Un
importante congresso alla Pontificia Università Cattolica di Belo Horizonte
Paolo
Cugini
Nella
seconda settimana di luglio ho partecipato ad un congresso sull’intelligenza
artificiale (AI) e sulle sue ricadute sulla visione dell’uomo e della
religione. L’evento è avvenuto nella sede della Pontifica Università Cattolica
di Minas Gerais, uno degli stati del Brasile che ha come capitale Belo
Horizonte. Il motivo di questo interesse sta nel fatto che mi è stato affidato
il corso di antropologia filosofica, nella Facoltà Cattolica dell’Amazzonia con
sede a Manaus e, di conseguenza, mi sto interrogando sulle ricadute che l’AI
sta provocando nel modo d’intendere l’uomo, la donna, le relazioni umane e
l’universo religioso in generale.
Per
AI s’intende un sistema capace di processare dati e informazioni in un modo che
assomiglia al comportamento dell’intelligenza umana e presenta aspetti del
comportamento umano. Già oggi attraverso l’AI nella forma della ChatGPT (è già
disponibile in varie applicazioni e in molti idiomi, anche in italiano) è
possibile redigere testi, manipolare foto, produrre audio. Sono tante
possibilità che, se utilizzate positivamente, aiutano in vari ambiti del lavoro
quotidiano e velocizzano notevolmente i risultati con un’ottima qualità. Solo
per fare un esempio. Un prete americano ha rivelato ai suoi fedeli alla fine
dello scorso anno, che aveva prodotto con l’AI le omelie realizzate nelle
domeniche dell’anno liturgico: nessuno se ne era accorto. L’AI viene utilizzata
anche nelle previsioni del tempo con una percentuale di esattezza migliore al
sistema utilizzato in precedenza. Nel caso delle previsioni sul futuro, com’è
il caso del tempo, l’AI utilizza la banca dati a disposizione, che lavora
ricreando situazioni simili all’attuale. Non si tratta, quindi, di una
proiezione futura vera e propria, nel senso che l’AI non è in grado di pensare
il nuovo, ma riesce ad utilizzare i dati esistenti in una forma migliore e più
veloce.
Più
delicato è il discorso sul fenomeno denominato trasumano, vale a dire, l’unione
dell’essere umano con i robot e l’AI. Nel libro L’era delle macchine
spirituali, lo scrittore e informatico Raymond Kurzweil, citato varie volte
durante il Congresso di Belo Horizonte, difende l’idea che la crescita esponenziale
della capacità computazionale, l’accelerazione nell’uso dell’intelligenza
artificiale, il miglioramento delle reti neurali, il progresso degli algoritmi
genetici, lo sviluppo della robotica e l’enorme capacità di elaborazione di
dati e informazioni, consentirebbe l’emergere di un essere umano superiore: il
transumano. Evidentemente, sono molte le sfide alle proposte del movimento
transumanista. L’idea di diventare transumani immortali può sembrare molto
interessante e invitante, ma comporta implicitamente molti rischi e numerosi
disaccordi scientifici, filosofici e teologici. Uno dei rischi principali è che
un piccolo numero di persone diventi una razza superiore, mentre la maggior
parte dell’umanità si trasformi in una sotto razza. Non a caso, dietro allo
sviluppo di queste tecnologie, ci sono le grandi multinazionali sostenute da un
gruppo di pochi super ricchi che stanno investendo somme folli per la
realizzazione del progetto. Lo studioso brasiliano Elio Estanislau Gasda,
intervenuto al Congresso, ha fatto notare il grande legame che esiste tra
lo sviluppo tecnologico e gli interessi del capitale e che il potere del
digitale è nelle mani del potere delle finanze. Secondo Gasda è molto difficile
porre delle forze di resistenza a questo connubio, che sta minacciando l’esistenza
dello stesso pianeta. Accanto a questi
dati, c’è anche tutto l’ambito del delicato tema del rapporto tra verità e
democrazia, di come alcuni movimenti politici in tutto il mondo stanno usando l’AI
per elaborare fake news e manipolare le elezioni in molti Paesi.
Dal
punto di vista etico si aprono grandi domande e preoccupazioni. Per non perdere
il valore aggiunto che l’AI può offrire al vissuto quotidiano, è necessario che
le grandi istituzioni politiche intervengano per salvaguardare la dignità umana
e i Diritti dell’uomo e della donna. È questo che emerso durante il Congresso. Nell’ultima
tavola rotonda, ha preso la parola la professoressa. Magali do Nascimento Cunha,
molto conosciuta in Brasile per il suo lavoro in difesa dei Diritti Umani, la
quale ha sostenuto sia la necessità di non demonizzare ciò che già tutti noi
utilizziamo, sia l’importanza di attivare a tutti i livelli, un’urgente
educazione mediatica. Si tratta, ha sostenuto. Magali, di: “tornare a scuola
per imparare a leggere, cioè, imparare como si costruiscono le notizie che sono
veicolate in rete. E poi, imparare a scrivere utilizzando i nuovi linguaggi
mediatici. Infine, partecipare attivamente con una buona produzione perché, se
non lo facciamo noi, ci sono altri che ogni giorno producono quintali di merda
(testuali parole) che scaricano nella rete”.
Molte
sono le domande, alcune inquietanti, che la posizione transumanista pone alle
religioni. Il movimento transumanista sostiene l’inutilità del corpo nello
sviluppo dell’ideale di immortalità, che le macchine possono raggiungere. Vedono
la vecchiaia come una malattia e la morte come un problema superabile nell’arco
di pochi decenni. Nella visione cristiana il corpo fa parte della dignità della
persona umana. Gesù Cristo è risuscitato con il suo corpo, dando valore e
dignità alla corporeità. Si tratta, dunque, di vigilare, affinché la tecnologia
non snaturi il significato più profondo dell’integrità della persona umana. Il
pericolo che, in verità, ha accompagnato l’umanità in tutte le epoche, è che
qualcuno si senta in diritto di sostituirsi a Dio e di decidere per tutti. In
questa prospettiva, le religioni hanno un patrimonio di valori che ha sempre
difeso il progetto uomo e donna da qualsiasi progetto manipolatorio. Solo
conoscendo i mezzi che la tecnologia ci pone a disposizione potremo
accompagnare i processi in atto, garantendone un volto umano.
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