Paolo Cugini
Capire Maria, il senso della sua
presenza nella storia della salvezza, al di là delle fantasie religiose, delle
devozioni devianti, che la collocano su di un piedistallo idolatrico, è forse
una delle grandi sfide della Chiesa oggi. E allora chi è Maria? Ci viene spesso
presentata dalla spiritualità popolare come la donna del si, come colei che i è
messa umilmente a servizio della volontà del Signore, che si è piegata al suo
volere. Maria, in questo modo, diviene immediatamente il prototipo della
perfetta donna di casa, tutta dedita alla famiglia, devota al marito,
instancabile lavoratrice, attenta all’educazione dei figli. Forse, però, per
fare questo, per avere un simile modello culturale, tipicamente Occidentale,
marcato da un maschilismo e un paternalismo di fondo, non era necessario
scomodare la Madre di Dio. Certamente Maria pronuncia un sì importante a Dio,
dando la disponibilità al suo progetto, che lei accetta e assume liberamente.
Allora è a questa libertà che bisogna guardare, e cioè a che cosa c’è dietro alla
scelta libera d Maria di seguire il Signore. Probabilmente troviamo una serie
impressionante di no la cui espressione diviene comprensibile a partire dal
testo del Magnificat, che la Tradizione gli pone in bocca nel momento
dell’incontro con la cugina Elisabetta. Nel testo del Magnificat, infatti,
incontriamo una serie impressionante di affermazioni che testimoniano un no
chiaro di Maia alla proposta arrogante e violenta del mondo, all’ingiustizia
provocata da un modo disuguale di considerare i beni terreni. Nel Magnificat,
più che una donna sottomessa, appare una donna forte, che prende posizione, che
dice quello che pensa, che non ha paura di schierarsi contro i potenti della
terra.
Questi no di Maria alla proposta del
mondo sgorgano da un cuore innamorato del Signore, che conosce la sua storia
d’amore per l’uomo e la donna, che non dimentica, che non si lascia illudere
dalle lusinghe del mondo. Per questo motivo Maria è anche la donna della
memoria, che fonda la storia presente, il momento presente a partire dalla
storia passata, da quello che Dio ha fatto per il suo popolo, di come è
intervenuto nella storia sempre a favore dei poveri e degli affamati. E’ il no
di Maria alla logica della forza e della prepotenza che nel corso dei secoli ha
diviso i popoli, ha saturato il piano di Dio, creando un piccolo gruppo
elitario che domina sulla moltitudine di poveri. Maria nel Magnificat dice no a
questa logica di sopraffazione per affermare il suo sì al disegno del Padre, il
suo sì alla logica della giustizia e della fratellanza tra i popoli. Per
giungere a pensare simili cose, per giungere ad una simile profondità di
vedute, per cogliere tato a fondo il senso della storia così come la pensa Dio,
è necessario essere persone attive, che non si accomodano agli schemi del mondo
che, quindi contestano l’ordine stabilito.
Diviene allora necessario ripartire da qui, da
queste considerazioni per ripensare la spiritualità mariana che è tutto fuorché
un invito alla passività. Ripartire da queste considerazioni anche per ripensare
la spiritualità in generale, capire che la vita in Cristo non è un’uscita dal
mondo, dai problemi del mondo, ma al contrario una piena immersione in esso. La
vocazione dei cristiani, come si vede bene in Maria e come ci ricorda san Paolo
nelle sue lettere, ha come obiettivo quello di trasformare il mondo dal di
dentro, lasciando prima di tutto che lo Spirito trasformi la propria vita. Vita
spirituale, così come Maria la prima discepola del Signore c’insegna, è tutto
fuorché un disinteressarsi dal mondo, un estraniarsi dalle problematiche del
mondo, una chiusura in sé stessi alla ricerca di una perfezione disincarnata.
Al contrario Maria, la prima discepola del Signore, c’insegna il cammino
dell’incarnazione, quel cammino che parte dal rapporto profondo con il Signore
per cogliere e vivere il modo di Dio di vedere la storia.
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