sabato 10 febbraio 2024

LE PERPLESSITA’ DI KEPLERO. La difficoltà di pensare in modo diverso

 




 

Paolo Cugini

 

Nei diari di Giovanni Keplero (1571-1630), il famoso matematico e astronomo tedesco del XVII secolo, incontriamo narrato il cammino che lo studioso compì per arrivare a descrivere in modo matematico, i movimenti dei pianeti, assiemi a quelli del sole e della terra. Circa un secolo prima, Nicolò Copernico aveva sostenuto che non era il sole a girare intorno alla terra, ma bensì il contrario. Erano gli inizi di quel modo nuovo di vedere il cielo, che avrebbe causato quello che in seguito è stata definita la rivoluzione copernicana. In questa nuova visione del mondo l’uomo non è più il centro del cosmo, ma un puntino nell’infinito. Si passa così, come ci ricorda il pensatore russo naturalizzato francese Alexander Koyré, dal mondo chiuso all’universo infinito. Come sappiamo ci sono voluti parecchi decenni prima di accettare questa nuova visione del mondo. La difficoltà principale derivava dal fatto che si era sempre pensato in un unico modo, rafforzato sia dalla lettura metafisica che la filosofia aristotelica aveva proposto al sistema geocentrico, sia dall’interpretazione della Chiesa che vedeva nel sistema geocentrico in riferimento alla posizione astronomica proposta dal testo Sacro. In questa prospettiva, l’eliocentrismo di Nicolò Copernico (1473-1543) sembrava un affronto sia all’autorità culturale da tutti riconosciuta come infallibile, cioè Aristotele, ma soprattutto sembrava un colpo basso nei confronti dell’autorità della Chiesa. Sappiamo quanto ha sofferto Galileo Galilei (1564-1642), sostenitore della teoria eliocentrica di Copernico, a causa delle accuse della Chiesa, che non s’importava della metodologia sperimentale adottata da Galileo per dimostrare scientificamente le sue posizioni, ma era tutta preoccupata di quello che comportava in fatto di credibilità la nuova impostazione eliocentrica che contraddiceva quanto scritto nella Bibbia.

Keplero sin da giovane sosteneva la teoria eliocentrica di Copernico. Attraverso le su osservazioni aveva intuito la presenza di una forza (di gravità) emanata dal sole che attirava i pianeti e li manteneva nell’orbita. Nonostante avesse avuto la possibilità di attingere ai calcoli astronomici del più importante astronomo del tempo, vale a dire Tycho Brahe (1546-1601), non riusciva a far collimare questi calcoli con le orbite circolari dei pianeti. Non riusciva, per sua stessa ammissione, perché non riusciva a pensare queste orbite al di là dello schema astronomico aristotelico, assimilato sin dall’infanzia e che durava da quasi due millenni. Siamo agli inizi del 1600, il clima politico-religioso era già piuttosto teso e sarebbe esploso nel 1610 nella guerra dei Trent’anni, una delle guerre più lunghe e sanguinose della storia europea. Esporsi sul tema che era divenuto così delicato come l’astronomia, significava schierarsi. Keplero era protestante, Galileo cattolico: entrambi sostenevano la tesi copernicana. Per loro l’autorità in campo scientifico e, quindi, l’ultima parola non doveva essere lasciata all’autorità religiosa o alla Sacra Scrittura, ma al metodo sperimentale che passava attraverso l’osservazione che comprovava o negava le ipotesi.

Da quello che lo stesso Keplero riporta nei diari, già all’inizio del 1600, l’astronomo e matematico aveva intuito che la forma delle orbite non poteva essere circolare, come da sempre si era pensato, ma qualcosa di differente, che andava pensato. Questo era il problema: pensare qualcosa di diverso da quello che la Tradizione da sempre pensava. Sarà solo verso il 1604 che Keplero avrà il coraggio di pensare un movimento orbitale diverso da quello circolare: l’ellisse. Per sua grande meraviglia ed enorme entusiasmo su questo nuovo modello geometrico i conti matematici di Tycho Brahe tornavano a pennello. Interessante è annotare che, lo stesso Tycho Brahe era contro la teoria eliocentrica di Copernico, come del resto lo era il grande astronomo Michael Maestin (1550-1631), mentore di Keplero. Viene da dire: era davvero difficile pensare in modo diverso in un mondo in cui tutti pensavano allo stesso modo e pensare diversamente significava rischiare la vita. Sappiamo, infatti come andò finire a Galileo Galilei che, per aver sostenuto la tesi copernicana, finì per 16 lunghissimi anni nelle carceri vaticane. Ci sarebbe da aprire una riflessione sul senso di un’istituzione religiosa che si richiama al Vangelo e lo nega con delle scelte a dir poco discutibili. Lasciamo perdere.

Perché è importante questa storia? Perché ci fa capire la grande pressione che le idee veicolate dal potere politico o religioso che sia, esercitano su di noi, al punto da non permetterci di “vedere” la realtà così com’è, ma solo come appare a chi ce la impone. Pensare in modo diverso, disobbedendo all’imposizione del potere, non è facile: è qualcosa di geniale, come lo è stato Keplero o Galileo. Per avere il colpo di Genio occorre avere il coraggio dia andare contro l’istituzione, che farà di tutto per soffocare la diversità di opinione. Periste nella ribellione solamente colui che ha capito che la verità sta altrove e che l’istituzione ha paura della novità, perché può destabilizzarla. Continua il cammino solamente chi ha intravisto la realtà e desidera comunicarla agli altri. Lotta contro l’istituzione oppressiva solamente chi è sicuro di aver intravisto la verità come dato che si trova agli antipodi della verità passata dalla Tradizione. Ci sono voluti quasi due millenni per vedere in modo diverso il cielo, nonostante il grande astronomo Aristarco (310-230 a.C.) lo avesse già affermato. Abbiamo bisogno del coraggio e della spregiudicatezza di qualche genio per aiutarci a vedere le cose così come sono e liberarci dalla schiavitù del pensiero unico che ci rende ottusi e ciechi. 

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