ENRICO MAZZA
Una ricerca in Paolo e
nella liturgia antica
Secondo Convegno
annuale in memoria di Pietro Lombardini (1941-2007) presso il Teatro della
Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena.
Sintesi: Paolo Cugini
Scoperta dei rotoli di
Qumran ci permette di conoscere il giudaismo del II tempio, che appare essere
una realtà molto ben strutturata. Paolo va interpretato in base al giudaismo
del II tempio. Nei Vangeli (Mc e Gv) il titolo che viene dato a Gesù e che egli
stesso si applica è Figlio dell’uomo. Le lettere paoline, che sono state
scritte prima, non ha questo titolo. Perché Paolo non ha questo titolo?
Se
guardiamo alla cultura del II Tempio dobbiamo capire a quale ambiente culturale
Paolo potesse aver fatto riferimento. E stato fatto notare che c’è una frase
curiosa alla fine dell’Inno cristologico della lettera ai Filippesi: a gloria
di Dio Padre. È una frase che esiste solo in un’altra opera giudaica: la vita
greca di Adamo ed Eva. Fa parte della letteratura del secondo Tempio. C’è un’aggiunta:
sia nell’inno di Filippesi che nella vita greca di Adamo ed Eva: la frase
occupa la medesima posizione in entrambi i testi.
Ipotesi: qual è il concetto di redenzione
nella vita greca. Il concetto di peccato è la disobbedienza di Adamo. Anche in
Paolo il peccato è la disobbedienza di Adamo, a causa del quale tutti
peccarono. Il concetto di redenzione sta
in Cristo. Nella vita greca sta nella penitenza di Adamo che sta per 47 giorni
immerso fino al collo nel Giordano.
Il
modello dell’uomo nuovo non è l’Adamo penitente, ma l’uomo in Cristo che fu
obbediente fino alla morte. Paolo di suo dice: e alla morte di croce. La specificazione
è importante perché questo concetto torna con i riti del sangue. L’unica
redenzione è l’obbedienza. Tutti i biblisti
riconoscono che l’inno di Filippesi è prepaolino che suppone una comunità che
si evolve a partire dalla Vita Greca di Adamo ed Eva, ambiente culturale del II
Tempio. Gesù fu obbediente. La morte fu
redentiva? Il testo prepaolino è modificato da Paolo: ha donato se stesso,
cioè, è stato obbediente. È per questo che Dio lo ha esaltato. Ogni ginocchio si pieghi: contesto liturgico c’è
la genuflessione. A Gesù compete che ogni ginocchio si pieghi.
Se
è il rito del sangue che è messo in rapporto con il propiziatorio,
ilasterion, nel sangue. Ci vuole il rito del sangue. Nella fede. Paolo sta
parlando della giustificazione gratuita per fede.
Libro
delle parabole: i giusti, i peccatori, i giustificati.
I
giustificati: si sono pentiti. Paolo ha il tema della giustificazione e lo coniuga
con il coperchio dell’alleanza.
Liturgia
egiziana: prende la frase di Rom 12,1 e dice presentate
i vostri corpi. Presentatevi, comportatevi come un sacrificio viventi.
Culto secondo ragione. Il termine sacrifico vivente spiegato con il
termine culto.
Vediamo
che quando Paolo parla della vita vissuta dei cristiani applica il sacrificio
vivente. La liturgia egiziana riporta questa idea di Paolo, ma toglie
vivente: sacrificio razionale, secondo il logos, culto incruento, per dire che
cosa? Noi offriamo il sacrificio razionale, culto incruento e si cita Malachia 1
e non l’ultima cena, cioè sacrificio accetto a Dio. Viene usato Malachia e non
temi legati alla croce. Questo tema
resta nei codici e c’è la difficoltà ad utilizzare il termine sacrificio.
Da
Rom 3 viene ricavata un’altra cosa. Secondo
Paolo è superato il giudaismo apocalittico escatologico del Secondo Tempio. In
Paolo non troviamo la morte sacrificale come concetto messianico, nella cultura
di quel tempo. Non troviamo la morte sacrificale come concetto messianico. Croce come sacrificio del Kippur. La
giustificazione non avviene placando Dio irato, ma avviene con le immagini
della croce letta come se fosse il rito del Kippur.
Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=q3kpsJPoR-k
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