venerdì 31 agosto 2018

I CLAMORI DEI POVERI E DELLA TERRA C’INTERPELLANO. A 50 ANNI DA MEDELLIN






III CONGRESSO CONTINENTALE DI TEOLOGIA LATINOAMERICANA E CARAIBICA


SAN SALVADOR 30 AGOSTO- 2 SETTEMBRE 2018


MEMORIA GENERATIVA DI MEDELLIN
[I congressi continentali di teologia, giunti alla terza edizione (2012, 2015 i precedenti) sono un’iniziativa di Amerindia, la rete continentale dei teologi della liberazione]

Relatore: Pe  Pablo Bonavia (Uruguay)
Sintesi: Paolo Cugini

Stiamo parlando del presente e non del passato. Occorre andare alla radice di Medellin perché è parte di una comunità narrativa. Solo nella chiesa cattolica succede che cisi trova a discutere un documento dopo 50 anni. Ciò che importa è che quando facciamo memoria stiamo cercando le linee fondamentali della nostra identità. La nostra identità di cristiani è inseparabile dalla memoria del Gesù storico. Nessuno ha cambiato così tanto la vita della terra come Gesù. La nostra memoria è pericolosa perché mostra la debolezza di ciò che noi stiamo idolatrando. La prima comunità si è trovata nella narrazione del Vangelo. Dopo che questa memoria ha perso forza, il nostro cammino si è indebolito. Medellin si è innestata in questa storia messa in atto da Gesù ed è stata capace di riprendere la positività della sua memoria storica. Medellin è un documento di fondazione. Con Medellin nasce la chiesa con il volto latinoamericano e caraibico. Ha un volto proprio. Non è uno dei tanti documenti della chiesa, perché ha il carattere di fondamento, di matrice. La sua originalità è nel modo di essere prodotto, nel cammino che c’è stato per produrlo, per farlo diventare qualcosa di unico. Il documento di Medellin cerca di riprodurre la pratica pastorale e sociale che già era presente nel continente. Medellin ha raccolto ciò che lo Spirito Santo stava elaborando nelle CEBs, nella Teologia della Liberazione, nell’educazione popolare. Medellin ha raccolto ciò che di buono c’era. Non è stata un’illuminazione improvvisa di qualcuno, ma ha raccolto ciò che di buono c’era e stava crescendo in America Latina.

La fedeltà di Medellin al Concilio. Medellin non termina in un programma, ma ci dà la possibilità di un nuovo volto di Chiesa. In AL si lavora non con programmi, ma con processi. Processo che consiste in apprendere da tutti e da tutto. E’ stato detto che Medellin ha riprodotto la novità del Concilio, ma Medellin è andato oltre. Dobbiamo riprendere Medellin, non il programma, ma il processo che lo ha prodotto. La prima cosa che Medellin ha ripreso dal Concilio è quello di superare il narcisismo della Chiesa, per decentrarsi da se stessa e non sentire la responsabilità di costruire il nuovo mondo, perché chi lo sta costruendo è Dio. I vescovi a Medellin si sono considerati non autorità, ma parte di un problema, del processo. A Medellin è chiaro questo aspetto. Siamo parte di un mondo che deve cambiare. Per questo Medellin era credibile, perché gli attori si mettevano in discussione, si sentivano parte del problema. Non erano analisi settiche, ma che coinvolgevano le persone. I vescovi si sentivano parte del cammino, tanto nei processi postivi che negativi. Medellin riprende anche l’immagine di una chiesa locale e il suo valore teologico. Ogni chiesa locale è la chiesa intera funzionando in un luogo. Medellin devolve creatività e iniziativa. In Medellin la chiesa latinoamericana diventa una chiesa di fuoco. Tutta la chiesa in un luogo. In Medellin i vescovi riconoscono che la povertà ha una ricchezza maggiore di tutte, per poter dare al mondo ciò che il mondo ha bisogno. Ernesto Balducci diceva che con Medellin assistiamo al ritorno delle Caravelle. Perdere l’abitudine di desiderare di essere come gli altri: è questa libertà che la Chiesa di Medellin ha esercitato sulla chiesa LA, e cioè ha smesso di desiderare di essere qualcosa d’altro ed si è concentrata sulla propria identità, la propria specificità.

C’è poi il tema dei poveri. La solidarietà con i poveri accompagna tutta la storia della chiesa. In Medellin questo aspetto si colloca nel centro del cammino, della sequela a Gesù. Porre il povero al centro non solo come vittima, ma come forza storica, per scoprire i suoi valori culturali, la sapienza del povero. Centro del Regno di Dio è il povero. E’ il primo documento della chiesa universale che pone al centro il povero, che è visto come soggetto, capace di portare luce, forza e progetto. Nessuno è un soggetto solo, ma siamo insieme. Questa aspetto è uno di quelli che attraversano i capitoli del documento di Medellin.
Riscoprire nella categoria della colonizzazione ciò che avviene nelle relazioni. Occorre riscoprire la sapienza occulta del nostro popolo.

Aula dell'Università dell'America Centrale (UCA) dove si sta svolgendo il Congresso

La UCA è un'università in mezzo al verde


Congiuntura politico-economica latinoamericana e caribica
Relatore: Pe Elio Gasda (Brasile)
Sintesi: Paolo Cugini

Analisi sistemica e macro. Il sistema è il capitalismo neo-liberale. L’AL è in una crisi permanente, una catastrofe, annichilamento della sostanza umana e naturale della società. Non possiamo esigere da questo sistema quello che non può dare.

Tesi: siamo all’inizio del consolidamento della forma mai pura del capitalismo. Il capitalismo si basa sull’individualismo quindi non ha società, né giustizia, ma la logica del capitalismo. Attività economica: massimizzare il beneficio. Legittimità dell’avarizia. Abbiamo i quartieri ricchi nelle città circondati da muri. Il capitalismo è cambiato, è peggiorato. Negli anni ’80: logica degli opposti, logia di minimo e di massimo. Minimizzare beneficio sociali, educazione, salute. Massimizzare l’accumulo di ricchezza, militare. La categoria forte: il capitalismo estremo.
Perché questo sistema si mantiene? Perché il popolo non si oppone?

W. Benjamin: il sistema non morirà di morte naturale, ma rinasce, e si rinnova adattandosi incorporando la critica per non perdere la seduzione e la fiducia della società. Il capitalismo è molto vivo negli stili di vita, nel comportamento del popolo. Le persone pensano con la logica capitalista. Consumo, tecnologia e carta di credito: capitalismo infiltrato nella vita quotidiana del cittadino. Qual è la forma di persuasione più attuale? Il sistema ha incorporato la critica dell’ambiente. Il nuovo concetto seduttore è lo sviluppo sostenibile. Tutti credono che il sistema sia sostenibile. La società ci crede. Il neoliberalismo non è solo un’ideologia: è una nuova ragione della civiltà.
M. Thacher: l’economia è il metodo. L’obiettivo è l’anima.

Il sistema non funziona senza raggiungere gli affetti degli individui. E’ un sistema che crea soggetti neo liberali: meritocrazia. Se si ha il neoliberalismo si ha un nuovo soggetto che pensa come neoliberali. Questo è stato l’ultimo trionfo del neoliberalismo: conquistare le persone, sedurle.  Le imprese non producono solo prodotti, ma idee, modi di comportarsi. Il soggetto neoliberale è depoliticizzato.

La società mercato: Evangelii Gaudium 54. Siamo nella società mercato, regola assoluta. I mercati sono una somma d’interessi che regge il potere sulla società, sui governi. Il neoliberalismo ha trasformato tutto in mercato. E’ un estremo. Questo sistema è un modello di civiltà, con un ordine, una cultura, un’antropologia. Il capitalismo si è convertito in un fenomeno naturale.

Il capitale finanziario controlla la politica. La disputa politica ha cambiato di luogo. Ci sono grandi corporazione che sono classificate sistematicamente significative. Ci sono 20 corporazioni che lavorano con un capitale enorme. Miliardi di dollari in mani di pochi che decidono il destino di milioni di persone. Sono capaci di provocare rotture nei paesi solo per controllare la politica.
Entriamo in una nuova fase delle politica LA. I voti non sono più decisivi per il potere legislativo e giudiziario.

Essere progressista non significa più essere di sinistra. Governi progressisti possono essere funzionali al sistema. La sinistra va al potere e governa come se fosse la destra. Non si cambia la struttura sociale. C’è stato un aumento della disuguaglianza. Grande impresari continuano a guadagnare soldi come mai è successo.

Mito della crescita economica: il consumo è la soluzione della promozione dei poveri. Molti governi progressisti hanno finanziato l’invasione e la distruzione dell’Amazzonia da parte delle multinazionali. Con i denaro si compra tutto. La povertà si risolve con il progresso: è quello che si è sostenuto. Si sono visti pochi progetti di sinistra nei governi progressisti. I ricchi hanno un metodo, valori. Questo sistema ha ridotto lo spazio politico delle nazioni. Influenza delle corporazioni. Ci sono avversari politici forti fuori dai partiti.

C’è un neo-Stato. Privatizzazione della democrazia. Non ci possono essere rivendicazioni di giustizia. E’ il mercato che decide. La violenza è stata istituzionalizzata dallo stato. Il capitalismo è incompatibile con la democrazia. Le istituzioni sono regolate dalla privatizzazione. La politica è del capitale. Francesco: non c’è futuro in questa sottile dittatura. Tutti i politici sono milionari.
La disuguaglianza estrema. l'economista Thomas Piketty ha sostenuto che la concentrazione della ricchezza è l’origine della disuguaglianza.

Tecnologia: serve per i ricchi che non sono interessati al benessere della natura.

Sfruttamento del lavoro. E’ una delle cause della disuguaglianza. Ci sono sempre meno condizioni umane nel lavoro. E’ una delle conseguenze del neoliberalismo. C’è uno sfruttamento dei lavoratori affinché il capitale possa crescere in modo illimitato. Non c’è la preoccupazione con la situazione di disuguaglianza.

La corruzione. Papa Francesco: chi vive nella ricchezza non vede l’essere umano e il povero. Il tema della corruzione apre le porte a tutti i tipi di delitti. Il neo-stato punta al sistema corrotto. Banchieri comprano accordi e politici per assicurare il loro potere. Lo stesso vale per le grandi corporazioni. Paradisi fiscali: sono elementi centrali dell’attività del lavoro finanziario. C’è una corruzione radicata dentro il sistema. Buona parte dei soldi dei paradisi fiscali servono alla distruzione dell’Amazzonia. La corruzione sostiene il sistema iniquo, come dice Francesco. La corruzione si sviluppa con la concentrazione del potere. La corruzione è funzionale al potere.

La peggior dittatura è quella del potere giudiziario. La dittatura dei soldi ha bisogno della dittatura della giustizia. Chi impone le leggi è chi impone il potere. Diritto e politica sono forme uniche. La presenza degli interessi delle corporazioni controlla il diritto. La profondità di questo potere è arrivato a livelli estremi. Il diritto è strumento del potere. In questo modo il sistema si mantiene. Il diritto è sempre stato a servizio dei ricchi. Il neo- Stato nega il diritto e non è soggetto a democrazia. E’ il diritto della destra. L’élite del denaro crea un sistema che coinvolge anche il diritto. Questa dimensione del potere aiuta a capire che cosa sta succedendo nel continente. Siamo dinanzi ad una nuova realtà.

Ci sono due stati paralleli: quello dei grandi e quello dei piccoli. Lo stato ha carta bianca per praticare violenza e torture sui poveri. C’è la criminalizzazione dei poveri ed è un’eredità che viene da lontano. Siamo in una nuova fase della guerra contro i poveri. Ciò che interessa è una vita produttiva. Le vite scartate sono vulnerabili. Manca tutto per i poveri: salute, educazione, ecc. I poveri son invisibili al diritto. A Rio de Janeiro, ad esempio, la violenza è arrivata a dei livelli spaventosi. Si accusano i poveri di violenza, ma lo stato non garantisce nulla. Non possiamo sperare in un futuro migliore.

La Cina. Non si può parlare di AL senza parlare di Cina, che è presente in molti progetti imprenditoriali, grandi opere di infrastrutture. Le dighe, le strade, i metrò, i ponti, i porti, il canale di Nicaragua. Progetti finanziati dai banchi cinesi. La Cina ha aumentato le spese militari di molto. Ha aperto una base in Patagonia. La Cina ha aumentato il mercato in modo impressionante ed è il più grande alleato commerciale in AL: supererà gli USA.

Domande:
Il capitalismo è un modello superabile? Cosa ci sarà dopo il capitalismo? Le proteste sono sufficienti? Qual è la grande sfide?

Medellin- Salvador 2018
Che cosa significa ritornare alle origini? Abbiamo bisogno di un nuovo Medellin? Abbiamo bisogno di un altro concetto di liberazione?




giovedì 30 agosto 2018

UNA CHIESA BAGNATA DAL SANGUE DEI MARTIRI

Immagine che si trova nella cappella della UCA




Paolo Cugini

Il nostro viaggio continua visitando i luoghi del martirio di una chiesa che ha pagato un prezzo durissimo per aver abbracciato la croce di Cristo e vissuto fin in fondo il Vangelo.

Abbiamo visitato la parrocchia in cui il 20 gennaio 1979 padre Octavio Ortiz, un giovane prete di 34 anni e quattro giovani che partecipavano ad un ritiro spirituale, furono barbaramente uccisi da un grande contingente della forza di sicurezza nazionale. Il costante lavoro nelle Comunità Ecclesiali di base di padre Octavio è stato il motivo per accusarlo di sovversivo e comunista. I regimi dittatoriali non tollerano qualsiasi tipo di pensiero contrario e, di conseguenza, colpiscono ogni forma che possa indurre il popolo a pensare e cioè ad aprire loro gli occhi. Ebbene, i quadri del potere politico e militare, interpretarono le giornate di ritiro spiritale, che padre Octavio stava realizzando con un gruppo di quaranta giovani dai 13 ai vent’anni, come un momento di riunione sovversiva, comunista e, quindi, anti-governativa. Nella sala parrocchiale sono affissi i quadri di padre Ottavio e dei quattro giovani uccisi. L’obiettivo è mantenere viva la memoria, anche perché, uno degli strumenti più forti della dittatura è la menzogna, il fare di tutto per eliminare le prove dei loro misfatti. I tanti morti che il popolo salvadoregno ha sofferto negli anni della guerra civile (1980-1992) sono dovuti anche al tentativo costante di eliminare qualsiasi testimone.

Immagine di padre Octavio Ortiz nella parete del salone parrocchiale

Poema in memoria di pe Octavio

Pomeriggio alla UCA (Università del Centro America, fondata dai gesuiti nel 1965) teatro di uno dei più violenti e impressionanti massacri da parte della forza di sicurezza nazionale. Come ci ha spiegato la prof.ssa Suyapa si è trattato di un vero e proprio agguato studiato a tavolino e organizzato, affinché non fuggisse nessuno di quelli che il potere aveva deciso di uccidere, di togliere di mezzo. Da un settore ultra-conservatore dei comandanti militari dell’esercito salvadoregno, i padri gesuiti, che detenevano l’alta direzione e la cattedra all’interno dell’università, erano considerati sospetti di appoggiare la Teologia della Liberazione e, di conseguenza, di appoggiare i guerriglieri del FMNL (Fronte per la liberazione della Nazione) e per questo sovversivi. Il 16 novembre del 1989 in un attacco ben orchestrato dalle forze dell’esercito, vengono uccisi sei sacerdoti della Compagnia di Gesù (gesuiti), assieme a due impiegate domestiche. Gli autori del crimine, oltre ad aver bruciato il Centro Oscar Romero, lasciarono prove false per accusare la guerriglia del misfatto. Le vittime furono:

·         Ignacio Ellacuria (spagnolo, rettore dell’Università)
·         Ignacio Martin Barò (spagnolo, vicerettore accademico)
·         Segundo Montes (spagnolo, direttore dell’istituto dei Diritti Umani dell’UCA)
·         Juan Ramon Moreno (spagnolo, direttore della biblioteca di teologia)
·         Armando Lopez (spagnolo, professore di filosofia)
·         Joaquin Lopez y Lopez (salvadoregno, fondatore dell’università e stretto collaboratore)
·         Elba Ramos (Salvadoregna, impiegata domestica)
·         Celina Ramos (salvadoregna, impiegata domestica)

Entrando nella cappella dell’università sono ben visibili sulle pareti pitture raffiguranti persone torturate. Sempre all’interno dell’UCA è stato riservato uno spazio che mantiene viva la memoria del martirio dei gesuiti, dei massacri e delle torture realizzate in quegli anni. C’è, infatti, un museo, non solo con gli oggetti personali dei gesuiti, ma anche un archivio di foto terrificanti delle persone uccise e torturate. E’ la testimonianza di una violenza spaventosa con l’obiettivo unico di far tacere per sempre i testimoni della verità, facendo di tutto per cancellare le prove. C’è un canto della liturgia brasiliana che dice: “se fate tacere la voce dei profeti, le pietre parleranno”. E’ proprio questo che è successo a San Salvador. Il potere politico- militare non sopportava le accuse dei gesuiti, che costantemente lo accusavano delle ingiustizie nei confronti dei poveri e dei contadini.

La prof.ssa Puyapa ci spiega gli eventi avvenuti nella UCA

Immagini che ritraggono i sei gesuiti e le due domestiche morte nell'agguato del novembre 1989

Cappella della UCA

Diceva Ignacio Ellacuria, considerato la mente del gruppo dell’UCA: “Occorre fare tutto il possibile affinché la libertà sia vincente sull’oppressione, la giustizia sull’ingiustizia, e l’amore sull’odio”. Parole che sanno di Vangelo e che, per questo, davano fastidio a chi aveva la coscienza sporca, per chi sfruttava i poveri contadini per il proprio profitto. La prof.ssa Suyapa ci ricordava che Ignacio Ellacuria: “era uno stretto collaboratore di Monsignor Oscar Romero; e quando fu assassinato, la sua voce di denuncia, la radicalizzazione del suo impegno verso i più poveri, la critica dell'oligarchia, del potere politico e militare, crebbero così tanto da divenire scomodi allo Stato e alla classe dirigente che lo uccisero assieme ai suoi compagni di lotta. La sua morte, lungi dall'affogare il suo pensiero, è diventata un'eco che ha risuonato, non solo nel popolo salvadoregno, che non lo dimenticherà mai, ma in tutto il mondo, diffondendo e studiando il suo lavoro, acquisendo nuove dimensioni di rilevanza sociale, significato intellettuale e influenza religiosa”.

Parete centrale della cappella della UCA

Ascoltando le testimonianze di questa chiesa martirizzata del Centro America, testimonianze che fanno eco ai martiri della chiesa sudamericana, fa molto pensare la piega carismatica che ha preso il cammino ecclesiale di questa regione. Mi chiedo: com’è stato possibile? Com’è possibile passare da un cammino di chiesa che si fa povera per camminare assieme ai poveri al punto di rischiare la propria vita, cammino che incarna il Vangelo, denunciando senza paura le ingiustizie dei potenti, ad una cammino ripiegato nel tempio, riducendo il rapporto con Dio alla sfera intimistica, senza alcun rapporto con la realtà circostante, anzi infischiandosene proprio? Per non parlare, poi, dello stile ecclesiale che troviamo a casa nostra in Italia, che per esprime la relazione con Dio abbiamo bisogno di liturgie sfarzose, i famosi pontificali. Eppure, i martiri salvadoregni, c’insegnano che il cammino tracciato da Gesù e da loro fedelmente incarnato e contestualizzato, si realizza non nel tempio, ma sulla strada, non con liturgie e canti che parlano di un divino tutto schiacciato sullo spirituale, ma di un Dio incarnato nella vita dei poveri. Il sangue dei martiri salvadoregni ci richiama al Vangelo di Gesù, al suo amore per noi, all’amore di Gesù per il Padre, un amore che, facendosi carne, diviene denuncia contro le forme di oppressione e di sopruso. E’ di questo Vangelo che abbiamo bisogno. E’ la fede nel Dio che si è manifestato in Gesù Cristo che deve alimentare la nostra anima, e non la religione alienante, che ci distoglie dai problemi che esigono, invece tutta la nostra attenzione e la nostra capacità di discernimento. E’ il sangue dei martiri che da sempre fa la chiesa, perché la riporta alla sua origine, l’amore crocefisso di Cristo, alimento della nostra vita che dà significato ai nostri giorni.



mercoledì 29 agosto 2018

VISITA ALLA TOMBA DI MONS. OSCAR ROMERO






Paolo Cugini

Siamo un gruppo di nove missionari in visita ai posti cruciali del cammino della Chiesa salvadoregna. Con noi c’è Maiella, da 32 anni missionaria laica in San Salvador, che ci guida alla scoperta di una Chiesa bagnata dal sangue dei martiri. E’ il cammino di una Chiesa che ha resistito all’arroganza del potere che schiaccia i piccoli. Potere che ha avuto come alleato la gerarchia ecclesiale, vale a dire i vescovi locali, che non hanno mai visto di buon occhio l’operato di una chiesa vicina ai contadini, una chiesa vicino al popolo, quella chiesa nella quale Romero e alcuni preti viveva ogni giorno.
 Il contesto sociale è fortemente marcato dalla divisione di classe creato dai grandi possessori di terre: 14 famiglie si dividono tutta la terra salvadoregna. Ovunque ci sia il latifondo ci sono problemi sociali, perché il latifondo genera situazioni di povertà e di conflitti sociali. Lo sappiamo moto bene: chi più possiede più vuole e fa di tutto per avere sempre di più. In questa lotta di sopruso e di potere, chi non ha avrà sempre meno e sarà costantemente e pesantemente oppresso e alienato in tutte le sue rivendicazioni. Erano gli anni in cui il mondo era diviso chiaramente in due parti: USA e URSS, vale a dire da una parte il modello economico capitalista e, dall’altra, il modello marxista/comunista. La Chiesa sin dagli anni ’20 del secolo scorso, attraverso una serie di documenti ed encicliche aveva dipinto il comunismo come ateo e, di conseguenza, niente di buono poteva venire dalle sue file. Per questo motivo, tutti coloro che assumevano un linguaggio od una riflessione che riprendeva le riflessioni economiche di Marx, veniva tacciato di comunista e, di conseguenza, era considerato nemico. Per molti decenni il mondo ha vissuto dentro questa contraddizione senza nessuna possibilità di liberarsi dalla durezza irrazionale di una simile contrapposizione. Soprattutto però, l’Occidente ha compiuto un errore storico identificando il comunismo Sovietico con il comunismo di qualsiasi altro lato della terra, facendo di ogni erba un fascio. Questo giudizio a-storico è stata una delle cause principali degli orrori contro il popolo salvadoregno e potremmo dire sudamericano. Dove c’era puzza di comunismo, voleva dire nemico e quindi, in molti casi, la giustificazione di uccidere. L’aspetto più allucinante in questa storia veramente squallida, è il coinvolgimento di vescovi in appoggio al potere locale che dava ordine ai propri militari di uccidere i contadini poveri accusati di complotto comunista.

Il gruppo di Missionari ascolta la testimonianza di Mariella

La visita alla tomba di Mons Oscar Romero, vescovo di El Salvador per soli tre anni, vale a dire dal 1977 al 1980, posta nella cripta della cattedrale, significa toccare con mano il maggior testimone di un vero e proprio massacro di cristiani la cui unica colpa è stata quella di vivere il Vangelo. Sono state le omelie di Romero a disturbare il potere locale. Sono state le parole evangeliche incarnate nella situazione locale che metteva il dito nella piaga di un potere accecato dalla propria arroganza, che maltrattava i poveri contadini, che hanno fatto scattare la scintilla dell’odio. Romero, nelle sue omelie, parlava di giustizia, di uguaglianza; annunciava l’insegnamento di Gesù che tutti siamo fratelli e sorelle e che nessuno davanti a Dio può sentirsi migliore di un altro al punto da arrogarsi il diritto di trattare male il fratello o la sorella. Romero e anche alcuni suoi fedeli sacerdoti, mettevano il dito nella piaga di contadini poveri che non ricevevano il salario dai loro padroni. Parole chiare e dure come il ferro per le orecchie dei signori del luogo che, nonostante tutto, si presentavano regolarmente alla messa domenicale da buoni cattolici. Negli incontri fatti in questi giorni con alcuni testimoni di questi fatti, è spesso emersa una riflessione, vale a dire la distinzione tra fede e religione. Mentre la religione dice di un modo di stare dinanzi a Dio rassicurante, perché porta l’individuo a compiere tutta una serie di riti e precetti per sentirsi a posto dinanzi al divino, la fede indica una relazione d’amore con Dio che spinge la persona ad un cammino di conversione, di cambiamento di vita, di togliere il male dalle proprie azioni per fare spazio all’amore di Dio. 

In silenzio alla tomba di Romero

La presenza dei potenti del territorio alle messe domenicali e la violenza esacerbata contro i poveri contadini, viene letta dai protagonisti del periodo come religione. C’è una religione, un dio che permette ed esige il sangue dei piccoli, le ingiustizie. Venire alla tomba di Romero significa mettersi in ginocchio dinanzi ad un pastore che, ad un certo punto del suo cammino, è stato convertito dal Vangelo di Gesù presente nella vita dei poveri contadini, dalle loro sofferenze ed umiliazioni e ha deciso di prendere una posizione chiara, mettendosi dalla loro parte. Dall’altare il Vescovo Romero parlava come Gesù, denunciando i soprusi dei potenti, schierandosi dalla parte dei piccoli. Per questo è stato ucciso e con lui migliaia di catechisti, preti, religiosi e religiose con l’accusa di comunismo. La gerarchia locale della chiesa che, durante i fatti di sangue era tutta schierata dalla parte del potere che uccideva i cristiani, ora a distanza di quasi quarant’anni dichiara Mons Oscar Romero Santo. C’è molto su cui riflettere su questa squallidissima storia.
Mons Oscar Romero difendendo i poveri contadini, ha difeso i loro diritti, ha lottato affinché regnasse la giustizia di Dio. Interessante è che la sua nomina a Vescovo di El Salvador era stata salutata positivamente dall’oligarchia locale. Romero, infatti, sino a quel momento, oltre ad essere riconosciuto come un conservatore, era considerato un uomo buono, tranquillo, che senza dubbio non avrebbe messo i bastoni tra le ruote ai prepotenti del tempo. E invece no: il Signore Gesù presente nei poveri contadini salvadoregni, gli ha toccato il cuore, lo ha portato a scelte nuove, ad un comportamento nuovo. La riflessione sulla storia di Romero e della chiesa della sua epoca ha condotto il teologo Jon Sobrino a dire che senza i poveri non c’è Chiesa.

Concludo citando un brano di un’omelia di Romero:
"La violenza non la sta seminando la Chiesa, la violenza la sta seminando le situazioni ingiuste, la situazione di istituzioni e leggi ingiuste che favoriscono solo un settore e non tengono conto del bene comune della maggioranza. E qui la Chiesa non potrà tacere perché è un diritto evangelico che la assiste e un dovere nei confronti del Padre di tutti gli uomini, che la obbliga a esigere la fraternità dagli uomini ". (Omelia 1-4-1998

La cattedrale di San Salvador



sabato 25 agosto 2018

UNA CHIESA ATTENTA ALLA STORIA - DAL CONGRESSO DI MEDELLIN



CONGRESSO ECCLESALE 50 ANNI DI MEDELLIN
PROFEZIA, COMUNIONE E PARTECIPAZIONE

23-26 AGOSTO 2018
MDELLIN-COLOMBIA
IL DOCUMENTO DI MEDELLIN: OPZIONI FONDAMENTALI
FONDAMENTI BIBLICI –TEOLOGICI

Relatore: Pedro Maria Trigo (Venezuela)
Sintesi: Paolo Cugini

Noi cristiani dobbiamo imparare capire la realtà alla luce di Gesù Cristo e vedere che realtà possiamo realizzare. Il criterio che troviamo nel Documento di Medellin (DM) è lo sviluppo della realtà dei poveri per passare da una situazione di povertà ad una situazione migliore.
C’è un continuo riferimento allo sviluppo dell’uomo. Ci sono due aspetti importanti: la vita ha un carattere storico. Vivendo la vita seguendo il cammino di Gesù, lo incontriamo. Il secondo è quello di camminare insieme.

La vita è storica. Il DM dice che siamo in un momento storico. Dice anche che la finalità di Dio è l’umanizzazione degli uomini e le donne. Tutto ciò che realizza la trasformazione degli uomini dev’essere valorizzata. Il soggetto della storia non può essere un gruppo privilegiato. Gli uomini non possono essere oggetti ma protagonisti della loro storia.

La chiesa ha una grande responsabilità storica per compiere il progetto di Dio. Siamo coscienti diceva la Gaudium et Spes (GS) che sta nascendo un nuovo umanesimo. Occorre fare in modo che tutti partecipino al cammino della storia. I potenti sono spesso disumani, perché vogliono lasciare fuori dal cammino della storia la maggior parte delle persone.

C’è un impegno di liberazione che la chiesa deve guidare. Questo processo ha prima di tutto una indole temporale, in ordine alla trasformazione della storia. Questo impegno deve essere un segno di sviluppo. Questo Cammino nel DM è spigato nel capitolo sulla catechesi. L’AL vive oggi un momento storico che la catechesi non può ignorare. Spetta alla catechesi aiutare lo sviluppo integrale dell’uomo. La responsabilità nella storia è la responsabilità con la conversione degli uomini e delle donne. L’originalità del messaggio cristiano è la conversione del cuore dell’uomo. Non si costruisce un continente novo senza uomini e donne nuove. Il cristianesimo dev’essere compreso come un cammino di liberazione. Come cristiani crediamo che il cammino di liberazione della storia è inserita nel cammino di salvezza. La storia non è umana se non salva dalla disuguaglianza.

L’ impronta divina nella storia la vediamo nell’integrazione degli uomini nel cammino dell’amore di Dio. L’opera divina è un processo di liberazione integrale. Cristo attivamente presente nella storia, anticipa la realizzazione definitiva attraverso l’opera della comunità che vive il suo Vangelo. L’umanizzazione allora, si realizza nella storia. La storia è di Dio con gli esseri umani. Il processo d’incarnazione di Cristo indica il cammino.
Il testo liturgico non è autentico se non indica un impegno di umanizzazione nella storia. La missione della chiesa non si realizza con la forza ma con la testimonianza. Solo la povertà evangelica della Chiesa potrà mostrare il volto di Cristo nella storia.
La situazione storica e l’attenzione alle persone è parte fondamentale della catechesi: è questo che sosteneva il DM.

Interpretare i segni dei tempi. Lo diceva il Concilio e lo riprende il DM. Occorre realizzare un continuo discernimento per una fede adulta costantemente confrontata con le sfide attuali. Storia è un luogo teologico che esige un continuo sforzo di interpretazione. Per questo, la chiesa deve continuamente incentivare la formazione dei laici e delle laiche, per aiutarli a realizzare un discernimento dei segni dei tempi, per capire gli eventi e impegnarsi nel cammino di discernimento.
Lo stesso il DM diceva ai preti per fare in modo che i pastori si mettano sempre a disposizione per aiutare le comunità a leggere i segni dei tempi, a vivere nella storia senza lasciarsi travolgere dagli eventi, ma interpretandoli alla luce del Vangelo. Per questo il seminario non può essere un’isola fuori dal mondo, ma dev’essere ben inserito. In seminario dovrebbe realizzarsi continuamente una lettura del segno dei tempi per formare pastori ben incarnati nella realtà.

La Chiesa deve aiutare per risvegliare l’umanità al compito di umanizzazione. Questo aspetto è decisivo perché Gesù è la luce del mondo, della vita: è questa luce che dev’essere vista. La Chiesa non è maestra se non s’incarna nella storia. Il DM chiama continuamente ad assumere la responsabilità del cammino di umanizzazione, della lotta per la giustizia contro ogni forma di discriminazione. La chiesa dev’essere schierata in questa lotta.
C’è un cammino di personalizzazione che deve poter aiutare ogni uomo ed ogni donna a riscoprire in ogni momento la propria dignità di figli e figlie di Dio. Per questo occorre fare di tutto per terminare la separazione tra fede e vita.
La catechesi deve avere sempre di vista la realtà per poterla interpretare. Una chiesa che partecipa alla vita sociale e politica è una chiesa che può essere luce per il mondo. Non può rimanere chiusa nelle chiese e non può bastargli di celebrare dei pontificali. Occorre favorire l’organizzazione di base delle comunità. Il riferimento è chiaro alle Comunità Ecclesiali di Base (CEBs) che sono il primo nucleo ecclesiale che aiuta ad espandere la fede. La parrocchia, in questa prospettiva, deve sempre di più decentralizzarsi.

L’impegno per i poveri accompagna e attraversa tutto il DM. La solidarietà con i poveri è fondamentale per la chiesa assomigliare al cammino di Gesù. Il DM venne accusato di essere marxista da coloro che non volevano che si realizzasse questo progetto evangelico, che faceva e fa ancora paura ai potenti che vivono sulla carne dei poveri. E’ la stessa critica che fanno a Papa Francesco per lo stesso motivo.

La devozione non ha per centro Gesù Cristo ma altre cose. Se nella devozione al santissimo sacramento non c’è conoscenza del Vangelo diventa qualcosa di strano. I potenti hanno bisogno del popolo e per questo utilizzano la devozione e la chiesa per raggiungere i propri obiettivi.
Crediamo nel paradigma di Gesù nell’umanizzazione dell’umanità: è in questo che crediamo e che sia possibile anche con il nostro impegno. Crediamo che il Vangelo sia la cosa migliore da vivere.
Quello che propone il DM è possibile!





IL DOCUMENTO DI MEDELLIN
VALORIZZAZIONE PASTORALE DAL MAGISTERO DI PAPA FRANCESCO

Relatore: Maria Clara Lucchetti Bingemer (Brasile)
Sintesi: Paolo Cugini

Il Concilio Vaticano II è stato un evento fondamentale del secolo scorso. Il Concialo ci insegnava a stare attenti alle persone, soprattutto ai poveri. L’occupazione principale della Chiesa dev’essere quella d’incarnarsi nelle situazioni, soprattutto, quelle che gridano alla giustizia. Il DM assunse questa sfida cercando un cammino che si adeguasse al Continente.

Il DM percepisce l’accumulazione delle risorse in poche mani provocando situazioni di ingiustizia. Dinanzi a questa realtà la chiesa s’interroga come evangelizzare in questa situazione.
Medellin ha avuto tre priorità:
1.      nuova prospettiva per comprendere la chiesa
2.      Nuovo modo di pensare la fede con il metodo vedere, giudicare e agire.
3.      Stimolo per un nuovo modo di essere chiesa attraverso l’appoggio delle CEBs. Ciò fu percepito con una Ecclesiogenesi, aiutata dalla lettura popolare della bibbia.

E’ la chiesa di AL che ha aperto la chiesa all’amore preferenziale per i poveri, aprendo una nuova tappa del pensiero sociale della chiesa. La chiesa LA ha un messaggio per tutti, per lottare contro le ingiustizie causate sia dal capitalismo che dal marxismo.
Una chiesa che non separa fede e giustizia: sono le basi della teologia della liberazione che è una riflessione critica sulla pratica, che comincia con un’esperienza mistica, dall’incontro con il Signore. Questa teologia vuole contribuire con la lotta dei poveri per una società più giusta e fraterna. La Chiesa capiva che occorreva avvicinarsi ai poveri.

Dopo 50 anni capiamo che il DM è stato un passaggio fondamentale non solo per la chiesa del Continente, perché ci ricorda che mai possiamo dimenticare i poveri. La povertà di tanti fratelli e sorelle chiama i cristiani a porsi al loro lato, ad assumere la povertà evangelica, per rompere l’egoismo che deriva dal modello capitalista Occidentale. La Chiesa a Medellin vuole assumere un volto povero.

Medellin percepisce che c’è una povertà socio-culturale. Questa intuizione è stata sviluppata dalla teologia del popolo che si è affermata in Argentina. L’attenzione ai poveri ha caratterizzato il magistero di Papa Francesco. Già in Argentina Francesco vive con questa sensibilità. Quando parla della gioia del Vangelo dice quello che sta vivendo. La gioia è gratuita e profonda. Secondo Francesco i poveri sono maestri spirituali, che offrono una vera mistica. L’opzione per i poveri è implicita nella prospettiva cristologica e non è appena una scelta sociale. La Nuova Evangelizzazione ci spinge verso i poveri per essere loro amici.



Uno dei cardinali presenti al Congresso




TAVOLA ROTONDA
PROSPETTIVE DEL FUTURO PER LA CHIESA LATINOAMERICANA
DAI 50 ANNI DI MEDELLIN

Relatore: Maria Cristina
Sintesi: Paolo Cugini

Nel tempo della storia della salvezza c’è un posto speciale per la risposta di Dio al grido dei poveri. La Chiesa è la comunità di tutti gli innocenti della storia. La mediazione della chiesa partecipa alla creatività di Cristo.
Due elementi: l’uscita missionaria e la conversione pastorale. La prima sfida è essere una comunità in uscita, una chiesa in movimento. Un’uscita fuori per evangelizzare il popolo. Uscita anche dai nostri paradigmi teologici che non sanno comprendere le sfide di oggi. Uscita per essere vicini alla vita. Dobbiamo umanizzare con la comunione con i più poveri. Nel cammino della conversione ci dev’essere la radicalità del Vangelo. La religiosità popolare e la lettura popolare della bibbia, assieme alla vita comunitaria sono elementi fondamentali nel cammino di conversione della chiesa LA.

Oggi siamo responsabili della terra. Francesco ci ricordo che il problema è il nostro modo di abitare la terra. La conversione ecologica ci deve condurre a cambiare il nostro modo di relazionarci con la natura. E’ un segno dei tempi il grido della terra. La Laudato Sii è una proposta pedagogica e spirituale che deve aiutarci a maturare nella solidarietà globale per farci comprendere che siamo parte del mondo, del cosmo. Solo così possiamo arrivare a conviere nella diversità.

Alfonso Murad
Cinque priorità:
1.      Stiamo pescando nell’acquario. Occorre optare per una chiesa comunità che evangelizza in dialogo con il mondo contemporaneo. A volte ci manca coraggio. A Medellin c’era un grande profetismo: oggi dovremmo avere un po’ di sapienza per i 50 anni che sono trascorsi.
a.       Promuovere la sussidiarietà, collegialità e protagonismo dei laici;
b.      Celebrare una liturgia significativa e inculturata
c.       Mettere al primo posto la missione e non gli interessi istituzionali

d.      Realizzare l’azione pastorale simultaneamente in gruppi, eventi di massa e spazio mediatico;
e.       Assumere attitudini pubbliche di visibilità profetica. Visibilità profetica indica Gesù e il regno di Dio; non indica eventi di massa o spettacolari

2.      Collaborare per una società inclusiva, equitativa e sostenibile (presenza pubblica in vista di una nuova società). Occorre apprendere con chi abbiamo vicino.
a.       Coltivare la dimensione comunitaria e sociale della fede cristiana
b.      Dal sociale per il socio-ambientale

3.      Modificare l’iniziazione teologico-pastorale e spirituale nei seminari e nelle case di formazione. Oggi la formazione dei seminari non crea dei pastori ma dei principi! Creiamo padroni e non persone che si fanno servi.
a.       Stabilire criteri di selezione e applicarli
b.      Considerare le differenze etiche e culturali

4.      Strutturare la formazione a partire dalla Bibbia, linguaggi e metodi nuovi. Combinare le modalità di lezioni presenziali con quelle a distanza.
5.      Dare attenzione speciale alle nuove generazioni
a.       Stare vicino ai giovani
b.      Offrire diverse alternative di evangelizzazione
c.       Promuovere la catechesi come iniziazione cristiana
afonsomurad.blogspot.com


Augusto Zampini
Riquezas/talentos.
·         Dinamismo e sviluppo
·         Ricchezza dell’ambiente
·         Ricchezza spirituale
Sviluppo: l’AL è una società in movimento.
Per uno sviluppo umano e integrale occorre includere l’ambiente naturale e sociale. In AL abbiamo il 40% della biodiversità del mondo. E possediamo il 30% dell’acqua dolce del mondo. Tutte le forme in cui viviamo sono interconnesse tra di loro.
a.       Abbiamo molto resistenza a cambiare le nostre attitudini
b.      Dimensioni della spiritualità: iconica, liturgica, ascetica
Prospettive future: sono già contenute nella Laudato Sii, soprattutto le proposte contenute nella liturgia e nella catechesi.

La cappella del seminario di Medellin dove si sta svolgendo il Congresso