Paolo Cugini
Sono
arrivato a Miguel Calmon l’11 febbraio 2000 nel pomeriggio. Era un venerdì. Entrai
in chiesa dove stava avvenendo un matrimonio con poche persone. Alla domenica
celebrai la messa del mattino e quella della sera. Mi colpì il numero esiguo di
presenze. Al lunedì cominciai a visitare i quartieri di Miguel Camon: volevo
rendermi conto dov’ero arrivato. Sin da subito mi colpì la situazione di
povertà e di abbandono dei quartieri. Era come se nessuno, nel tempo, avesse
pensato a tutte le famiglie che incontravo. Del resto, ero da poco in Brasile e
ancora ero frastornato dalla grande disuguaglianza che notavo. In pochi metri,
si potevano vedere case poverissime e, dall’atra parte della strada, quartieri
molto belli e curati. Miguel Calmon non sfuggiva dalla regola. A poche
centinaia di metri si trovava il quartiere molto ben strutturato in cui
vivevano il dottore, il commerciante e il sindaco e, dall’altra parte della
strada, il quartiere Populares, molto povero e desolante. Con il mio amico
Gianluca, che chiamai per venirmi ad aiutare, decidemmo di andare ad abitare
proprio nel quartiere Populares. Volevamo seguire i passi di Gesù, che da
ricco che era si fece povero, come ci ricorda san Paolo (2 Cor 9,10) e
capire la città non dal centro, dove era situata la casa parrocchiale, ma dalla
periferia, così come aveva fatto Gesù, che non era nato a Gerusalemme, ma in
periferia, a Betlemme. È da questo particolare osservatorio, vivendo per cinque
anni senza luce e con l’acqua razionata, come gli abitanti del quartiere, che
abbiamo realizzato le nostre scelte pastorali, che sono andate in tre
direzioni.
In
primo luogo, l’attenzione ai poveri, che ha voluto dire una visita sistematica
e costante alle oltre sessanta comunità della zona rurale e alle undici
comunità dei quartieri della città. Nel secondo anno della mia permanenza a
Miguel Calmon, avevo suddiviso la zona rurale in otto regioni. Ciò mi
permetteva di visitare ogni comunità una volta ogni due mesi. Partivo al lunedì
pomeriggio e tornavo al venerdì sera. È stata una vera e propria immersione
nella vita della gente delle comunità. Ogni giorno visitavo una comunità della
regione in cui trascorrevo la settimana. Mangiavo e dormivo nelle loro case,
condividevo il loro vissuto. Mi chiedevo, infatti, come fosse possibile
celebrare l’eucaristia, che nella prospettiva di Gesù è un pasto con amici e
amiche, se non c’era un minimo di approssimazione con le persone con cui celebravo.
Vivere nelle comunità mi ha permesso, nel tempo, di conoscere i problemi reali
delle persone, delle comunità e sentirmi in cammino con loro. Nelle esperienze
pastorali fatte in Italia ho sempre aperto le porte della casa parrocchiale per
i poveri, soprattutto stranieri di origine africana. In Brasile è stato il
contrario: mi sono fatto ospitare da loro. È stato un vero e proprio bagno di
umanità.
La mia dimora |
La
seconda scelta fatta assieme a Gianluca sono stati i giovani. Non poteva essere
differente. Il quartiere Populares, dove abitavamo pullulava di bambini e
adolescenti. Gianluca ha sempre avuto il dono di saperci fare con i ragazzi e
così è stato anche in Brasile. Nel quartiere dove abitavamo e dove abbiamo
costruito una delle 14 cappelle messe in piedi nei cinque anni trascorsi a
Miguel Calmon, considerando quelle costruite nei quartieri della città e quelle
nella zona rurale, Gianluca ha realizzato vari progetti rivolti soprattutto
agli adolescenti. In città il progetto più significativo è stato il coro. In
pochi mesi Gianluca ha messo in piedi un coro di circa 150 tra bambini e
ragazzi, che si trovavano due volte alla settimana non solo per provare i canti,
ma anche per la formazione, aiutato da un gruppo di giovani. Dal canto mio, mi
adoperavo per formare gruppi giovani sia nei quartieri che nella zona rurale.
Lentamente era visibile la presenza dei giovan nella vita della parrocchia. Mi
ricordo che alla domenica, la messa della sera era stipata di gente e di
tantissimi giovani. Sono stati proprio alcuni di loro, che in quel periodo
studiavano all’università di Jacobina, a chiederci di comprare die libri. I
poveri non hanno soldi per comprarsi il necessario, figuriamoci se hanno soldi
per i libri. L’idea di una biblioteca per soddisfare le esigenze culturali dei
giovani provenienti da famiglie povere è nata proprio così. Ricordo le giornate
di studio realizzate nei nuovi spazi della biblioteca, situata al primo piano
del centro parrocchiale san Giuseppe, costruito con il contributo di amici e
amiche italiane. Molto belle e intense anche le giornate di spiritualità
realizzate nella casa parrocchiale di Tapiranga, che avevo riempito di letti a
castello, proprio per accogliere i giovani che venivano a partecipare di queste
esperienze spirituali.
La fonte |
La
terza scelta che ha segnato la mia presenza a Miguel Calmon è stata la
formazione. Mi piace aiutare le persone che incontro sul mio cammino a comprendere
meglio il Mistero in cui crediamo: Dio venuto in mezzo a noi. Arrivato a Miguel
Calmon ho trovato in città uno studio biblico settimanale che ho strutturato e
incentivato. Era impressionante trovare, quando tornavo al venerdì sera dalle
comunità, quasi cento persone dei quartieri della città riuniti nel salone
parrocchiale per meditare un capitolo della Bibbia. Oltre a questo momento
settimanale fondamentale, ne avevo messo uno mensile, alla domenica, per la
formazione teologica dei laici e laiche che, in modi diversi, s’impegnavano nel
servizio delle comunità, sia in città che nella zona rurale. Sono sempre
rimasto molto impressionato dalla grande partecipazione a questi momenti
formativi. Insieme abbiamo studiato gli articoli del Credo, la storia e la
teologia dei sacramenti, i principali documenti del Concilio vaticano II e
tanto altro. Abbiamo camminato insieme ascoltando la Parola di Dio e il
Magistero della Chiesa. Per questo, dopo cinque anni di cammino c’era così
tanta armonia tra di noi. Momenti formativi di grande importanza sono stati i
ritiri spirituali sia con gli adulti che con i giovani, nei tempi forti della
chiesa, vale a dire avvento e quaresima. Fondamentale in questo percorso
formativo è stato il corso di formazione politica del 2003 sia per i candidati
che per la gente. Bellissima presenza nel processo elettorale del 2004 sono
stati i giovani del Movimento fede e politica, manifestando con tanto
entusiasmo il desiderio di un mondo più giusto e meno disuguale.
Chiudo
questo breve racconto con un’esperienza personale. Solo Dio sa quanto mi
riempivano l’anima di allegria le messe domenicali celebrate nella chiesa di
Miguel Calmon. Ogni domenica sera, durante la messa, mi sembrava di raccogliere
i frutti del lavoro pastorale svolto nelle comunità, incontrando tante persone
e tanti giovani. Era bello guardare i tanti volti presenti e scoprire che,
lentamente, domenica dopo domenica, stavano passando dall’anonimato
all’identità, per il fatto che li riconoscevo uno per uno e ancora oggi li
porto tutti e tutte nel cuore.