C’è
in Chantal Delsol[1]
la presa di coscienza chiarissima della grande trasformazione in atto nella
nostra epoca, la fine di una civiltà vecchia di sedici secoli. È da due
secoli che la cristianità lotta per non morire. Certamente, la cristianità ci
ha offerto un certo modo coerente di vivere, una visione chiara del limite
entro il bene e il male. Non si tratta del fallimento del cristianesimo, che
anche se emarginato in Occidente, è ancora vivo. Si tratta della fine della
grande influenza che la Chiesa esercitava sulla morale e, di conseguenza, sulle
leggi. Cristianità, dunque, per Delsol, non s’identifica con il cristianesimo,
ma indica in modo specifico l’istituzione che si è strutturata nei secoli e a
preso la forma del cattolicesimo.
Non è il cristianesimo
che scompare, ma la cristianità. La cristianità rimanda ad una società in cui
l'antropologia cristiana e la morale cristiana hanno caratterizzato i nostri
costumi, i nostri modi di essere, le nostre mentalità e hanno permeato le
nostre leggi. Non è più così. Le nostre leggi e la nostra morale traggono
ispirazione da ogni tipo di visione del mondo[2].
La
cristianità, come civiltà è il frutto del cattolicesimo, una società organica
che ha rifiutato l’individualismo e la libertà individuale. Per questo motivo
si trova in rotta di collisine con la modernità che prugna valori opposti, come
la libertà di coscienza e rifiuta le idee che hanno plasmato la cristianità: la
verità, la gerarchia e l’autorità. Segni di questa tensione insanabile tra
cristianità e modernità sono alcuni documenti ufficiali che la Chiesa emana tra
il IX secolo e l’inizio del XX. Tra questi possiamo citare la Mirari Vos
di Papa Gregorio XVI del 1932, il Sillabo di Papa Pio IX del 1864 e la Pascendi
Dominici gregis di Pio X del 1907 che condannava il modernismo. Delsol nei
suoi ultimi testi osserva che la parte così detta tradizionalista della Chiesa
non accetta la trasformazione in atto che, a suo avviso, è ineluttabile, è
propone continuamente la restaurazione dei valori passati. Dall’altra parte si assiste,
da parte di coloro che accettano senza problemi il cambiamento in atto senza
comprenderne fino in fondo la portata, quello che Delsol chiama la protestantisation
di una parte del cattolicesimo[3]. Si tratta, a questo
punto, di sforzarsi di comprendere in profondità il cambiamento in atto, che
costituisce una vera e propria:
rivoluzione, nel senso
stretto del ritorno del ciclo, nei due campi fondanti l’esistenza umana: la
morale e l’ontologia. Noi siamo allo stesso tempo i soggetti e gli attori di
un’inversione normativa e di un’inversione ontologica. Ciò significa che i
nostri precetti morali così come le nostre visioni del mondo si stanno
rovesciando[4].
Delsol
ci tiene a sottolineare che l’Occidente in questo cambiamento epocale non sta
andando in contro a qualcosa di nuovo – non c’è molto di nuovo sotto il sole
- ma assistiamo ad una specie di ritorno alle fonti, a quelle che precedono
il cristianesimo, vale a dire un ritorno al paganesimo e ai suoi valori.
Il
primo cambiamento che il mondo postcristiano sta vivendo è il cambiamento
morale. Nella fase attuale della storia assistiamo ad un tipo di cambiamento
simile a quello che è avvenuto all’epoca della nascita del cristianesimo. Secondo
Delsol i cristiani non s’instaurano in una società come se fosse una tavola
rasa, ma utilizzano ciò che già esisteva e la trasformano. “La morale cristiana
segue in parte la morale stoica che trasforma in verità dogmatica e, allo
stesso tempo, la democratizza”[5]. Vari valori romani
vengono ripesi, al punto che i romani di tradizione accusano i cristiani di
parassitismo. I cristiani si appropriano di devozioni, del matrimonio
monogamico o la condanna dell’omosessualità maschile[6]. Questo fenomeno di
assimilazione e di trasformazione del primo cristianesimo avviene a diversi
livelli: liturgico e filosofico[7]. Infatti, come gli studi
della storia della liturgia ci hanno dimostrato, molto materiale utilizzato per
impostare i sacramenti dell’iniziazione cristiana sono stati assunti e
trasformati dai riti misterici delle religioni misteriche presenti all’epoca di
Gesù[8]. Lo stesso vale anche per
la maggior parte delle vesti liturgiche assimilate e trasformate da quelle
usate all’epoca dell’Impero Romano. Anche l’elaborazione dottrinale messa in
atto per descrivere i punti fondamentali del mistero cristiano è stata
possibile grazie all’assimilazione e alla trasformazione di concetti elaborati
dalla filosofia greca[9]. Secondo Delsol, questo
fenomeno chiamato di parassitismo culturale, al quale stiamo assistendo in
campo morale, è avvenuto anche in altre epoche: ancora una volta, come direbbe
Chantal Delsol niente di nuovo sotto il sole. Anche il cristianesimo,
dunque, si è stabilizzato all’interno di un cambiamento normativo, nell’altro
senso. Nella ricostruzione storica di Delsol è Teodosio che alla fine del IV
secolo instaura il cristianesimo come religione dominante. Brucia libri,
condanna a morte, reprime, censura, bandisce le cerimonie pagane a Roma
soprattutto. Quando un impero s’impone ad un altro la conseguenza immediata è
l’annichilamento del nemico, soprattutto, la distruzione della sua cultura.
Emblematico, in questa prospettiva, è il caso della filosofa Ipazia, non
cristiana che nel 414 d.C. ad Alessandria di Egitto sotto il patriarcato di
Cirillo, nipote di Teofilo e suo successore, viene uccisa da monaci fanatici[10]. Il IV secolo ha, così,
visto la rottura di un paradigma. “Nello spazio di pochi decenni si assiste ad
un rovesciamento radicale dei costumi”[11]. Infatti, solo per fare
qualche esempio, l’aborto e l’infanticidio erano sempre stati legittimi presso
i popoli antichi, fatta eccezione degli ebrei e degli egizi. I greci e i romani
li praticavano normalmente. Gli epicurei incoraggiavano il suicidio e
l’omosessualità era ben conosciuta ad Atene. La cultura postcristiana, secondo
Delsol, sta riproponendo i valori del paganesimo, sostituendoli con quelli
cristiani, con qualche ritocco qua e là.
Nel mondo dei nostri
padri la colonizzazione era generosa e ammirabile, la tortura e la guerra
buoni; oggi la colonizzazione e la tortura sono dei gesti satanici e anche la
guerra. L’omosessualità era bandita e disprezzata, oggi non solo è giustificata
ma viene vantata. L’aborto che erta criminalizzato, si vede legittimato e
consigliato. Anche la pedofilia un tempo tollerata, oggi è criminalizzata. Il
divorzio non incontra ostacoli. Il suicidio era riprovato, oggi è considerato
come qualcosa di possibile[12]
Teodosio
conserva le feste pagane, ma le spoglia di ogni significato religioso e le
vieta alla domenica, ormai divenuto il giorno del Signore. Come Teodosio secondo Delsol, segna la fine dl
paganesimo e l’inizio ella cultura cristiana, così la rivoluzione francese ha
segnato l’inizio della fine del cristianesimo e il processo, ancora in atto,
del mondo postcristiano. Nel 1792 in Francia viene autorizzato il divorzio; è
abrogato nel 1816 e viene ristabilito nel 1884. Viene messa in discussione la
legge naturale che viene intesa come una realtà che è l’uomo ad inventare e non
il contrario. In questo clima culturale di forti tensioni, cresce sempre di più
la proposta del valore della libertà individuale, che fa molta paura
all’istituzione ecclesiale che, di fatto, nel XIX secolo interviene con alcuni
documenti pontifici in cui si lanciano strali contro la libertà di coscienza[13]. “L’umanismo morale
contemporaneo va nella direzione del benessere dell’individuo, senza alcuna
visione antropologica. Ciò che conta è il desiderio e il benessere allo stesso
istante… per questo motivo viene legalizzata l’eutanasia”[14]. L’inversione normativa
che si vede all’opera tra il XIX e il XX secolo rappresenta l’esatto contrario
di ciò che si vedeva nel IV secolo. “Si ristabilisce il divorzio che la
cristianità aveva abolito, si permette l’infanticidio, diventa legittima
l’omosessualità, il suicidio. Si tratta, dunque di un ritorno al paganesimo,
alla morale che c’era prima del cristianesimo”[15]. Lo spirito
rivoluzionario che ha soffiato in occidente a partire dal XVI secolo in Olanda,
interra l’idea di un ordine morale e sociale imposto dall’alto. Secondo Delsol
gli stessi chierici non difendono più l’antico ordine morale. Viene legittimata
l’assoluta libertà di coscienza, come conseguenza del rovesciamento ontologico
in atto. Questo è il punto centrale che Delsol rileva: i cambiamenti morali
epocali dipendono da una specifica impostazione ontologica.
Un’inversione
normativa, soprattutto di queste dimensioni, riposa sul solco di un’inversione
filosofica. Sarebbe meglio dire un’inversione ontologica, nel senso classico
della scienza dei principi primi. Non si può cambiare tutta la morale su dei
semplici capricci. Ogni cultura e civiltà posa, in un momento originario e decisivo
della sua storia, delle scelte ontologiche primordiali sulle quali tutto il
resto si costruisce e si appoggia. Per la cristianità l’epoca decisiva è stata
quella dei primi concili, che stabilirono i contorni delle prime verità sulle
quali avrebbero vissuto sedici secoli di verità cristiane: Dio, la persona, la
morale… “Le scelte ontologiche non sono mai scese dal firmamento: sono delle
decisioni umane, degli impegni presi insieme e che determinano i secoli
seguenti”[16].
Secondo
Delsol, ogni civiltà è basata sul prestigio e la statura considerevole dei suoi
primi principi, decretati nei tempi antichi e che cerca continuamente di
rinnovare per poter attraversare i secoli. Se i popoli cessano di credervi, si
può arrivare ad un disastro, un cataclisma. Arriva, comunque, il giorno in cui
crolla la fede nei primi principi. “Oggi noi viviamo un punto di rottura in cui
le scelte ontologiche primordiali sono abbattute…83 Ciò che fonda una civiltà
non è la verità, ma la fede in una verità”[17]
Una
prima inversione ontologica di spessore è avvenuta all’origine del giudaismo.
Mosè, secondo Delsol, fece passare il suo popolo a forza dal politeismo al
monoteismo. Occorre capire la causa di questi stravolgimenti epocali in termini
di visione del mondo e comprendere in che senso la nostra epoca s’iscrive in
questi processi. A questo punto del discorso Delsol segue Jaspers[18] quando affermava che
personaggi tra loro molto differenti come Budda, Mosè, Gesù, Socrate e
Confucio, che si manifestarono nella storia in epoche abbastanza vicine,
traducono la venuta di un secondo periodo nella storia delle religioni. La
differenza tra il primo e il secondo periodo delle religioni sta nel fatto che
il politeismo è nature ed evidente, il monoteismo non è naturale, perché si
appellano alla nozione di rivelazione, de fede, che esigono una continua
riaffermazione. Secondo Delsol il politeismo non è mai scomparso, anzi riappare
costantemente nei momenti di crisi.
Ciò che in Occidente
chiamiamo il rinascimento è un momento durante il quale le élites cristiane,
colte dal dubbio, cominciano a tornare alle filosofie di Epicuro e di Lucrezio
per riempire il vuoto. Oggi, non c’è nulla di più vicino al pensiero
postmoderno che il pensiero di Epicuro[19].
Per
questo motivo, secondo Delsol, il cristianesimo non sarà rimpiazzato per delle
forme negative come il nichilismo – è questo, a suo modo di vedere, l’errore
dell’analisi che oggi viene fatta dai gruppi più tradizionalisti del
cristianesimo- ma per delle forme storiche molto comuni, più primitive e
rustiche. “Dietro il cristianesimo crollato non ci sarà il regno del crimine,
il nichilismo, il materialismo estremo: ma piuttosto delle morali stoiche, il
paganesimo, delle spiritualità di tipo asiatico”[20]. Delsol è convinta che
l’attrattiva per le religioni panteiste sviluppa sul minimo passo indietro
della religione monoteista. Il problema, a questo punto, è capire quale
metafisica, quale impostazione filosofica sostituisce l’ontologia classica, su
cui si dovrà fondare la nuova etica. A partire da autori come Nietzsche, Ilich,
ma soprattutto Ludwig Klages che avviene un cambiamento radicale di
prospettiva. L’anima, infatti, non traduce più un’istanza immortale, come per i
cristiani, ma un principio vitale, come per i Romani. Si assiste così,
“all’elogio della passività contro l’attività, del femminile contro il
maschile, della natura contro la cultura, della realtà contro l’ispirazione
all’eternità”[21].
Il pensiero di Klages, secondo Delsol, ha condizionato la nostra epoca
postcristiana, perché più di ogni altro ha saputo presentare un pensiero
sostitutivo all’impostazione metafisica occidentale e fornire, così, le basi,
per un nuovo modo di pensare e di vedere il mondo. “L’apologia dello slancio
vitale e dell’eterno naturale, costituisce un fondamento della filosofia
ecologista”[22].
La credenza nella trascendenza è stata sostituita è stata sostituita dal
significato della vita da trovare in questa vita. Ecco perché è possibile
parlare di panteismo o di politeismo, perché la corrente filosofica he promette
di più in questo passaggio epocale è una forma di cosmo teismo legato alla
difesa della natura. Il sacro si trova tra i paesaggi della terra e non più
nell’aldilà. Non c’è più un mondo al di là per cui sacrificare l’esistenza, ma
l’uomo postcristiano si sente a casa propria nel mondo. È in questa prospettiva
che Delsol vede l’ecologia come una specie di religione per le nuove
generazioni, una sorta di religione immanente e pagana, perché il pensiero
ecologico oggi sviluppa una vera e propria filosofia della vita. Delsol
conclude la sua disanima affermando che: “la nuova religione ecologica è una
forma di panteismo moderno”[23] ed è su questa
impostazione ecologica che il postcristianesimo sta impiantando i suoi valori
pagani.
[1]
Chantal
Delsol (Parigi, 1943) è una filosofa e scrittrice francese. Laureata in
filosofia e storia dell’arte all’Università di Lione, ha conseguito il
dottorato (ès lettres) in filosofia alla Sorbona sotto Julien Freund nel 1982.
Nel 1992 è diventata professoressa all’Università di Marne-le-Vallée. Membro
dell’Accademia di Francia. Vincitrice di numerosi premi, tra cui il Premio
dell’Accademia di Scienze Etiche e Politiche (1993,2002) il Premio Mousquetaire
(1996) e il Premio dell’Accademia Francese (2001).Ha fondato l'Hannah Arendt
Institute nel 1993 ed è diventata membro dell'Accademia di scienze morali e
politiche nel 2007. Cattolica, "liberal-conservatrice", federalista e
favorevole al principio di sussidiarietà basato su quello di singolarità, è
editorialista presso Valeurs Actuelles e direttore della collezione presso
Editions de La Table Ronde.
[2] DELSOL, C. «Il cattolicesimo dopo
la cristianità», in: http://www.archicompostela.es/wp-content/uploads/2019/10/Chantal-Delsol-IT.pdf
[3] DELSOL.C. La fin
de la chrétienté. L’inversion normative et le nouvel âge. Paris : Cerf,
2021, p. 30.
[4] Ivi, p.36.
[5] Ivi, p.
50.
[6] Ivi, p. 51.
[7] Per
questo tipo di analisi cfr.:
[8] Cfr. CASEL, O. Fede, gnosi e
mistero. Saggio di teologia del culto cristiano. Padova: EMP, 2001.
[9] Cfr. CANTALAMESSA, R. Dal
Kerigma al dogma. Studi sulla cristologia dei Padri. Milano: Vita e
Pensiero, 2006.
[10]
Cfr. TADDEI FERRETTI, C. Ipazia di Alessandria e Sinesio di Cirene. Un
rapporto interculturale. Trapani: il Pozzo di Giacobbe, 2018.
[11] DELSOL.C. La fin de la
chrétienté, cit. p. 40.
[12] Ivi, p. 43-44.
[13] “Da questa
corrottissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed
erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a
ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il
sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre
aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa vantare con
impudenza sfrontata provenire da siffatta licenza qualche vantaggio alla
Religione” (GREGORIO XVI, Mirari vos, 1832).
[14] DELSOL.C. La fin de la chrétienté, cit. p p. 64.
[15] Ivi, p.
65.
[16] Ivi, p. 82.
[17] Ivi, p. 84.
[18] JASPERS, K. Origine e senso
della storia. Milano: Mimesis, 2014.
[19] DELSOL.C. La fin de la chrétienté, cit. p. 89.
[20] Ivi. p.
90.
[21] Ivi, p.
98.
[22] Ivi, p. 99.
[23] Ivi, p. 105.