17 DICEMBRE 2017
Sintesi: Paolo Cugini
Che cosa è venuto a fare
Gesù sulla terra? È venuto a deporre i potenti dai troni e ad innalzare gli
umili (Lc 1). Gesù ha provato a contestare un ordinamento politico e religioso
ingiusto, un potere che sfigurava l’uomo. Gesù si è reso conto che c’era un
mondo di donne e uomini che avevano bisogno di assaporare un po' più di
felicità, perché schiacciati dal potere politico e religioso. Gesù incarna,
attualizza e attua la profezia di Isaia 61. Ha reato uno spazio di libertà; è
venuto ad instaurare il regno di Dio. Gesù è venuto a fare questo.
Gesù ha risposto al bisogno
degli uomini più che al dovere a Dio, per questo lo hanno ucciso.
La croce in questa ottica,
è la conseguenza del tentativo di Gesù di amare l’umanità per risollevarla alla
piena dignità. Croce conseguenza naturale che l’amore di Gesù per gli uomini e
le donne. La teologia della croce non c’è nel Vangelo. Gesù non ci ha salvati
con la sua croce, quindi la croce non ha nulla di redentivo.
L’impegno di Gesù avrebbe
dovuto passare ai suoi, ai discepoli. “Voi farete cose più grandi di me”
(Mt 10). Portare la propria croce significa portare le conseguenze dell’amore.
Se cominci ad amare, sperimenterai la croce. La croce conseguenza di chi si
mette sulla strada dell’amore e non un atto redentivo di per sé.
Subito dopo Gesù è successo
qualcosa di devastante. Abbiamo cominciato a dare alla croce un significato più
nobile. Lc chiama Gesù il giusto sofferente. Paolo lo considera un capro
espiatorio. Giovanni lo vede come agnello pasquale. È come se l’amore non
valesse più. Si è fatto della croce come qualcosa di religioso, come offerta di
Gesù. Cadiamo nell’assurdo, perché facciamo di Gesù un autolesionista. Croce
come offerta di Gesù alla divinità per ottenere dei favori: è il capro
espiatorio. Questo ragionamento non ha nulla di evangelico, anche se è stato
affermato da Paolo e da Giovanni. Si è fatta saltare l’azione di Gesù con una
teologia veterotestamentaria. Gesù passa dall’essere il liberatore (Lc 4), l’amico
dei disperati, a Cristo redentore, salvatore ed eterno sacerdote: cosa che Gesù
non è stato. Perché la Chiesa subito si è sentita in dovere di dare alla croce
e all’eucarestia un significato diverso? Gesù è morto perché ha voluto
risollevare i poveri e il potere glielo ha impedito.
Dt 21,23: chi
pende dal legno è maledetto. Morire crocefisso è una maledizione divino. I
primi cristiani predicano un Cristo redentore, dando un significato più grande
di quello che aveva. La croce era riservata ai ribelli. Hanno interpretato la
croce con le categorie del giudaismo con le categorie del sacrificio e con l’espiazione.
Dal III sec si è aggiunto anche la soddisfazione. Si è incominciato ad interpretare
la croce come atto sacrificale, di espiazione e di soddisfazione., La teologia
della redenzione e salvezza nasce da qui. Il peccato diventa il centro di
tutto. La sofferenza di Gesù non conta più nulla.
Visto che c’è un’umanità
peccatrice, c’era bisogno che Dio mettesse le cose a posto. Lo ha fatto con suo
Figlio che ha redento, riacquistato, pagato lui per tutti così l’umanità può
ripresentarsi pulita davanti a Dio. Gesù ha pagato per tutti. Gesù con la
croce, ha calmato l’ira di Dio. Questo ragionamento è follia. Decisivo era
eliminare il peccato, anche a costo di sofferenze. Anche oggi diciamo che Gesù
ci ha salvati con la sua croce. C’è dietro l’idea che l’umanità fosse bisognosa
di essere salvata: non è vero, perché non era razza dannata. Gesù morì come un
maledetto, espulso, morto fuori, come un reietto, tra atroci sofferenze,
abbandonato da tutti, anche da Dio (Mc 15,34). Morendo così Gesù diventa un
simbolo degli umiliati della storia. Gesù morendo così ha compiuto il disegno
di Dio, non per guarire, redimere l’umanità. Dio che manda suo figlio a morire
è un dittatore. Non siamo stati salvati dal sangue di Cristo. La sofferenza non
salva, non redime. Salva e redime l’amore. Gesù compie il disegno di Dio, perché
Dio si mettesse dalla parte degli ultimi, dei diseredati sino alla fine. Gesù
ha portato le conseguenze ultime del suo mettersi dalla parte degli ultimi: non
si è tirato indietro.
Mettersi dalla parte dei
poveri e poi si comincia a vivere la via dell’amore. Se questa croce mi fa
morire, significa che è l’unico modo per avere indietro la vita. Gesù ci ha
salvato, dandoci un esempio.
Resurrezione.
Gesù era già il risorto quando è salito sulla croce: per questo è vissuto per
sempre. È l’amore che vince la morte, non la sofferenza. Non ci ha salvati con
il suo sangue, ma con il suo amore. Ci ha salvati il suo esempio: se viviamo da
Dio, con amore, allora non conosceremo la morte. La morte di croce è l’estrema
solidarizzazione con l’umanità.
Costantino:
la croce diventa trofeo che chiede rispetto. Vivere la nostra vita sulla
modalità dell’amore.
Ha senso parlare di Cristo
redentore? Teologicamente no. La morte è una conseguenza, non il fine.
C’è dietro la visione sacrificale. Dal punto di vista del Vangelo non regge,
non tiene.
Agnello di Dio:
capro espiatorio degli antichi ebrei. La croce è stata letta in maniera
giudaica, perché arriva da tutta questa teologia.
Il peccato originale è
questa visione, questa massa dannata che ha bisogno di essere redenta.
Peccato originale:
quando è nata questa idea? È stato agostino nel V secolo. Questa dottrina è
nata a scopo apologetico, per salvare Dio dall’accusa di aver introdotto il
male. È colpa degli uomini. Adamo ed Eva, i primi due, hanno disobbedito, hanno
commesso un peccato, che per Agostino era un peccato sessuale, hanno offeso Dio
e questo peccato è passato ai figli, nipoti, ecc. Ha inzuppato tutti gli uomini
venuti al mondo.
Oggi una spiegazione del
genere fa sorridere. Drammatico è il catechismo della Chiesa Cattolica, che su questa
cosa è un disastro, perché passa l’idea che sia veramente vissuto Adamo ed Eva.
Nel Catechismo c’è Adamo ed Eva, ma non c’è la parola evoluzione. Perché la
gente non segue più la chiesa: ma come fai?
CCC 397: l’uomo
tentato dal diavolo. Gli ebrei non credono al peccato originale, perché è un’invenzione
dei cattolici. È un testo recente Gen 3, ed ha uno scopo didattico.
CCC 400: la
morte entra nella storia dell’umanità. I bambini che nascono devono scontare la
pena del peccato di Adamo ed Eva. Il Battesimo toglie il peccato originale.
CCC 403-404:
Il bambino nasce con un peccato contratto, ma non commesso. È molto strano.
Genesi 3: non
è un racconto storico. Ha uno scopo didattico. L’autore vuole dire che l’uomo –
adam – e donna sono esseri che all’inizio di ogni giorno fanno esperienza nella
propria carne della fatica di andare avanti.
Il mondo non scaturisce da
un peccato originale, ma da un amore originante. Siamo in costruzione da migliaia
e migliaia d’anni. Ci stiamo sviluppando, stiamo crescendo. Siamo in divenire.
Si cresce per prove ed errori.
Eden: c’è in
tutte le grandi civiltà, non sta alle spalle, ma davanti. Siamo in tensione
verso un paradiso, il regno di Dio. Stiamo lottando perché s’instauri
attraverso la nostra crescita personale, affinché gli umili, i poveri possano
ricuperare dignità.
Ortensio da Spinetoli:
il testo di Gen 3 è una pagina sapienziale che un libro storico. L’uomo è un
capolavoro dell’altissimo. Non abbiamo bisogno della zattera della croce di
Cristo. Siamo capolavoro dell’altissimo.
Esistere:
stare in tensione verso il futuro. Siamo in cammino. Fallibilità creaturale.
Siamo povere creature che ogni giorno cercano di crescere un po' di più.
Se facciamo cadere il
peccato originale, cade l’immacolata concezione, questa donna, che è nata senza
la macchia di peccato originale e ci è stata fornita come modello. Sembra un
Dio che fa preferenze. Salta soprattutto
l’idea di Gesù Salvatore e redentore. Va in crisi la teologia, non il Vangelo.
Gesù non è la vittima di espiazione, perché Dio non l’ha mai chiesto.
Non basta obbedire ai
dettami della Chiesa. Dio ci vuole persone intelligenti.
Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=wP7PTIezgRE
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