CHIEDERE PERDONO? VA BENE, MA CI
VOGLIONO FATTI
Paolo Cugini
Le parole non servono
più. Nemmeno le richieste di perdono non hanno più senso, anzi, possono
sembrare una presa in giro, soprattutto quando non si accompagna la parola di
perdono con scelte chiare di rottura con ciò che ha causato il male. È questo
che viene da pensare dopo l’ennesimo scandalo dalle proporzioni mostruose, che
ha investito la Chiesa cattolica. Più di trecentomila minori abusati da circa
tremila preti negli ultimi settant’anni in Francia: è terribile. È questo che
ci consegna il: Rapport de la Commission indépendante sur les abus sexuels
dans l’Église en France, pubblicato all’inizio del mese di ottobre 2021,
coordinato da Jean-Marie Sauvé e da una commissione composta da una ventina di
persone con competenze specifiche in diversi campi. Una sofferenza
infinita, che non sembra terminare mai, perché questi ultimi casi si aggiungono
a tanti altri emersi negli ultimi anni in luoghi diversi (Stati Uniti, Cile,
Australia, Irlanda, Olanda, Germania, Belgio, Regno Unito). Tante vite
spezzate, perché un abuso sessuale su un minore rovina la vita, lascia dei
segni indelebili, difficili da eliminare. La domanda immediata che sale dal
cuore dopo la lettura del succitato rapporto è la seguente: che cosa dobbiamo
aspettare, ancora, perché ci si muova verso una riforma radicale della Chiesa
e, in modo speciale, della sua gerarchia?
Ormai è chiaro che non si
tratta più di casi sporadici, ma di una realtà che è frutto di un sistema,
prodotto da un sistema, che si è costruito nei secoli e che dev’essere
cambiato. La Chiesa sin dagli inizi, si è lasciata plasmare da quella cultura
patriarcale contro la quale Gesù aveva fatto prevalere il suo Vangelo di
uguaglianza. La comunità di discepole e discepoli uguali voluta dal Maestro è
durata poco. La struttura maschile della gerarchia della Chiesa è un prodotto
della cultura patriarcale, più che dallo stile voluto da Gesù. È la cultura
patriarcale che si è insinuata nei secoli modificando il massaggio di Gesù, che
va colpita alla radice. Colpire la struttura patriarcale della Chiesa significa
porre in atto un cantiere capace nel tempo di eliminare tutti i suoi derivati:
maschilismo, misoginia e omofobia. Una struttura dominata dal maschio produce
relazioni diseguali con le donne, gli omosessuali, le lesbiche, i trans. La
disuguaglianza delle e nelle relazioni è la negazione del messaggio che Gesù ci
ha lasciato nel Vangelo.
Su un dato è importante
soffermare l’attenzione e da qui partire per una riforma strutturale della
Chiesa. Non è tutta la Chiesa coinvolta in questi scandali di pedofilia, di
abusi di minori, ma la sua gerarchia. Ciò significa che è questo settore della
Chiesa che dev’essere ristrutturato radicalmente. I casi di pedofilia che da
anni stanno devastando la Chiesa e che trovano coinvolti uomini appartenenti
alla sua gerarchia, devono poter incontrare delle scelte radicali capaci di
cambiare quel sistema che è alla base di tutto ciò. Il Sinodo, che è già in
atto, potrebbe prendere sul serio la revisione della formazione dei presbiteri,
promovendo un percorso più umano e al passo coi tempi, per coloro che un giorno
dovranno guidare le comunità cristiane. Abbandonare la struttura patriarcale
della cultura dominante, per la Chiesa dovrebbe voler dire la possibilità di un
cambiamento radicale nella scelta e formazione dei suoi leaders. Occorrerebbe,
prima di tutto, abbandonare i seminari come luogo di formazione, per
incentivare una preparazione sul campo, vale a dire nella comunità, a contatto
con quelle persone che un giorno saranno chiamati a servire. Formazione sul
campo significa aprire lo spazio a tutti coloro che manifestano il desiderio di
servire la comunità, indipendentemente dall’identità sessuale, a tutti coloro
che sentono il desiderio di servire il Vangelo, di collaborare alla
realizzazione del regno di pace, giustizia e amore inaugurato da Gesù.
Se è vero che è nella gerarchia
della Chiesa cattolica che troviamo le persone responsabili degli abusi
sessuali non solo in Francia, ma in tutti i Paesi in cui si è svolta una
ricerca sul problema in questione, è prevedibile che, dalla stessa gerarchia,
non verranno scelte che la metta in discussione. Difficilmente una struttura
opera scelte che la possono danneggiare. Al massimo, verranno proposte alcune
modifiche al percorso formativo nei seminari, ma nulla che possa intaccare
quella struttura maschilista, che è la fonte del male in questione. Ciò
significa che la spinta innovatrice dovrà venire dalla base, da quella parte
del popolo di Dio che sono i fedeli laici. Non saranno riunioni o conferenze a
cambiare la struttura maschilista della Chiesa cattolica, ma esperienze poste
in atto dalla base stessa che, nel tempo, possono cambiare dall’interno il
sistema. Comunità cristiane guidate da donne, da religiose, da coppie di sposi
sono esperienze pastorali già presenti in varie parti del mondo: occorre moltiplicarle
per farle divenire consuetudine e non un’eccezione. Una Chiesa di comunità
nelle quali i fedeli sono i protagonisti della trasmissione della fede, che
sanno celebrare la Parola, condividere con i più poveri, lottare per la
giustizia e l’uguaglianza.
Per non sentire più
notizie terribili come quelle ascoltate in questi giorni dai giornali francesi,
che coinvolgono tutte le comunità cristiane, non possiamo più lasciare che il
problema sia risolto dalla gerarchia, da coloro che sono anche indirettamente
coinvolti. Tutta la comunità deve sentirsi interpellata; tutti i fedeli devono
sentire la responsabilità di uscire dall’omertà e, quando è necessario, di
denunciare. Quest stile nuovo di comunità di fedeli che assumono la
responsabilità, di laiche e laici che si fanno promotori di cammini di
trasparenza, non è per nulla facile, soprattutto in occidente. Secoli di
monopolio autoritario delle comunità da parte dei chierici maschi, abituati a
decidere da soli, considerando gli strumenti in cui è possibile elaborare
decisioni comunitarie, come semplici organi consultivi, hanno appiattito al
ribasso la spinta alla sinodalità, vale a dire, alla possibilità di decidere
insieme. Un problema grave come quello della pedofilia operata per lo più dai
membri maschi della gerarchia, sta mettendo a nudo i limiti di un cammino
comunitario sbilanciato sulla dipendenza della comunità dal capo maschio. Bisogna
cambiare rotta. Subito.