Parrocchie di Galeazze, Palata Pepoli, Bevilacqua e Dodici Morelli
Percorso di formazione sul
tema: Quale Chiesa?
(incontro realizzato in meet)
Sintesi: Paolo Cugini
Stiamo vivendo un momento di grande cambiamento. Ci
sono segnali di questo. Fino a vent’anni fa in ognuna delle parrocchie c’era il
parroco e a volte anche il cappellano. Oggi questo cammino è faticoso per la
gente e anche per i preti. La presenza del prete era ed è l’ossatura portante della
vita della Chiesa. Tutto cambia, anche la chiesa. Dobbiamo fare di tutto perché
cambi e diventi migliore. Stiamo cambiando, e quindi dobbiamo cambiare
in meglio. Non dobbiamo rivendicare il passato. Possiamo continuare a fare la
lista dei reclami, ma non serve a nulla. La coperta è corta e quindi si fa
quello che si può. La chiesa deve crescere. Abbiamo bisogno dei preti: il
servizio si trasformerà, ma abbiamo bisogno dei preti. Forse, però, il Signore
in questo frangente della storia ci chiede qualche altra cosa.
Il primo giorno del Concilio Vaticano II, nell’ottobre
del 1962, San Giovanni XXIII fece il discorso della luna, la mattina, parlava
dei profeti di sventura, rimpiangono il passato, che dimenticano che la storia
non è quella del passato, esaltandolo, senza essere obiettivi, perché non è vero
che proprio tutto nel passato andava bene. La chiesa incontra difficoltà quando
vive con le cose del passato, e non riesce a vivere il presene. La
chiesa chiaramente, non deve andare dietro al mondo. Dobbiamo stare dentro il
mondo. Dicono che ieri funzionava, ma le cose sono cambiate. Molta gente, poi,
pensa di conoscere la chiesa, ma non ha mai letto il Vangelo.
Che
cosa ci chiede il Signore in questo tempo di cambiamento? Ci chiede qualcosa a
tutti quanti noi. Ci chiede, innanzitutto, di costruire comunità dove
oggi possiamo vivere la Parola di Dio, testimoniare il suo Vangelo tra gli
uomini e le donne. Per questo, anche la più piccola comunità è importante.
Dobbiamo
crescere nella comunione e, in questo cammino, c’è bisogno di ognuno di noi di
seguire un Vangelo che non si riduce a una regola, ad obbedire delle regole.
Capisco le regole se vivo con passione la vita. Un vescovo brasiliano disse che cominciò a
giocare a pallone perché alla gente piaceva. Dopo ho imparato il regolamento
del gioco del calcio, ma prima si è messo a giocare perché vedeva con che
passione la sua gente giocava a calcio. La chiesa non può partire dalle
regole, ma dall’amore, dal Vangelo.
La
Chiesa non è un club privato, una realtà elitaria. La chiesa è una casa aperta
per cui chi arriva è subito coinvolto. La comunità è fatta per conoscere il
Signore. Siamo fratelli e sorelle: non è un titolo di merito, ma significa
averci un legame. Se noi crescessimo nel legame tra di noi, nell’amicizia, nel
crescere spiritualmente, è il cammino da compiere. La chiesa non sarà mai un gruppo
di autoaiuto. La chiesa è più di una partecipanza, perché ci volgiamo bene.
Credo
che sia una bellissima sfida. È un cambiamento che ci coinvolge e ci
aiuta a rendere ricca la comunità con il dono che siamo ognuno di noi. C’è
sempre bisogno di qualcuno che armonizzi e quindi c’è bisogno di ministeri.
Capiremo meglio il Vangelo aiutandoci gli uni gli altri. Prima il Vangelo e poi
le regole.
Quello
che abbiamo detto è che siamo chiamati a costruire la comunità, che non si attiva
solo quando arriva il prete. Possiamo, ade esempio, pregare insieme in assenza
di prete, come ad esempio i vespri, o le lodi. E quindi dobbiamo aiutarci. I
cambiamenti che stiamo vivendo devono aiutarci a migliorare il cammino
delle nostre comunità e non solo della mia comunità. Ogni comunità è
importante, anche la più piccola. Non isolata. Abbiamo la possibilità di
crescita della comunione tra di noi. Il mio campanile in collegamento con gli
altri. La pentecoste che ho vissuto nel 2016 mi colpì tanto, anche perché c’erano
tutte le comunità.
Se non so camminare ti insegnerò a volare. Farei delle nostre difficoltà un motivo per crescere. Questo è vero per tutto. Fare della Pandemia un motivo per cambiare. È vero che la situazione è gravissima. Però possiamo fare anche di questo un motivo di cambiamento. Il Signore non ci farà mancare ciò di cui abbiamo bisogno. Il seme ha bisogno di tempo per crescere.
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