venerdì 12 luglio 2024

LE SFIDE DEL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

 




Un importante congresso alla Pontificia Università Cattolica di Belo Horizonte

Paolo Cugini

 

Nella seconda settimana di luglio ho partecipato ad un congresso sull’intelligenza artificiale (AI) e sulle sue ricadute sulla visione dell’uomo e della religione. L’evento è avvenuto nella sede della Pontifica Università Cattolica di Minas Gerais, uno degli stati del Brasile che ha come capitale Belo Horizonte. Il motivo di questo interesse sta nel fatto che mi è stato affidato il corso di antropologia filosofica, nella Facoltà Cattolica dell’Amazzonia con sede a Manaus e, di conseguenza, mi sto interrogando sulle ricadute che l’AI sta provocando nel modo d’intendere l’uomo, la donna, le relazioni umane e l’universo religioso in generale.

Per AI s’intende un sistema capace di processare dati e informazioni in un modo che assomiglia al comportamento dell’intelligenza umana e presenta aspetti del comportamento umano. Già oggi attraverso l’AI nella forma della ChatGPT (è già disponibile in varie applicazioni e in molti idiomi, anche in italiano) è possibile redigere testi, manipolare foto, produrre audio. Sono tante possibilità che, se utilizzate positivamente, aiutano in vari ambiti del lavoro quotidiano e velocizzano notevolmente i risultati con un’ottima qualità. Solo per fare un esempio. Un prete americano ha rivelato ai suoi fedeli alla fine dello scorso anno, che aveva prodotto con l’AI le omelie realizzate nelle domeniche dell’anno liturgico: nessuno se ne era accorto. L’AI viene utilizzata anche nelle previsioni del tempo con una percentuale di esattezza migliore al sistema utilizzato in precedenza. Nel caso delle previsioni sul futuro, com’è il caso del tempo, l’AI utilizza la banca dati a disposizione, che lavora ricreando situazioni simili all’attuale. Non si tratta, quindi, di una proiezione futura vera e propria, nel senso che l’AI non è in grado di pensare il nuovo, ma riesce ad utilizzare i dati esistenti in una forma migliore e più veloce.

Più delicato è il discorso sul fenomeno denominato trasumano, vale a dire, l’unione dell’essere umano con i robot e l’AI. Nel libro L’era delle macchine spirituali, lo scrittore e informatico Raymond Kurzweil, citato varie volte durante il Congresso di Belo Horizonte,  difende l’idea che la crescita esponenziale della capacità computazionale, l’accelerazione nell’uso dell’intelligenza artificiale, il miglioramento delle reti neurali, il progresso degli algoritmi genetici, lo sviluppo della robotica e l’enorme capacità di elaborazione di dati e informazioni, consentirebbe l’emergere di un essere umano superiore: il transumano. Evidentemente, sono molte le sfide alle proposte del movimento transumanista. L’idea di diventare transumani immortali può sembrare molto interessante e invitante, ma comporta implicitamente molti rischi e numerosi disaccordi scientifici, filosofici e teologici. Uno dei rischi principali è che un piccolo numero di persone diventi una razza superiore, mentre la maggior parte dell’umanità si trasformi in una sotto razza. Non a caso, dietro allo sviluppo di queste tecnologie, ci sono le grandi multinazionali sostenute da un gruppo di pochi super ricchi che stanno investendo somme folli per la realizzazione del progetto. Lo studioso brasiliano Elio Estanislau Gasda, intervenuto al Congresso, ha fatto notare il grande legame che esiste tra lo sviluppo tecnologico e gli interessi del capitale e che il potere del digitale è nelle mani del potere delle finanze. Secondo Gasda è molto difficile porre delle forze di resistenza a questo connubio, che sta minacciando l’esistenza dello stesso pianeta.  Accanto a questi dati, c’è anche tutto l’ambito del delicato tema del rapporto tra verità e democrazia, di come alcuni movimenti politici in tutto il mondo stanno usando l’AI per elaborare fake news e manipolare le elezioni in molti Paesi.

Dal punto di vista etico si aprono grandi domande e preoccupazioni. Per non perdere il valore aggiunto che l’AI può offrire al vissuto quotidiano, è necessario che le grandi istituzioni politiche intervengano per salvaguardare la dignità umana e i Diritti dell’uomo e della donna. È questo che emerso durante il Congresso. Nell’ultima tavola rotonda, ha preso la parola la professoressa. Magali do Nascimento Cunha, molto conosciuta in Brasile per il suo lavoro in difesa dei Diritti Umani, la quale ha sostenuto sia la necessità di non demonizzare ciò che già tutti noi utilizziamo, sia l’importanza di attivare a tutti i livelli, un’urgente educazione mediatica. Si tratta, ha sostenuto. Magali, di: “tornare a scuola per imparare a leggere, cioè, imparare como si costruiscono le notizie che sono veicolate in rete. E poi, imparare a scrivere utilizzando i nuovi linguaggi mediatici. Infine, partecipare attivamente con una buona produzione perché, se non lo facciamo noi, ci sono altri che ogni giorno producono quintali di merda (testuali parole) che scaricano nella rete”.

Molte sono le domande, alcune inquietanti, che la posizione transumanista pone alle religioni. Il movimento transumanista sostiene l’inutilità del corpo nello sviluppo dell’ideale di immortalità, che le macchine possono raggiungere. Vedono la vecchiaia come una malattia e la morte come un problema superabile nell’arco di pochi decenni. Nella visione cristiana il corpo fa parte della dignità della persona umana. Gesù Cristo è risuscitato con il suo corpo, dando valore e dignità alla corporeità. Si tratta, dunque, di vigilare, affinché la tecnologia non snaturi il significato più profondo dell’integrità della persona umana. Il pericolo che, in verità, ha accompagnato l’umanità in tutte le epoche, è che qualcuno si senta in diritto di sostituirsi a Dio e di decidere per tutti. In questa prospettiva, le religioni hanno un patrimonio di valori che ha sempre difeso il progetto uomo e donna da qualsiasi progetto manipolatorio. Solo conoscendo i mezzi che la tecnologia ci pone a disposizione potremo accompagnare i processi in atto, garantendone un volto umano. 

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