Una strada della comunità Santo Ignazio nel quartiere Compensa di Manaus |
Paolo Cugini
Nella comunità Santo Ignazio, di cui ho già parlato in un recente post, la situazione sta diventando piuttosto pesante. Proprio davanti alla cappella della comunità si sono piazzati due bar, che in realtà sono due case, che al fine settimana stanno rendendo la vita impossibile agli abitanti del quartiere.
Questa mattina visita alla comunità di Santo Ignazio. Avevo fissato un appuntamento davanti alla cappellina della comunità con Giovanna e Letizia per le 10, ma non si sono fatte trovare. L’obiettivo era quello di continuare la visita delle famiglie dei giovani che frequentano la comunità: sarà per la prossima volta. Dopo qualche minuto, arriva Michelle, la moglie di Antonio, uno dei ministri della Parola. Antonio si guadagna da vivere vendendo caramelle, biscotti e altro davanti ad una scuola. Con Michelle decidiamo di visitare alcuni anziani già vistati qualche mese fa, ma che hanno richiesto la mia presenza. Entriamo nella casa di Almira e, per arrivarci, passiamo lungo un vicolo cieco molto stretto.
“Un tempo il vicolo era aperto – ci dice Maria, figlia di Almira – ma la polizia l’ha chiuso per non permettere ai trafficanti di fuggire, quando sono inseguiti”. Maria tocco un tasto doloroso: la droga. “La settimana scorsa i trafficanti hanno ucciso un ragazzino, l’hanno squartato per riempirlo di pietre e così, una volta gettato nel fiume affonda e non appare mai più”.
Uno dei tanti vicoli stretti del quaritere |
Maria racconta la disperazione della madre del ragazzo quando è venuta a sapere della fine di suo figlio.
“Con i trafficanti di droga non si scherza – ribadisce Michelle – se non si fa come dicono loro, ti ammazzano”.
Dopo aver dialogato con Almira, caduta in una grande depressione dopo la morte del marito, diciamo una preghiera e continuiamo il nostro cammino. Entriamo in un altro vicolo stretto per entrare nella casa di Francisca. Veniamo accolti dalla signora Lucivania, figlia di Francisca: Quando dico a Francisca che sono il prete, lei si commuove. Non si ricorda della visita del mese scorso, anche a causa di una forma di demenza senile, ma ci accoglie molto bene.
“Ha sempre avuto una memoria impressionante – ci racconta la figlia Lucivania – ma da quando è morto il marito, con il quale era in grande sintonia ed erano sempre insieme, è decaduta molto”.
Anche in questa famiglia, dopo qualche minuto l’argomento torna ad essere lo stesso del precedente.
“Nel fine settimana non si riesce più a dormire. Davanti alla cappellina ha aperto un bar che mette la musica al massimo e i ragazzi trascorrono la notte a bere e a fare uso di droga”.
È Lucivania che tocca sull’assunto, e Michelle non si tira indietro.
“Anche noi della chiesa, che eravamo abituati a pulire la cappellina per le celebrazioni della sera, alla domenica mattina, abbiamo dovuto cambiare di giorno. Con chi è coinvolto con il traffico non si scherza. Mettono dei tavoli addirittura davanti alla porta della cappellina. Nessuno prova a contraddirli perché tutti sanno come funziona. Nemmeno la polizia riesce a tenergli testa. Sabato scorso sono arrivati alle 2 di notte e, per farli smettere hanno dovuto sparare dei colpi di mitragliatrice in aria. Ma non è servito a nulla. Dopo che la macchina della polizia ha voltato l’angolo, hanno ripreso gli schiamazzi e la musica a tutto volume sino alle 10 del mattino. Le famiglie vicine, anche se sono infastidite dal rumore e dal chiasso infernale, non dicono nulla: soffrono in silenzio”.
Fernanda e Geani durante una celebrazione domenicale nella cappella della comunità |
Visitiamo altre tre anziani e passiamo dinanzi alla casa dove abitano due gemelle di 14 anni, Fernanda e Geani, che sono molto presenti nella comunità, soprattutto nelle danze liturgiche per l’entrata della Bibbia nelle celebrazioni. Chiamiamo alcune volte e si presenta alla porta la nonna che ci comunica che le ragazzine, nonostante siamo le 11,30, sono ancora a letto. Continuiamo il nostro cammino per arrivare alla casa di Michelle dove Antonio, suo marito, ha preparato il pranzo. Antonio è una persona molto attiva e presente nella comunità. Qualche anno fa è stato operato ad un tumore alla testa. Mentre mangiamo, Michelle è un fiume in piena: non smette di parlare. Mi parla non solo delle problematiche della comunità, dei trafficanti di droga che stanno rendendo impossibile la vita nel quartiere, ma anche di alcune situazioni di famiglie che frequentano la comunità. Inizia a piovere forte, anche perché siamo nella stagione delle piogge. Saluto tutti e sotto l’ombrello, mi dirigo alla casa parrocchiale.
Michelle |
Mentre cammino mi chiedo che cosa possiamo fare. Per certi aspetti abbiamo le mani legate, nel senso che non possiamo affrontare la situazione in modo diretto. Il traffico di droga si sta mangiando molti adolescenti. Quello che mi viene in mente è che, come comunità, il massimo che per ora possiamo fare è lavorare con proposte che possano togliere i ragazzi dal traffico. Con i gruppi giovani stiamo approfittando delle ferie estive – dicembre e gennaio – per fare proposta aggregative, spirituali e culturali. Per domani sera ho convocato alcune giovani coppie che in passato hanno lavorato nella Pastorale Giovanile, per condividere qualche idea, anche perché, delle sette comunità della parrocchia, nessuna è esclusa dal giro dei trafficanti e Sant’Ignazio non è la peggiore. Queste visite quotidiane per le strade delle comunità stanno divenendo un momento fondamentale per conoscere da vicino la comunità, per farmi conoscere e riconoscere dalle persone. In fin ei conti, sono io che celebro l’eucarestia alla domenica e spezzo il pane eucaristico e della Parola con queste persone: devono poter capire da che parte sto e di che sapore è la mia vita.
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