don Rocco D’Ambrosio, ordinario di Filosofia Politica presso Università
Gregoriana, Roma – Presidente di Cercasi un fine.
Sintesi:
Paolo Cugini
Il
Papa cita 10 vizi della politica nel suo discorso di inizio d’anno. C’è una
crisi epocale riguardo al potere che deriva dai processi di populismo e
sovranismo messi in atto. La politica è diventata una preda e quindi ci sono
dei predatori. È una generalizzazione che può essere pianificata. Le persone
che vivono la politica come servizio sono pochissimi. La politica locale in
Italia in generale è migliore della politica nazionale. In Italia abbiamo dei
buoni sindaci e consiglieri. Siamo circondati da predatori, persone per cui prego
che vada in galera il più presto possibile. Dobbiamo apprendere a rispettare la
liturgia dello Stato.
Quali
sono le prede della politica?
Il
potere e le risorse finanziarie. Il Magistero sociale della Chiesa ha un suo
linguaggio e parla sete di potere e avidità di denaro. Le prime prede
intercambiabili sono il potere e il denaro. È finita la classe politica di
persone legate al potere e disinteressate dal denaro. Oggi chi cerca il potere
cerca il potere. Anche le istituzioni democratiche sono una preda. In questo
momento storico i partiti non fanno congresso, che è un meccanismo per
selezionare una classe dirigente.
Il
consenso è un’altra preda. Nell’80% i politici
leggono i testi preparati da altri. Non c’è nessun twit di un politico, né
post, né comunicato stampa che non sia stato preparato per carpire consenso.
Tutto è prodotto di marketing.
I
poveri, gli ultimi, gli stranieri: sono delle prede. Non
si fanno differenze fra immigrati, perché sono cose da intellettuali. Queste
cose non attirano consenso e quindi si prende il pacchetto intero e lo si fa
diventare una preda.
La
situazione è peggiore del governo Berlusconi e del governo Renzi.
L’emergenza non è politica, ma è culturale. È una battaglia che ha iniziato la
Civiltà Cattolica agli inizi degli anni ’90 quando si parlava che le questioni
morali e politiche sono…
Ai giovanissimi che cosa diciamo? Siamo dinanzi ad un
vuoto culturale impressionante. Le eccellenze non fanno un Paese, perché
l’eccellenza culturale e scientifica vengono da percorsi di sacrifici
personali, ma non dicono la situazione generale delle nostre scuole, non dicono
la vergogna dei docenti universitari che non insegnano e fanno altro. Questa è
l’emergenza culturale. Occorre trovare il bandolo della matassa e questo sta
nel cuore delle persone.
Le
cose che dice Salvini le dice la gente. Salvini è uno
dei tanti in ottima compagnia in questo Paese. Ci sono preti e vescovi che la
pensano come Salvini.
Francesco:
la crisi attuale fonda le radici in una crisi etica e antropologica.
Proposta:
la tentazione dinanzi ad un quadro di crisi è di creare i gruppi ristretti di
resistenza. Lo strumento del discernimento deve diventare una categoria
fondamentale della nostra azione, assieme a quella della pazienza.
Discernimento:
Francesco lo ha ripreso. Discernere i segni dei tempi, che prima vanno letti. Il
discernimento non è automatico. È cresciuta la velocità tecnologica, ma non
quella dell’intelligenza. Il discernimento ha bisogno di tempo e chi non si
concede tempo rischia di diventare un predatore. I predatori sono velocissimi.
Il discernimento serve per cercare ciò che è gradito a
Dio. Decidersi per ciò che è buono. Ciò che Dio ha creato è buono, anche se poi
si è pervertito. Occorre coniugare i verbi del discernimento: valutare, capire,
scegliere. La politica va capita, perché mette in campo dei meccanismi, ha
delle regie note ed occulte. La buona politica è fatta di persone competenti, e
anche di cittadini. È un esercizio di studio.
Pazienza.
Occorre pazienza nel dialogo e nell’offrire parole. Il razzismo è radicato. Non
abbiamo il compito di convincere qualcuno, ma di evangelizzare e, per questo,
ci vuole molta pazienza. Non si fa la formazione funzionale all’emergenza. La
formazione è costante nel tempo. Dobbiamo mirare non a risolvere il problema
emergente, ma ad un cammino costante. L’inasprimento delle tasse colpirà i
piccoli ma non i grandi. La formazione porta alla coerenza evangelica in campo
politica. Milani diceva che dobbiamo spiegare le parole con pazienza.
La
buona politica si basa sull’apprendimento delle parole, concetti e sul
confermare quelle che abbiamo nel cuore e nella mente. Le politiche sociali
sono l’attuazione del bene comune. Spesso si vuole mantenere il discorso su un
livello retorico, per non entrare in profondità. Le parole devono riprendere i
loro significati. Ci dev’essere un cammino di smascheramento fatto con
intelligenza. Facebook non è un luogo di discussione, ma di armi bianche. Ci
sono delle logiche di presenza e non formative. Dobbiamo capire gli strumenti
che abbiamo in mano. Non si apprendono parole su Facebook, si lanciano.
La
parola pace che cosa significa oggi nella testa delle
persone? Bobbio: la filosofia della
pace è una delle filosofie più deboli nel nostro contesto italiano. Che cosa so
io di pace? Quale legame esiste tra politica e pace? Oggi il problema è la
funzione sociale (Milani) che noi
abbiamo come persone che rendono in contenuti significativi. Si potrebbero
prendere alcuni numeri del testo del Papa e ragionare assieme.
Oggi le parole sono svuotate.
Il populismo è la nuova “malattia” della democrazia, i cui “sintomi” più evidenti sono sia le spinte all'autodifesa territoriale o etnica di popolazioni che si sentono attaccate da fenomeni nuovi come l'immigrazione o antichissimi come la criminalità, sia i movimenti di delegittimazione della politica cosiddetta “tradizionale”.
RispondiEliminaUno dei maggiori segni distintivi della “patologia” populista è la nascita di leader esterni alla tradizione, alla professione e alla cultura politica, che si presentano come difensori del popolo dalla burocrazia e dai poteri istituzionali ed economici “forti”. È evidente a quali ‘nuovi’ personaggi della scena politica (o “anti-politica”, per usare il loro linguaggio) ci si stia qui riferendo. Oggi più che mai, con il dilagare della Rete, si sta diffondendo l’idea che il “popolo sovrano” debba esprimersi senza ‘mediatori’, ed è in questo scenario che emergono i “capipopolo”, che si stagliano all’orizzonte come fari, per non perdersi e non disperdersi.
Il tallone di Achille dei populisti sta nel fatto che, raggiunto il potere con la demagogia, poi non sono in grado di esercitarlo per mancanza di capacità specifiche, limitato orizzonte antropologico e culturale, accentuata tendenza al protagonismo e al “gigantismo”, insufficiente preparazione tecnica e politica. Tanti sono gli esempi che in questi mesi abbiamo avuto sotto gli occhi... e, buon ultimo, l’iter che ha portato all’approvazione della legge finanziaria per il 2019. Ce n’è abbastanza per far rivoltare Platone nella tomba.
E più di una perplessità, se ancora fosse tra noi, l’avrebbe anche Paolo VI il quale, in anni ormai lontani, definiva la politica “la più alta forma di carità”.
Auguri di buon anno, Italia! Ne hai davvero parecchio bisogno!!