MATTEO 13, 24-43
Paolo Cugini
Abbiamo
ascoltato tre parabole, due delle quali esprimono lo stesso significato e cioè
la parabola del grano di senapa e la parabola del lievito. Rispetto a queste
due l’altra parabola, vale a dire quella della zizzania, non sembra avere
niente a che fare. In realtà queste tre parabole s’intrecciano tra di loro, per
cui una richiama l’altra. Qual’è, allora, il messaggio di questa pagina del
Vangelo che abbiamo ascoltato, che cosa ci vuole insegnare Gesù?
É un discorso
che Gesù rivolge alla comunità. Sono quindi parole per la comunità e del suo
rapporto con il mondo. Gesù insegna che la comunità dei discepoli e delle
discepole non è chiamata per vocazione a contare qualcosa nel mondo, a prendere
il potere politico, ad incidere culturalmente, ma ad essere fermento, ad essere
piccola, invisibile. E allora in tutto ciò che fa non cerca di apparire, non
cerca la visibilità. Il nostro compito nel mondo è di essere fermento. Per
vivere in questo modo, in modo semplice e umile, fuggendo la tentazione di
voler contare qualcosa o di essere visibile, abbiamo bisogno di alimentarci
continuamente del Signore, della sua parola, del suo amore, della sua persona.
Lui stesso, infatti, durante la sua attività publica non ha mai cercato
visibilità, non ha mai voluto farsi grande. Anzi sappiamo benissimo che quando
lo cercavano per farlo re, è fuggito e quando guariva qualcuno li intimava di
non dire niente a nessuno. Chi cerca la gloria di Dio, chi si riempie
dell’amore del Padre non ha bisogno del mondo e della sua gloria: non si sente
attratto da ciò che offre. Viviamo nel mondo pur non essendo del mondo perchè
ciò che ci anima e ci ispira viene da Dio. Siamo attorno all’altare per
alimentare la nostra anima di quell’alimento spirituale che ci dà la forza di
essere piccoli, di non voler apparire, di essere invisibili, di vincere la
tentazione di contare qualcosa, di organizzare cose visibili per impressionare
il mondo.
Le due parabole
indicano anche un’altra cosa, vale a dire che la comunità ha come vocazione
quella di fecondare, di fruttificare, di fare in modo che il Regno di Dio
cresca. Questo è il senso della pasta e dell’albero. Non si tratta quindi di
una vita spensierata, senza preoccupazioni. La comunità riceve un compito che è
quello di annunciare il Regno di Dio, di fare in modo che si espanda, che
contagi il mondo. Solo che lo deve fare non con le logiche del mondo che sono
di sopraffazione e di forza, ma deve poter contagiare il mondo dal di dentro,
come fermento. Il problema che vuole
mettere in evidenza le due parabole è la modalità. Il Regno di Dio non cresce,
non diventa grande con gli stessi criteri, le stesse modalità che usa il mondo.
Il Regno di Dio cresce nella misurain cui la comunità dei discepoli e discepole
sparisce, si fa piccola. Non è un discorso di forza o di egemonia. Non è un
desiderio di essere i migliori e famosi. La ricerca asutentica del Signore e
del suo amore ha come conseguenza il disinteresse delle logiche di dominio e di
sopraffazione tipiche del mondo.
La seconda
parabola, che poi è la prima, approfondisce questo discorso su di un altro
piano e cioè sul rapporto con il male, il malvagio. La comunità non vive sulla
luna, ma a contatto con il male, con una realtà che è in antagonismo a Dio, che
si alimenta con l’ingiustizia, la violenza, l’arroganza. La parabola della
zizzania rivela esattamente questa realtà e l’insegnamento di Gesù ci dice che
dobbiamo apprendere a convivere con il male. San Paolo ci dice nella lettera ai
Romani che dobbiamo vincere l’odio con l’amore. Per convivere con il male senza
essere sopraffatti o attratti esige molta forza, molta spiritualità. Persone
superficiali non resistono alla forza del male. La vita di preghiera, il
cammino spirituale ha questo significato: rimanere attenti, svegli; fare in
modo di non assopire, di non perdere di vista l’obiettivo, di mantenere alta la
tensione facendo ogni giorno spazio nella nostra vita al Signore. Questo è il
nostro compito. Mantenere ogni giorno lo sguardo vigile.
Solo la comunità
che accolgie il vangelo ogni giorno con docilità non sarà sopraffatta dal
desiderio di contare qualcosa nel mondo e avrá la forza di resistere alla
tentazione del male che vive accanto a noi.
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