venerdì 25 maggio 2018

IL CONTRASTO ALLA POVERTÀ IN ITALIA





TAVOLA ROTONDA
REGGIO EMILIA 25 MAGGIO 2018
SOCIAL COHESION DAYS

Sintesi: Paolo Cugini

Giuseppe De Marzo (Libera): Coordina la campagna Numeri Pari. Dieci anni di crisi ridefinisce l’idea di Paese. Le disuguaglianze nel nostro paese non sono mai state così elevate. Abbiamo lanciato la campagna: Miseria Ladra. Nel momento in cui vengono tagliati i servizi sociali sono le Mafie che si propongono. C’è anche una povertà culturale. E’ necessario ricostruire un dibattito dal basso. Secondo il Censis gli italiani a rischio di esclusione sociale sono il 38%. La povertà minorile e la dispersione scolastica in Italia è la più alta in Europa. Dopo 10 anni di crisi si assiste ad un attacco al cuore al significato di civiltà Occidentale. La costituzione italiana insiste sulla dignità della persona umana. Che cosa succede in un paese in cui salta questa idea? L’articola 34 della carta diceva: nessun cittadino deve uscire dalla garanzia della dignità. Ci sono te misure fondamentali:

1.      Reddito minimo
2.      Servizio sociali di qualità
3.      Abitazione

Quando parliamo alle periferie si fa fatica a sostenere questi tre punti. Quale proposta può garantire un minimo di dignità? La proposta dev’essere individuale e non c’è una condizionalità. Le misure che garantiscono il reinserimento è il reddito minimo garantito. Il beneficio deve durare fino a quando la condizione della persona povera non cambia. I soldi ci sono, ma mancano le priorità politiche. Senza un progetto politico e costruiamo una consapevolezza della dignità e intangibilità umana, si mette in mano la popolazione ai populismo. Occorre rimettere al centro ciò che tutto il Paese si aspetta.
Cristiano Gori (Trento):
Elena Granaglia (Roma): Di fronte ai numeri sull’entità della povertà in Italia, che cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Prospettiva di un reddito di cittadinanza. Ci sono due cambiamenti rilevanti:
1.      I destinatari sono i cittadini italiani
2.      Elemento laburistico (lavorare in presenza del beneficio)
La richiesta di un lavoro non sempre è una richiesta negativa. Questi due cambiamenti possono essere rimessi in discussione.
Punto di fondo: ammontare dell’importo. Si fa riferimento ad una povertà relativa. La prospettiva è di dare 780 euro al mese a persona singola. Di fronte a questo importo le posizioni sono semplicistiche. Da un lato non ce lo possiamo permettere. Dall’altro c’è il problema del rapporto con coloro che hanno già qualcosa. Occorrerebbe cercare di arrivare all’obiettivo, anche se non abbiamo ora i soldi. Questa proposta è l’unica in Italia che ha come riferimento la povertà. Dobbiamo essere attenti. 800 euro al mese può essere un problema nell’immediato. Dovremmo dare molto più attenzione sulla redistribuzione.
Fare leva su di una misura come il reddito di cittadinanza, crea divisione. Dovremmo fare più leva su una piattaforma di misure più universale. La prima misura è quella di un sostegno per i figli. Sul plafon per tutti poi su può andare su altre misure più specifiche.

Mila Sansavini: (Regione Emilia Romagna): Siamo in un territorio ricco. Però dinanzi alla crisi ha messo in evidenza delle criticità e aumento di povertà. Il percorso di studio della realtà è partito del 2015 e prende vita nel 2016. Connessione con la normativa nazionale sulla povertà. Nasce anche con la finalità di estendere i beneficiari. Nel nostro territorio ricco essere poveri può diventare umiliante, e spesso sono persone che non hanno rapporto con i servizi. Ci sono state 8 mila domande presentate. Creare una rete per reinserirsi nel sociale. E’ stato siglato un protocollo di contrasto alla povertà. C’è anche la Caritas in mezzo. C’è un’alleanza contro la povertà che la Regione ha creato. E’ una misura costruita in linea con quella Nazionale. Occorre andare verso una logica di ridistribuzione con maggiore equità.

Marcello Natili (Milano): L’Italia è il paese che si è impoverito di più in Europa. Ci sono 4 milioni di persone in Italia in condizioni di povertà assoluta. La povertà assoluta è diminuita solamente per le persone in fascia pensionistica.

Matteo Sassi (Reggio Emilia): il reddito pro capito fra il 2008 al 2015 è aumentato. In questi anni è aumentata la disuguaglianza dei redditi. Tra i 30 ai 70 anni la differenza di reddito tra uomini e donne aumenta. Altra variabile è il numero di componenti della famiglia. Aumentando il numero di componenti il reddito pro capite cala. Le famiglie con bambini tra gli 0 ai 7 anni dichiarano fino a 15 mila euro. E’ la fascia più esposta ad uno scivolamento verso la povertà. Son coloro che non sono conosciuti dai servizi sociali. I dati in cui siamo in possesso ci invitano a ripensare la distribuzione del reddito. C’è una fascia ampia della popolazione che è in situazione di fragilità. Occorre intervenire. Tutti devono far convergere le proprie forze per elaborare una strategia, che con competenza sappia arginare il problema della povertà. Stiamo attenti a non cadere nella trappola delle fasce. Anche la concezione universalistica del reddito di cittadinanza ha il limiti che dice solo di trasferimento monetario senza parlare di servizi. Occorre pensare alle politiche delle case. Il 34 % dei bambini che nasce oggi a Reggio sono stranieri. Come si fa a costruire una comunità coesa partendo da elementi discriminatori.



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