazione Maromba, l'apertura del Seminario di Ecoteologia, organizzato dalla Rete Ecclesiale Panamazzonica (Repam-Brasile).

Secondo Dom Leonardo Steiner, Cardinale di Manaus, si è trattato di un evento per: "approfondire il problema dell'ecologia legata all'evangelizzazione. C’è il desiderio di conoscere il mistero di Dio in tutta la creazione di cui siamo parte. Dopo la Laudato sii di Papa Francesco, il problema ecologico non può più essere assente dalle nostre riflessioni teologiche e nemmeno dalla nostra azione evangelizzatrice".

Momento di spiritualità guidato da un prete indigeno


Mons José Ionilton Lisboa de Oliveira, vescovo della prelatura di Itacoatiara e segretario della Repam-Brasile è andato oltre affermando che: “occorre che il tema ecologico entri nella liturgia, nella catechesi, nella pastorale e nei movimenti. La difesa della casa comune per preservare l'Amazzonia è fondamentale per la sopravvivenza dell'umanità”.

Padre Hudson Ribeiro, direttore della Facoltà Cattolica dell’Amazzonia, ha sottolineato l'importanza di un incontro che rende possibile "produrre ecoteologia ed eco-spiritualità della sororità, della buona vita, dell’ascolto e del dialogo, per denunciare la violenza, la distruzione del bioma e dei popoli amazzonici. Occorre avere la speranza nel risorto che è nel mezzo di noi e che cammina con noi, e che è un segno di resilienza, espressione di resistenza, ma anche testimone martire, di valorizzazione e riconoscimento del popolo, conoscenza e spiritualità amazonici, e soprattutto di fede nel Dio che ci chiama a difendere questa vita e a promuoverla in tutte le circostanze”.

La professoressa Iraildes Caldes Torres


In seguito, sono state presentate alcune esperienze di pratiche ecologiche indigene, minacciate dalla perdita di cultura e altre realtà. il professor Afonso Murad ha sottolineato la necessità di avere consapevolezza ecologica, per un cammino di conversione che ci aiuti a vedere la natura con occhi nuovi e attenti.

Infine, la professoressa Iraildes Caldas Torres parlando del tema dell’ecologia legato alla politica, ha sostenuto che la scienza non dovrebbe dettare scelte politiche. È necessario cercare alleanze politiche per giungere, nei grandi incontri in cui sono in gioco i grandi temi dell’ecologia, a qualche risultato concreto. “Non servono a nulla soluzioni ideali perfette, ma non accettate dai paesi; Equità economica e sociale, tengono conto dei diritti degli stati e degli individui”. Ha, poi, sostenuto che "è necessario avere una politica di controllo delle specie umane", evidenziando il ruolo fondamentale della chiesa nell'organizzazione e la formazione di comunità all'interno dell'Amazzonia.

sabato 9 settembre 2023

LA SOLITUDINE DELLA LIBERTA'

 




 

Paolo Cugini

Siete morti e volete che tutti lo siano. Non siete stati capaci di spiccare il volo della libertà e allora volete che tutti siano in gabbia. Siete rimasti invischiati nelle maglie strette della religione e volete tarpare le ali a tutti. Chi è stato il miserabile che vi ha insegnato che la religione e Dio sono la stessa cosa? Non vi siete mai accorti che Dio si manifesta nell’amore, nella libertà, nella giustizia? Che cosa c’entra Dio con le rigide regole del sacro, talmente rigide che nemmeno voi riuscite a viverle?

Eppure, Lui, il Signore del sabato, lo aveva detto che le regole sono a servizio dell’uomo e della donna e non il contrario. Lui, che non è venuto per condannare ma per salvare aveva puntato il dito contro i capi religiosi accusandoli di aver cambiato la Parola di Dio con le loro tradizioni umane. Ma non c’è stato nulla da fare perché, quando l’anima è divorata dalla cupidigia, non riesce a vedere altro che interessi personali, alla faccia di Dio e dei suoi parenti.

Non ci resta, allora, che voltare le spalle e andare per la nostra strada, la strada della libertà, fatta di polvere e salite, di pericoli e di possibilità di perdersi, ma perlomeno non ci saranno più, come compagni di viaggio, dei furfanti bugiardi. Meglio camminare soli perchè, a volte, la libertà lo esige.

venerdì 8 settembre 2023

7 SETTEMBRE: IL GRIDO DEGLI ESCLUSI E DELLE ESCLUSE

 




 

Paolo Cugini

Si è tenuto a Manaus a Cidade Nova 2, uno dei quartieri più poveri della città, Il Grido degli esclusi e delle escluse.  Si tratta di un evento nazionale, organizzato nel giorno in cui il Brasile celebra la giornata dell’Indipendenza. L'evento è una manifestazione pubblica, caratterizzata da temi importanti e latenti nel paese, come la mancanza di sicurezza pubblica, istruzione, sanità, alloggio, tra gli altri. È stata una festa di colori e di canti, con i rappresentanti dei movimenti sociali non solo a fare presenza, ma anche a gridare per le strade le loro rivendicazioni sui temi caldi della società brasiliana citati sopra. Dopo la celebrazione della Messa presieduta dal Cardinal Leonardo Steiner, si è formato un corteo che ha sfilato per le strade del quartiere in cui si è svolto l’evento.



“La vita prima di tutto. Di cosa hai fame e sete?” É stato questo il tema del Grido di quest’anno. A Manaus l'evento è promosso dalla Pastorale Sociale dell'Arcidiocesi e da organizzazioni partner. Una delle proteste realizzate ha riguardato la tratta e lo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti. Secondo suor Santina Perin, membro attivo della Rete che lavora con i minori da molti anni, il problema è in crescita e uno dei fattori è la mancanza di politiche pubbliche a favore dei giovani.

In comunione con la Campagna di Fraternità 2023, che si svolge durante la quaresima, il Grido degli esclusi e delle escluse presenta anche il tema della fame. Sono più di 30 milioni i brasiliani che versano in una situazione di estrema povertà, sottolinea il Consigliere per la Pastorale Sociale, padre Alcimar Araújo. Lo ha ricordato anche Mons Leonardo Steiner durante l’omelia nella messa durante l’evento: “La fame è molto grande anche a Manaus. Dobbiamo dire grazie alle nostre comunità che si organizzano per aiutare chi ha fame”. Mons Leonardo ha inoltre ricordato le altre fami che non riusciamo a superare. “La fame della salute, ma anche del divertimento. Quanti quartieri non hanno spazio per trovarsi. C'è anche fame di cultura. La cultura è espressione della vita, delle relazioni. Perché la vita è in primo luogo. Siamo qui per gridare le necessità affinché nelle tenebre ci sia luce”.

Mons Leonardo Steiner, Cardinale di Manaus


In un articolo apparso sul sito IHU - Istituto Humanitas Unisinos - il domenicano padre Marco Sassatelli, teologo della liberazione e molto attivo sui temi sociali (fratello di don Siro Sassatelli che fu sacerdote a Reggio Emilia nella parrocchia di Fogliano, ndr.) commentando l’evento del 29o Grido degli esclusi e delle escluse, ha affermato che: “abbiamo fame e sete di un altro mondo possibile: un Mondo Nuovo, sempre più Nuovo, dove tutti – insieme alle popolazioni indigene e ai quilombolas – abbiano le condizioni necessarie per una vita dignitosa, come fratelli e sorelle che hanno lo stesso valore e la stessa dignità, nell’eguale condivisione dei beni e nella valorizzazione delle differenze. È la Buona Novella di Gesù di Nazaret, del Regno di Dio nella storia dell'essere umano e di Sorella Madre Terra, Nostra Casa Comune. Questo è il progetto di vita più rivoluzionario che ci sia. Questo è il progetto di vita che con la nostra lotta, in comunione, vogliamo che diventi realtà”.




 

domenica 3 settembre 2023

COME LAVORARE CON I GIOVANI IN UNA METROPOLI COME MANAUS?




 

 

Paolo Cugini

Questo fine settimana, nelle quattro comunità dell’area missionaria Sacra Famiglia, abbiamo iniziato un lavoro pastorale che ha l’obiettivo di formare gruppi giovani nelle comunità. Questa iniziativa era stata annunciata nelle sei messe dello scorso fine settimana ed era stata accolta positivamente in tutte le comunità, anche perché fa parte del piano pastorale triennale che le comunità hanno formulato all’inizio dell’anno assieme al parroco e al diacono. La formazione di gruppi giovani è una proposta della Pastorale Giovanile della Chiesa brasiliana, con un’identità specifica, che è quella di un gruppo cristiano, che lavora per aiutare i giovani a conoscere Gesù e il Vangelo. Lo sottolineo, perché in Italia non è sempre così facile e chiaro lavorare con i giovani. Spesso per poterli avvicinare, occorre fare dei percorsi molto alla larga da qualsiasi proposta specificatamente religiosa.

Il primo passo per formare un gruppo giovani consiste in un primo incontro con coloro che sono disponibili a realizzare un percorso formativo per assumere la responsabilità di un gruppo. Nel percorso formativo si cerca di far luce sull’identità di un gruppo di pastorale giovanile, apprendendo in modo approfondito i contenuti del Vangelo, il cammino della Chiesa oltre ad alcune dinamiche di gruppo e ad elementi di psicologia dell’adolescenza.

L’adesione non è stata la stessa in tutte le comunità. La delusione maggiore è avvenuta nella comunità più grande, dove ci saremmo aspettati un numero significativo di giovani al primo incontro di presentazione del progetto. La scarsa partecipazione è stata giustificata dal fatto che nella comunità ci sono già diversi gruppi di giovani non legati alla parrocchia, ma ad altri movimenti.

Significativa è stata la presenza dei giovani nella comunità Gesù luce dei popoli. Sono stati i leaders delle comunità che, durante la settimana, hanno portato l’invito direttamente nelle case dei giovani. Questo gesto è stato letto positivamente, come un’attenzione particolare ai giovani della comunità. Durante il primo incontro si sono mostrati molto interessati a creare un gruppo e anche a frequentare l’itinerario formativo proposto.

Anche nelle comunità della Pietà e di Papa Giovanni Paolo II il primo incontro è stato positivo e la promessa di compiere insieme un percorso formativo è stata accolta positivamente. Il cammino è appena iniziato, la semente è stata gettata: aspettiamo che cresca e porti frutti.