giovedì 18 agosto 2022

DALL’ALTO AL BASSO VERSO L’ALTRO

 



Paolo Cugini

 

“Sono uscito dal Padre e sono venuto al mondo. Ora lascio il mondo e vado al Padre” (Gv. 16,28). Incarnazione: cammino di discesa e salita (identità e differenza). Dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto: Gesù non si è perso. Gesù non si è mondanizzato. La sua presenza nel mondo non si è mondanizzata, nel senso che il mondo non ha avuto la meglio su di lui. Il mondo non lo ha mondanizzato. Al contrario Gesù ha divinizzato tutto ciò che del mondo ha toccato. O meglio, tutta quella parte di mondo che si è lasciata attrarre dalle sue Parole, che ha creduto nelle sue Parole è stata divinizzata. È venuto nel mondo, e disceso ma non per rimanere. Ha innestato un principio di vita, di divinizzazione del mondo.

 (Gv. 15,9-17). Gesù comanda, ordina ai suoi discepoli di amarsi. Gesù sceglie i suoi discepoli e gli comanda di amarsi. Discepolo è colui che ama Gesù e ama gli altri discepoli. Perché un comando di questo tipo? Come si fa ad ordinare, comandare di amare? Gesù sceglie i suoi discepoli, li toglie dal mondo dell’odio, dell’egoismo, dell’invidia, della gelosia. Li toglie dal mondo perché stiano con Lui, perché vivano con Lui, perché facciano esperienza dell’amore, della gratuità della pace, che viene da Lui. “Rimanete nel mio amore” (Gv. 15,9). Non è qualsiasi amore, un amore qualsiasi che i discepoli devono vivere; non è un amore qualunque. Gesù non dice solamente amatevi gli uni gli altri, ma aggiunge come io vi ho amati. Gesù insegna l’amore, la donazione e lo insegna vivendo con loro. I discepoli hanno avuto modo di capire il senso dell’amore di Dio stando con Gesù. Si apprende ad amare gli altri solamente stando con Gesù. Non ci sono altre alternative. Gesù dice queste parole ai discepoli nell’ultima cena, cioè poco prima di morire. Gesù non dà un comando teorico astratto, ma prima di tutto il suo esempio. Gesù dà il comando dell’amore dopo aver trascorso tre anni con i suoi discepoli. Ciò significa che i discepoli ascoltando Gesù, sapevano questa offerta. “Per loro conoscere me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv. 17,19).

Tutto il lavoro di Gesù, per così dire, tutto il suo sforzo è stato la sua consacrazione, la sua fedeltà alla Parola in un rapporto di obbedienza costante al Padre. Lo stesso tipo di lavoro spirituale, interiore lo ha fatto con gli apostoli. E così mentre si consacrava, allo stesso tempo consacrava gli apostoli, perché erano con lui, lo seguivano passo a passo. Gesù ha vissuto questa duplice relazione di consacrazione: con il Padre e con gli apostoli. In questo modo li ha sottratti al mondo per legarli a Dio. Gli ha mostrato il cammino della libertà, che è la perseveranza nella fedeltà alla Parola. Nel mondo da consacrato per essere segno della realtà celeste. Nel mondo da consacrato con la sua Parola: non esiste nessun altro cammino. È chiaro che i cammini spirituali sono tanti come sono tanti gli uomini e le donne. Il cammino di consacrazione, però è unico: lo si fa solamente con la verità che è la Parola. Sicuramente in questo cammino ci entriamo con i limiti, le capacità, la storia, i dati psicologici e biologici. In ogni modo, è la Parola che plasma l’umanità, la trasforma, la santifica, la consacra. E così nel mondo (Kosmo) esiste un pezzo di cielo, esiste un pezzo di eternità, che sta eternizzando, santificando tutta la realtà (Diario 2000). 

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