VERONA, 6 LUGLIO 2017
Relatore: Carmelo
Dotolo
Sintesi: Paolo
Cugini
Qual è
lo spirito dei nostri tempi? Rischio di forzature interpretative.
Il
contesto appartiene a quella azione dello Spirito che ci fa leggere il contesto
come partner del processo di comprensione dell’evangelizzazione. Il contesto
non è opzionale, non è aggiuntivo. Il contesto non è l’etichetta che attraverso
un termine nuovo ci permette di fare un frullato migliore. Il contesto deve
entrare NEL PROCESSO DI RICOMPRENSIONE DELL’Identità CRISTIANA. Scegliere
un’analisi del contesto significa operare una selezione interpretativa. Il
contesto è oggetto ambivalenza d’interpretazione.
Occorre
cogliere alcuni elementi che possono diventare decisivi perché il contesto ci
aiuta a cambiare paradigma interpretativo.
La
riforma implica un cambiamento del paradigma. Se non ho la chiarezza e non
condivido il paradigma lo sforzo diventa impossibile. Come si fa una riforma?
Il LG troviamo una serie di modelli ecclesiologici che sono contraddittorie e
spesso conflittuali. Ogni modello può giustificare qualsiasi lettura
contestuale.
La
condizione post cristiana la interpreto come paradigma dei nostri giorni,
l’architettura del nostro tempo entro la quale dobbiamo rileggere la
possibilità di suggerire percorsi itinerari e percorsi di evangelizzazione. La
prima preoccupazione è quello di comprendere la concezione post cristiana non è
indifferente ai processi di evangelizzazione al nostro modo di credere, di
pregare. Le nuove forme del desiderio religioso sono una sorta di banco di
prova rispetto a come una lettura del paradigma funziona su eventuali modelli
di evangelizzazione. Non è semplicemente una lettura di sociologia.
Esigenza
di un cambiamento preme all’interno della nostra società e cultura. Se
riteniamo che la cosa vanno cambiate senza cambiarle è probabile che facciamo
scelte che vanno in un’ottica che non è il Vangelo.
Quando
si va verso un cambiamento che la storia, le culture provoca, nella storia del
cristianesimo si pone sempre una domanda: che cos'è il cristianesimo? Qual è
l’essenza del cristianesimo? Dopo Costantino s’inizia quella che alcuni
chiamano la fine del cristianesimo delle origini. C’è la crisi di un’identità
Cristian. Attorno all'anno mille c’è la crisi della forma del cristianesimo.
Modernità scopri che c’è un’alterità. Questa domanda mostra come una forma di
cristianità sembra avere una sorta di conclusione nel momento in cui il
movimento culturale pone questioni nuove al cristianesimo. La forma non
funzione più perché non corrisponde più all'orizzonte, alle attese dell’uomo.
La domanda è: qual è il cristianesimo?
Nel
‘900 nasce la provocazione maggiore. Harnack disse che l’essenza è il Vangelo
di Gesù Cristo. Nella logica della storia sembrava essere un’eresia a partire
dalle forme giuridiche, istituzionali. A partire da questo momento si capisce
che si doveva ritornare alle origini, allo stile di Gesù di Nazareth, quasi ad
indicare che la storia delle forme che hanno dato un volto al Vangelo hanno
dimenticato la freschezza delle origini.
Vaticano
II: finalmente è finita l’epoca costantiniana del cristianesimo in cui la
religione cristiana non è più il collante sociale della nostra identità, dei
valori. Per la prima volta il Vaticano II ha sigillato l’idea che il
cristianesimo deve giocare le proprie credenziali nella logica della proposta
qualitativa della sua identità. La presenza del cristianesimo dentro la realtà
culturale in Italia è un dato di fatto. C’è un’idea che ritiene il
cristianesimo una presenza ovvia, scontata che determina il nostro modo di
fare. Perché andare a preoccuparci di evangelizzare? Che cosa dobbiamo
evangelizzare?
C’è un
sottofondo patrimoniale culturale che si ritiene cristiano. Questo sistema è
andato in crisi. Il cristianesimo è diventato sempre di più un’esperienza da
museo. È un’esperienza che ci appartiene: nascita, matrimonio, morte. In alcuni
tessuti regionali c’è un’iniziazione cristiana. Se questo non fosse un
problema, perché evangelizzare? E c’interroghiamo vuole dire che c’è qualcosa
che non funziona?
Nessuno
più oggi discute animatamente o si contrappone al cristianesimo. È la logica
dell’indifferenza, accettazione della differenza quando questa non calpesta il
mio orto. Nei confronti del cristianesimo c’è una sorta d’indifferenza. È il
cristianesimo della lepre, quella che rincorre il mondo, per questo c’è bisogno
degli eventi per riaffermare il nostro modo di essere.
Post
cristianesimo è quella condizione in cui il cristianesimo è sullo sfondo, utile
ai buoni sentimenti, che non producono modifiche strutturali. È il
cristianesimo delle feste, dove si sta assieme. E’ il cristianesimo che
non deve disturbare lo spazio pubblico e che quindi non deve avere una forza
profetica. È una sorta di elegante reindividualizzazione privatistica
dell’esperienza cristiana. E’ il cristianesimo che ha rinunciato d’incidere.
Quando parliamo di cristianesimo allora a che cosa ci riferiamo?
La
forma che il cristianesimo deve assumere oggi non può più essere quello di una
volta. Deve diventare un cristianesimo alter-nativo. Diverso volto dell’essere
cristiano.
La
condizione post cristiana non vuole dire che dobbiamo svendere la nostra
identità, ma che dobbiamo reinventarla, ritradurre la nostra identità. Dobbiamo
chiederci qual è oggi la forma dell’identità cristiana al punto che produce un’interpretazione
liberante.
Il
paradigma che vuole corrispondere ad una condizione post cristiana sta nel recuperare
la centralità di Gesù di Nazareth. È un conosciuto ignoto. Gesù
è conosciuto, ma ignoto rispetto alla nostra identità. Le sue parole, il suo
stile, i suoi segni sembrano essere nel dimenticatoio.
Stiamo
vivendo una nuova forma di positivismo. Tutto ciò che funziona
è nella logica dei benefici. Si sta verificando una forma di neo ateismo
naturalistico per cui funziona solo ciò che dà risposta immediata. Ciò che
conta, conta immediatamente perché mi dà benefici. È la logica della religione
via internet.
Anche
il bisogno religioso che è una delle forme più importanti sta entrando nella
logica della funzionalità.
Recuperare
l’identità del cristianesimo. Gesù opera tre spostamenti.
-
Spostamento antropologico:
tenerezza, attenzione
-
Spostamento interpretativo dell’esperienza
religiosa. Provoca uno spostamento in ordine al desiderio
di spiritualità.
-
Spostamento sull’immaginario di Dio. La
provocazione di Gesù modifica l’immaginario teologico. Rompe quella che è una
familiarità psicologica con l’idea. La porta oltre. Non è stato semplice questo
spostamento. Dio è l’itinerario, l’orizzonte, il senso. Gesù traduce
l’orizzonte del senso. È un’interpretazione che sposta una logica, per cui Dio
va al di là delle logiche.
Gesù
realizza questi spostamenti attraverso una dimensione profetica e messianica
che decostruisce e ricostruisce. L’epoca post cristiana è favorevole per
recuperare quel volto del cristianesimo ed evangelico che va a intercettare
questi spostamenti che Gesù ha operato.
Nuove
forme del bisogno religioso. Gesù fa emergere il
potenziale dell’umano e lo lascia emergere nella logica del triplice
cambiamento. Affinché questo si possa realizzare è necessario cogliere il
contesto. Il lavoro dell’evangelizzazione deve cogliere i segni dei tempi. Oggi
lo stare assieme è un segno.
Alcuni
aspetti importanti per rileggere un cristianesimo che sappia essere
protagonista:
-
Bisogno di autenticità.
Desiderio di autenticità nelle relazioni, nella propria vita, nelle scelte
discriminanti. Bisogno di liberarsi da abitudini vuote.
-
Recupero del mondo egli affetti e delle
emozioni. Il mondo degli affetti si supera il criterio
utilitaristico. È un mondo che non può sopportare razionalità a tavolino. Gioca
sull’importanza del desiderio. Il desiderio a differenza del bisogno è qualcosa
che non puoi appagare e ti permette sempre di andare oltre, e di non fermarti
dinazi a nulla. Il desiderio è sempre rivolto all’altro, mentre il bisogno
rivolto a me. Il bisogno vivnee sodisfatto, il desiderio nutrito nella crelazione
con l’altro. Il bisogno è possessivo, il desiderio spinge ad andare oltre. Il
recupero del mondo degli affetti, delle emozioni, del desiderio, è un aspetto
importante nei processi di organizzazione dei percorsi pastorali.
-
Le relazioni.
L’esercizio della relazione è fondamentale. La relazione mi pone nelle
condizioni dell’incontro con l’altro non solo come utile e funzionale, ma come
compagno di viaggio di un cammino di ricerca di senso, di libertà e di
salvezza. È il paradigma del samaritano.
Cosa
significa per una nuova forma di esperienza religiosa? Se il paradigma è Gesù e
incontra alcuni segni dei tempi a tutti i livelli, quale può essere una forma
di cristianesimo che risponda a questa idea?
-
Lavorare a delle identità progettuali, nelle
quali divenire se stessi si giochi nella relazione con gli altri, con
l’ambiente, con Dio. Dobbiamo aiutare le persone a crearsi una visione del
mondo che sia aperta a progetti che siano capaci di creare quei tre elementi,
quei tre cambiamenti che si diceva sopra. Identità consapevoli dell’originalità
della proposta.
-
Lavorare ad un’esperienza credente
empatica, capace di vivere l’incontro come risorsa di
una differente convivialità. La stessa organizzazione pastorale deve portare a
questo. Occorre pensare forme ministeriali che aiutino queste esperienze di
convivialità
-
Esperienza di liberazione e
riconciliazione. Recuperare qualcosa che stiamo smarrendo e
cioè quella forza che ci fa essere fermi, accoglienti, e capaci di operare una
decostruzione. Religione che sia contro culturale, capace di creare una cultura
nella quale gli obiettivi del regno siano prioritari. Cristianesimo che lotti
contro la disumanizzazione, il dissesto ecologico. Di fronte ai fenomeni
attuali, chi è che sta criticando il sistema? Il cristianesimo che scomoda
viene messo in un angolo. Occorre intervenire nella critica del sistema.
Lavorare ad un cristianesimo che non disturba, è un cammino non evangelico. Gesù
ha pagato perché ha destrutturato, altrimenti non si spiegherebbe la croce.
Dobbiamo recuperare la profezia critica (Metz).