domenica 30 dicembre 2018

LA BUONA POLITICA A SERVIZIO DELLA PACE-CONVEGNO PAX CHRISTI 2018


Convegno Nazionale di Pax Christi MATERA - 30/31 dicembre 2018





Renato Sacco e Gianni Novello ci introducono al messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace

Santeramo in Colle


Sintesi: Paolo Cugini

I vescovi della Sardegna sono impegnati nella lotta contro la costruzione delle armi.

Siamo a pochi passi da Matera, candidata come sede della 51 marcia della Pace. Matera è capitale europea della cultura 2019.

Non siamo soli perché anche la Diocesi di Altamura ci è vicina.

Gianni Novello: rilettura del messaggio del Papa di quest’anno: “la buona politica a servizio della pace”. Viviamo in solidarietà con la popolazione del Congo che vive immersa nella violenza. Il messaggio del Papa va letto con gli occhi delle vittime della non-pace. L’obiettivo della pace va unito alle situazioni di dolore e sofferenza.

Dopo il funerale di Romero in Salvador, un vecchietto nascosto in un sotterraneo chiedeva di ricordare all’Europa che siamo qui. Se siamo attenti alle persone che vivono in quelle situazioni, il mondo sa meno d’inferno. A volte la scommessa di tutti noi è di unire la buona politica con il quotidiano che sa ascoltare le sofferenze.
Il discorso del Papa tiene conto del primo articolo dello statuto dell’UNESCO: le guerre nascono prima di tutto nello spirito degli uomini. Pax Christi è un cenacolo di resistenza. Il Papa fa un messaggio che sembra senza mordente. Il suo messaggio è un insieme dei messaggi già fatti in precedenza. C’è dentro la Laudato Sii, l’Evangelii Gaudium. Il dovere della buona politica è affrontare i diritti che diventino doveri.

Il Papa inizia il suo messaggio con il tema della casa comune, che è ogni famiglia, ogni paese, ogni continente. Pace a questa casa: pace a tutte le case. Dietro la buona politica della pace ci dev’essere un lavoro educativo di consapevolezza.
Il Papa cita Paolo VI: la buona politica è manifestazione della carità. Il dovere della politica è il dovere della pace. Richiama a pratiche di virtù: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la fedeltà, la continuità. Occorre mettere insieme il Vangelo e la Costituzione a servizio delle vittime della non-pace. Il servizio del bene comune è a cominciare dai più poveri, perché ci sono peccati strutturali che emarginano. Ci sono strutture che impoveriscono. Il Papa dice che occorre riprendere questi temi affinché non cadano nel vuoto.ù

Il Papa ci mette in guardia contro i vizi della democrazia che mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione è il peggiore di questi vizi. Corruzione e produzione di armi, il commercio di armi vanno a braccetto. Altro vizio è la negazione del diritto e l’arricchimento illegale. Il Papa ricorda che l’Europa ha scelto più Macchiavelli che Erasmo da Rotterdam.

Il Papa ricorda gli esiliati, che trovano fili spinati. Per il Papa è un fenomeno provocato da cattive politiche: colonialismo e neocolonialismo. Faremo dei laboratori proprio per cercare di mettere insieme idee per far fronte a queste problematiche.
Cosa fare per l’ambiente: è uno dei problemi più scottanti. Anche il problema della cultura è delicato. Stiamo diventando un po’ tutti fascisti: stiamo troppo in casa e non volgiamo far parte di aggregazioni. Occorre elaborare un progetto di società.
Occorre avere il coraggio di avere visioni di futuro. Disarmare: La Chiesa, la cultura, la scuola, ecc.  Vedere la società come un poliedro e non una sfera. Cultura della differenza. Dobbiamo cercare le minoranze per tutelarle.

Non dobbiamo avere paura dei cambiamenti, ma dobbiamo entrarci e accompagnare i cambiamenti. Pax Christi come un gruppo di persone per elaborare progetti. Studio, preghiera e azione.
I vescovi sardi dicono: con facilità si vende fumo seguendo ideologie. Gli slogan e le promesse non aiutano a creare un clima distensivo. Buona politica è anche far crescere il lavoro. La produzione e il commercio delle armi non contribuiscono alla costruzione della pace.
La democrazia è in crisi. I diritti anche quelli della Costituzione hanno bisogno di vigilanza.

1 commento:

  1. Apparentemente, democrazia e populismo potrebbero sembrare sinonimi, soprattutto in questo XXI secolo “post-moderno e liquido”. Soltanto apparentemente, però, poiché tra la sovranità esercitata dal popolo in un sistema democratico e quella praticata dai partiti populisti c’è una netta differenza: la stessa che corre tra la vita reale e quella “virtuale”, diretta da registi palesi o occulti, più o meno bravi e competenti...
    Finché le promesse elettorali e propagandistiche non svelano la loro eventuale inconsistenza, molti cittadini pensano di contare davvero qualcosa e vari politici si sentono in diritto di attribuirsi una sorta di delega in bianco da parte dei cittadini.
    In realtà democrazia e populismo non coincidono affatto: la prima è un sistema organizzativo fondato sul principio di rappresentanza popolare, mentre il populismo è una forma di ideologia che in Italia, non moltissimi decenni fa, era basata su slogan propagandistici, canzoncine, marce e adunate oceaniche; oggi, invece, sempre di più e con via via maggiore incisività, i populismi si servono in modo strumentale del potere pervasivo dei mass-media e, soprattutto, del Web, tendendo ad anestetizzare il senso critico ed alimentando una falsa idea di conoscenza e di cultura.
    Certamente la democrazia si è dimostrata, per lo più, un sistema equo ed efficace, nei limiti di quelle che sono le possibilità e le prerogative delle azioni umane. Lo è perché consente che siano rappresentate e trovino pari dignità le opinioni e le scelte di tutti, anche quelle delle minoranze sociali, religiose, politiche ed economiche. Allo stesso modo, la democrazia parlamentare è stata una grande conquista sociale: in altre epoche tutto derivava dalla divinità o dal principe/re/imperatore, che la rappresentava sulla Terra.
    La stessa democrazia, però, si può facilmente trasformare in un tranello se le scelte e le opinioni delle persone sono basate su slogan, bugie, “fake news”, paure e pregiudizi e non nascono, invece, da un’informazione obiettiva e corretta, suffragata da dati sufficientemente attendibili e completi. In tal caso, essa diventa un sistema efficace soltanto in teoria, ma fallimentare e controproducente nei fatti, proprio perché il popolo tende, come dire, a non avere “ragione”. Una società democratica soltanto sulla carta ma, nella realtà, disinformata, eterodiretta e manipolata, può facilmente generare mostri e mostruosità.
    È certo: il popolo resta sempre “sovrano”, però la democrazia può “ammalarsi” ed assumere la fisionomia di una “dittatura della maggioranza”. La ricostruzione di una democrazia sana, in tal caso, deve passare attraverso la rinascita della coscienza civile, della solidarietà, della tolleranza, della cultura liberale, dell’umanesimo sociale e di un condiviso senso etico e morale. Occorre ricostruirla al più presto, per contrastare la rabbia, il livore, la prepotenza, il rancore, il linguaggio aggressivo che troppo spesso condizionano le vite, reali e virtuali, dei cittadini. Se non si interviene , i populismi continuano a rappresentare una zavorra sociale, un alibi o, peggio ancora, una “istigazione” all’odio, alla xenofobia e alla violenza.

    RispondiElimina