lunedì 31 agosto 2015

CHE COSA SONO LE COMUNITA' ECCLESIALI DI BASE

IDENTITA’ E CARATTERISTCHE DELLE COMUNITA’ ECCLESIALI DI BASE






Paolo Cugini

  1. Tentativo di definizione
Le CEBs sono piccoli gruppi organizzati intorno alla parrocchia per iniziativa di laici, preti o vescovi[1]. Una CEB non è né un movimento apostolico, né una branca dell’azione pastorale, né una confraternita, né una pia associazione, né un circolo di lavoro, né un gruppo di preghiera. Sotto certi aspetti, non rappresenta nemmeno un’esperienza nuova e specifica. Per cogliere la realtà delle CEBs, ci può essere utile la definizione ufficiale di Puebla e, in seguito, analizzare le considerazioni di alcuni pensatori come Boff, Marins, Betto, Comblin e, infine, sarà importante anche riportare la testimonianza di alcuni agenti pastorali delle CEBs. Sena dubbio è stato il documento di Puebla a dare delle CEBs una definizione ufficiale, che racchiude gli aspetti essenziali di questa esperienza di chiesa:
“La Comunità Ecclesiale di Base, in quanto comunità, unisce famiglie, giovani e adulti. In intima relazione interpersonale nella fede; in quanto ecclesiale è comunità di fede, speranza e carità; celebra la Parola di Dio e si nutre con l’Eucaristia, culmine di tutti i sacramenti; realizza la Parola di Dio nella vita per mezzo della solidarietà e dell’impegno nel comandamento nuovo del Signore, e rende presente e attua la missione ecclesiale e la comunione visibile con i legittimi pastori per mezzo del servizio di coordinatori approvati. E’ di base perché costituita di pochi membri, in forma permanente e a modo di cellula della più grande comunità”[2].

1.1. Cosa dicono i maggiori studiosi delle CEBs?
Anche la maggior parte degli autori, tutte le volte che cercano una definizione delle CEBs, segue lo schema proposto da Puebla, affrontando il significato delle tre parole (comunità. Ecclesiale, base) che designano il fenomeno ecclesiale in questione.
José Marins[3] distingue le comunità dalle masse e dai gruppi. Una massa è costituita da un numero illimitato di persone e, di conseguenza, la sua coesione è debole. Suppone un’autorità forte e non esige che una partecipazione minima; inoltre la sua durata è effimera. Al contrario una comunità è composta da un numero ristretto di partecipanti e la sua coesione è forte. Suppone un’autorità condivisa e una partecipazione attiva di tutti. Mentre il gruppo è per natura transitorio, specializzato, omogeneo e intimo, una comunità, al contrario, è stabile, globale, pluralista e cerca l’amicizia tra tutti i suoi membri, anche se conserva uno spazio di libertà per dei rapporti più prossimi. José Marins sottolinea che il termine comunità non si riduce al concetto sociologico, ma traduce il senso teologico della parola koinonia, della comunità ecclesiale.
 Il termine ecclesiale si riferisce alla motivazione primaria dei membri delle CEBs, cioè la loro fede in Gesù Cristo e al loro desiderio di vivere il suo progetto evangelico in comunione con la chiesa locale e universale. La lettura e la meditazione comunitaria della Parola di Dio sono il mezzo privilegiato per discernere il progetto fraterno e liberatore di Gesù Cristo. In uno spirito profetico, l’impegno del membri delle CEBs vicini ai più poveri è la concretizzazione della loro adesione a questo progetto. La loro fede è celebrata durante l’Eucarestia e sulla base di molteplici espressioni della religiosità popolare.
La parola base è legata al carattere nucleare, familiare e popolare delle CEBs. In questo contesto le persone possono vivere, approfondire e sviluppare la loro esperienza cristiana. E’ il livello ecclesiale più prossimo al popolo semplice. Qui si trovano in germe i diversi aspetti della chiesa di Cristo[4].
Clodovis Boff[5] ha sottolineato che, dal punto di vista teologico, è tutta la chiesa che è comunità. L’aspetto istituzionale è secondario. Le CEBs come comunità formano un legame privilegiato dove la comunione e la fraternità sono vissute. Esse costituiscono una struttura minoritaria situata vicino alle altre. Le CEBs sono capaci d’articolarsi in modo organico con le altre istanze ecclesiastiche. E’ questa una delle loro specificità, che spiega il perché siano state considerate il motore centrale del nuovo modello di chiesa “comunione e partecipazione” o “chiesa popolo di Dio”. Le CEBs si caratterizzano da una parte, quanto alla loro struttura, per la forma comunitaria, dall’altra, quanto al loro spirito, per uno stile partecipativo e impegnato.
Le CEBs sono delle comunità ecclesiali perché in esse si trovano i tre elementi fondamentali della chiesa: la vita di fede, i sacramenti e la comunione fraterna e gerarchica. Il fatto che numerosi martiri siano usciti dalle CEBs testimonia anche la solidità della loro vita spirituale ed ecclesiale.
Boff  utilizza il documento di Medellin per sviluppare la denominazione di base delle CEBs. La CEB è la cellula prima e fondamentale della chiesa, la fonte della struttura della chiesa. Il termine base, in questo caso significa elementare, cellulare e non popolare. Quando si organizzano in forma di rete, le CEBs diventano la struttura cellulare di un nuovo modello di chiesa. Esse operano, tuttavia, all’interno della struttura istituzionale del sistema ecclesiale[6].
Bartolomé Ruiz[7] ha studiato in modo dettagliato il problema delle CEBs. Si è basato sugli studi di Tonnies[8] per tentare di approfondire gli aspetti sociologici e teologici della denominazione comunitaria. Tonnies affermava che una comunità è un’associazione costituita sulla base di legami interpersonali d’affettività, d’amicizia e di confidenza. Si tratta di un’associazione di tipo vitale e organico[9]. Al contrario, una società è un’associazione basata su una decisione razionale e artificiale. In questo caso, si tratta di un’associazione libera, che presenta obiettivi determinati. Dal punto di vista teologico la distinzione sociologica tra comunità e società ha promosso la distinzione tra la chiesa istituzione e la chiesa della base, tra la chiesa gerarchica e la chiesa popolo di Dio. La valorizzazione della comunità ha messo in difficoltà, secondo Ruiz, la forma istituzionale della chiesa. Le CEBs volevano credere in un nuovo tipo di relazioni, dove la dimensione istituzionale sarebbe secondaria, una nuova forma di socialità e di chiesa, dove le relazioni interpersonali sarebbero l’elemento costitutivo. Per i teologi della liberazione la chiesa di base costituisce una rottura, un vero e proprio superamento della chiesa società. Per la teologia ufficiale e per la gran parte della gerarchia, le CEBs significano una forma nuova di funzionamento delle vecchie strutture parrocchiali e diocesane. Secondo Ruiz questo conflitto è anche un conflitto di potere, perché colui che controlla l’immaginario di un gruppo ne controlla anche l’azione. Per Ruiz questo processo di costruzione d’identità delle CEBs, condensato nei tre concetti di comunità, ecclesiale e base, è un paradigma che permette ugualmente di comprendere l’identità di altri gruppi sociali che si costruiscono sulla base dell’interazione tra il simbolico e il reale[10].

1.2. La parola ai protagonisti
Ci sembra importante, in un percorso che tenta di ricostruire storicamente la nascita dell’esperienza delle CEBs, indicandone anche i significati oltre che le principali caratteristiche, dare voce ad alcuni protagonisti, permettendo così l’espressione di quella base, così importante nell’esperienza di Chiesa, che stiamo tentando di descrivere.
Una CEB del quartiere Rangel a Joao Pessoa, nello Stato Paraiba, ha fatto la descrizione delle proprie riunioni in questo modo:
La CEB si riunisce ogni settimana per valutare i propri lavori e per studiare il Vangelo, applicandolo alla vita quotidiana. Anche i giovani e i bambini hanno i loro incontri settimanali. A volte ci riuniamo tra le comunità vicine per favorire l’unione e la vita comunitaria. Sono stati realizzati dei corsi sulla creatività, l’iniziazione cristiana, l’azione comunitaria e la dinamica di gruppo. Sono previsti dei percorsi formativi bimenstrali specifici per gli uomini, in vista del loro impegno nella promozione del bene comune. Un piccolo giornale comunitario è diffuso mensilmente, con la collaborazione degli adulti e, soprattutto dei giovani[11].
Anche le CEBs de Volta Redonda, nello Stato di Rio de Janiero, seguono uno schema di riunione simile.
La gente si riunisce una volta alla settimana in diversi luoghi del quartiere in gruppi di venti o trenta partecipanti. La coordinazione generale delle comunità invia il materiale per guidare gli incontri. Si parte da un fatto reale della vita locale che suscita delle discussioni che cercano di comprendere la situazione e le sue cause. In seguito viene proposta una lettura della Bibbia accompagnata da altre domande per tentare di cogliere il progetto di Dio. Infine, cerchiamo assieme delle piste d’azione per affrontare le sfide del presente[12].
Altra testimonianza significativa è quella di una CEB della zona rurale di Tanque do Chao, nell’interno del Nordest brasiliano:
Le nostre riunioni hanno luogo al sabato o alla domenica e comprendono dei canti, delle preghiere, la lettura del Vangelo e la riflessione su ciò che ascoltiamo. In seguito verifichiamo i servizi assunti dalla comunità, cercando di capire che cosa dobbiamo fare. Ciascuno parla dei propri bisogni e offre suggerimenti per il lavoro comunitario. Non abbiamo mai una settimana senza lavoro comunitario. Tutti vedono molto bene il legame tra lavoro e vangelo. Il dirigente della riunione prepara il testo evangelico secondo l’orientamento della parrocchia[13].
I 700 delegati delle CEBs della regione Ovest della CNBB riuniti a Miranda nel Mato Grosso, nell’ottobre 2001, presentavano le CEBs come un cammino comunitario centrato sulla Parola di Dio, l’eucarestia e l’impegno per la trasformazione della società a partire dai poveri e dagli esclusi. Sottolineavano, soprattutto, l’importanza di aiutare la chiesa con la loro missione. Obiettivo di questo cammino consiste nell’assimilare quella spiritualità e quella mistica che riesce ad attingere la società per imprimere cambiamenti significativi nell’ordine della giustizia e della pace. L’unione tra la preghiera e la lotta corrisponde al modo specifico delle CEBs di vivere l’esperienza della fede[14].



[1] Cfr. F. BETTO, O que è a comunidade eclesial de base, p. 7
[2] Documento finale del CELAM a Puebla, n 641.
[3] J. MARINS, Las comunidades eclesiales de base em Puebla, in EQUIPO SELADOC, Puebla, Salamanque, 1981 p. 209-222.
[4]Cfr.  Ivi,  p. 213.
[5] C. BOFF, Estatuto eclesiologico das CEBs, in: Y. LESBAUPIN, As CEBs em questao, Paulinas, San Paolo 1997, p. 178-184
[6] Cfr. Ivi, p. 181
[7] C.M.B. RUIZ, A força transformadora social e simbolica das CEBs, Vozes, Petropolis 1997
[8]Cfr.  F. TONNIES, Comunità e società, Laterza, Bari 2011
[9] Cfr. Ivi, p. 73s
[10] Cfr. B.RUIZ, A Força transformadora social e simbolica das CEBs, cit. p. 93-107.
[11] Testimonianza che si trova in SEDOC, n 7/81 1975, col. 1115.
[12] In SEDOC 9/96, 1976, COL. 547-548.
[13] In SEDOC, 11/115, 1978, COL. 277.
[14] Cfr. Carta às comunidades – 3 encontro ds CEBs do regional Oeste 1.

martedì 18 agosto 2015

GLI INIZI DELLA LETTURA POPOLARE DELLA BIBBIA IN BRASILE: L'APPORTO DI CARLOS MESTERS


Paolo Cugini

L’aspetto centrale dell’esperienza delle CEBs, centrale nel senso di punto di riferimento per tutto il lavoro svolto nella comunità, è senza dubbio il circolo biblico e, in modo particolare, lo specifico metodo di lettura della Bibbia messo a punto nel corso degli anni, vale a dire la lettura popolare delle Bibbia. Come la riflessione sul significato dell’apporto politico delle CEBs ha avuto in Frei Betto il suo principale mentore, anche se chiaramente non l’unico, lo stesso si può dire per Carlos Mesters[1] per quanto riguarda la riflessione biblica all’interno delle CEBs. Fin dagli anni ’60 i circoli biblici si espandono in tutte le CEBs presenti sul territorio: la Bibbia diventa il primo strumento formativo dei poveri. Fin da subito, si percepisce l’esigenza da parte degli agenti di pastorale di mettere a disposizione dei circoli biblici un materiale in grado di agevolare la lettura della Bibbia, tenendo conto dello specifico cammino delle CEBs. Molti fattori hanno contribuito perché si giungesse ad uno specifico tipo di lettura della Bibbia nelle CEBs, sistematizzato gradualmente e che in seguito ha preso il nome di Lettura Popolare della Bibbia (LPB).

·         Il primo contributo viene dalla Gioventù Operaia Cattolica (JOC). Il metodo Vedere, Giudicare, Agire portò un nuovo modo di vedere e considerare l’azione di Dio dentro la storia. Prima di cercare di sapere che cosa Dio dice, si cercano di ascoltare i problemi del popolo, la su situazione concreta. In seguito, con l’ausilio del testo biblico, si cerca di giudicare questa situazione. Si cerca di far in modo che la Parola di Dio non venga dalla Bibbia, ma viene dai fatti illuminati dalla Bibbia. E sono questi che portano ad agire in modo nuovo. E’ questo il metodo Vedere, Giudicare, Agire.

·         Il Concilio Vaticano II e il documento Dei Verbum consacrò per la chiesa il nuovo modo d’intendere l’zione rivelatrice di Dio. Dio parla oggi attraverso dei fatti e delle persone. Noi riusciamo a scoprire la sua parola con l’aiuto della Parola di Dio,     Il colpo di stato militare del 1964 è stato un evento centrale nel cammino del Brasile e mostrò che il lavoro di coscientizzazione che stava avvenendo nelle basi era imperfetto. Emerse allora la necessità di un lavoro più capillare, che rispettasse maggiormente la cultura e i tempi del popolo, soprattutto dei poveri.

I circoli biblici furono uno strumento privilegiato che rispondevano a questa nuova sensibilità: la loro rapida espansione fu il segno che si stava andando per la strada giusta. Mesters caratterizza la lettura biblica sorta a partire dagli anni ’60 nelle CEBs a partire da tre aspetti fondamentali:

La libertà: è resa possibile quando la bibbia viene letta insieme all’impegno in lotte per la costruzione di un mondo più giusto e solidale. Altro fattore che facilita la lettura come cammino di libertà, è il legame che le persone del circolo biblico fanno tra le loro storie e l’evento narrato dal testo biblico. Questa capacità richiede chiaramente una buona conoscenza dei testi biblici[2];
Familiarità: è un elemento fondamentale nel cammino della comunità nella quale le persone creano un clima familiare, di conoscenza reciproca, che permette l’apertura, la condivisione, il riconoscimento del parallelismo tra la vita della comunità e la storia d’Israele[3];
Fedeltà: le persone delle CEBs, impegnate nella lotta per la trasformazione della società, cercano di essere fedeli a ciò che scoprono nel testo biblico che illumina la loro vita, che dà senso alla loro lotta, e non fedeli al senso che il testo ha in se stesso, in una lettura storico-critica. “La fedeltà con la quale il popolo inizia a praticare la parola è scomodo e provoca conflitti”[4].
Se è vero che secondo Mesters questi tre elementi nel cammino di lettura popolare della bibbia sono fondamentali, è altrettanto vero che il più importante è la familiarità, perché impedisce che la Bibbia rimanga un testo del passato, che racconta storie passate senza legame con la vita presente, impedendo soprattutto che: “il fondamentalismo, sia di origine carismatica che dei movimenti di liberazione, si appropri della libertà e uccida in noi la fedeltà”[5].

Dentro questi tre aspetti – libertà, familiarità, fedeltà – Mesters trova un insieme composto di Bibbia-realtà-comunità. Pel lui è la novità, l’originalità di un metodo che le persone della base delle comunità hanno portato per l’interpretazione della Bibbia in Brasile, nonostante le differenze dei vari luoghi di un paese così vasto. Si tratta del legame della riflessione biblica con la vita della comunità e con la realtà più ampia, perché: “la preoccupazione principale del popolo non è interpretare la Bibbia, ma interpretare la vita con l’aiuto della Bibbia”[6].

Il triangolo ermeneutico della lettura popolare della Bibbia
La lettura che era in andamento nelle comunità, secondo Mesters, si caratterizzava per il popolo che: “stimolato dai problemi della realtà (pre-testo), cerca una luce nella Bibbia (testo), che è letta e approfondita nella comunità (con-testo). Il pre-testo e il con-testo determinano il “luogo” da dove si legge e interpreta il testo”[7]. Questi tre elementi – pre-teto, testo e con-testo- sono i cardini centrali del metodo della lettura popolare della Bibbia. Quando la Bibbia, la comunità e la realtà sono interconnesse, la Parola di Dio diviene un rinforzo, un motivo di speranza, di coraggio e aiuta a vincere pian piano la paura[8].
Mesters costatò che l’esegesi scientifica, con l’appropriazione dei metodi storico-critico, letterario e filologico, non erano in sintonia con le letture che le persone della base delle comunità realizzavano. Per lui, questi metodi scientifici portarono un grande contributo allo studio della scienza biblica, ma erano accessibili solo agli eruditi che avevano grande difficoltà di trasmettere i risultati delle loro ricerche per la maggior parte delle persone[9]. Mentre gli esegeti interpretano il senso che il testo biblico ha in sé, per cercare di salvare l’ortodossia, l’obiettivo dell’interpretazione biblica realizzata dai poveri consiste nel percepire il significato del testo per la loro vita e che cosa Dio dice per mezzo di questi testi. Di conseguenza, la preoccupazione dei poveri delle CEBs non è con l’ortodossia, ma con l’ortoprassi[10].

Sempre nella direzione del confronto tra il metodo esegetico e quello della lettura popolare della Bibbia, Mesters afferma che: “l’esegesi segue il metodo della coerenza e del raziocinio, segue una logia rigida di coerenza nelle sue idee; è un metodo riflessivo, che mette al primo posto l’obiettività e l’esattezza dei concetti. Nella ricerca del senso storico letterale della Bibbia, è questo il metodo che dev’essere usato”[11].
Il metodo utilizzato dal popolo differisce notevolmente da quello esegetico perché: “non mette al primo posto la coerenza interna e neanche il raziocinio, ma si avvicina di più al metodo delle libere associazioni delle idee. La gente parla liberamente associando idee, testi, fatti e situazioni conforme sorgono nel pensiero, senza che si veda necessariamente un nesso logico”[12].
Secondo l’opinione di Mesters l’esegesi ha provocato una rottura tra il presente dei lettori che leggono il testo oggi e il testo che è rimasto nel passato. L’esegesi ha “buttato” il testo biblico nel passato, nel contesto storico e letterario nel quale è nato. Per non essere errata l’interpretazione della Bibbia deve integrare tre dimensioni: la vita del popolo, la scienza esegetica, la fede della chiesa. “La nuova visione della Bibbia che stava sorgendo nelle comunità popolari e dalla vita, suscita nuovi meccanismi e metodi d’interpretazione, che entrano in conflitto con i metodi anteriori e li criticano profondamente, mostrandone i loro limiti […] I nuovi sono mezzi per far nascere il fiore dal germoglio, facendo in modo che appaia la nuova visione, presente nella pratica in andamento; facendo anche in modo che la teoria che nasce da questa pratica diventi a sua volta uno strumento critico per orientare meglio la stessa pratica”[13].

Mesters ha sistematizzato e articolato la teoria del triangolo ermeneutico per esprimere una visione nuova della pratica interpretativa, con elementi presi in prestito dalla filosofia[14], con la collaborazione del filosofo Domingos Fragoso. Il triangolo è composto dagli angoli del pre-testo, testo e con-testo, che nella pratica interpretativa popolare sono interconnessi. Le comunità concretizzano una maniera d’interpretare la Bibbia dove la realtà vissuta dalle persone passa ad essere il punto di partenza nella lettura e nell’interpretazione del testo biblico. Il testo non viene più letto fine a se stesso, ma come strumento dell’azione trasformatrice della comunità. I tre criteri basici per l’interpretazione (pre-testo, testo e con-testo) sono per Mesters imprescindibili in una interpretazione biblica popolare, che tenga conto dei gravi problemi che coinvolgono il popolo. Il testo è la parola scritta nella Bibbia, il con-testo è la vita di fede della comunità, che legge e interpreta il testo, e il pre-testo è la realtà formata dalle situazioni, sociale, politica ed economica, nella quale la comunità è inserita e dentro della quale legge il testo biblico. Ognuno di questi criteri ha una sua funzione nella pratica dell’interpretazione biblica, ma sono articolati fra di loro in modo dinamico. Il processo d’interpretazione può iniziare da ognuno dei tre aspetti, dipende solo dalla situazione, dalla storia, dalla cultura e dagli aspetti della comunità o del gruppo[15]. L’importante è non dimenticare nessuno dei tre criteri, che insieme hanno in vista lo stesso obiettivo: condurre il popolo a conoscere meglio la loro realtà presente e ascoltare gli appelli di Dio dentro questa realtà. Il circolo biblico così inteso non diviene un momento separato dalla vita per approfondire un testo del passato ma, al contrario, diviene strumento per una migliore inserzione nella realtà e nella vita presente. La mancanza di contributo del pre-testo, corrompe il con-testo e fa in modo che il testo non riesca a contribuire alla liberazione dei suoi lettori. Il grande rischio che spesso avviene nei circoli biblici è che: “il proprio testo biblico cominci ad essere assolutizzato e mistificato e li conferma nella loro lettura alienata, lontani dalla realtà e dalla vita”[16].

D’altro canto se teniamo conto solamente della conoscenza critica della realtà di oggi e non del testo biblico, la gente può abbandonare la Bibbia come un libro che non serva a nulla. “Leggere la Bibbia a partire dai poveri esige che si scoprano e analizzino le cause che generano la povertà, cause sociali, politiche, economiche e ideologiche. Qui non si tratta di una lettura riduzionista della Parola di Dio. Non si riduce nulla. Al contrario! Si aumenta l’angolo di visione, includendo ciò che prima non era considerato. L’interpretazione smette di essere spiritualista e alienata e passa ad illuminare le situazioni concrete della vita del popolo”[17].

Secondo Mesters la ricerca e l’analisi della realtà sono necessarie come elementi d’interpretazione della Parola di Dio affinché le persone possano comprendere che le loro vite e del loro gruppo non esistono e non possono esistere separate dalle altre persone e che non è possibile trasformare la vita del gruppo senza che si attacchino le cause del malessere che si trova nel mondo. Si comprende molto come una simile impostazioni conduca lentamente e progressivamente a fare in modo che i partecipanti del circolo biblico assumano una coscienza critica sulla realtà circostante. L’impegno politico dei militanti delle CEBs nasce ed è alimentato dalla lettura popolare della Bibbia. “La Bibbia da sola non funziona e non apre gli occhi; ciò che apre gli occhi è il con-testo e la comunità dove loro s’incontrano”[18].

Secondo Mesters è la comunità, il con-testo, il luogo dove avviene la lettura della Bibbia. “Il libro che s’interpreta è il libro della comunità; il significato che si cerca è il significato della comunità; il compito da interpretare è il compito della comunità”[19]. La stessa Bibbia è un libro costruito in comunità, un libro fatto in mutirao (insieme), usando un’espressione cara al popolo baiano. Se la comunità è il contesto nel quale avvien l’interpretazione del testo, ciò significa che i poveri sono il nuovo soggetto ermeneutico. Per loro, solamente dentro la vita di sofferenza e all’interno del cammino di liberazione, è dove s’incontra la chiave della Bibbia che può dare un nuovo supporto e un nuovo destino alla scienza esegetica[20]. Se la pratica dell’interpretazione della Bibbia è comunitaria ciò significa che tutte le persone partecipano attivamente, e non solo gli specialisti, gli esegeti, i teologi, preti o vescovi. Ogni persona della comunità apporta il proprio contributo affinché si dia il processo d’interpretazione.
 Da queste riflessioni di Mesters si comprende molto bene come il processo di democratizzazione delle stile della chiesa messo in atto nei circoli biblici delle CEBs, abbia lentamente creato uno stile, un modo nuovo di essere chiesa, nel quale tutti si sentono protagonisti del cammino e delle decisioni prese al suo interno. Sempre in questa direzione si comprende quanto la lettura popolare della Bibbia abbia influito nella formazione di una coscienza politica, che ha profondamente inciso il tessuto sociale del Brasile.

La rilettura biblica: momento fondamentale del metodo di lettura popolare della Bibbia
L’utilizzazione della Bibbia per comprendere la realtà contemporanea è uno strumento letterario della rilettura biblica. Se il triangolo ermeneutico è la teoria principale dell’ermeneutica di Mesters, la rilettura biblica è l’asse centrale della sua interpretazione teologica della Bibbia[21]. Mesters compara la lettura biblica che stava sorgendo nelle comunità con l’esegesi spirituale dei padri della chiesa dei primi secoli del cristianesimo[22]. In quell’epoca i padri della chiesa cercavano il significato che lo Spirito oggi offre al suo popolo. Inoltre, Mesters confronta il mondo con il quale le comunità primitive guardavano all’Antico Testamento come a uno specchio, nel quale leggevano e interpretavano quello che succedeva nel presente. E’ questo ciò che Mesters intende affermare quando parla di rilettura biblica: “E’ il nome che si dà ad un fenomeno letterario molto frequente nella Bibbia, nel quale si riutilizzano testi antichi dei libri biblici, già esistenti, nella composizione dei libri più recenti della stessa Bibbia, conferendo così a questi testi antichi un significato nuovo. Lo studio di questo fenomeno è uno dei cammini più appropriati per giungere sino alla radice della Bibbia e incontrare un risposta alle domande che ci poniamo: che cosa la Bibbia dice di se stessa? Come vuole essere letta e interpretata?”[23].

Secondo Mesters, una delle caratteristiche principali della Bibbia è la coscienza che il popolo biblico ha del suo passato e di stare a lui vincolato. Senza il passato non sarebbe stato possibile per il popolo comprendere l’ambito dell’ora presente nel quale viveva, e nemmeno la speranza che lo faceva camminare per il proprio futuro. “Con grande fedeltà e libertà gli autori della Bibbia componevano sempre quadri nuovi con tradizioni e testi antichi in vista di nuove situazioni […]. Ora il fenomeno indicato come rilettura biblica è l’espressione letteraria di questo revisionismo continuo, di questa rilettura o reinterpretazione ininterrotta, non tanto di un testo antico, ma della vita sempre nuova; reinterpretazione fatta alla luce della fede, con l’aiuto dei testi antichi”[24].
Nel contesto dell’Antico Testamento Mesters cita undici storie della salvezza, per esemplificare riletture fatte in quel tempo, di storie di Dio con le persone, tenendo l’Esodo come evento fondante. Per Mesters queste riletture fanno parte della sintesi storica dello Javista, Eloisata, Deuteronomista, Deutero-isaia, Scitto Sacerdotale, Pentateuco, Cronista, Salmi storici, Settanta, Ecclesiastico 44-50, Sapienza 10-19. In relazione al Nuovo Testamento Mesters sostiene che sia una rilettura globale dell’Antico Testamento[25].

Dietro al fenomeno letterario della rilettura biblica si nasconde e si rivela una determinata visione della vita e della storia. E’ l’espressione dell’uso che generazioni posteriori fanno del proprio passato e della propria storia in vista del loro presente. E’ la manifestazione della coscienza costante del popolo che si esprime in quattro modi[26]:
·         Coscienza della continuità della storia;
·         Relativizzazione del passato in funzione del valore assoluto posseduto nel presente come certezza della fede;
·         Preoccupazione di presentare modelli di azione che provochino il cammino del popolo verso il futuro;
·         Desiderio di essere fedele, nonostante tutte le resistenze e difficoltà incontrate nel cammino.

Nella Bibbia il passato non era visto come valore assoluto, ma come relativo e funzionale; il passato valeva solamente in quanto rivelava una relazione o funzione in vista di una miglior comprensione del presente. A questo punto dell’analisi, Mesters si chiede: qual era l’obiettivo dell’uomo biblico che si serviva di criteri di relativizzazione del passato? La risposta secondo lui è molto chiara, vale a dire, la certezza assoluta che Dio è con noi nel nostro cammino. “E’ la coscienza gratuita (grazia) che lo stesso Dio che orientò la vita del popolo nel passato, continua orientando oggi la vita dello stesso popolo […]. Non è il passato che dà valore a Dio, ma è Dio percepito come presenza attuale, che dà valore e significato al passato. E’ la riscoperta della presenza di Dio nel presente che dà gli occhi certi per compiere la rilettura del passato vissuto con Lui, e che offre gli occhi certi per fare oggi l’interpretazione del significato che la Bibbia ha per noi”[27].
Sono questi i motivi che conducono Mesters, in diversi occasioni, ad estendere le proprie critiche nei confronti dell’esegesi per aver creato un abisso molto profondo tra il passato e il presente, tra la rivelazione e la vita, tra il soggetto della fede e il soggetto che crede. La ricerca esegetica non ha bisogno di ricostruire il passato biblico nel modo più esatto possibile, ma deve soprattutto scoprire la visione che l’autore biblico aveva sulla vita, sulla storia e sul futuro; quale messaggio voleva comunicare ai suoi contemporanei, quale impegno aveva con la vita, quale incidenza critica di questo passato sul presente era vissuto, e quale prospettiva del futuro apriva per mezzo i quella descrizione del passato[28].





[1] Carlos Mesters (1930-) è di origine olandese e arrivato in Brasile all’età di 17 anni con i carmeliti. Dopo il dottorato al Biblico in Gerusalemme, tornò in Brasile per dedicarsi all’accompagnamento biblico nelle CEBs di tutto il Paese. Nel 1978, assieme ad un gruppo di collaboratori, fonda il CEBI – Centro di Studi Biblici – che diverrà un centro di produzione di sussidi biblici e di corsi di formazione biblica attivo ancora oggi. Alcune delle principali opere di C. MESTERS: Por trás das Palavras, Petrópolis, Vozes, 1974, ID., Flor sem defesa, Petrópolis, Vozes, 1983, ID.,   Seis dias nos porões da humanidade. Petrópolis, Vozes, 1977, ID., A leitura da Bíblia em algumas comunidades de base no Brasil, em Concilium 158, 1980/8, p. 51-58, ID., O profeta Elias. Inspiração para hoje REB/30 ( 1970), p. 590-617, O Projeto ‘Palavra-Vida’ e a leitura fiel da Bíblia de acordo com a Tradição e o Magistério da Igreja, in REB/ 49 (1989), p.661-673.

[2]Cfr.  C.MESTERS, Flor sem defesa, cit. P. 134s
[3] Ivi, p. 142
[4] C. MESTERS, O que me vai no coraçao, in RIBLA, 50, Vozes Petropolis 2005, p. 27
[5] Ivi, p. 28.
[6] C. MESTERS, Um vento novo começa a soprar: por trà da palavra, p. 37.
[7] Ibidem.
[8] Cfr. Cfr.  C.MESTERS, Ecclesiologia das Comunidades ecclesiais de base, Paulus, Sao Paulo 1978, p.308
[9]Cfr. C. MESTERS, Flor sem defesa, cit. P. 126-128
[10] Ivi, p. 192
[11] Ivi, p. 126-127
[12] Ibid.
[13] C. MESTRS, Flor sem defesa, cit. P. 363.
[14] La notizia sta in : I.A. FELIX, Anseio por dançar diferente. Leitura popular da Biblia na otica da hermeneutica feminista crticia de libertaçao, Tesi di dottorato Faculdade de Humanidade e direito, Sao Bernardo do Campo 2010, p. 57.
[15] Per questa analisi cfr. I.A. FELIX, Anseio por dançar diferente, cit. P. 58-59.
[16] C. MESTERS, O projeto Palavra-Vida, e a leitura dfiel da Biblia de acordo com a tradiçao e o magisterio da Iggreja, em RIBLA 3 (1989), Vozes, Petropolis  p. 81
[17] Ivi, p. 57.
[18] W.C.DE ANDRADE, (Org.),O codigo genetico das CEBs,  p115
[19] C.MESTERS, Balanço de 20 anos: A Biblia lida pelo povo na atual renovaçao da Igreja Catolica do Brasil, 1964-1984 CEBI, Sao Leopoldo 1988, p. 14
[20] C. MESTERS, Paraiso terrestre: saudade ou esperança, Vozes, Petropolis 1987, p.193
[21]Cfr. I.A.FELIX, Anseio por dançar diferente, cit. P. 67.
[22] Cfr. C.MESTERS, flor sem defesa, cit. P. 175.
[23] C.MESTERS, Por tràs da Palavra, cit. P. 91.
[24] Ivi, p. 92-93.
[25] Cfr. Ivi . 100-101.
[26] Ivi, p. 104.
[27] C. MESTERS, Ivi, p. 110.113.
[28] Cfr. Ivi, p. 103.