mercoledì 27 luglio 2022

CICLO DI INCONTRI ORGANIZZATO DALL'OIVD: ERETICHE

 


Segnalo questo interessante percorso teologico organizzato dall'Osservatorio Interreligioso sulle Violenze contro le Donne (OIVD), che prende spunto dal libro di :

Adriana Valerio, Eretiche. Donne che riflettono, osano resistono, Il Mulino, Bologna 2022.


Potete trovare tutte le indicazioni sul sito dell'OIVD: https://www.oivd.it/

martedì 26 luglio 2022

ESERCIZI SPIRITUALI: UNA PROPOSTA PER VIVERE MEGLIO

 




1-4 settembre 2022 a Galeazza (BO)

Paolo Cugini

 

Gli esercizi spirituali sono giornate dedicate esclusivamente alla preghiera e alla meditazione. È, senza dubbio, una proposta esigente, soprattutto se la si colloca nel quadro in cui viviamo, tutto dominato dalle cose materiali. Il rischio è penare che sia una perdita di tempo. In effetti, pensare di trascorre tre giorni in silenzio solo a pregare, leggere la Bibbia, pensare alla propria vita, può sembrare una cosa senza senso, una perdita di tempo.  E invece, gli esercizi spirituali rappresentano, nella prospettiva del tempo un guadagno. Provo a spiegarmi. La maggior parte degli adulti che incontro, li trovo immersi in un turbine di cose da fare, da organizzare. Quando provo ad approfondire la riflessione per cogliere a che punto si trova della vita la persona che ho dinanzi, percepisco smarrimento. C’è un vuoto così grande in certi sguardi che fa paura: sembra di vedere il nulla. Del resto, non è facile perdersi nel cammino della vita quando ci si lascia travolgere dai problemi da affrontare. E così non c’è mai tempo per nulla, nemmeno per fare due chiacchiere con le persone care, con i propri figli o i propri partners. Non c’è tempo perché, ad un certo punto, si è smesso di pensare, di cercare di comprendere il nesso delle cose: tutto diventa uguale.

Gli esercizi spirituali che propongo ogni anno, hanno proprio questo obiettivo: aiutare la persona a fermarsi, a fare il punto, per provare a capire dove sta andando, capire che quello che sta facendo ha un senso. Gli esercizi spirituali rappresentano, dunque, una frenata, per scendere dalla macchina in corsa della vita, smontare giù e mettersi a sedere in silenzio, per ascoltarsi e, ascoltare. Non sono necessari i soldi, le cose, del materiale specifico: basta un quaderno, una biro, una Bibbia. Gli esercizi spirituali vogliono essere una proposta per recuperare l’essenzialità della vita. Davvero tutto quello che facciamo è così necessario? Siamo così sicuri? Chi può dircelo? Forse dedicando un po' di tempo a sé stessi, trascorrendo tre giorni senza dover fare delle cose, ma provando ad ascoltare che cosa c’è dentro di noi, riusciremo a fare il punto della situazione, riorganizzando la nostra vita, ponendo nuove priorità, che possano offrire una base più solida alle nostre scelte quotidiane.

Non aver paura a prenderti del tempo per te: non è egoismo. Ce lo ha insegnato Gesù: ama il prossimo tuo come te stesso. Se non ti ami, non puoi pensare le persone che hai accanto. Amarsi, tra le tante cose, significa dedicarsi del tempo, prenderselo, per capire dove stiamo andando, per ripulire la nostra esistenza da ciò che non serve. Gli esercizi spirituali hanno anche questa finalità: fare pulizia nella nostra vita, buttare via tutto ciò che non ci serve e ci fa perdere del tempo. Come vedi, siamo tornati all’inizio. Gli esercizi spirituali, più che farci perdere del tempo, ce lo fanno guadagnare.

PS: Se vuoi parlarne sono disponibile (3319183700). 

mercoledì 20 luglio 2022

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI CRISTINA SIMONELLI SU EVA A PALATA PEPOLI

 




ASSOCIAZIONE PALATA E DINTORNI

 

CRISTINA SIMONELLI

EVA, LA PRIMA DONNA. STORIA E STORIE

MERCOLDI 20 LUGLIO

Intervista di: Maria Rosa Nannetti 

Sintesi: Paolo Cugini

Il punto di vista per narrare una storia è importante. Le cose si vedono in tanti modi. Mi occupo della lettura che dei testi biblici hanno fatto i primi cristiani. Venivo dal mondo di pratiche. Ho fatto l’infermiera. Ho vissuto per tanti anni in contesto Rom. Mi dichiaro femminista. Faccio parte del coordinamento delle teologhe italiane.

Il testo è organizzato in quattro stanze, con le porte aperte: una casa comunicante. Eva è una donna polimorfa, che viene da tante storie, interpretazioni. Occorre diffidare delle storie uniche.

I racconti del libro sembrano racconti, ma sono la foto dei nostri problemi. C’è anche una promessa di futuro. Non possiamo mangiare tutto, perché non avere il senso del limite porta alla distruzione.

Adamo ed Eva sembrerebbe una cosa chiara. Quando Dio creò maschio e femmina presumiamo di sapere già tutto. In realtà il nome Adam è un nome collettivo: umanità. Sembra a partire dal secondo capitolo di Genesi, adamà vuole dire terra, gli umani sono tutti fatti della terra. Eva appare molto avanti nella storia. Se andiamo a vedere il testo ebraico o latino, si dice: la chiamò vita. Girolamo, ha pensato che suonava male ha tradotto Eva.

Dominate e soggiogate. Nel modo di oggi si fa fatica a percepire il messaggio originale. Più avanti c’è coltivare e custodire. Il verbo della custodia viene ripreso spesso. C’+è un giardino da coltivare e custodire.

Altro brano pericoloso e rischioso è l’interpretazione del brano della nascita di Eva. Sono racconti densi che se li prendiamo come una descrizione letterale fa ridere. Quando i testi sono stati scritti si sapeva che c’era un’interpretazione simbolico. Adamo dorme: il mistero di ognuno p qualcosa che devo custodire. Essere di fronte all’altro è la chiave di lettura della relazione, che passa attraverso il rispetto, non uno sull’altro, in relazione.

Il serpente più che astuto è prudente e che è la virtù di Ulisse. Il testo è molto articolato e si può leggere in più piani ed è come se Eva dominasse la scena. È come se Eva parlasse tra sé e sé, come se il serpente facesse le domande che Eva si pone. In alcune culture il serpente è una divinità. La storia comincia con dei gesti, con delle scelte. La forma del serpente lascia intendere che la trasgressione sarebbe di tipo sessuale. In alcuni quadri la serpenta viene rappresentata con il volto di donna e i capelli biondi, che sembra sottintendere Lilith. C’è poi un altro piano che fa vedere il serpente come furbo, capace di decidere delle cose da fare. Gesù dice di essere prudenti come i serpenti. Qui è la stessa parola del serpente del libro della Genesi. Prudente vuole dire capaci di intelligenza pratica.

C’è un peso della Tradizione che ha interpretato il testo di genesi in modo patriarcale e misogino. Ci sono però delle dissonanze nella Tradizione, anche se rare, come uomini che parlano berne delle donne. Paolino, vescovo, ha scritto insieme alla moglie Eterasia, dei canti. In uno dei questi scrivono che Adamo di fronte ad Eva e profetizza e la libera.

Ci sono alcune donne che non accettano l’interpretazione patriarcale. Una di queste è Egeria. Viaggia e va a vedere la tomba di Tecla. Poi c’è stato anche Arcangela, che ha scritto l’inferno monacale e fa parte di quelle che sono state messe in convento a forza. C’è quindi, una letteratura al femminile che critica il sistema patriarcale.

Il problema è che ancora adesso si fa fatica a fare una storia della teologia dove ci siano tutti i protagonisti e le protagoniste.

Il valore della trasgressione. La virtù della disobbedienza non è il gusto di trasgredire la norma, ma di fare il bene. 

sabato 16 luglio 2022

SCRITTI APOCRIFI E TESTI DI DONNE DEL PRIMO CRISTIANESIMO

 



SABATO 16 LUGLIO 2022


ARIANNA ROTONDO

 

Sintesi: Paolo Cugini

C’è un discorso che riguarda il binomio ortodossia e eresia.

Classificare significa usare categorie in passato non era un’operazione neutrale e non lo è ancora oggi.

Per molto tempo i Padri hanno delimitato il senso della verità e la falsità. La verità viene da Dio e la falsità da satana. Chi professa eresie è ispirato da satana.

Risultato di questo discorso è che solo gli individui che parlano di verità possono essere autori di testi ortodossi. Conseguenza di ciò è che le donne non possono essere coloro che trasmettono i testi ortodossi. Solo autori maschi potevano esprimere l’ortodossia.

C’è un noi e poi gli altri. Gli altri sono i pagani, i greci, i romani, ecc. quelli che affermano le loro penitenze come ortodosse sono uomini, dall’altra, coloro che sono messi tra gli eretici, devono essere subordinati o esclusi.

Canonico-non canonico. Questa divisione è anacronistica. Bisognerebbe parlare di cristianesimi, perché non è un fenomeno uniforme. All’inizio non c’è l’idea di un canone fisso, chiuso.

Una delle definizioni più recenti su apocrifi, sono testi che pretendono la forma di scritti biblici, o raccontano di personaggi di scritti biblici divenuti canonici, che non sono divenuti canonici e che non avevano anche la pretesa di esserlo, ma hanno avuto una grande influenza sua nell’arte che nelle tradizioni popolari.

1945- papiri venuti alla luce nei pressi dell’Alto Egitto e che contengono un gran numero di traduzioni copte. Vengono classificati come gnosticismo antico sulla base della descrizione di eretici fatta da alcuni Padri. Alcuni di questi testi rifiutavano la sofferenza di Cristo.

I primi secoli cristiani – Cristina Simonelli

A fronte di un numero enorme di testi, possiamo trovare delle chiavi di lettura. Anche gli scritti apocrifi sono frutto delle comunità cristiane. Non abbiamo solo criteri ideologiche, ma anche a criteri che troviamo negli scritti stessi.

C’è una pretesa autoritativa che si realizza anche attraverso la pseudoepigrafa. Leggere oggi chiede almeno un duplice livello ermeneutico, per non attribuire significato univoco a metodi dinamici e simbolici per decriptare i modelli di genere che entrano ed escono dai testi, per non occultare i diversi soggetti e le contro narrazioni.

Tucidide di una donna per bene non ci devono essere notizie pubbliche. Legge del linguaggio androcentrico. Spesso negli scritti antichi troviamo della presenza delle donne negli ambienti eretici. Spesso si può sospettare che un modo di dire, che da voi parlano le donne è un modo di insultare i maschi di un ambiente.

Ci sono prototipi che si formano w si tramandano nel tempo sul tema delle donne. Ci sono strutture che determinano gli spazi pubblici degli uomini e delle donne.

Generi e schiavitù negli Atti di Andrea

Passio di Andrea. Il contesto è quello dell’ascesi sessuale, della ricerca di uno stile di vita non dominata dalle passioni. Chi ha scritto dev’essere un cristiano inserito in una specifica comunità. Doveva essere espressione di un gruppo ristretto. Ci sono schiavi maschi e schiave donne. C’è l’idealizzazione della verginità e celibato femminile. È un modello che funziona solo se fa uso della schiavitù.

DONNE NELLA BIBBIA - CONVEGNO ALL'ABBAZIA DI MAGUZZANO

 



SABATO 16 LUGLIO 2022

PROFEZIA

LA VOCE AUTOREVOLE DELLE DONNE

CRISTINA FRESCURA

 

Sintesi: Paolo Cugini

 

Analisi narrativa applicata al testo biblico.

Si parla della presenza femminile all’interno dei testi profetici. Profezia al femminile.

Sfondo storico. Disamina sulle questioni che riguardano il ruolo della profezia nel mondo antico. Ci sono sguardi nuovi sulla problematicità del ruolo del profeta e della profetessa.

Secondo capitolo. Figure specificamente femminili con uno sguardo sociologico.

Terzo capitolo. Genere e metafore. Alcuni studi si concentrano su metafore specifiche. Metafora legata al parto come esperienza traumatica.

Miriam, la profetessa. È l’immagine della copertina. Il contesto è il libro dell’Esodo. C’è un canto di tutto il popolo. Miriam prende la parola usando il genere del canto, una parola poetica.

Numeri 26, 58-62. Genealogia di Mosè. Nell’esilio la madre partorisce tre figli, Mosè, Aronne e Miriam. C’è una sorella maggiore con due fratelli maschi.

Numeri 12,1-5. Obiezione di Aronne e Miriam sul matrimonio di Mosè. La domanda è seguita da una domanda retorica.

Numeri 12,6-8. Mosè è più di un profeta, è l’amico del Signore e non ha bisogno di un ruolo di mediazione, come un profeta. Miriam è definita una profetessa e Mosè sembra essere qualcosa d’altro. E poi, che tipo di profetessa è Miriam.

Numeri 12,9-16. La profezia passa anche attraverso il corpo del profeta, in questo caso su Miriam. Era già successo nella narrazione della vocazione di Mosè. Il corpo di Miriam è ricoperto di Lebbra. Il peccato ha colpito solo la sorella. Il risanamento passa attraverso un gesto rituale. Il dettaglio interessante è che il popolo non riprende il cammino finché Miriam non è riammessa. Completezza del ruolo di guida di Mosè dipende anche dall’armonia con i fratelli.

Michea 6,1-4. Il popolo si ribella e Dio risponde. Vengono citati i tre fratelli, che vengono citati insieme.

Profeta, predire, è un interprete. Non possiamo parlare di profezia in un senso univoco. La figura più significativa è quella del Battista, che sta davanti, ma non fa ombra.

La condivisione comunitaria aiuta a discernere il carisma del profeta. È nella pluralità che si ridimensiona la presunta profezia.

Voce di donna. Profezia e genere. Concilio Vaticano II. Cettina Militello analizza la presenza femminile al Concilio, che è scarsa. La voce femminile esprime differenza rispetto alla voce uniforme maschile. Si tratta di rendere con to del fatto che tutto quello che è univoco non rende conto alla realtà.

Una voce autorevole. Autorità e potere. Profezia come voce di genere, altro binomio è autorità e potere, il profeta che si pone come una voce autorevole. Spesso la voce del profeta è una voce che non viene ascoltata. L’autorevolezza non può prescindere dalle dinamiche di autorità e potere. Cosa vuole dire per la chiesa essere profetica nel mondo. A volte ci sono dei compromessi al ribasso.

Mariangela Gualtieri, Ci sono donne gonfie d’amore. 2010. Profezia è portare la parola.

venerdì 15 luglio 2022

UN MONDO CRISTIANO (CHE SCRICCHIOLA)

 


 

Paolo Cugini

Non c’è più il sistema che reggeva tutto, per questo c’è come una sensazione di vuoto. È venuto meno in modo rapido quella struttura culturale, il sistema cristiano, che nel tempo, attraverso i secoli, aveva creato i riti, le forme di pensiero, un modo di vita cadenzato da momenti religiosi. Era un sistema che reggeva tutto, che dava senso ai giorni, alle scelte, fin nei piccoli particolari. Niente si muoveva fuori di esso. Nei secoli il cristianesimo si era infiltrato nei meandri della cultura e della società che tutto parlava di lui, del cristianesimo, tutto era profondamente cristiano. Non solo la materia era divenuta tutta cristiana, ma anche la coscienza umana, al punto che, una decisione, un’azione che risultava fuori dall’ottica cristiana, provocava un fortissimo senso di colpa, un dolore al petto irresistibile, al punto che era percepita la necessità di confessarla, di espellerla dal corpo, per poter continuare a vivere sereni nel mondo cristiano. Tutto era cristiano. C’era la messa domenicale, alla quale partecipava tutta la famiglia.

C’era la confessione mensile. In ogni paese c’era il prete, figura fondamentale nella strutturazione della vita sociale. E poi c’erano le precessioni, le feste dei patroni, il catechismo per i bambini e anche per gli adulti. Tutto la vita sociale era scandita dal calendario del tempo religioso. Perché, in un certo senso, tutto era religioso. I signori erano religiosi e anche i poveri. Tutto si faceva risalire alla religione: la distinzione tra bene e male, giusto e ingiusto, puro e impuro. Era impossibile vivere fuori dal sistema religioso. Per questo chi disobbediva un precetto religioso era punto gravemente.

La società era tutta religiosa, era intrinsecamente religiosa. Ogni paese aveva la sua chiesa per il culto e il suo campanile che dettava i ritmi religiosi della giornata. Era impensabile che qualcuno crescesse senza il sentimento religioso, il desiderio di fare la volontà di Dio. Era impensabile perché la paura dell’inferno, della dannazione eterna, dell’anima immersa per sempre nel fuoco eterno provocava dolori atroci nella coscienza di coloro che osavano disobbedire i comandamenti di Dio, che in realtà erano i precetti della chiesa e che non è la stessa cosa. C’erano i padroni e i garzoni, i ricchi e i poveracci, i contadini e i mezzadri: tutti si trovavano a messa ad ascoltare il prete che dal pulpito inveiva contro i peccatori e minacciava la dannazione eterna all’inferno.    

Tutto ruotava attorno alla figura di Gesù, pur non conoscendola. Questo è l’aspetto più significativo della storia del cristianesimo occidentale, il paradosso dei paradossi, se vogliamo metterla così. Tutta la civiltà cristiana è stata costruita nell’epoca medievale, ispirandosi ad un personaggio che il popolo non ha avuto la possibilità di conoscere. L’ispirazione ha modellato una narrazione che ha plasmato una realtà, ma la fonte, vale a dire i vangeli, non erano accessibili ai più. Tutta una società è stata modellata per secoli attorno alla figura di Gesù, filtrata dalla casta sacerdotale, dia presbiteri, vescovi, dal Papa, il sommo pontefice. Non avendo accesso alle fonti, al popolo si poteva far credere qualsiasi cosa e, soprattutto, si poteva imporre qualsiasi cosa, come di fatto è avvenuto. Tutta la società, tutto il mondo cristiano, costruito, modellato, ispirato su quei vangeli, che nessuno sfogliava, che nessuno aveva la possibilità di leggere, che nemmeno la casta sacerdotale conosceva, se non qualche pagina. In questo stato di ignoranza collettiva, si poteva passare tutto e spacciarlo come qualcosa di buono, di religioso, di volontà di Dio. Secoli di civiltà cristiana, che ha ispirato una copiosa produzione letteraria e artistica, per non dire filosofica e teologica, fondata sull’occultamento delle fonti a cui si ispirava. Forse è per questo che una volta che i vangeli sono stati messi in mano ai fedeli, i palazzi della gloriosa civiltà cristiana hanno iniziato a scricchiolare? 

venerdì 1 luglio 2022

FINO A QUANDO? Solidarietà a don Marco Campedelli

 


Paolo Cugini (OIVD)

 

Mi unisco al coro d’indignazione per il licenziamento dall’insegnamento di religione di don Marco Campedelli, confratello e membro dell’OIVD, da parte del vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti. Il gesto autoritario di Mons. Zenti ha provocato non solo indignazione, ma molte riflessioni su diversi temi che riguardano la chiesa, tra i quali il modo di gestire l’ora di religione nel nostro Paese. Come confratello mi colpisce la violenza del gesto e la possibilità di essere compiuto. Come può, infatti, il pastore di una diocesi, che dovrebbe incarnare il carisma del successore degli apostoli, chiamato a pascere il gregge, sentirsi autorizzato a punire un servitore della comunità per il semplice fatto che la pensa in modo diverso su un tema di politica? È vero che, grazie a Dio, non tutti i vescovi sono uguali, ma il problema è un altro, vale a dire, la struttura della chiesa che permette queste modalità autoritarie di gestione del potere. La presa di posizione di Mons Zenti, oltre a creare disagio e malessere nella chiesa e fuori da essa – lo testimoniano le tante prese di posizione avvenute in queste ore a favore di don Marco – rivelano un problema che è alla radice della struttura della chiesa: l’indole violenta e autoritaria, che tende ad imporre la propria posizione. Casi come questi, infatti, purtroppo non sono isolati. La possibilità che un vescovo ha di punire un prete, che esprime pubblicamente un parere diverso dal proprio pastore, è considerata come un gesto dovuto, conseguenza di quel giuramento fatto nel giorno dell’ordinazione sacerdotale di obbedienza al vescovo ordinante e ai suoi successori. Ciò significa che dal punto di vista formale Mons. Zenti ha agito conforme al diritto canonico. È a questo livello, che a mio avviso, va posta la questione. Com’è possibile, infatti, che l’istituzione che dice d’ispirarsi al Vangelo di Gesù, la cui proposta è nel segno dell’amore gratuito, disinteressato e non violento, sia arrivata a questo punto? Fino a quando le comunità cristiane dovranno sottostare alla violenza gratuita e scandalosa dei loro pastori? Il caso di don Marco Campedelli provoca la riflessione sullo stile autoritario e intollerante della chiesa, molto lontano dall’insegnamento del Maestro. Abbiamo bisogno di pastori che sappiano camminare con le persone, aiutandole a discernere i valori evangelici da mettere in atto nelle decisioni della vita e non di violenti capi intolleranti che impongono la loro personalissima opinione, incapaci di accogliere un’opinione diversa. Questi fatti mostrano il cammino che le comunità cristiane sono chiamate a compiere: creare spazi di libertà da ogni forma di violenza e oppressione.

Grazie don Marco per il tuo esempio e il tuo coraggio di uomo libero.