domenica 2 novembre 2025

Oltre i confini: una teologia dai margini

 




Paolo Cugini

 

 

Nella lunga storia della teologia cristiana, il tema dei confini ha sempre avuto un ruolo centrale. Si è discusso di limiti dottrinali, di paletti esistenziali e di barriere che dividono il “dentro” dal “fuori”, creando una sorta di recinto rassicurante per la fede e la comunità. Tuttavia, oggi più che mai, la Chiesa e ogni credente sono chiamati a ripensare questi confini, a interrogarsi su cosa significhi realmente vivere e fare teologia dai margini, partendo dagli ultimi, dagli esclusi, da coloro che abitano le periferie dell’esistenza.

Le tradizioni, le norme e i dogmi costituiscono i margini dottrinali, offrendo identità e sicurezza. Eppure, la fede non può essere una semplice difesa del già noto; necessita di apertura, di dialogo e di coraggio. Superare questi confini non significa rinnegare la propria fede, ma vivere la tensione tra radicamento e novità, tra fedeltà e cambiamento. È un percorso che richiede discernimento e disponibilità a confrontarsi con domande e inquietudini che arricchiscono la comunità e la spingono verso una maturazione continua.

Oltre ai margini dottrinali, esistono quelli esistenziali, forse ancora più sfidanti. Sono le periferie della vita, abitate da chi è escluso, emarginato, dimenticato. Fare teologia in questo contesto significa non limitarsi a parlare “di” chi sta ai margini, ma “con” e “tra” loro. L’incontro con le storie di chi vive l’esclusione diventa fonte di interrogativi profondi e di cambiamento. Come ricorda don Milani: “Sortirne da soli è l’egoismo, sortirne insieme è la politica.” La teologia dai margini è una teologia incarnata, che si sporca le mani e che si lascia interrogare, cambiare e rinnovare dall’altro.

Rileggere il Vangelo a partire dai margini significa scoprire una Buona Notizia che non si accontenta di confortare chi già sta bene. Il Vangelo, così reinterpretato, diventa voce di chi non ha voce, speranza per chi è disperato, pane per chi è affamato. Papa Francesco invita la Chiesa ad “avere l’odore delle pecore”: un’immagine potente che richiama la condivisione reale della vita di chi è ai margini. È in questo incontro che la fede si rinnova, la dottrina si apre e la comunità si rigenera, diventando segno autentico di un amore che non conosce barriere.

Oltrepassare i confini, siano essi dottrinali o esistenziali, comporta rischi e incertezze. Tuttavia, è proprio sui margini che la teologia riscopre la sua forza profetica e la sua autenticità. Solo abitando i margini, ascoltando e camminando insieme agli esclusi, la comunità cristiana può essere fermento di novità e segno di un amore che rompe ogni barriera. Ai confini, là dove la vita sembra interrompersi, si aprono nuovi orizzonti di speranza e di fede. Il futuro della teologia cristiana passa da un dialogo sincero con i margini: non solo ascoltandoli, ma vivendoli, attraversandoli e abitando le periferie del mondo e del cuore. È una sfida che interpella la Chiesa e ogni credente, invitando tutti a uscire dai recinti delle proprie sicurezze per incontrare il Vangelo nella sua forma più pura e radicale: quella che nasce e cresce ai margini, dove il cielo incontra il mare e si aprono nuove strade di senso e di salvezza.

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